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Hannibal – Stagione 3: Oh mio Dio, hanno ammazzato Hannibal! (brutti bastardi)

Non abbiamo fatto in tempo ad esaltarci per l’imminente
inizio della terza stagione di “Hannibal” che è arrivata la secchiata di acqua
con i cubetti: CANCELLATO. Gli insulti e le bestemmie che sono seguite ve le
risparmio. Se invece volete leggere il commento tranquillo, non ci sono Spoiler…

Ne abbiamo sentite di ogni, canali che proponevano di
salvare la serie, salvo poi tirarsi indietro all’ultimo momento (shame on you
Netflix!), ma se volete saperlo, la mia affermazione preferita è stata: “Faranno
un film per completare la storia”.
Se era una battuta è la migliore dell’anno, no perché Jonathan
Demme qualche anno fa ha fato un film sulla porzione di storia mancante e non
gli è venuto nemmeno tanto male se dobbiamo dirla tutta.
Non pretendo di capire le dinamiche del perché una bella
serie come questa sia stata uccisa prima del tempo e una porcheria come “Agents
of P.I.R.L.A.” sia viva e vegeta, capisco che Hannibal non costasse poco, ha un
cast e dei registi cinematografici, vi basterà vedere i primi minuti muti
dell’episodio 3×01 (“Bonsoir” Cit.) per capire che esteticamente la serie era
(mi tocca usare il tempo passato) ad un altro livello. Quello che non capisco
è: come mai il network ha portato tutto il cast a Firenze a girare, se già
sapevano che questa serie non aveva futuro? Perché la notizia della
cancellazione è arrivata piuttosto presto e guardando questi 13 episodi, è
abbastanza chiaro che abbia influenzato anche la direzione della storia.

Sento già la vostra mancanza ragazzi, davvero…
I titoli degli episodi sono sempre stati tematici, ogni
episodio una portata di un pranzo, abbiamo cominciato con la prima stagione in francese (la serie è sopravvissuta ai suoi primi episodi, diciamolo, non
proprio da capogiro, solo per essere cancellata ora… Mah!), siamo passati
attraverso l’ottima seconda stagione con 13 portate Giapponesi, per arrivare al
pranzo Italiano, per sottolineare la latitanza di Hanny (Mads “Duck Lips” Mikkelsen)
e Bedelia (Gillian Anderson) a Firenze.

La porti un bacione a Firenze…
I primi episodi presentano uno dopo l’altro, i destini
dei personaggi coinvolti nel massacro visto alla fine della stagione
precedente, lasciando una discreta suspence, scopriamo che fine hanno fatto
Abigail, Jack Crawford (Laurence Fishburne) ed Alana Bloom (Caroline Dhavernas…
Salute!). Sfoggiando la solita notevole conoscenza dei romanzi originali di
Thomas Harris, Bryan Fuller per questa prima parte pesca a piene mani
dall’ultimo romanzo (cronologicamente parlando) dedicato al celebre cannibale,
ovvero Hannibal, portato al cinema nel 2001 da Ridley Scott.

“Ho come un senso di Déjà vù, in ogni caso…Budella dentro o budella fuori?”
Anche per chi ha familiarità con i romanzi originali,
questa serie ha sempre saputo scombinare le carte, restando comunque coerente
con i libri, tanto che per raccontarci qualcosa delle origini Lituane di Hanny,
nella serie ha fatto il suo esordio anche Chiyoh, l’assistente della zia di
Lecter lady Murasaki, proveniente dal romanzo “Hannibal – Le origini del male”,
non sarebbe nemmeno stato male scoprire qualcosa in più su Misha Lecter, ma qui
entriamo in una forma di cannibalismo diverso, ovvero quello di noi spettatori
che ci mangiano i gomiti dal nervoso per la cancellazione della serie…
La parte fiorentina della storia (oh, tu porta un bacione
a Firenze!) è molto fedele ai romanzi (“Budella dentro o budella fuori?”) e
regala anche un paio di momenti tragicomici, causati quasi tutti dalle comparse
Bulgare, chiamate ad impersonare degli Italiani, ma con evidenti problemi di
pronuncia della lingua, anche se il top assoluto, è l’ormai celeberrimo “VOLUTO
PER OMICIDIO” un utilizzo tanto sanguinoso di Google translator da risultare la
trovata più gore di tutta la serie!

Più pericoloso di un cannibale a piede libero, solo l’utilizzo selvaggio di Google Translator.
Per chiudere la parentesi italiana, nella gara di chi
pronuncia meglio la nostra lingua, vince a mani basse Laurence Fishburne, che
sarà pure dimagrito, ma non si fa intimorire ed esce vincitore anche dalla
pronuncia di cose come “Pappardelle alla Lepre” (storia vera).
Idealmente l’ultima portata della cena Italiana
(l’episodio 3×07 – Digestivo) è diretto da Adam Kane, lo stesso che ha firmato uno
dei migliori episodi della serie Daredevil, ovvero “Rabbit in a Snowstorm”… Per
altro realizzo ora che questo ragazzo se fosse nato in uno strambo Paese a
forma di scarpa si chiamerebbe Adamo Caino, chissà cosa direbbe Hannibal di
tutto questo?

Nell’episodio in questione è centrale la famiglia Verger,
soprattutto il simpaticissimo (si fa per dire…) Mason, che anche se
vistosamente soffocato dal make-up, possiamo notare è stato soggetto ad un
cambio di attore, via Michael Pitt, dentro Joe Anderson e malgrado Joe faccia
un bel lavoro, a mio avviso ci abbiamo perso, quando si tratta di fare il pazzo
il biondo Jimmy di Boardwalk Empire non è secondo a nessuno.

“Vi piace il mio travestimento di Michael Pitt? Quello da Zorro non era più disponibile”.
L’episodio in questione mi è piaciuto un sacco,
l’elemento orrorifico della serie resta molto alto, ma qui tra lo sfigurato
Mason, il suo sadico cuoco/macellaio/chirurgo (proveniente dalla prima stagione
di True Detective), una specie di omaggio a “Face-Off” di John Woo e il peggior
utilizzo di un maiale dai tempi dell’episodio 1×01 di “Black Mirror”, diciamo
che diventa un’ultima portata per stomaci forti.
Come è facile intuire e come è stato successivamente
confermato da Bryan Fuller, questo episodio avrebbe dovuto
essere l’ultimo della stagione. Ufficialmente Fuller ha dichiarato che non
potevano coprire un’intera stagione solo passando il tempo a far nascondere
Hannibal in Italia (che poi non sarebbe né il primo nè l’ultimo criminale a
piede libero in questo strambo Paese a forma di scarpa…) ed è stato necessario
introdurre le vicende di “Red Dragon”.

Benvenuti ad una nuova puntata di Ink Masters!
A mia avviso tra la prima metà di stagione e la seconda,
lo stacco è netto (e non solo per il cambio dei titoli): la prima parte si
prende i suoi tempi, anche per qualche sperimentazione a livello visivo, la
seconda metà è molto più diretta e procede adattando per lo schermo il primo
romanzo di Harris, in maniera molto spedita… Forse anche troppo.
L’episodio che fa cambiare location e atmosfera è il 3×08
“The Great Red Dragon”, qui troviamo l’ex capo dei nani de Lo Hobbit, Richard
Armitage con la cicatrice da labbro leporino e il tatuaggio del Drago Rosso di
William Blake. Pesonalmente amo molto il romanzo originale e ho apprezzato
anche gli adattamenti cinematografici (uno più dell’altro, vi lascio indovinare
quale…), il problema di questa seconda metà di stagione è proprio questo. Ho passato tutto il tempo a dire cose del tipo: “Oh! Oh! Questa è
la scena dove Dolarhyde incontra Reba! Hey! Adesso c’è la scena in cui Reba
taglia la torta…. La tigre! C’è la scena della tigre” (detta anche la scena “Ma
pora bestia!”, ma questa è un’altra storia…).

“Ralph Fiennes? Tom Noonan!? Adesso dovrò mangiare anche loro, non bastava il libro di Blake cavolo!”.
Richard Armitage, fa un bel lavoro, ci mette l’intensità
giusta nella parte, anche se troppo spesso, lo mandano in giro vestito come
Ralph Finnes e a mio avviso non riesce a risultare più inquietante di Tom
Noonan (ma sfido qualunque essere umano a riuscirci…), il problema di questa
porzione di stagione è che dopo due adattamenti cinematografici, rivedere di
nuovo la stessa storia, per di più portata in scena con una certa fretta,
risulta un po’ ridondante.
I cambiamenti grossi arrivano nell’ultimo episodio, giuro
che non vi fornirò nessun dettaglio riguardante le modifiche del finale,
quindi potete leggere tranquilli… Non voglio risvegliarmi legato ad una sedia
a rotelle.

“Ottimo piatto Hanny, cosa c’è per secondo?” , “TU”.
La mia teoria è stata in
parte confermata da questo finale (che mi ha fatto pensare anche a Sherlock
Holmes dei romanzi di Arthur Conan Doyle se devo essere onesto), ho sempre
pensato che Bryan Fuller avrebbe avuto il coraggio di completare il rapporto
Omo-cervo-erotico di Will e Hanny, come Ridley Scott (ma soprattutto il
produttore Dino De Laurentiis) non ha avuto il coraggio di fare, ovvero con una
conclusione più simile al finale del romanzo originale Hannibal.
Personalmente, la scena “Post Credits” che ho trovato
molto bella (e carica di umorismo nero) ci dà un grosso indizio su come avrebbe
potuto continuare la storia, purtroppo per noi non lo sapremo mai davvero.
Guardando la conclusione dell’ultimo episodio, non ho potuto fare altro che pensare
a “Twin Peaks” (NO SPOILER tranquilli…) il suo finale volutamente aperto, ma
valido anche come finale, proprio come per la serie creata da David
Lynch, per “Hannibal” dovremmo farci bastare l’ultima sequenza, l’ultimo
boccone amaro cucinato dal nostro Hanny… Ci è andata bene, poteva essere una
delle nostre gambe!

Io ti amo poi ti odio poi ti amo poi ti odio e poi ti apprezzo.
Menzione speciale ai registi che si sono succeduti alle
regia, abbiamo potuto assistere all’ottimo lavoro di Vincenzo Natali (“Cube”, ma
anche “Splice”) o di Guillermo Navarro (il direttore della fotografia di un
altro Guillermo, Del Toro), ma anche di Neil Marshall (OLE’!) ormai purtroppo
esperto di serie tv come Black Sail o Game of Thrones, visto che non gli fanno
dirigere film (…’Stardi!).
Menzione speciale per Mads Mikkelsen, che mai come in
questa stagione, ha dimostrato di trovarsi a suo agio negli eleganti panni del
Dr. Lecter, speriamo di rivederlo in tutti i film da qui all’eternità, anche
perché mi ha regalato il tormentone dell’anno, la scena
delle labbra, un apice di umorismo nerissimo, quando la vedrete la
riconoscerete subito…
In maniera molto amara, si conclude uno degli adattamenti
più accurati (sotto tutti i punti di vista) mai visti sul piccolo schermo, una
serie che ha saputo quasi sempre uscire dall’ingombrante ombra dei film che l’hanno preceduta, ma soprattutto la serie che ha cambiato per sempre il modo in
cui guarderemo un cervo… Bon Appetit!

Non potremmo bere mai più lo Jägermeister a cuor leggero come facevamo un tempo.
Volate di nuovo a scuola ora piccole creaturine della
notte. Vola, vola, vola. Vola, vola, vola…
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