«Io sono figlio di un cantautore che sembra felice, poi cambia umore. In un anno l’avrò visto un paio d’ore. Una volta ha detto anche il mio nome alla televisione» (cit.) ed ora, moltiplicate il pezzo di Caparezza per una seconda genita, di nome Caitlin e di cognome Cronenberg.
Facciamo i calcoli, se papà David è il mio secondo Canadese preferito, suo figlio Brandon dovrebbe essere il terzo e Caitlin la quarta, oppure la prima per motivi di cavalleria? Mentre risolvete il rebus, io vi dico che il suo esordio alla regia mi ha fatto anche ridere, a patto di avere il tipo di umorismo nerissimo che poi ti porta a lanciare in orbita un sito chiamato la Bara Volante, nel dubbio io vorrei essere una mosca (occhiolino-occhiolino) per assistere ad una normale cena a casa Cronenberg, così, per capire di cosa chiacchierano tra di loro quando si incontrano.
“Humane” parla di un pianeta ad un passo dalla catastrofe ecologica, per uscire di casa conviene coprirsi molto bene per non venire cotto a puntino dal surriscaldamento globale, che poi è il nome giusto del “Cambiamento climatico”, espressione nata per farci preoccupare di meno, quello che a Caitlin Cronenberg non interessa. Alla regista piuttosto sta molto a cuore farci ridere, per poi farci giungere alla conclusione più logica, ovvero che con la natura umana di mezzo, c’è proprio poco da ridere.
Per provare a risolvere o almeno ad arginare il problema, i governi del mondo si accordano per una riduzione del 20% della popolazione globale, da definire in maniera autonoma, e quasi vorrei uno spin-off localizzato in uno strambo Paese a forma di scarpa, solo per godermi il potenziale satirico dell’opera.
Per istinto e sapendo che “Humane” è stato girato nell’Ontario, viene da pensare che la storia sia ambientata in Canada, ma il film non lo specifica, potrebbe essere qualunque Paese anglofono del globo, in cui alla procedura di suicidio assistito si partecipa su base volontaria. L’incentivo? Oltre alla martellante pubblicità, un certo quantitativo di denaro, a ben guardare nemmeno esagerato, da lasciare alla famiglia del dipartito che ovviamente, fa più gola alle fasce povere della popolazione, quelle di cui non fanno per forza parte gli York, anzi, tutt’altro.
Quattro figli grandi e uno più odioso dell’altro, per due genitori abbastanza in vista, papà un giornalista televisivo in pensione e la nuova matrigna, una chef televisiva giapponese piuttosto quotata, insomma una famiglia già in rotta, radunati per una cena, dove riceveranno la notizia: i due genitori in vista, hanno deciso di dare il buon esempio offrendosi come volontari.
Panico! “Humane” diventerà presto un gioco al massacro, una parabola discendente verso la tragedia, raccontata con un piglio del tutto diverso dal padre e dal fratello, che invece continua a provare ad abbracciare in tutto e per tutto il registro stilistico di papà. Caitlin Cronenberg dalla filmografia del genitore, pesca essenzialmente solo Jay Baruchel, che può dire di essere stato diretto da due Cronenberg nella stessa carriera, non sono in tanti a potersi vantare di questo primato.
Cronenberg costruisce un mondo molto interessate, in cui tra i dialoghi sempre ad un passo dalla commedia (nera) satirica, fanno capolino dettagli spesso sconvolgenti, con la vita che tutto sommato prosegue, tra chi divorzia e di dichiara battaglia legale per l’affidamento dei figli, chi lavora e chi va a scuola, mentre il pianeta è al collasso e la società, sembra aver dato il via libera alla decadenza.
Ad una prima occhiata questo massacro tra fratelli potrebbe ricordare un po’ Succession e un po’ gli Usher di Mike Flanagan, ma in questa lotta per la sopravvivenza, con almeno un paio di scene piuttosto grafiche – non li sentite? Sono i critici stipendiati che già parlano di “Body Horror” solo sulla base del cognome della regista – a tenere banco è una satira sui privilegi, sulle dinamiche all’interno della famiglia e sulla spersonalizzazione che si ottiene quando si affidano temi chiave della vita delle persone a governi e aziende che ragionano in termini di fatturato o di voti, il tutto senza dimenticare quell’unità di intenti (anche registica) che viene fuori quando metti tanta umanità nello stesso posto, poi aspetti che i loro esponenti comincino a massacrarsi di loro.
“Humane” è un film bello dritto, molto parlato, che porta avanti le tematiche della famiglia (intesa anche come Cronenberg) più nella storia che nello stile, Caitlin Cronenberg non ci prova davvero mai a scimmiottare papà, il che secondo me è un gran bene, perché così facendo al suo esordio ha trovato la sua strada, coerente ma diversa.
Sì perché la sensazione è che papà è il primogenito, abbiano la tendenza a cercare metafore destinate ad ergersi come profezie, specialmente il capo famiglia, che dalla sua ha anche il tempo di una lunga carriera piena di sbirciate al futuro. Caitlin Cronenberg invece, con il suo film d’esordio, ci porta in un mondo ad una spanna dal nostro, quasi del tutto sovrapponibili, andando dritta per dritta la regista sembra volerci dire che non abbiamo più tempo, ci siamo già dentro quel futuro che dista un paio di calendari dal nostro presente, se pensiamo di non essere già coinvolti, barricati nel castello dorato noto come privilegio, protetti dal fossato di un enorme conto in banca, mi sa che non abbiamo capito niente, per fortuna c’è sempre Cronenberg a ricordarci i fatti, solo che questa volta non è il solito Cronenberg a cui siamo abituati da anni, ma una tutta nuova.
Quindi se mi stava benissimo avere due Cronenberg impegnati a portare avanti la tradizone di famiglia, figuriamoci quanto io possa essere felice ad averne ben tre di, anche in grado di firmare film d’esordio così. Gloria e vita alla nuova Cronenberg!
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