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I mercenari – The Expendables (2010): tra tutti i Tyrannosaurus uguali, uno è più Rex degli altri

Se conoscete le abitudini di questa Bara, dopo tutti questi anni immagino ormai di sì, dovreste sapere che l’uscita a fine settembre di “I mercenari 4” può voler dire solo una cosa: ripassone! Anche perché ospito sempre più che volentieri zio Sly qui sopra.

Ve li ricordate quella manciata di anni tra il 2006 e il 2010? Stallone proprio come il suo personaggio simbolo aveva piazzato un “come back” (per dirla alla Rocky), mandando a segno una combinazione di pugni da KO, prima il bellissimo Rocky Balboa e poi l’ancora più difficile da azzeccare John Rambo. Quasi da solo Stallone era riuscito a rilanciare i classici facendo precipitare in prossimità dello zero tutte le risatine e battutine sulla sua età, non proprio la più adatta quando si pensa a ruoli muscolari. Un ritorno del testosterone al cinema che per gli appassionati del cinema action anni ’80 e ’90 in realtà non è mai andato via (dai cuori) per davvero, ma nel 2010 Stallone piazza la zampata, “The Expendables” e il mondo fa l’unica cosa sensata davanti ad un annuncio del genere: esplode!

Vedrai saltare in aria la terra (cit.)

Prima di arrivare al momento della denotazione però, piccola riflessione su Sly, lo abbiamo visto nella sua filmografia e di riflesso spesso anche su questa Bara, tutta la sua produzione porta i segni dell’Autore che zio Sly è a tutti gli effetti, ma è trascinata per la giacchetta dalle due forze che guidano il nostro eroe, da una parte testa e cuore, dall’altra il suo super ego e non si scappa, bisogna prendere il pacchetto completo, perché senza quella mentalità “Io sono il migliore. Punto”, Stallone non avrebbe potuto mandare a segno una carriera così, non esclusivamente sulla base di testa e cuore, che comunque abbondando.

Con questi due grandi piatta della bilancia, si possono archiviare e valutare quasi tutti i suoi film, quelli migliori sono figli dell’emisfero “Testa e cuore”, gli altri, quelli più caciaroni e in qualche caso meno riusciti, vengono fuori quando il super ego di Sly ha il sopravvento, domate questo difficile equilibrio e avrete la produzione Stalloniana, non che sia facile farlo per davvero però.

Io che mi rendo conto di aver mandato a segno una metafora-riassumi-carriera di Stallone in soli due paragrafi.

Se Rocky Balboa e John Rambo sono decisamente il frutto di un bilanciamento tra le parti riuscitissimo dallo stesso Sly, “The Expendables” pende a destra verso il piatto della bilancia del super ego, per questo al momento della denotazione mi sono fomentato come tutti quanti voi, come era sacrosanto e lecito fare, galvanizzato da quello che Stallone ci stava promettendo e alimentato a colpi di Boom-Lay Boom-Lay Boom di Diamond Eyes degli Shinedown colonna sonora del trailer, purtroppo tagliati dalla versione cinematografica del film, stesso destino toccato a “Sinner’s Prayer” dei Godsmack.

Stallone ha messo le mani sulla sceneggiatura di David Callaham in circolazione dal 2006, nata con un tono molto più satirico, per fare quello che un autore come lui fa sempre, rimaneggiare, invocare modifiche, aggiungere idee, insomma modificarla a sua immagine e somiglianza. Infatti è dall’ultima bozza di Callaham che Sly ha iniziato a riscrivere la sua versione, il tutto mentre annunciava il cast di qualcosa che, senza girarci troppo attorno, era il sogno bagnato di qualunque fan dei film d’azione degli anni ’80 e ’90, una sorta di A-Team messa insieme con tutti i grandi nomi di questo glorioso genere, gli Avengers del menare, senza tutine ma con i muscoli, come rovesciare sul pavimento la scatola con dentro i G.I.Joe, pescare i più cazzuti e amati e mettere su quella partita che abbiamo sempre sognato di giocare. Capite che il mondo, dopo una promessa così, poteva solo esplodere, Boom-Lay Boom-Lay Boom!

Hannibal Sly e il resto dell’E-Team.

Ecco perché quando Stallone ha cominciato ad annunciare che nomi come 50 Cent sarebbero stati della partita, i fan hanno cominciato a rumoreggiare, ‘azzo c’entra Mezza Piotta con noi? Anzi con loro, perché finché ti porti dietro il sodale Jason Statham (attorno al 2010 delfino di Stallone, erede al trono designato di uno scarno che tanto Sly, non mollerà mai) va tutto bene, anche nei cambi basket di lusso perché la questione super ego non vale solo per Stallone.

Jackie Chan ha guardato Sly dall’alto verso il basso malgrado la differenza di centimetri, perché lui di fare la sua spalla non aveva nessuna voglia, mentre andava benissimo al sostituto di lusso, Jet Li, la cui carriera non è andata proprio come avrebbe potuto. Un po’ meglio è andata con Jean-Claude Van Damme, già sotto contratto ha dovuto rifiutare il ruolo di Gunnar, offerto subito a Dolph Lundgren, forse in cambio delle mille mila ore passate e ripassare la coreografia a pugni in faccia di Rocky IV. Anche se ci tengo a sottolinearlo, Gunnar ha un ruolo da traditore che solo la capacità di Lundgren di mettersi comodo nei personaggi e comandarsela stempera, ma considerando il ruolo affidato a JCVD da Sly nel secondo capitolo (a breve su queste Bare), si potrebbe fare un ragionamento sulla considerazione che Stallone ha del Belga, ma ribadisco, radunare insieme questi dinosauri dell’ultra violenza è semplice come correre lungo un campo minato facendo roteare una palla da basket sul naso.

«Sapevo che avrei dovuto spiezzarlo in due nel 1985»

Il cast degli “Espansibili” (perché sono grossi come armadi a sei ante) è il frutto di quella ideale promessa fatta al pubblico, mediata dalle disponibilità dei nomi ideali, dal rispettivo egocentrismo (la politica di Steven Seagal? Meglio Re dei film girati con due spicci in Bulgaria che fare la spalla a te, tiè!) oppure dalle amicizie, come i compari della catena di ristoranti “Planet Hollywood” ovvero Bruce Willis e Arnold Schwarzenegger oppure Mickey Rourke post “The Wrestler” (2008, ma con ancora i capelli alla “Iron Man 2”) che ha accettato la particina da snocciolatore di carismatici monologhi, memore di quel simpatico periodo della sua carriera attorno al 2000 in cui nessuno lo faceva lavorare e Sly gli offrì “La vendetta di Carter” (storia vera).

Rourke non ha cambiato taglio di capelli, in compenso Sly non ha dovuto nascondere i tatuaggi per la parte.

Per il resto vale la vecchia scuola anche solo percepita, come lo spreco di Gary Daniels, oppure Eric Roberts che quando nel suo monologo da cattivo si paragona a Sly dicendo di essere un mercenario, penso sempre che Stallone gli posa rispondere: «Tu di sicuro, basta guardare la tua filmografia». Per fortuna uno senza pedigree d’azione ma con il fisico giusto come Terry Crews è stato un cambio in stile cestistico migliore del dover digerire 50 Cent, resta il rammarico per chi è rimasto fuori o per uno Steve Austin parcheggiato in zona sgherro numero uno del cattivo, ma il Wrestler si è “vendicato” provocando in maniera del tutto involontaria un infortunio ad una vertebra cervicale a Stallone, con relativa operazione d’urgenza e fuga di Sly dall’ospedale per finire di girare il film alla faccia dei consigli medici (storia vera). Eppure un dettaglio importante devo ci fessarvelo, “The Expendables” un film che posso dirlo? Mi è sempre piaciuto solo a metà.

Devo portarti Giasone al campetto, ottimo per sfoltire il numero di giocatori che attendono il loro turno.

Eh lo so! State buoni! Nel 2010 sembrava la realizzazione di un sogno, ma non sono mai stato tra quelli che lo hanno incensato come il secondo avvento, come hanno fatto in tanti, anche molto quotati, accecati dal fanatismo. “I mercenari” è un film tutto sommato divertente che ho visto e rivisto parecchie volte, ma non tante quanto un’operazione così avrebbe lasciato intendere. La colonna sonora riuscita di Brian Tyler e le spruzzatine (ine ine) di sangue in CGI arrivano dall’esperienza John Rambo, ma il film per una buona metà è Stallone che dice a tutti: ora che vi ho radunati, prendete posto sullo sfondo e non rompete i coglioni, grazie.

Sly & The E-xpendable Street Band.

Quelli che riescono a fare un passo avanti rispetto alla scenografia sono il delfino Jason Statham, impegnato in una pallosissima sotto trama pseudo amorosa con Charisma Carpenter, consumata a colpi di ex stalker da menare e palloni da basket bucati, perché Stallone alla sua spalla concede solo la rissa uno contro tanti nel campetto, per il resto Giasone deve reggere il moccolo a Sly, impegnato a broccolarsi la figlia bòna del generale ovvero Giselle Itié, che per età potrebbe essere sua figlia.

Foto a caso di Bruno, per introdurre il prossimo paragrafo in cui si parla, pensate un po’, di Bruno.

Molte delle facce note e parliamoci chiaro, migliori, sono tutte ammucchiate nella prima parte del film, Rourke il tatuatore poeta con pipa, Bruce Willis il contatto stronzo della CIA oppure l’eterno rivale (anche fuori dal film) Trench, occasione perfetta per Stallone e Arnold Schwarzenegger di scambiarsi battutine a cui la quercia austriaca è da sempre molto più avvezzo che il nostro Sly. Divertente sentire Arnold dire cose come: «Dai il lavoro al mio amico, lui è esperto di giungla» oppure riferimenti alla carriera politica di Arnoldone nostro («Vuole diventare presidente»), ma quando il siparietto si conclude e realizzi che Sly, Bruce e Arnold, sono stati tutti insieme nella stessa scena sì, ma due minuti e a scambiarsi battutine (senza uccidere nessuno) la domanda giusta da porsi davanti ad un film così è solo una: questo è quello che sognavamo da ragazzini? Questa è la grande partita con i G.I.Joe dei film d’azione che volevamo? Io la risposta la conosco dalla prima visione in sala del 2010, altri, anche quotati, ci hanno messo di più per mandare giù il rospo.

Come Red e Toby, ma sollevano di più alla panca.

La missione in una nazione facente funzione di Valverde, con generico generale e influenze americane su cui preferirei non aggiungere altro (non proprio un trattato di politica estera, ecco) si riassumono con Stallone che si broccola la bella locale e poi si mette in testa di salvarla perché sì, perché è gnocca ma tutto il resto della popolazione sotto dittatura? Oh si fottano! Avevano solo da essere gnocchi e gnocche anche loro che qui non abbiamo tempo da perdere!

Cosa funziona della prima parte di “I mercenari”? Sicuramente la chimica tra il Lee Christmas di Giasone e il Barney Ross di Sly (un Rambo con il cuore di Rocky e i baffi per differenziarsi) che hanno l’aria di due che la sera escono insieme a bere, cosa che sicuramente ancora oggi fanno i due attori. Dal mucchio emerge incredibilmente Randy Couture, che onestamente nel 2010 non sapevo chi fosse, anche perché chi cacchio se lo ricordava la sua apparizione in uno dei seguiti di “Il Re Scorpione”, fatico a ricordare The Rock in quel ruolo figuriamoci lui.

Autore della frase di culto: Non è facile essere verdi, chiedetelo a Kermit. Mai capita, ma per tempistiche mi fa sempre ridere.

Ma soprattutto emerge Dolph Lundgren perché è semplicemente troppo troppo (quasi-cit.) per essere messo in un angolo come Baby anche in un ruolo infamissimo come Gunnar, con tanto di ritorno ancora più a tradimento prima dei titoli di coda, perché sprecare il carisma di Dolph in un eventuale seguito, sarebbe stato un crimine, anche se di crimini ne sono stati perpetuati in questo film, vogliamo parlare di Jet Li?

Sly accompagna il nipote a scuola (una cosa così)

Mamma mia Jet Li in questo film, un poveretto che mendica soldi e attenzioni come il suo personaggio Yin Yang, disposto a beccarsi del “cacariso” da Dolph o a pronunciare robe imbarazzanti tipo «Le ferite su di me sono più grandi perché sono più piccolo» sul serio, fa male agli occhi vedere Jet Li ridotto così, meglio concentrarsi sul Pick-Up nero opaco tutto custom, che mi auguro fosse almeno una strizzata d’occhio a Cobra.

Cosa mi piace di “I mercenari – The Expendables”? Un pochino la scena iniziale con i pirati somali, anche se è basata su una strategia ridicolissima, ovvero attaccare frontalmente un nemico schierato con le spalle ben coperte e con ostaggi, ed ecco spiegato perché si chiamano “Sacrificabili” se tutti i piani d’attacco li strutturano così.

«Circondarli lo escludo» (cit.)

Di sicuro mi piace, e moltissimo, l’estrazione finale, una sequenza lunga, articolata, che prevedere Stallone contro Steve Austin ma anche esplosioni, esplosioni ancora più grosse, Terry Crews che mette in chiaro di averlo più grosso di tutti (il fucile) e poi una gran esplosione prima di una ancora più grossa nel finale.

Un Gauguin, se però si fosse occupato di esplosioni.

Questa sequenza e la scena dell’aereo che attacca (sempre frontalmente) il pontile pieno di soldati, sono le parti davvero “vecchia scuola” di un film che promette i dinosauri dell’ultraviolenza con cui siamo cresciuti, ma poi quando tutto eccitato varchi la soglia di questo “Actionassic Park” quello che ci trovi dentro sono bestioni un po’ rugosi, che brucano l’erba sullo sfondo di una fattoria degli animali preistorici in cui tra tutti i Tyrannosaurus uguali, uno è più Rex degli altri. Divertente ma ribadisco, è quello che sognavate da bambini?

Una cosa importante devo proprio aggiungerla, senza il problema del super ego dei suoi “attori”, Leo Ortolani è quello che si è avvicinato di più a quel sogno, la quadrilogia dei “Sacrificabili” sulle pagine di Rat-Man ha davvero potuto radunare tutti, ma proprio tutti i dinosauri dell’ultraviolenza della nostra infanzia. D’altra parte il Venerabile è uno di noi quando si parla di zio Sly ma una tirata d’orecchie (da topo) devo riservarla anche a lui, visto che è dal 2010 che promette il fumetto solista sui “Sacrificabili” ma io ancora, all’alba di “I mercenari 4” non l’ho visto, che sia questa la volta buona? Io pazientemente attendo affilando il coltello stile Gunnar. No, non è una metafora giuro!

Quando vuole Venerabile, eh? 

Voi, se volete, dovrete attendere solo una settimana per il secondo capitolo di questa rubrichetta di ripasso, che sarà dedicato al capitolo in cui Stallone ha dimostrato che il suo “ufficio reclami” per lo meno funziona, quindi mordete il freno nella sezione commenti, avremmo modo di parlarne diffusamente tra sette giorni, fino ad allora… Boom-Lay Boom-Lay BOOM!

Sepolto in precedenza mercoledì 30 agosto 2023

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