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I Goonies (1985): sono trenta anche per te vecchio mio

Penso che un film d’avventura, uno fatto bene e con il cuore al posto giusto, sia il meglio del cinema, oggi parliamo di un film con cui in tanti siamo cresciuti, un grande esempio di cinema d’avventura… I Goonies!

Il 2015 è un anno pieno di ritorni (Mad Max e Terminator) e compleanni (Lo Squalo), è proprio nell’anno della Capra (secondo il calendario cinese) un altro titolo fondamentale compie i suoi primi trent’anni, per i motivi cinematografici che (tenterò) di spiegarvi, per l’affetto che provo per questa pellicola, ma anche semplicemente perchè ricordo ancora intere porzioni di dialoghi a memoria di questo mio quasi coetaneo, “I Goonies” è assolutamente un Classido!

I film per ragazzi sono una cosa strana, spesso hanno la capacità di emozionarti moltissimo da piccolo, ma rivisti con occhi adulti a volte perdono quell’area di sense of wonder che li contraddistingue, semplicemente perché sono invecchiati, o perché siamo invecchiati noi. Pescando dal mazzo, ci sono pochi titoli che hanno retto alla prova del tempo, mi viene in mente “Piramide di Paura” o “Gremlins” e riguardo al secondo bisogna dire che parecchi film di Joe Dante conservano questa magia.

Poi ci sono “I Goonies” che giocano in una categoria tutta loro, per una semplice ragione: si tratta del perfetto film per ragazzi che mescola con sapienza elementi presi dai film “per adulti” e, soprattutto, non tratta i protagonisti (e gli spettatori) come degli idioti.

Lo scheletro (e di scheletri in questo film ce ne sono tanti) che tiene in piedi “I Goonies” è composto da ossa prese dai cartoni animati di “Scooby Doo” e dai romanzi degli “Hardy boys”, l’idea è la stessa: ragazzini che si infilano in avventure/indagini che prevedono mistero, azione ed elementi soprannaturali, macabri o criminali come potrebbe intenderli un bambino delle elementari (nel senso migliore del termine), sostituite i momenti buffi legati al grosso cagnolone fifone, con i gadget di Data, che hanno il compito di intrattenere e fare da Deus ex machina ed il gioco è fatto.

Dentierus ex machina

Quando uscì in sala nel 1985 il film fu un successo, ma non tale da giustificare un sequel, tanto che nessuno si impegnò mai davvero per realizzarne uno. Fu soltanto molti anni dopo, quando i piccoli spettatori di allora, riguardando il film lo ritrovarono ancora bello ed efficace ed è proprio la stessa cosa che ho pensato io riguardandolo qualche giorno fa: i dialoghi volano via belli fluidi, ma soprattutto efficaci e spassosi, anche dopo 30 anni, “I Goonies” funziona ancora alla grande.

Una delle sue forze è quella di essere un film quasi sospeso nel tempo, conserva la sensazione familiare di quando si torna a casa, se non fosse per i vestiti dei protagonisti e la colonna sonora di Cindy Lauper il film non sembra invecchiato, anzi oggi che al cinema gli anni ’80 sono tornati (prepotentemente) di moda, “I Goonies” era già lì.

A proposito di Cindy Lauper, il video musicale di “Goonies ‘R’ Good Enough” diretto dallo stesso Richard Donner, è un glorioso caos (quasi) organizzato. Dura un’infinità, lo trovate nei contenuti speciali del DVD (o su internet Parte 1 e Parte 2) e sfoggia una serie di facce note incredibili, da Steven Spielberg, agli stessi Goonies, passando per un numero esagerato di Wrestler della WWF, quando ancora si chiamava così, poi ha cambiato nome per non fare a cazzotti con i panda.

Per anni ho guardato questo film facendomi la stessa domanda: ma la piovra? Vi ricordate il finale, quando i Goonies escono dalla caverna e si ritrovano in spiaggia, circondati da polizia, stampa e genitori? Avvolti in giubbotti, coperte e cappelli di lana, vengono bombardati di domande, qui Data se ne esce con “La piovra era veramente spaventosa”.

«Eccola, dietro di te! Ti giuro che questa volta l’ho vista davvero la piovra!»

La piovra proprio non la ricordavo, solo anni dopo ho capito le vere ragioni di quella frase: nella sceneggiatura originale era prevista una scena in cui i Goonies si ritrovano alle prese con una piovra gigante, subito dopo aver scoperto il galeone di Willy l’Orbo. La scena fu girata, ma Richard Donner decise di tagliarla perché gli effetti speciali del celenterato animatronico non lo convincevano più di tanto, la trovate sempre tra i contenuti extra del DVD e, se vi interessa sapere la mia (cavoli vostri tanto ve la dico lo stesso…), Donner ha fatto bene a sforbiciare il film. Per poi tacere del nome inglese del pirata “One Eye Willy”, un riferimento piuttosto esplicito che per chi ha sempre il visto il film doppiato, passa inosservato (e inascoltato).

Tuttavia la riga di dialogo pronunciata da Data sulla spiaggia rimase nel montaggio finale del film, potrebbe sembrare un errore, ma a mio avviso è uno dei più riusciti colpi di genio di tutta la pellicola. Pochi film hanno saputo mostrare i bambini al cinema, i Goonies non sono ragazzini che parlano ed agiscono come degli adulti in miniatura, ma in fase di scrittura Steven Spielberg (produttore e autore del soggetto) e Chris Columbus (sceneggiatore) hanno saputo abbassarsi al punto di vista dei bambini. Il risultato è che la frase di Data sembra una panzana dettata dall’emozione del momento, ma è totalmente credibile perché spesso i bambini esagerano, fanno galoppare la fantasia senza la minima malizia e il fatto che Donner non abbia tagliato quella frase è la dimostrazione che il regista di “Superman” e “Arma letale” aveva davvero capito la materia che stava trattando. Ad esempio, per ottenere il massimo effetto di stupore dal suo cast, tenne lontani tutti i protagonisti dal set del galeone, prima di girare la scena in cui i Goonies lo ritrovano, la facce stupite e il coro di “Wow” sono l’effetto di un ciak “Buona la prima” che ha immortalato per sempre il genuino stupore di quel momento.

Dai, ammettetelo che avreste sempre voluto partire con loro alla ricerca del tesoro… Non fate finta di niente.

I protagonisti del film sono lontani anni luce dai soliti bambini odiosi che si vedono nei film, anzi, sono un gruppo di fratelli maggiori/minori (dipende dall’età che avete mentre guardare il film) che risultano subito familiari, sono il gruppo di amici che avresti voluto da bambino, dopo “I Goonies” quasi nessuno è riuscito a replicare la stessa formula, l’unico ad essersi avvicinato è stato Shane Black in “Scuola di mostri”, ma questa, è un’altra storia, poi magari una volta ne parliamo…

I personaggi risultano realistici poiché scritti ed interpretati bene, “I Goonies” è uno dei pochi film dove un personaggio (e sua madre) hanno i difetti di pronuncia di alcune parole tipici dell’infanzia (i Tracobetti o i capelli in aria di Mickey), inoltre l’ossessione per quella cosa che attira, ma è ancora misteriosa (il sesso) è un po’ ovunque nei dialoghi, specialmente per Mouth, che con quella sua “boccaccia” è il più malizioso di tutti, anche se parla di cose che non conosce, infatti con Stef fa la figura dell’imbranato.

Mouth è talmente il più ganzo del gruppo, che gli sponsor se lo sono accaparrato da subito.
Ma il tutto è realizzato come detto, senza trattare protagonisti e spettatori (visto il target del film l’immedesimazione è dietro l’angolo) come degli scemi, è un film di pura avventura ma anche di puro cinema, strapieno di citazioni cinematografiche, esplicite ma mai invasive: la maglietta di Sloth omaggia il Superman di Donner, e Chris Columbus ci fa intuire che “I Goonies” e “Gremlins” siano ambientati nello stesso “universo” (prima che gli universi narrativi diventassero un’ossessione), ma non mancano anche strizzate d’occhio ai classici dell’avventura. Ad esempio Sloth che taglia la vela come Capitan Blood, cinema di qualità che ne omaggia altro.
In un solo colpo Sloth riesce ad essere più figo di Johnny Depp ed Henry Cavill, provate a fare di meglio se ci riuscite.
L’adorabile Sloth che puzza come dopo l’ora di ginnastica, è un gigante deforme alto due metri che deve qualcosa nell’aspetto al Toxic Avenger della Troma, ditemi se la sua entrata in scena non è degna di un film dell’orrore, ma ditemi anche se a fine film, dopo 75624148 visioni, non lo vorreste portare a casa con voi come fa Chunk nel finale. Il personaggio che senza pedanterie di sceneggiatura ha insegnato ad una generazione a non giudicare in base alle apparenze, trovatemi qualcuno in un film per ragazzi odierno in grado di fare qualcosa del genere e vi pagherò una birra.

«Mamma possiamo tenerlo?? Possiamo? eh?»
“I Goonies” sembra “Stand by me”, ma con i protagonisti più sboccacciati, e non mancano momenti “schifidi” degni dei film Horror, come la confessione di Chunk e la sua bravata con il vomito finto, ad esempio, roba gustosamente schifosa, in grado di far ridere bambini e bambini grandi. Il tutto interpretato alla grande dal cast, Josh Brolin avrà vinto tutto in “Non è un paese per vecchi”, ma ogni volta che lo vedo in un film, penso a lui pedalante sulla biciclettina e, a mio avviso, se avessero affidato l’anello a Sean Astin/Mickey, invece che a Frodo, sarebbe arrivato a Mordor in 10 minuti evitando tre film di camminata nei boschi.
«Ok, il Monte Fato è laggiù, non ci vorrà molto per raggiungerlo… Sto arrivando Sauron!»
Menzione speciale per i cattivi: la banda Fratelli è spettacolare e il valore aggiunto sono due attori abituati ad interpretare i cattivi, che qui si divertono come Robert Davi (che qui per tutto il tempo asseconda la sua grande passione, il canto) e Joe Pantoliano, che hanno prestato il loro grugno a mille mila cattivoni, ma in questo film sono davvero memorabili.
La confessione più terrificante della storia del cinema.
Il tutto è girato da Richard Donner in gran forma, quando dico che i primi cinque minuti di un film sono fondamentali, quelli iniziali di questo capolavoro sono da manuale: una lunga cavalcata che introduce i protagonisti e i cattivi.

Mi piace scherzare sul fatto che Donner mi ha fatto da balia, a volte penso di essere cresciuto con il suo cinema, pochi registi come lui hanno saputo sfornare classi(d)i per tutte le età, “I Goonies” è il film dell’infanzia per eccellenza, e lo sarà anche per i prossimi, che dico trent’anni, facciamo anche cento. Auguri di buon compleanno Goonies!

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