Prima o poi accade a tutte le saghe Horror, anche quelle più blasonate, di precipitare nel limbo del direct-to-video, figuriamoci una falcidiata dalla sfiga di un secondo capitolo migliore del primo, ma in grado di portare a casa noccioline ai botteghini di tutto il mondo.
Va detto che persino Eli Roth, dopo aver annusato l’aria, non ha più voluto avere nulla a che fare con l’ostello degli orrori da lui stesso creato e comunque parliamo di Eli Roth, tanto un bravo ragazzo, ma uno in grado di gettarsi anima e cuore sui soggetti peggiori. Bene, “Hostel – Part III” non ha voluto toccarlo nemmeno con un bastone appuntito per assicurarsi che fosse morto, questo dovrebbe già dirvi molto.
Personalmente l’ho scoperto ai tempi del videonoleggio, il terzo capitolo direct-to-video di una saga che fino a poco prima era ancora in sala, ok già puzzava di cadavere, ma a fregarmi un nome, quello del regista Scott Spiegel, produttore dei primi due capitoli, uno comunque con un curriculum di tutto rispetto, cresciuto professionalmente insieme a Sam Raimi, a lui dobbiamo quel gioiellino di “Intruder” (1989), se qualcuno poteva davvero far funzionare questa saga anche se sprofondata nell’inferno del DTV, quello poteva essere lu… Ehm no, purtroppo no gente.
Per fare meglio del primo capitolo secondo me, ci sarebbe voluto anche poco, persino lo stesso Roth era riuscito a migliorare il tiro con il secondo film, ma venendo a mancare il bacino del grande pubblico cinematografico, “Hostel – Part III” si ridimensiona anche nel budget e di conseguenza nelle ambientazioni, quindi se non altro questa volta ci viene risparmiata la solita rappresentazione al limite (ed oltre) lo stereotipo razzista della Slovacchia. Trattandosi di una società radicata in tutto il globo, questa volta il terzo capitolo di Hostel gioca in casa, negli Stati Uniti, ma per giustificare il titolo, deve avere almeno qualcuno in gita e un paio di personaggi provenienti dall’Est Europa.
Forse il prologo del film, sempre così importante in un Horror, è il momento meno peggio di questo “Hostel – Part III”, un biondino americano con zaino in spalla, deve dividere la stanza con il sosia del Pelato di Brazzers (non fate finta di non sapere…) il che potrebbe già essere molto preoccupante, ancora di più se in stanza ci sta anche la sua avvenente fidanzata con la propensione a fare la doccia, che mette l’americano a rischio di morte per C.C.G, quella pericolosissima, che uccide ogni anno un numero esagerato di persone che ci lasciano le penne male, un attimo dopo dopo aver sentito qualcuno, di solito geloso, dir loro «Che cazzo guardi?»
Colpo di scena, dopo aver rilassato la tensione con un paio di birrette, scopriamo che la società di ricconi con Bracco (anzi segugio) da caccia tatuato è sempre a caccia di nuove vittime, un piccolo ribaltamento della situazione che è anche l’unico brio di un film piatto, che cambia subito ambientazione e ci porta nel mezzo di un’altra saga, quella di “The Hangover”.
Il primo “Una notte da leoni” spaccava i botteghini di tutto il mondo nel 2009, nello stesso anno in cui usciva il suo pessimo seguito, il 2011, “Hostel” sprofondava nell’incubo del DTV adattandosi. La sceneggiatura di Michael D. Weiss ci presenta un gruppetto di amici in partenza per Las Vegas per festeggiare l’addio al celibato di uno di loro, non ho nemmeno voglia di cercare nomi dei personaggi e dei relativi attori, tanto è una perdita di tempo totale, una volta messo in chiaro che abbiamo il futuro sposino che ha fatto pace con la futura sposa dopo storie di corna, e l’amico biondino tentatore, come finirà il film, è già chiaro fin dal primo minuto dopo il prologo. Anche rivedendo “Hostel – Part III” ho continuato ad essere più interessato al destino del sosia ucraino del pelato, piuttosto che ai veri protagonisti del film (storia vera).
In genarle la messa in scena è sull’imbarazzante andante, l’idea della “Ruota delle sfortuna” su cui i ricchi scommettitori puntano soldi, comodamente seduti in poltrona e dietro ad un vetro potrebbe anche avere un senso, ma è l’esecuzione (ah-ah) a risultare imbarazzante, tanta pessima CGI e inspiegabilmente, la macchina da presa che molto volte si sposta quando invece dovrebbe restare fissa sulla violenza mostrandola, risultato? Torture fuori campo. Sul serio? Ok che il “torture porn” nel frattempo si era diffuso e aveva proliferato scatenando anche qualche polemica, ma che senso ha sfornare un film che già vedranno solo gli appassionati nel formato Home Video, che alza il piede dall’acceleratore di quella che era l’unica caratteristica della saga, ovvero la violenza? A questo punto mi viene da pensare che invece il fuoco di “Hostel” fossero le strappone mezze nude, questo non farebbe che confermare perché il secondo capitolo, anche se migliore sotto tutti i punti di vista, non abbia avuto il minimo successo, visto che era un film che “vendeva” la morte dei personaggi e non beh, le patate Slovene mezze nude.
Faccio fatica a riconoscere il tocco di Scott Spiegel anche in scene dove una povera martire vestita da Cheerleader, viene sotterrata viva da scarafaggioni in brutta computer grafica, un tentativo di irridere lo stile di vita americano? Se si tratta di satira, siamo veramente mal messi, in compenso la trama non procede meglio, il tutto si risolve con una morale bacchettona che ti fa rimpiangere il fatto che per lo meno, Eli Roth non menava il can per l’aia su quanto fosse socialmente inaccettabile l’adulterio e parliamo di Eli Roth, l’uomo che a delicatezza narrativa se la gioca con il proverbiale elefante nella cristalleria.
“Hostel – Part III” è un filmaccio triste nel senso peggiore del termine, che ha avuto un solo pregio, molto ironico va detto, nella saga che ha fatto dello sfoggio della tortura e della sofferenza dei personaggi il suo marchio di fabbrica, questo film in soli 84 minuti ha dato l’ideale colpo di grazia al franchise, abbiamo rischiato di veder protrarre il dolore e la sofferenza alla moda dei Cenobiti, in capitolo sempre più infimi, invece no, come tirar via un cerotto, tutto d’un colpo, fa male subito ma poi è tutto finito, infatti così è terminata la saga di “Hostel”, dopo aver avuto l’innegabile merito di aver per lo meno riportato il sangue nel cinema Horror per tutti, è affondata nell’inferno del DTV per non fare mai più ritorno, anche della presunta serie tv ormai non si parla più da tempo, però io ho rispettato la parola data, abbiamo un’altra saga Horror completa su questa Bara!
Creato con orrore 💀 da contentI Marketing