Mescolare i generi è sempre un esperimento complicato, un po’ più d’uno e meno dell’altro e la provetta potrebbe esploderti in faccia, Josh Ruben, classe 1983 (come me, quindi è giovane!) si è lanciato in una sintesi complicata ma va detto, anche piuttosto riuscita.
Ally McCabe (Olivia Holt) lavora come pubblicitaria ad una campagna di gioielli disastrosa, tutta incentrata sulle più grandi coppie della storia, molte delle quali morte malamente, una scelta suicida visto che San Valentino è minacciato dall’Heart Eyes Killer, anche noto alle autorità e ai giornalisti come HEK, un maniaco con maschera a tema che trucida coppiette e che per quest’anno, ha scelto Seattle come terreno di caccia.
Per provare a sistemare l’impostazione della disastrosa compagna, l’azienda ha scelto l’aitante Jay Simmons (Mason Gooding), guarda caso lo stesso con cui Ally si è scambiato il complicatissimo Moccaccino espresso doppio latte e triplo carpiato alla caffetteria all’angolo poco prima, il tipo di bevanda che in pochissimi sceglierebbero e che solo la Wing-woman potrebbe riuscire ad ordinare, io con quegli scioglilingua mi perdo.
Fino a qui, se escludiamo il divertente prologo dedicato all’HEK, “Heart Eyes” è la più classica delle Rom-Com, si vedono, si piacciono, si pestano un po’ i piedi ma sono comunque destinati ad innamorarsi, la differenza consiste proprio nella presenza del cesellato assassino, con la sua sfiziosissima maschera a tema e un paio di detective sulle sue piste, per altro selezionati benissimo a livello di casting, perché abbiamo un veterano del genere come Devon Sawa nei panni del detective Zeke Hobbs e la sempre guardabile Jordana Brewster (anche lei con trascorsi tra le nostre fila) in quelli della detective Jeanine Shaw.
“Heart Eyes” riesce a prendersi gioco del modo in cui le storie d’amore vengono spesso pubblicizzate sui Social-così, la scena iniziale con la dichiarazione d’amore, talmente estemporanea da venire “coreografata” due volte di fila per beccare la luce migliore, è un bel salto dopo quel prologo pieno di sangue, ma fornisce subito le coordinate di un film che gioca la sua partita bene e a carte scoperte, non dirò con il cuore in mano, ci sono già troppi cuoricini in questo post, rischio di sembrare un tedioso pezzo dei Comacose.
Difetti? Quello che per me è anche un pregio, “Heart Eyes” non fa mai l’errore di prendersi sul serio, resta leggerino senza mai risultare sciocco, certo i binari in cui corre sono quelli della commedia romantica, Ruben riesce ad omaggiare e spernacchiare il filone senza esagerare, la parte che ho preferito infatti è proprio l’abilità del regista di portare in scena, alla sua maniera, tutti i classici delle Rom-com, ad esempio la corsa all’ultimo secondo, solitamente verso un aeroporto, in odore di ultima occasione per dichiararsi, la troviamo anche qui, solo che poi diventa il trampolino per giocare con un altro classico, questa volta degli Slasher, lo scontro finale.
Risulta piuttosto chiaro che Josh Ruben abbia come modello di riferimento gli Slasher violenti dei primi anni 2000 ma anche tutto il gioco all’indovina chi è l’assassino che è figlio di Wes Craven, anche se l’esiguo numero di personaggi coinvolti rende il giochetto anche abbastanza semplice, scoprire chi si nasconde dietro la maschera con i cuori di HEK mi ha fatto pensare a Scream 2, il che tutto sommato, non è affatto un male.
Va detto che il taglio (ah-ah) degli omicidi e del film ricorda molto più da vicino quello ritmato e veloce degli ultimi Scream, Ruben dirige in maniera diligente, ci concede qualche tocco anche di classe e non cade mai nella trappola del didascalico, questo è davvero un titolo che sa unire in maniera frizzante due generi agli antipodi, non è solo una di quelle frasi di lancio che servono a vendere il film e basta.
Certo non aspettatevi la rivoluzione, perché quando ti rifai così apertamente a due filoni, devi rispettarne le regole, ma “Heart Eyes” non tira mai via la mano quando è ora di spargere il sangue, ci sono un paio di omicidi di livello e anche la carneficina al Luna Park è molto divertente, perché il nostro HEK è una sorta di continuazione della tradizione degli assassini che colpiscono quando il giorno sul calendario è segnato in rosso (sangue), quindi festivo, si porta nella pancia i vari Black Christmas e ovviamente le sue varianti di ottobre, per non citare i più ovvi, come i vari “Il giorno di San Valentino” (1981) e rifacimenti vari.
Però se HEK precipitasse di colpo in uno altro Horror, non avrebbe nulla da invidiare a nessuno, perché Ruben non si prende sul serio, ma tratta con rispetto sia lo Slasher che la commedia romantica, penso che un film così, potrebbe tranquillamente trovare il suo pubblico sia in sala che sulle piattaforme, anche se al momento siamo un po’ in ritardo per una distribuzione nostrana in tema con il 14 febbraio, magari per l’anno prossimo.
Va detto che “Heart Eyes” si incastra bene nel nuovo filone degli Slasher, lo si potrebbe guardare in doppio spettacolo in coppia con Thanksgiving e passare una gran serata, anche se lo dico senza timore di essere contraddetto, HEK ha uno stile anche più azzeccato rispetto all’assassino di Eli Roth, quella maschera è una vera figata, quegli occhi che si illuminano potrebbero sembrare controproducenti e fin troppo vistosi per uno che in realtà, vorrebbe scivolare silenzioso e non visto, in realtà anche la loro luminescenza ha una funzione logica all’interno della trama, anche perché il nostro HEK non è uno che si nasconde, anzi spesso attacca come uno squalo o meglio, come un piranha gettato in una vasca piena di coppiette in amore, insomma un buffet!
Se come sono convinto, continui a fare fede quello che sosteneva Bela Lugosi, ovvero che per fare colpo su una persona al primo appuntamento, devi portarla a vedere “Dracula”, allora “Heart Eyes” potrebbe essere il titolo perfetto per chi ama le commedie romantiche ma anche gli Slasher, avercene di filmetti con tanto sale in zucca come questo.
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