Home » Recensioni » Hellboy – Il circo di mezzanotte: You’re in the psycho circus (I say welcome to the show)

Hellboy – Il circo di mezzanotte: You’re in the psycho circus (I say welcome to the show)

Lo aveva promesso Mike Mignola: ci sarebbero state altre storie del suo personaggio più celebre Hellboy, anche se il diavolo… Beh, è un pochino morto.

Sì, perché l’inizio della nuova testata Hellboy all’inferno, non è solo un titolo sopra le righe
per vendere qualche copia in più, è proprio il posto dov’è finito (verrebbe da dire tornato) il rosso dopo aver faticosamente salvato la Terra e i suoi abitanti. Ma questo non ha certo fermato Mignola dal continuare a produrre fumetti legati al suo personaggio, mentre Hellboy procede ad esplorare l’altro
mondo, sulla Terra, i suoi compari del B.P.R.D. sono alle prese con gli effetti della fine del mondo.
Ma il vecchio Mike ha sempre esplorato il passato del suo diavolaccio ed è proprio da questa premessa che comincia la mini “Hellboy: The midnight circus”, ambientata molto, ma davvero molto indietro nella storia del rosso, nel 1948, quando lui era ancora un bambino. Ve lo ricordate il nostro in versione bambino, nella prima scena del film di Guillermo Del Toro “Hellboy the golden army”? Ecco, tutto sommato qui la situazione è molto simile.

Il giovane Hellboy, scopre le gioie della lettura.
Il piccolo Hellboy fugge dal palazzo del B.P.R.D. (Bureau for Paranormal Research and
Defense) e attratto da alcuni cartelloni pubblicitari, finisce in un circo molto strambo che forse di reale ha davvero poco. Tra inquietanti gestori, specchi deformanti che rivelano il futuro e uno spettacolo di fenomeni da baraccone, il giovane diavoletto vive una breve, ma rischiosa avventura, ricalcata volutamente su quella del celebre burattino Pinocchio.
Sono un noto burattino, che non dice mai la verità (Cit.)
«A Carlo Collodi, che mi ha insegnato tutto quello che so su cosa dovrebbe essere un
burattino. E a Ray Bradbury, che ha confermato le mie paure sui circhi», questa la dedica iniziale di Mike Mignola a pagina uno del volume, i riferimenti all’opera di Collodi sono palesi, Mignola ci regala la sua interpretazione del gatto e la volpe, ma anche un’onirica versione della balena e riserva al professor Broom, padre adottivo di Hellboy, il ruolo che fu del falegname Geppetto.
Mentre da “Il popolo dell’autunno” (Something wicked this way comes) di Ray Bradbury, il buon
Mike prende in prestito l’atmosfera da fiaba dark che pervade tutta la storia.
Difetti? Uno soltanto: la storia in sé è davvero troppo breve, specialmente
presentata in un volume, molto bello ma eccessivamente costoso.
Venghino signori, venghino! Il grande circo è arrivato in città…
Le matite non sono di Mignola, ma del suo sostituto preferito in questi ultimi anni, il bravissimo Duncan Fegredo, già autore dei disegni degli ultimi albi (da vivo) di Hellboy. Anche qui il disegnatore non fa sentire la mancanza dei pennelli gotici di Mignola, in coppia con il colorista Dave Stewart fa scintille, inventandosi due colorazioni differenti: una più fumettistica nel senso classico per le scene realistiche (forse dovrei utilizzare delle virgolette?), una in stile pittorico per le scene ambientate nel circo. Il risultato è semplice, ma efficace, basta voltare pagina ed insieme ad Hellboy si entra nel mondo onirico del circo di mezzanotte. 

Si spera solo di non dover aspettare troppo prima di leggere altre storie del personaggio, vivo o morto che sia, se la qualità è sempre questa non mi formalizzo.
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