Mi va di fare un piccolo giochino con voi, molto veloce: Hulu prende una saga cinematografica storica ormai impantanata, la rilancia con un nuovo capitolo, “Infernet” risponde strepitando «Il più bel Predator dai tempi di Predator!»
Poi Hulu si gioca la stessa mossa, ha funzionato una volta, quindi perché no? Questa volta la saga è quella di Hellraiser, eppure nessuno su “Infernet” se ne esco con «Il più bell’Hellraiser dai tempi di Hellraiser!», anche perché considerando la qualità miserevole raggiunta da alcuni dei seguiti, non ci voleva poi molto.
Sarebbe stato bello trovare il nuovo “Hellraiser” nel catalogo di Disney+, che detiene per l’Italia i diritti su Hulu, purtroppo – o per fortuna, lo lascio decidere a voi – il film non ha seguito la stessa trafila di Prey, anche se per certi versi sono un po’ figli della stessa formula, anche se per prima cosa è stato necessario staccare le manone appiccicose di Weinstein dai diritti sulla saga creata da Clive Barker, che originariamente avrebbe anche dovuto dirigere questo rilancio, ma Barker segue la sua linea, meglio essere rimpianto che compatito quindi è stato sostituito, dal prezzemolino David S. Goyer autore del soggetto, da Ben Collins e Luke Piotrowski che hanno firmato la sceneggiatura e per nostra fortuna, dal lanciatissimo David Bruckner alla regia.
Bruckner aveva dato prova di talento in Southbound, Siren, Il rituale e nel recente The Night House, lo dico subito a scanso di equivoci, il regista è la seconda migliore novità di questo rilancio, che ho trovato un film competente e ripetitivo. Non posso dirmi deluso perché non avevo tutte queste aspettative, mi considero già soddisfatto del fatto che David Bruckner si sia confermato un regista con un ottimo occhio, ma ve lo dico fuori dai denti (come direbbe Chatterer), nelle due ore di durata mi sono anche annoiato parecchio, visto che il nuovo “Hellraiser” ci mette almeno mezz’ora buona per carburare.
Tra i lati positivi, sicuramente il fatto che “Hellraiser 2022” non sia un pedestre rifacimento del film del 1987, ma nemmeno un tentativo di adattare nuovamente per il cinema il romanzo “Schiavi dell’inferno”, siamo di fronte ad una nuova interpretazione della storia e della mitologia creata da Clive Barker ed ora scusatemi, siamo nel 2022 no? Quindi purtroppo mi tocca ancora rompermi (e rompervi) i maroni con l’inevitabile premesse, l’elefante nella stanza travestito da Cenobita.
Là fuori su “Infernet” nessuno si è messo a sbraitare «Il più bell’Hellraiser dai tempi di Hellraiser!», ma in tanti sono allergici ai piatti cucinati con il Woke, avete capito dove voglio arrivare a parare no? In questa versione niente più Cenobita capo, noto presso i fan come Pinhead, che in un cambio in stile cestistico è stato sostituito da un’altra testa di spillo che risponde la nome di The Priest. Tutti a piangere e lamentarsi che anche “Hellraiser” si è piegato alla “cultura Woke” ma beh, mi dispiace svegliarvi brutalmente dal vostro sogno rosa e facendolo per altro, con un’altra parola anglofona: Hellraiser è sempre stato Queer fino al midollo, se poi conoscete la biografica di Clive Barker francamente, lamentarsi di questo canbio denota manifesta ignoranza, anche sullo scrittore quindi questi piagnistei da “Infernet” mi fanno più che sorridere.
Aver scelto un’attrice transgender come Jamie Clayton per il ruolo di The Priest è un modo per avvicinarsi di più al materiale originale, sembra strano, ma risulta molto più aderente ai personaggi creati da Barker lei che il caro vecchio Doug Bradley. Forse l’unica critica che potrei muovere al film è che ad un certo punto, mi ha quasi illuso che questo “Hellraiser 2022” sarebbe stato immune dalla formula maschio bianco = cattivo, per una lunga porzione di pellicola è riuscito ad evitare questa buccia di banana, ma a parte questo nel film ci sono personaggi omosessuali, ma questa è una tradizione Barkeriana, quindi se la scelta di Jamie Clayton vi infastidisce, non nascondetevi dietro a pentolame Woke o a presunti tradimenti del materiale letterario (che non ci sono), a volte la soluzione più semplice è anche la più ovvia, anche se non vi va di doverci fare i conti.
Mandata in archivio la (pallosissima) premessa, “Hellraiser 2022” rielabora la mitologia creata da Barker, la configurazione del lamento cambia forma più e più volte, bisogna sbloccare tutti i livelli della scatola prima di poter accedere la premio finale offerto dai Cenobiti, che per certi versi più che “Angeli per alcuni e demoni per altri”, sembrano quasi dei sinistri Djinn, dei geni uscita da una lampada a forma di cubo, splendidi e sbudellati come non mai, tutti realizzati con una buona dose di trucco prostetico vecchia maniera (per fortuna!) e pronti a tenere fede al vecchio adagio: attenzione a quello che desideri.
In tal senso il film di David Bruckner come detto, ci mette molto a carburare, poi abbraccia un paio di soluzioni di scrittura molto pigre (il diario che spiega tutto per filo e per segno, la ricerca su Internet per risalire fino a Voight) e altri passaggi che francamente sono degli svarioni anche piuttosto grossi, da quando i Cenobiti possono essere fermati da una sorta di gabbia anti Cenobita? Mah, mistero! Ancora mi chiedo che santi abbia in paradiso David S. Goyer per continuare a lavorare ad Hollywood.
La trama ruota attorno a Riley (Odessa A’zion, 50% Nicky di “Orange is the new black” e 50% Janice dei Muppet) ragazza con grossi problemi di tossicodipendenza, che per ritrovare il fratello viene in possesso della configurazione del lamento, cominciando così il suo ballo di morte con i Cenobiti. La scena in cui Bruckner ci mostra la sua protagonista TUDAFATTA mezza collassata sulla giostrina nel parco, con quell’inquadratura a girare e The Priest in lontananza, mette ancora una volta in chiaro tutto il talento del regista, ma da questo punto di vista “Hellraiser” dorme tra due guanciali, i problemi stanno altrove.
Ad esempio, molta critica americana si è mossa come un sol uomo nel sottolineare quanto questo “Hellraiser” fosse ehi! Tutto imballato di ormoni, una roba tutto sesso sesso sesso. Non so che film abbiano visto, forse si sono fatti bastare la castissima scena iniziale, ma credo sia il capitolo della saga più abbottonato di tutti e in questo senso è un po’ un problema. Non puoi togliere il sesso ad “Hellraiser” perché è una componente chiave, non solo del suo fascino, ma anche delle pulsioni che muovevano i personaggi, per fortuna in altri passaggi il film di Bruckner si rivela sicuramente più a fuoco.
I Cenobiti sono tanti, variegati più del gelato all’amarena e distribuiscono dolore come vostra nonna faceva con le caramelle, i poveri malcapitati che incrociano il loro cammino soffrono e anche molto, grazie ad un sapiente utilizzo di trucchi vecchia scuola vitaminizzati con un po’ di CGI, quanto basta senza guastare. Testa e spalle sopra tutti, proprio The Priest, se Doug Bradley è diventato un idolo delle convention Horror grazie a quella sua vociona impostata, Jamie Clayton è perfetta, per ovvie ragioni ormonali la sua voce è sia maschile che femminile, proprio come potevamo immaginarcela suggerita dalla prosa di Barker. Spero di vederla tornare a ricoprire il ruolo perché questo “Hellraiser 2022” con un pelo più di coraggio, avrebbe ancora tanto da dire, il problema del film di Bruckner per me sta tutto qui.
Lo guardi e una volta capita la novità legata alla configurazione del lamento e chiarito che Jamie Clayton è più Barkeriana di quello che sarebbe stato anche solo legittimo augurarsi, alla fine il film pesca un po’ dal capostipite del 1987 e dal suo seguito, diventando una replica in bella copia. Se Hellbound aveva dei limiti di trama e di resa visiva che nel corso del tempo hanno fatto un po’ anche la sua fortuna, qui ritroviamo il labirinto in stile scala di Escher, il Leviatano e la trasformazione in Cenobita finale, uguali, ma con effetti speciali aggiornati, quindi ripuliti, diciamo anche “fatti meglio” se volessimo cedere ad un parametro di giudizio molto GGGGGgiovane, ma di fatto sembra tutta una replica. Come se la volontà fosse quella di fare il punto della situazione, mandando a segno «Il più bell’Hellraiser dai tempi di Hellraiser!», consapevoli che per farlo, non ci volesse poi molto, da qui quella sensazione di aver visto un film tutto sommato competente ma ripetitivo, un già visto in bella copia.
Il sangue non manca e per essere un film che pare un diesel e ci mette così tanto ad entrare nel vivo, forse la parte più emotiva è stata rappresentata dalla colonna sonora di Ben Lovett, che parte generica, poi pian pianino accenna timidamente il tema di Hellraiser solo per farlo tuonare nel finale, ovvero nel momento più azzeccato della storia. Insomma se il film dovesse avere successo, penso e spero che a David Bruckner venga offerta la possibilità di tornare, mi auguro solo più coraggio, più voglia di provocare, perché questo film di malsano ha davvero poco o nulla, il potenziale è enorme ma per ora questo rilancio sembra un compitino, per fortuna distante dagli abissi di orrore in cui questa saga era sprofondata, ma un po’ più di personalità e di malsano disagio per il futuro sarebbe auspicabile, anche se come mi ricordano i Cenobiti, devo stare attendo a quello che desidero.
Sepolto in precedenza martedì 18 ottobre 2022
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