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Highlander – L’ultimo immortale (1986): cosa sono trent’anni per un immortale?

Era parecchio tempo che non mi rivedevo “Highlander – L’ultimo immortale” un film mitico, che nella mia mente riecheggiava epico: musiche pazzesche, combattimenti grandiosi. Mi sono deciso a rivederlo, guarda caso, giusto in tempo per celebrare i suoi primi trent’anni, perché il film usciva nelle sale italiane proprio il 12 ottobre del 1986.

Ogni tanto mi piace correre il rischio e rivedermi quei film con cui sono cresciuto, in modo da poterli valutare con gli occhi del me stesso bilioso e inacidito dalla vita di oggi, un Highlander di me stesso che ricorda il suo passato, parecchie volte casco bene, ma nel caso di Highlander, devo proprio dire che lo ricordavo molto più mitico, o forse semplicemente allora notavo meno i difetti, che senza girarci intorno, ci sono e sono pure belli grossi. Ma malgrado i difetti, resta un film mitico pieno di ottime idee che in trent’anni si è giustamente guadagnato un’aurea di cult, insomma, sembra fatto dal sarto per la mia non-rubrica i bruttissimi di Rete Cassidy!

 Preferisco ricordarlo ogni volta perché sia chiaro, questa rubrica non celebra il brutto fine a se stesso, ma nasce con l’intento di celebrare quei film non propriamente belli belli in modo assurdo (cit.), ma comunque mitici e degni di essere ricordati. Inoltre, guardate chi altri perde la testa per questo film? Il Cumbrugliume che oggi ci parla di Highlander! Sembra incredibile, ma l’idea di un film intitolato “Highlander” è nata… In Scozia! L’avreste mai detto?


Gioco alcolico: Ogni volta che in questo film qualcuno fa questa posa voi bevete!

Lo sceneggiatore Gregory Widen in vacanza ad Edimburgo, davanti ad una vecchia armatura, si ritovò a fantasticare su cosa potrebbe succedere se il proprietario di quell’armatura vivesse ai giorni nostri. La prima bozza di sceneggiatura intitolata “Shadow Clan” era molto più violenta e con maggiori dettagli sulla vita degli immortali, dopo alcune modifiche e qualche taglio, lo script trova presto in Russell Mulcahy, autore dell’horror Aussie “Razorback” (1984). Non è stato altrettanto facile trovare gli attori per i ruoli principali: il protagonista Connor MacLeod e il cattivissimo Kurgan.


Spade nel terreno, una tradizione Scozzese, chiedete anche a William Wallace.

Se nel 1986 eri biondo e abbastanza famoso, facile che un giorno qualcuno ti telefonasse per proporti la parte, tra i nomi più celebri abbiamo Patrick Swayze, Peter Weller, Richard Gere, Harrison Ford, Ed Harris, William Hurt, Don Johnson, ma anche Kevin Costner e Richard Dean Anderson (MacGyver!).

Volete farvi due risate? Terminati i biondi, la parte è stata promossa a Mel Gibson (che evidentemente almeno un film con kilt era destinato a girarlo in vita sua), Nicolas Cage (!), Bruce Willis e Ron Perlman (!!) che al massimo avrebbe potuto essere un ottimo Kurgan. Mickey Rourke trent’anni fa sarebbe stato perfetto per Conner, oggi, invece, potrebbe interpretare il cattivo senza bisogno di trucco!

Ora sapete cosa regalarmi per Natale.

Uno dei “no” più interessanti è stato quello di Kurt Russell, che pare abbia rifiutato perché la sua fidanzata di allora (ancora moglie oggi) Goldie Hawn gli abbia detto: Lascia perdere quella roba scozzese lì, fai questo qui diretto dal quel tuo amico strambo con i baffi, che mi sembra più meritevole. Grazie Goldie, non ti ringrazieremo mai abbastanza!

Vagliati tutti i candidati, l’ultimo rimasto era Christopher Lambert che per il suo primo film americano “Greystoke – La leggenda di Tarzan” (1984), se non altro, poteva limitarsi a poche e sbocconcellate parole, ma qui, per passare per uno Scozzese più o meno credibile, dovette lavorare con un insegnante privato. Mettiamola così: il buon Christopher è propenso alle lingue straniere grossomodo com’è espressivo quando recita, motivo per cui la sceneggiatura è stata modificata, per far pronunciare il minimo sindacale di dialoghi al suo personaggio e questo spiega anche il dialogo del film in cui gli fanno notare che il suo personaggio “parla strano” e non si capisce bene da che Paese venga. Provate a sentire la sua prova in lingua originale, sembra tutto tranne che Scozzese!

Alla fine ne è rimasto davvero soltanto uno… Lui!

Per il ruolo del cattivo vennero presi in considerazione anche Rutger Hauer e Nick Nolte, per nostra fortuna alla fine il ruolo di Kurgan venne affidato al metro e novantacinque del Clancy Brown che risponde presente con il ruolo della vita, regalandoci uno dei cattivi più mitici della storia del cinema!

Invece, a Lee Van Cleef (!), Clint Eastwood (!!), Malcolm McDowell, Gene Hackman e Michael Caine venne offerto il ruolo di Ramirez, non so voi, ma avrei voluto essere una mosca solo per vedere lo sguardo con cui Eastwood ha fulminato tutti. Come sapete, la scelta è ricaduta sul magnifico Sean Connery, evidentemente qualcuno deve aver pensato che non sarebbe stato affatto male, per un film intitolato ‘Highlander” avere uno che viene per davvero dalle Highlands scozzesi, il che è perfettamente logico, infatti Sean Connery interpreta uno spagnolo di origini egiziane (FACCIAPALMO).

«Occhio a quello che dici, ricordati che sono stato anche un capo berbero»

Per quei due che non conoscessero la trama ve la riassumo. Connor MacLeod (Christopher Lambert) è uno degli ultimi immortali sul pianeta, vivere in eterno può sembrare una bella cosa, ti garantisce un sacco di tempo libero, ma ha i suoi
bei svantaggi: ogni possibilità di un vita normale, una moglie e dei figli sono precluse, anche perché ogni tre minuti, un altro immortale può piombarti in casa con l’intenzione di staccarti la testa dal collo a colpi di spada (unico modo per uccidere un immortale) con lo scopo di rubarti la reminiscenza, ovvero la misteriosa energia che prolunga la vita.

Egon! Apri la trappola lo abbiamo preso!

L’obbiettivo degli immortali è quello di campare il più a lungo possibile (altrimenti si chiamerebbero mortali e il film sarebbe già finito) e un giorno, secondo la profezia partire alla volta di “Una terra oltre il mare”, che non si sa come si chiama, ma tutti sanno che esiste (vuoi vedere che Cristoforo Colombo era un Highlander?). Per rispondere all’adunanza, l’ultimo immortale a restare in piedi, riceverà in dono l’ominiscenza, potere non chiarissimo, ma semi divino, che è meglio non finisca nella mani di quel pazzo di Victor Kruger, detto The Kurgan (Clancy Brown), un simpaticone borchiato e vestito di pelle, che trucida persone con la facilità con cui voi ed io ci cambiamo i calzini.

Quando Freddy fa un incubo, sogna suo cugino Victor “Kurgan” Kruger.

Reminiscenza, omniscenza, vita eterna, anche la trama è in linea con i miei ricordi di “Highlander – L’ultimo immortale”, un film che nella mia testa risuona enorme, ma che rivedendolo… Beh, ha più di un acciacco, non è ben chiaro cosa sia questa omniscenza, ma quel nome è talmente azzeccato da non aver davvero bisogno di altro.

Il difetto grosso è il montaggio, ad esempio, Conner e la poliziotta della scientifica Brenda (Roxanne Hart) si ritrovano al bar (con i Queen di sottofondo) e pare che si conoscano già, tanto che si chiamano per nome salvo, un minuto dopo, quando si rivedono nella scena successiva, presentarsi. In un paio di momenti sembra che alcune scene siano state montate nell’ordine sbagliato.

«Piacere di conoscerti, ma non ci siamo già visti al bar?»

Ci sono anche dei momenti legati a Victor Krueger non proprio chiarissimi, ad esempio, c’è un immotivato momento di caciara verso la metà del film, il Kurgan prima deve sbrigare la pratica di un vigilante armato di Uzi (che in auto ascolta i Queen), che si conclude con il cattivone che sgomma via dal vicolo, con una vecchia abbracciata al parabrezza dell’auto, una scena talmente tragicomica che avrebbe potuto funzionare al meglio con la musichina del “Benny Hill Show” come sottofondo.

A proposito di “Benny Hill Show”, anche il duello con pistola di Conner nell’anno 1783 costringe lo spettatore a chiedersi se il film non abbia improvvisamente cambiato di tono, diventando di colpo una commedia. In generale, poi, i dialoghi non sono affatto riusciti, anche se le critiche principali se le becca tutte il povero Christopher Lambert.
Il francesino ha questa capacità scientifica di guardare sempre nella direzione sbagliata, lo guardi e pensi: ma che cacchio starà mai guardando di così interessante da quella parte? In compenso, ha una gamma espressiva molto variegata che spazia dall’uomo in coma, al cadavere ripescato da un lago, fino ad aggiudicarsi il primo premio nella gara degli imitatori di Steven Seagal.

Questa Gif animata riassume l’incredibile gamma espressiva del Francese.

“Highlander” non è affatto un film impeccabile, ma i momenti mitici non mancano, da solo questo film ha cambiato per sempre la percezione del concetto di immortalità presso il grande pubblico, mettendo in chiaro tutti i lati negativi di una vita infinitamente lunga, risultato ottenuto creando un passato molto strutturato alle spalle di Connor MacLeod, la parte iniziale, girata ed ambientata in Scozia funziona alla grande, i costumi sono realistici e le bellissima location scozzese fa davvero la sua porca figura sullo schermo.

Solo io penso che da un momento all’altro possano comparire anche i Monty Python?

I flashback del personaggio fanno intuire la sua lunga storia, sono piccole pennellate, come la ragazzina salvata dal Nazista, che diventa l’anziana assistente di MacLeod, l’unica a conoscere il suo segreto, ma anche tutti i dettagli legati all’identità fittizia di Russell Edwin Nash, che campa vendendo oggetti d’arte, ovvero le memorabilie di una vita, purtroppo non sono ancora abbastanza vecchio da poter svuotare la mia cantina e campare di rendita, forse tra un centinaio di anni potrò farlo.

I flashback tra passato e presente funzionano alla grande, ma è con l’entrata in scena di Ramirez, il maestro di Connor interpretato da Sean Connery che il film cambia di passo. Connery si mangia tutte le scene in cui compare, malgrado l’improbabile ruolo da spadaccino spagnolo: un Inigo Montoya ricoperto di piume di pavone (storia vera), Connery fa un gran lavoro e calamita l’attenzione.

«Ho la tua attenzione adesso?»

Grazie a lui Conner (e lo spettatore) imparano tutte sui poteri degli immortali, utilizzando il classico stratagemma che da Rocky in poi miete sempre successi: il training montage.

Niente cementa l’amicizia come una corsa in spiaggia, chiedete a Rocky e Apollo.

Connery e Lamberto hanno instaurato un ottimo rapporto sul set, continuando a rivolgersi uno all’altro con i nomi dei rispettivi personaggi, per questa ragione Connery ha accettato di comparire anche nel seguito del film, unico caso nella sua carriera in cui ha interpretato un personaggio due volte di seguito, beh un personaggio che non si chiamasse Bond, James Bond, intendo dire.

Friends will be friends (When you’re in need).

Sul fatto che Highlander II fosse un affare tutto sgorbio, questa… E’ un’altra storia. La riflessione sui lati negativi dell’immortalità viene portata avanti per tutto il film e l’intento viene ottenuto non tanto grazie ai dialoghi, ma sfruttando il contributo dell’ascoltabile colonna sonora, firmata da un gruppo abbastanza famoso, i Queen, potreste averne sentito parlare in vita vostra.

In teoria, Freddy Mercury e compagni avrebbero dovuto comporre solo un pezzo per il film, la travolgente “Princes of the Universe”, solo che come da loro vecchia abitudine (i Queen insieme a Dino De Laurentiis ospite fisso dei “Bruttissimi”) si sono un attimo fatti prendere la mano ed hanno sfornato un intero disco, “A kind of magic”, la cui title track è stata composta da Roger Taylor prendendo spunto da una battuta di Christopher Lamber nel film che dice proprio “It’s a kind of magic”.

La settimana enigmistica, trova l’intruso.

Il risultato finale è straniante, ma allo stesso tempo efficacissimo, in “Highlander” non c’è altra musica che quella dei Queen, il che contribuisce all’idea di un mondo fantastico, in linea con la natura fantasy della storia. Un mondo in cui tutti ascoltano i Queen… Che poi non è tanto diverso dal nostro, i Queen piacciono a tutti!

Regine e il principe dell’universo, quanto sangue blu in una sola foto.

Come detto, la musica del gruppo funziona meglio dei dialoghi del film, basta mostrare Connor accanto a sua moglie che prima invecchia (con un make-up così così) e poi muore tra le sue braccia, sulle note di “Who Wants to Live Forever”, per imprimere per sempre nella mente degli spettatori, che questa vita eterna, potrebbe anche non essere tutta pesche e crema.

 A differenza di quanto potreste aver sentito in giro, è vero che Brian May ha scritto il pezzo sul sedile posteriore di un taxi, tornando a casa dopo aver visto dei giornalieri del film, ma non è vero che la canzone è dedicata all’amico Freddy Mercury o alla sua prematura dipartita, il testo è fin troppo esplicito per uno come Mercury che da grande uomo di spettacolo ha cambiato un milione di maschere, senza che nessuno probabilmente sapesse mai davvero nulla di lui. In ogni caso, il pezzo è fantastico, se non vi mettente a cantarlo guardando il film non siete umani, come minimo siete Victor Kruger!

Visto? Vi tocca bere un altro goccetto adesso.

Quello che molti film si dimenticano, è che la misura di un eroe è data dal suo cattivo, quello di “Highlander” è uno dei migliori della storia del cinema, Clancy Brown con un solo personaggio entra di diritto nell’empireo cinematografico!

Se mai avessero fatto un bel film su “Ken il Guerriero,” lui sarebbe stato Raoul.

Clancy Brown era recalcitrante ad accettare la parte, perché Kurgan e la sua testa dalla forma strana (frutto di una sassata paterna) richiedevano l’utilizzo di trucco prostetico, a cui Brown aveva scoperto di essere allergico sul set del film “La sposa promessa” (The Bride, 1985) dove interpretava la parte del mostro di Frankenstein.

Evidentemente devono aver trovato un modo per far fronte all’allergia di Brown, perché il suo Kurgan si mangia lo schermo e pare che sul set fosse così calato nella parte, che il resto delle troupe aveva paura ad avvicinarlo, nella scena di combattimento, salta un passaggio della coreografia e quasi decapita Sean Connery (che dopo aver incassato le scuse di Brown ha risolto l’incidente dicendo “Devo usare di più la mia controfigura”, storia vera), mentre nella scena in chiesa, ha prima improvvisato la battuta “It’s better to burn out… Than to fade away!” e dopo lo “Stop” del regista corse dal prete e dalle suore a scusarsi per il suo linguaggio offensivo. Me li immagino mettere mano al crocefisso e all’acqua santa per difendersi da quel cristone conciato in quel modo.

«Non sono così cattivo, ho fatto anche il chierichetto da bambino»

Clancy Brown è anche quello più a suo agio con le spade durante le scene di lotta, nel combattimento finale, la differenza di agilità nei movimenti tra lui e Christopher Lambert è imbarazzante, proprio i combattimenti a colpi di spada rendono “Highlander” un film mitico, non c’è mai un singolo scontro che sia normale, Kurgan e Ramirez combattendo tirano giù muri di mattoni e abbattono castelli secolari, la cosa più normale che accade è che quando due lame si scontrano, esplode una scintilla di un metro.

Un effetto speciale ottenuto, tenetevi forte, collegando alla lama un cavo connesso ad una batteria per automobili, fatto passare nelle maniche e nei vestiti di scena degli attori, provateci voi nel 2016 ad andare da un attore e dirgli, “Senti hai voglia di avvolgerti in questo cavo elettrico collegato e di fare finta di combattere con i piedi a mollo mentre facciamo piovere dal cielo pioggia finta?”. No, dai, provateci, poi fatemi sapere dove vi mandano di preciso e che parole utilizzano per farlo.

Chiudere il circuito, come avrebbe detto il mio professore di elettrotecnica.

Il film è diventato talmente mitico, da guadagnarsi tre seguiti, tutti con Christopher Lambert (“Highlander II – Il ritorno” del 1991, “Highlander 3” del 1994 e “Highlander: Endgame” del 2000), una serie a cartoni animati con protagonista il giovane Quentin MacLeod e una serie tv, composta da sei stagioni (dal 1992 al 1998) di cui ho visto tante di quelle puntate che ancora oggi a volte mi sbaglio e quando penso a MacLeod lo chiamo Duncan e non Connor, come il personaggio interpretato da Adrian Paul in quella serie.

«Sono Duncan MacLeod del clan MacLeod» praticamente uno scioglilingua.

Quello che posso dire è che “Highlander – L’ultimo immortale” lo ricordavo molto più figo nei miei ricordi di bambino, ma forse perché ricordavo solo le parti migliori, il dramma del protagonista coinvolge anche se Lambert recita tutto con la stessa faccia, il film forse non è invecchiato benissimo, ma tra musiche, combattimenti esagerati, un cattivo sopra le righe ma memorabile e Sean Connery che dà lezioni di carisma a tutti, la dimensione fantastica ed epica del film è tutta lì da vedere.

I film belli sono fatti diversi da questo, ma Highlander si lascia guardare malgrado i difetti. Il tempo gli ha dato ragione rendendolo giustamente un cult, in fondo per un immortale, il tempo non è certo un problema, no? There can be only one!
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