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I falchi della notte (1981): ispettore Sly il caso Rutger è tuo!

Quello che definisce quanto un attore sia davvero
poliedrico e talentuoso, per me è la capacità di passare indifferentemente dal
ruolo di protagonista a quel del cattivo, risultando sempre convincente per gli
spettatori. Oggi insieme al Zinefilo andiamo oltre le porte di Tannhäuser per
esplorare una prestazione magnifica di Rutger Hauer in un film bellissimo come
“I falchi della notte”.

Pensateci per un momento, di solito quando un attore
raggiunge la fama con un ruolo da tipaccio cattivo, non sempre riesce a
risultare credibile quando poi decide di fare il buono (Anthony Hopkins dopo
“Il silenzio degli innocenti”) oppure viceversa (Robin Williams in “One hour
photo”, giusto per fare due nomi grossi). Rutger Hauer invece aveva anche
questo talento, che ha ampiamente sfruttato nel suo primo film americano, “Nighthawks”
che originariamente avrebbe dovuto essere il terzo capitolo della saga “French
Connection”, da noi “Il braccio violento della Legge”.

Il soggetto originale di David Shaber e Paul Sylbert,
avrebbe dovuto vedere come protagonista una coppia di “strambi sbirri”
interpretati da Richard Pryor e Gene Hackman,che però rifiutò di tornare per la
terza volta sotto il cappello di Popeye Doyle, quindi la 20th Century Fox
lasciò decadere l’opzione sulla sceneggiatura che venne presa al volo dalla
Universal. Ah, se non avete visto il film vi avviso, potrebbero arrivare alcuni vaghi SPOILER!
Sapete anche chi era molto interessato al ruolo dello
sbirro di “Nighthawks”? Sylvester Stallone, fresco del successo al botteghino
di Rocky II e alla ricerca di un
nuovo personaggio da portare al cinema, lo avrebbe trovato molto presto in Rambo, ma per certi versi il suo Deke
DaSilva sembrano anche un po’ le prove generali per Cobra, la scena in cui riconosce il cattivo solo dall’identikit è
presente in entrambi i film.

“Guarda che il tuo è lo stesso trucchetto di Cobra”, “Guarda che la tua maglia è la stessa di Christopher Reeves

Zio Stallone si getta anima e soprattutto corpo nel
progetto, insistendo per realizzare lui stesso i suoi stunt nel film, tanto che
intervistato ha definito la scena in cui si è ritrovato appeso come una pignatta
messicana all’elicottero, una delle più spaventose della sua
carriera (storia vera). Ma dove Stallone ha pensato davvero di entrare a gamba
tesa è stato nella regia, se per tutta la sua carriera zio Sly ha fatto valere il
suo status di divo, per “I falchi della notte” è stato lo stesso, anzi quando
il regista incaricato di dirigere il film (Gary Nelson, quello del Disneyano
“The Black Hole” del 1979), ha abbandonato il progetto per via dei soliti
dissidi creativi, Stallone ne ha approfittato per dirigere lui di suo pugno
alcune scene, fino all’arrivo del nuovo regista Bruce Malmuth, quello di “Duro
da uccidere” (1990) e Giochi pericolosi.

Zio Sly, appeso come un salame, per la serie: un’altra giornata tranquilla in ufficio.

Il sindacato attori ha dato ragione a Stallone (ma perché
aveva recitato in “F.I.S.T.” per caso?), secondo il regolamento qualcuno del
cast può sostituire il regista dimissionario solo in caso di assoluta
necessità. Quindi “Nighthawks” era ben avviato per essere un altro “One man
show” con Stallone a fare il bello e il cattivo tempo davanti e dietro alla
macchina da presa.

L’inizio del film è micidiale, getta lo spettatore subito
nel vivo del film e dei suoi personaggi, in un quartiere, uno di quelli non
particolarmente raccomandato di una New York pre cura Giuliani, un’infermiera
viene minacciata da alcuni tipacci, ma in realtà è un astuto travestimento
dello sbirro Deke DaSilva (zio Sly), che può tornare subito a sfoggiare il suo
look anni ’70, con capello alla Serpico ed occhiali alla Antonello Venditti.

Notte prima degli esami, notte di polizia (cit.)

Il suo socio è quella vecchia volpe di Lando
Calrissian
Matthew Fox (il mitico Billy Dee Williams più “Swagga” che mai,
passatemi il giovanilismo), i due sono sbirri tosti della vecchia scuola, tutta
azione e allergia alle pastoie della burocrazia, che proprio per cercare di
fare davvero la differenza, vengono trasferiti all’anti-terrorismo proprio quando
in città, sta per arrivare il cattivo del film, ma anche l’uomo che ha
letteralmente rubato la scena a Stallone a più riprese, ovvero il nostro Rutger Hauer, con il suo
spietato terrorista Reinhardt Heymar Wulfgar.

Pur essendo un film del 1981, “I falchi della notte” è un
film che vive e prospera sulle atmosfere del decennio precedente, inoltre è
stato uno dei primi film Yankee di genere a raccontare della piega del terrorismo, in
particolare sul suolo americano, un problema che (bontà loro!) non avrebbero
dovuto affrontare nelle realtà ancora per alcuni anni. Bisogna dire che molti
dei coinvolti, anche lo stesso Rutger Hauer nel suo libro “All Those Moments”
del 2007 (grazie a Lucius per l’ottima lettura!), hanno dichiarato che per
certi versi il film non ha sfruttato al meglio il tema del terrorismo, che
avrebbe dovuto essere approfondito maggiormente. Ma questo dipende forse anche
dal fatto che la Universal ha voluto pesantemente rimaneggiare il film per la
sua uscita in sala.
Il primo montaggio curato da Bruce Malmuth (con immagino Sylvester
Stallone nelle orecchie), si aggirava attorno alle due ore e mezza di durata e
prevedeva molti passaggi più approfonditi, in particolare relativi al complesso
rapporto tra Deke DaSilva e sua moglie, che nella versione definitiva del film
– della durata di novantanove minuti -, sembra giusto un personaggio di
contorno.

“Vuoi il divorzio?”, “Mi basterebbe un nuovo montaggio del film”

Sicuramente è stata una scelta commerciale per rendere il
film più leggero e facile da vendere al pubblico americano, ma mi piace pensare
che sia stato perché un po’ tutti, devono essersi accorti di avere per le mani
l’oro, come uno dei Re Magi lo aveva portato dall’Olanda Rutger Hauer, che
ammettiamolo, prende questo film e se lo mangia.

Lo stesso Hauer non credeva che una trama così legata
alla storia del suo Paese come Soldato d’Orange, avrebbe avuto successo
all’esterno, invece è stato il film che ha aperto le porte di Hollywood a
Rutger e al suo regista. Mentre Paul Verhoeven come sua abitudine sollevava un
polverone con Spetters (in cui Hauer
compariva in un piccolo ma fondamentale ruolo), Rutger stava già iniziando a
ricevere proposte di lavoro dalla Mecca americana del cinema, ma le stava
gestendo come ha fatto tutto in vita sua, ovvero alla sua maniera. Chiedo scusa se questa frase mi é uscita fuori come se fosse il titolo di un pezzo famoso di Sinatra.

Oh, I’m an alien, I’m a legal alien / I’m an Englishman Dutchman in New York.

Sul tavolo Rutger Hauer aveva i soldoni sicuri della
Orion, che lo voleva in un ruolo da francese odioso in “Sfinge” (1981),diretto
da un regista affermato come Franklin Schaffner. Di fatto Hollywood aveva steso
il tappeto rosso all’Olandese, che ovviamente preferì essere pagato meno della
metà, per saltare a bordo di una produzione con un regista dimissionario e un divo
come Stallone ad attenderlo, solo perché beh, il terrorista Wulfgar era un
personaggio molto più controverso e per questo interessante da interpretare,
quindi per Rutger una decisione facilissima da prendere. Poi chiedetevi perché
questo era uno degli attori preferiti di Paul Verhoeven, erano fatti della stessa pasta!

Per funzionare l’eroe, deve avere una nemesi che è una
vera minaccia, qualcuno che metta a dura prova gli ideali e la resistenza del
protagonista, magari Stallone nel 1981 non era disposto ad ammetterlo (anche se
anni dopo intervistato, ha avuto parole di elogio per Hauer), ma se DaSilva funziona
è proprio perché Wulfgar è un bastardo di prima categoria, uno di quei
personaggi in grado di far davvero sudare sette camice al protagonista.

Non guardava così male nemmeno Ivan Drago.

Vagamente ispirato a Carlos lo sciacallo, Wulfgar ha
anche lui un’entrata in scena degna di quella del protagonista, lo vediamo
entrare in una grande profumeria di Londra, impegnato a fare il filo alla bella
commessa e ad abbandonare uno zaino-bomba, che provocherà la morte di centinaia
di persone. In un attimo Wulfgar diventa la minaccia, l’uomo nero degli incubi
di cui tutti parlano anche quando non è in scena, anche quando nessuno sa dove
si sia nascosto. Ma è grazie alla prova intensa e fisica di Rutger Hauer che
questo gran bastardo diventa magnetico rubando la scena anche a Stallone.

“Rutger fermo o sparo! Sei in arresto per furto di attenzioni nel film!”

Molto spesso gli attori scelgono di interpretare la parte
del cattivo solo per poter utilizare qualcuna delle loro facce da pazzo, quelle che un
altro tipo di personaggi non permette di sfruttare. Rutger Hauer qui, pur
avendo per le mani un cattivo a tutto tondo, uno davvero senza possibilità di
redenzione, trova il modo di rendere Wulfgar sfaccettato. Ha una grande
presenza scenica ed è cinico e freddo come le chiappe di un pinguino seduto su
un iceberg, però è anche ammaliante, narciso e consapevole del suo fascino (alla
domanda della bella Hostess della Pan Am sul suo lavoro, risponde sorridendo:
«Sono un terrorista internazionale e uccido le belle donne»).

Ma è anche un abile
manipolatore che sembra nutristi delle paure altrui, devo ricordarvi il modo in
cui riesce a mandare fuori dagli stracci DaSilva? («Sei già morto. Sei già
mooooorto!»), oppure quell’aria da predatore che Rutger mette su dopo
un’esplosione? Sembra quasi che si goda il momento esatto e gli effetti della
distruzione provocata. Orde di spettatori sono andati giù di testa per il Joker, ma molti di noi avevano giù avuto
modo di “odiare” al cinema Reinhardt Heymar Wulfgar.

Ma no dai, in fondo è un bravo ragazzo (seeee!)

“I falchi della notte” è una lunga partita a scacchi tra DaSilva
e Wulfgar, una sfida che ci regala momenti d’azione incredibili, come
l’inseguimento in metropolitana, perché tutti i grandi film dovrebbero avere
una scena in metro, lo dico sempre! Quello di “Nighthawks” è fantastico anche
grazie all’incalzante colonna sonora, firmata dalle tastiere infuocate di Keith
Emerson, perfette nel sottolineare la sfida in corso tra i due personaggi che
si dividono tutto, anche lo spazio sulla locandina del film.

Ma il momento più memorabile è il duello a distanza sulla
funivia dell’isola Roosevelt, dove Wulfgar prende gli ostaggi e tiene per la
gola il protagonista e tutta la città, per altro, parecchi anni prima che Goblin replichi il suo piano criminale.
Di fatto questo è l’apice della guerra di nervi orchestrata da Wulfgar, che si
mette nella condizione perfetta di avere un “palcoscenico” come sfoggiare la
sua mortale arte, e letteralmente si diverte ad umiliare pubblicamente DaSilva. Bisogna aggiungere poi che, anche se i due attori sono stati molto professionali, sul set non è stato tutto
pesche e crema tra di loro.

Oggi niente lavoro, si va tutti in gita con Wulfgar.

Rutger durante le riprese, è dovuto volare d’urgenza due volte in Olanda, per
presenziare prima al funerale della madre e poi a quello del suo migliore amico (storia vera). Ad ogni suo ritorno, quello che trovava era un film sembra più controllato da Stallone,
tanto che durante una scena, Rutger Hauer è stato tirato con molta più forza di
quella necessaria, dal cavo a cui era legato, quello utilizzato per simulare il colpo
d’arma da fuoco. Sano, ma avendo rischiato di farsi male sul serio, l’Olandese
non ha avuto proprio una fredda reazione da abitante del Nord Europa: una volta
individuato in Stallone, il responsabile dell’eccesso di zelo nell’ordine impartito per l’utilizzo del
trucco di scena, Hauer si è fiondato su
di lui con il più classico dei: «provaci ancora e t’ammazzo» (storia vera). “I falchi
della notte” è un gran film, uno di quelli che fa rimpiangere il fatto che la
coppia composta da Hauer e Stallone non si sia mai riunita (nemmeno per uno dei
film sugli “Expendables”) ma forse questo è il vero motivo, Stallone ha la
memoria lunga, sarà anche una mia speculazione ma credo che quella giornata sul
set non l’abbia dimenticata.

“Per te niente parte negli Expendables caro Rutger”, “Me ne farò una ragione caro Sly”

“I falchi della notte” ha il meglio dello stile del
cinema americano degli anni ’70, con l’aggiunta dei divi e le facce note degli anni
’80. Un poliziesco con scene d’azioni davvero memorabili, in cui
caratterizzazioni e personaggi di contorno sono ridotti all’osso per dare
spazio alla sfida al gatto col topo dei due protagonisti (anche se uno è a
tutti gli effetti il cattivo). Il finale poi sembra quasi quello di uno
Slasher, in cui per abbattere per sempre uno spauracchio come Wulfgar, bisogna
batterlo in tempismo e astuzia prendendolo in contropiede, se ci pensate
l’ultima scena (oltre ad anticipare la mania di Face App, in tempi non sospetti)
chiude il cerchio con la scena iniziale, dando un senso di circolarità al film.

Quando la incontri dal vivo, ma non somiglia per niente alla foto profilo.

Penso che potrei vedermi e rivedermi “I falchi della notte” a cadenza puntuale, ogni volta trovandolo
ancora efficace e recitato alla grande, in particolare da Rutger Hauer che con
questa prova ha attirato l’attenzione di molti, tra cui di quello sbagliato di
casa Scott, che lo ha voluto per Blade Runner, come si dice in questi casi, il resto è davvero storia.

Tra sette giorni esatti, faremo un’altra sortita oltre le
porte di Tannhäuser, quindi non mancate perché arriverà un titolo niente male e
non per forza così famoso, intanto passare a trovare il Zinefilo, anche lui oggi, sulle piste di Wulfgar. Intanto non perdetevi la locandina d’epoca del film dalle pagine di IPMP!

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