Mi dispiace sinceramente non essere ancora riuscito a
portare su questa Bara un post dedicato a quella che a casa Cassidy, è una
delle serie più amate di sempre, se non proprio LA serie, diciamo che se la
gioca con “The Wire” per il titolo, ma con più legami a livello di pancia,
perché “I Soprano” è una questione di famiglia, lo è sempre stato.
Non voglio tentare maldestramente di rimediare qui,
consideratemi debitore di un post su “The Wire” e uno su “I Soprano” che
arriveranno, non so quando ma arriveranno, perché sono due pezzi di cuore per
me, quindi si meritano il tempo e lo spazio che richiedono per essere
affrontante, ma nel frattempo, dopo anni passati a sentirne parlare è arrivato il famigerato
“prequel” della storica serie televisiva creata da David Chase, andata in onda
dal 1999 al 2007, quando vi dico che gli anni ’90 stanno tornando di moda parlo
anche di questo, quindi parafrasando le immortali parole di Little Steven Van
Zandt, che interpretando Silvio Dante faceva l’imitazione di Al Pacino: «Tutte
le volte che ne esco, quelli mi ributtano dentro alla mia passione per i
Soprano!»
Istruzioni per l’uso, fondamentali questa volta più che mai:
se avete sempre sentito parlare di “I Soprano” come della più grande serie
televisiva di tutti i tempi o giù di lì, sappiate che le voci sono vere ed è
legittimo che abbiate una voglia matta di recuperarla, ma ve lo dico per il
vostro bene, questo film potrebbe essere il modo migliore e allo stesso tempo
il peggiore per cominciare.
Tutte le volte che ne esco, quelli mi ributtano dentro (questa volta con un prequel) |
Migliore perché a conti fatti, potete ignorare i cori di
sdegno degli insorti su “Infernet”, perché in soldoni “I molti santi del New
Jersey” è una storia di gangster cruda, senza fronzoli, che fa una buonissima
ricostruzione dell’anno 1967 e del New Jersey, diviso e in fiamme per lo
scontro tra la comunità italoamericana e quella afroamericana. Il film presenta molti
personaggi, riportando in auge la tradizione dei film prodotti dalla HBO,
quella vera, non quella dei draghi e delle regine che somigliano a Shakira, parlo di quella che sapeva produrre storie toste e davvero rivolte ad un pubblico più adulto.
La HBO in collaborazione con la New Line Cinema (per un film
distribuito dalla Warner Brothers) ha fatto le cose in grande, i soldi del
budget sono stati spesi bene e la selezione del cast non è solo accurata ma di
primo livello, però per assurdo “I molti santi del New Jersey” ha tutto per
attirare gli appassionati di storie di criminali che parlano “broccolino” ma
allo stesso tempo, dei piedi molto grandi per cacciare via a pedate chiunque
non conosca bene (o più che bene) la serie originale, perché preso
singolarmente per quello che è, “The Many Saints of Newark” ha tantissimi
personaggi irrisolti che non vanno da nessuna parte, accenni a sviluppi e
caratterizzazioni che solo chi ha visto la serie potrà comprendere, perché
davvero a volte sono meno che abbozzati.
Vogliamo scommettere che molti dei criticoni sono quelli che si esalteranno per “House of Gucci”? |
Trattandosi di una storia che parla di famiglia, il capo
famiglia David Chase ha scritto la sceneggiatura a quattro mani insieme a
Lawrence Konner, per la regia invece ha richiamato un bravo “guaglione”, uno
che si è parecchio perso per strada,
ma in passato ha diretto alcuni degli episodi migliori di “I Soprano”, tra cui
il bellissimo “Veglie funebri” (Kennedy and Heidi), quindi uno che ha fatto la
gavetta giusta, bisognoso di un po’ di redenzione artistica.
La voce narrante che apre il film è quella di Christopher Moltisanti
(Luca Laurenti Michael Imperioli), cugino del protagonista Tony Soprano
(il mai abbastanza compianto James Gandolfini) che qui ci riporta subito alle
origini, introducendo il personaggio del padre di Christopher ovvero Dickie
Moltisanti (Alessandro Nivola) e della sua clamorosa cotta per Giuseppina (Michela
De Rossi), fatta sbarcare direttamente dal “Paese” per diventare la nuova
moglie del capofamiglia Hollywood “Dick” Moltisanti, interpretato da Ray Liotta che
fa subito “Quei bravi ragazzi” con la sola presenza, qui impegnato ne doppio
ruolo, visto che interpreta anche il fratello Salvatore “Sally”
Moltisanti.
“Non si va a fare un massaggio ai piedi alla nuova moglie di |
Tre personaggi e tre assegnazioni che per trascorsi
cinematografici o passaporto, risultato tre italoamericani perfetti, inoltre il
titolo italiano invece che alla città di Newark, allarga il campo all’intero
New Jersey, ma riesce comunque a mantenere il gioco di parole con chiaro
riferimento alla famiglia Moltisanti.
Però la serie originale ruotava attorno all’altra famiglia,
i cugini, i Soprano, quindi quel gran tamarro (nel senso positivo del termine
per una volta) di Jon Bernthal presta la faccia da schiaffi e i baffi a Johnny
Soprano, papà di Tony, mentre Vera Farmiga con un naso posticcio incarna molto
bene la temibile mamma Livia Soprano, in fondo lei è specializzata in mamme di sociopatici famosi no?
Molto meglio che Livia Soprano in brutta CGI vero? |
Completa il quadro l’ex prezzemolino Corey Stoll, che qui
con una prova sommessa incarna l’astio accumulato da zio Junior Soprano, tutti
nomi che non vi diranno nulla se non conoscete e amate la serie, ma se fate
parte della categoria, sono sicuro che al mio appello avete fatto un sorriso o
una smorfia per ogni personaggio citato.
Stoll specialista in ruoli da infame, si infila gli occhiali di zio Corrado detto Junior. |
“The Many Saints of Newark” è una storia di origini
curatissima, fino all’ultimo dettaglio, ad esempio è divertente seguire
l’andamento dei capelli posticci di Silvio Dante (qui interpretato da John
Magaro che eredita il parruc… Il ruolo da Little Steven), ed è impossibile non
notare le strizzate d’occhio, ad esempio nella scena in cui il giovane Tony,
aspetta bevendo un frullato e guardando fuori dalla vetrata di un locale chiamato
Holsten’s, occhiolino-occhiolino.
Per dirvi di che livello di cura ci sia in questo “prequel”,
basta dire che il ruolo dell’adolescente Tony Soprano è rimasto in famiglia,
visto che è passato come un titolo nobiliare al figlio di James, ovvero Michael
Gandolfini, ma il problema di “The Many Saints of Newark” è che sembra un
biglietto passato di mano in mano, tramite stretta segreta, che contiene un
messaggio che solo gli affiliati possono capire.
“Sei tutto tuo padre guagliò“ |
Certo, si parla delle medicine che Livia Soprano non vuole prendere,
ma è giusto un accenno che non mostra nemmeno la punta della coda del “drago”
Livia, il gigantesco leviatano che ha perseguitato Tony segnandone per sempre
la vita, tanto da dover ricorrere un giorno all’aiuto di una psicologa per
uscirne fuori, quindi se avete sentito dire in giro che “I molti santi del New
Jersey” è un brutto film, probabilmente chi parlava era un quaquaraquà sì, ma
con il cuore in mano, perché l’unico modo per considerare pessima l’operazione
messa su da David Chase è nel confronto diretto.
Impossibile in 120 minuti raggiungere la profondità di una
serie che ha saputo dire così tanto di rapporti famigliari, parlando di
mascolinità o di fragilità maschili, sfruttando ruoli così tosti e definiti nei
loro compiti da soldato come quelli dei mafiosi del New Jersey. “I Soprano”
sapeva parlare di senso di colpa e di sindrome dell’immigrato, ha portato al
grande pubblico concetti di psicologia come il transfert emotivo, senza
ammorbare le persone con tediosi spiegoni, in parole povere “I Soprano” ha
fatto la storia anche facendoci sentire di casa in una famiglia di vabbè
robetta, criminali e assassini sì, ma con una loro etica, per caso la vostra
famiglia è perfetta? Ecco il succo era un po’ questo, quello che in “The Many
Saints of Newark” ovviamente manca perché nessuno è ancora arrivato al livello
di “I Soprano” e non potrebbe farlo certo il suo prequel di due ore di durata.
“Occhio a quello che dici sui Soprano se non vuoi finire a dormire con i pesci” |
Il paragone potrebbe essere quello tra Breaking Bad e El Camino,
una nuova storia che aggiunge qualcosa ma non è così fondamentale per il
percorso della “trama principale”, anche se la sensazione che ho avuto
guardando “I molti santi del New Jersey” sia stata quella di una corsa agli
armamenti, per mettere su un bel cast credibile, riuscito e coerente con quello
precedente, per fare cosa? Magari un altro paio di film “prequel” se va bene,
perché visto così, “I molti santi del New Jersey” sembra l’inizio di un nuovo
percorso, l’episodio pilota di una nuova serie, ma tra la fine di questo film e
la prima puntata di “I Soprano”, manca ancora parecchio materiale e molti dei
personaggi, sono davvero al primo passo del loro cammino, per certi versi questo è un po’ l’Episodio I della saga dei Soprano se mi passate il paragone nerd.
“Non mi starai paragonando a Jar Jar, vero?” |
Che ci sia la volontà da parte di David Chase di colmare
quel vuoto utilizzando il bel cast che ha messo su? Chissà lo scopriremo, di
sicuro questo film non è un “prequel” completo fatto e finito, ma una storia
che può stare in piedi solo utilizzando la stampella della serie tv e al
momento, mi pare anche una storia più che incompleta. Dovesse arrivare un “The
Many Saints of Newark – Part II” potrebbe avere una sua logica, così sembra
solo un modo per far tornare la voglia a noi vecchi appassionati di ritrovare
i vecchi amici della serie tv.
Anche se il mio consiglio spassionato resta lo stesso, se
non l’avete mai vista, guardatevi “I Soprano”, mi ringrazierete dopo.