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I trasgressori (1992): Il tesoro della Sierra Motherfucka!

L’uscita di un film spesso è come la fortuna, questione di
tempismo, discorso che vale anche per la sfiga però! Ecco, ora prendete tutto
questo, mescolate insieme e avrete il film di oggi protagonista della rubrica…
King of the Hill!

Quanto sono belli i film che cominciano con una mappa e un
tesoro da ritrovare? Voi mettere una mappa in una storia e state tranquilli
che quasi sicuramente vi troverete davanti un film d’avventura. Pensateci un
po’: quante pellicole così avete visto in vita vostra? Tante? Tantissime? Da Robert
Louis Stevenson fino a John Huston, abbiamo conosciuto tanti personaggi
rincorrere la fortuna e una vita migliore, inseguendo il tesoro indicato da una
mappa, lo stesso tipo di fortuna che mancava a Walter Hill da parecchio.

Quasi tutti i miei registi preferiti non sono mai stati
molto fortunati al botteghino, rivalutati con il tempo per il loro effettivo
valore, ma mai delle vere macchine da soldi. Walter Hill, però, è quello che
forse ha pagato più di tutti l’ingiusta infilata di flop, iniziata con Strade di fuoco e mai interrotta
davvero, nemmeno da seguiti pensati per piacere come Ancora 48 ore.
In cerca di fortuna Gualtiero non trova una mappa, ma una
sceneggiatura intitolata “The Looters”, che girava ad Hollywood più o meno
dagli anni ’70 senza trovare mai un regista. Nemmeno quando i due sceneggiatori fecero il botto – o magari proprio per quello – chi poteva credere che i
papà della saga di Ritorno al futuro,
Bob Gale e Robert Zemeckis avessero davvero scritto un film “maschio”, senza
personaggi femminili, ma con un mucchio di pallottole e parolacce? Insomma, proprio roba per il nostro Gualtiero!

Gualtiero, impegnato ad aggiungere quante più parolacce possibili nell’inquadratura.

Hill che il più delle volte ha sempre rimesso le mani alle
sceneggiature dei suoi film – anche quelle non scritte da lui – per “The
Looters” non modifica quasi nulla, anche se, la trovata delle scarpe
da Baseball chiodate, mi sembra proprio tanto farina del suo sacco. Resta il
fatto che alla ricerca di una storia d’avventura classica, quasi in stile Jack
London da dirigere nel modo più diretto, grezzo e tosto possibile, questo
soggetto è perfetto.

Chiaramente ispirato al classico “Il tesoro della Sierra
Madre” (1948), con un budget non proprio irresistibile di 14 milioni di ex
presidenti defunti stampati su carta verde messi a disposizione dalla Universal
Pictures, il nostro Gualtiero sforna quello che per me è il classico titolo
nella filmografia di un regista, per cui ti diventa chiarissimo che tu a quel
regista vuoi proprio bene.
Sul serio, facile amare Hill quando dirige I guerrieri della notte, quello possono
farlo tutti, ma sono i film come questo, quelli piccoli e anche un po’ sfigati
che ti fanno capire che di registi come Walter Hill, purtroppo, non ne fanno più.
“Trespass” – com’è stato ribattezzato il film, tenetemi l’icona aperta, dopo
ci torniamo – ha la struttura del film d’avventura, ma è a tutti gli effetti un
western contemporaneo con tanto di assedio e “indiani” urbani, perfettamente
calato nel momento storico in cui è uscito, eppure allo steso tempo con
solidissime radici ben affondate nella tradizione, ma a ben guardare, forse,
proprio per questo, destinato a fallire ancora una volta ingiustamente.

“Sai che ti dico socio, aveva ragione la canzone: era meglio morire da piccoli”

“I trasgressori” sarà anche la traduzione corretta per l’originale “Trespass”, ma proprio non mi piace, mi fa pensare ad uno di quei film finto pruriginosi dove se ti va bene vedi mezza tetta, quando invece è un film tosto quanto il suo cast. I pompieri Vince e Don sono due sconfitti dalla vita, il primo sogna di sposare la sua ragazza, l’altro ha una ex moglie che lo prosciuga, oltre al lavoro li lega la mancanza dei soldi, soldi (“come se avessi avuto soldi, soldi”), ma la svolta arriva quando durante un incendio un vecchio blaterando qualcosa sul perdono divino, dà loro una vecchia mappa prima di lanciarsi tra le fiamme, il tutto con il solito inizio alla Walter Hill che ti inchioda allo schermo.


La mappa conduce ad un vecchio edificio abbandonato nella parte est di St. Louis, dove la refurtiva della rapina ad una chiesa ortodossa è rimasta nascosta per decenni, ormai nessuno cerca più la grossa croce d’oro e gli altri oggetti dello stesso prezioso materiale, basta un metal detector, un viaggetto da quelle parte nel fine settimane ed è fatta, soldi facili! (Cit.)

Sapete per cosa è famosa St. Louis negli Stati Uniti? Una grande tradizione sportiva in particolare per il baseball e la pallacanestro a livello universitario, ma soprattutto per un tasso di criminalità da far spavento a chiunque, cioè a chiunque che di mestiere non si getti tra le fiamme per salvare delle vite umane.

Presentiamo gli schieramenti: da una parte la squadra degli abbastanza buoni…

Aiuta anche che i due disperati protagonisti senza
nulla da perdere, siano stati affidati agli attori giusti: Vince l’idealista ha
il faccione dell’indimenticato Bill Paxton (al secondo film diretto da Hill) alle prese per una volta con un
personaggio che non deve solo fare battutacce
oppure il pazzo, come ha sempre fatto
in carriera. Ruolo che tocca al suo compare Don, interpretato dalla faccia
rassicurante di William Sadler. Penso che non poteva esserci attore più adatto
del cattivo di Die Hard 2, per
ricoprire il ruolo di quello risoluto nelle decisioni, che pian piano si fa
prendere dall’avidità per l’oro.

“Almeno Frodo aveva quello che sbiascicava del suo tesssoro! Perché a me il tizio armato!?”

Il valore di un uomo si misura anche da come reagisce sotto
pressione, infatti i due personaggi hanno un approccio opposto nei confronti di
Bradlee (Art Evans, un altro che arrivava da Die Hard 2, ma che avete visto in tutti i film) il senzatetto che da anni dormiva sotto l’oro sepolto
nella chiesa, senza saperlo. La pressione, invece, è molto ben rappresentata
dalla gang di criminali che sceglie lo stesso edificio abbandonato di St. Louis,
proprio nel fine settimana in cui Vince e Don decidono di organizzare la loro
piccola caccia al tesoro per… Beh, fare le loro cosette da “Gangsta”, rendendo i
due pompieri scomodi testimoni di una regolamento di conti tra bande.
Concedetemi l’utilizzo dell’espressione rap perché qui ha davvero cittadinanza,
considerato che il capo della banda King James ha il faccione butterato di
Ice-T, mentre uno dei suoi sgherri più incazzati, Savon, ha il muso da bulldog
di Ice Cube… Insomma: c’è più ghiaccio in questo film che in una pista da
pattinaggio!

Volevo fare una battuta su Vanilla Ice, ma se fate quelle facce ragazzi, forse mi mordo la lingua.

Walter Hill è il regista dei tipi tosti che si ritrovano
loro malgrado, in situazioni spesso più dure di loro, “Trespass” è la quinta
essenza del cinema di Hill, dopo averci mostrato i due nuovi gruppi di
“guerrieri” destinati a finire a giocare a fare la guerra, Hill si sofferma
sulla fabbrica che diventerà il fortino da difendere come nella tradizione dei film
d’assedio. Lo fa con il solito buon gusto cinematografico: un’inquadratura
sull’ironico cartello “No trespass” e la macchina da presa che si sposta verso
la fabbrica, in quello che è chiaramente un omaggio ad una delle inquadrature
più celebri di “Quarto potere” (1941), giusto per ribadire quando questa
pellicola affondi le sue radici tra i classici.

“Non esco finché non mi assicurate che in giro non ci siano T-800, Xenomorfi oppure Yautja

Una delle caratteristiche principali della banda di
criminali, è quella di riprendere con una videocamera tutto quello che fanno,
che di solito consiste nell’ammazzare tutti quelli che interferiscono con gli
affari di King James. Questa trovata è stata inserita nel film da Hill dopo
aver letto sui giornali che molte gang locali facevano lo stesso, quale
occasione migliore per raccontare il punto di vista degli assedianti, mantenendo
quello stile grezzo che il regista cercava per questo film. Se poi le
soggettive della videocamera, abbiano in qualche modo anticipato un decennio
buono di “found footage” è solo perché, come abbiamo visto anche in questa
rubrica, Hill è sempre stato un pioniere, capace di arrivare a certe soluzioni
cinematografiche prima di quasi tutti.

A proposito di profezie: Walter Hill sembra aver capito per
primo come utilizzare Ice Cube, il fondatore degli N.W.A arrivava da quel
gioiellino di “Boyz n the Hood” (1991) in cui interpretava di fatto il ruolo di
se stesso e sarebbe finito tra gli assedi Carpenteriani. Gualtiero qui gli affida un ruolo che sembra il perfetto
equilibrio tra le due parti perché “I trasgressori” ha un piede nell’America
del 1992, quella delle rivolte di Los Angeles e un altro nella tradizione dei classici, perché è a tutti gli
effetti un film d’assedio con fortissimi momenti d’avventura e da western.

…Contro la fazione opposta dei mediamente cattivi.

Ogni volta che me lo riguardo (e lo faccio sempre con un
certo piacere) mi è proprio impossibile non immaginare i due Bill Paxton e William
Sadler con cappelli a tesa larga in testa, mentre partono alla ricerca dell’oro
con la loro mappa, anche se il loro destino pare segnato, il ritrovamento dell’uomo
impiccato è un segnale di sventura che i due personaggi ignorando sperando di
trovare il tesoro.

Allo stesso modo King James è il capo di una tribù urbana
che potrebbe tranquillamente essere quella degli Indiani che assaltano il
fortino, proprio come in un western, il motivo dello scontro con gli “uomini
bianchi” è più frutto del caso, delle incomprensioni e della sfortuna, che di
vero odio tra le fazioni.
“Trespass” ha la capacità di incollarti allo schermo, Walter
Hill tira le fila del racconto alla perfezione e i cento minuti del film sono
una serie di botta e risposta tra le due parti in lotta. Una partita a scacchi
fatta di trucchi per restare in vita e battere il proprio avversario, in cui
vale davvero tutto, anche legare Lucky (De’voreaux White) il fratellino di King
James alla porta usandolo come scudo umano, oppure fingersi poliziotti per smuovere
la situazione di stallo.

“Perché ti chiamano Lucky?”, “Perché sono fortunato, ma forse ho bisogno di un nuovo soprannome”

Se poi avete familiarità con il cinema di Walter Hill – e a
questo punto spero di aver minimamente contribuito con questa rubrica – dovreste
sapere che la distinzione tra buoni e cattivi nei suoi film non è mai davvero
netta, a rendere più pepata la partita a scacchi tra gangster e pompieri, è
proprio il fatto che tra le fila di entrambi gli schieramenti ci siano
personaggi pronti a tutto per salvare la pelle, ma anche qualcuno che ogni
tanto è mosso da un gesto di umanità, proprio per questo il finale (profondamente
satirico) sembra premiare non solo chi è stato più scaltro, ma anche quello più
“puro” nelle intenzioni. Niente male per un finale che è stato modificato dopo le
prime proiezioni di prova (storia vera).

Vi ero debitore di un’icona lasciata aperta, è il momento di
chiuderla. Il film ha subito svariati cambiamenti in corsa, ad esempio il
musicista Jazz, John Zorn che doveva inizialmente comporre le musiche del film,
è stato licenziato, Hill scontento del risultato provate a dire a chi ha
affidato la colonna sonora? Bravi! Proprio al solito Ry Cooder perfettamente a
suo agio con questo western urbano, sesta collaborazione per lui con Hill, ma
di certo non l’ultima come vedremo.

L’invenzione della cinture di sicurezza da poltrona.

A proposito di musiche, per un uomo di Blues come Hill dev’essere stato interessante collaborare
con due rappresentanti della musica nera americana, anche i due “cubettoni” di
ghiaccio, Ice-T e Ice Cube che hanno dovuto cambiare il titolo al pezzo rappato insieme
per la colonna sonora del film, sì, perché il titolo originale “The Looters” è
stato modificato varie volte (“Point of No Return”, “The
Intruders”, “Burning Gold”, “Greed”, “Fire
Trap” ma anche “Blood and Gold”) provocando ogni volta un colpo
al cuore ad Hill che ha definito il cambio di titolo: una sofferenza come cambiare
nome ad un figlio (storia vera).

I motivi del cambiamento sono il famoso tempismo di cui
parlavo in apertura, quello che se ti va bene è una gran fortuna, se ti va male
una clamorosa sfiga, per Walter Hill barrate tranquillamente “B”, perché il
suo film sarebbe dovuto uscire negli Stati Uniti il 3 Luglio del 1992, ma far
uscire in sala un film che oppone dei bianchi e dei neri (per di più
rappresentanti da due volti noti della musica Rap) giusto un mese dopo la fine
delle sanguinose rivolte di Los Angeles, scatenate dal brutale omicidio di Rodney
King… Ecco, magari non era proprio il caso, voi che dite?
Esattamente come per I guerrieri della palude silenziosa (da molti etichettato come una parabola
sul Vietnam) Walter Hill si ritrova per le mani un film perfettamente calato
nel suo tempo, destinato a passare per una presa di posizione politica, quando,
invece, resta un gran film d’assedio, un ottimo western contemporaneo e un
perfetto film d’avventura, con giusto un quantitativo extra di turpiloquio (veramente
da antologia) in puro stile Walter Hill.

“Mi spieghi che c@%$o fai?” , “Sto %&$£ questo m&r$@ di &%£%, c@%&o!” (tutto chiaro no?)

Malgrado tutte le precauzioni prese, tipo eliminare dalla
colonna sonora il pezzo scritto da Ice-T intitolato “Cop Killer” (non proprio
il massimo per mantenere tranquillo il vicinato), “I trasgressori” ripaga
appena la spesa diventando un altro fallimento al botteghino. Eppure, resta uno
dei film tosti nella filmografia di un autore che ha fatto della tostaggine una
cifra stilistica, per una fanatico di western e film d’assedio come me poi, un
vero regalo da parte del nostro Gualtiero. Un vero peccato che venga ricordato
troppo poco, la fortuna va e viene, la sfiga di solito prende la residenza, ma
il talento di Hill resta superiore a tutto questo.

Ma se “Trespass” è un western in equilibrio tra la
cronaca (drammatica) del suo tempo e una gloriosa tradizione di film d’avventura,
aspettate di vedere cosa arriverà qui la prossima settimana, Walter Hill ci
porterà ancora più a fondo nelle radici del suo Paese, vi voglio tutti qui tra
sette giorni, pronti ad ululare un urlo di guerra.

Ma… tenete d’occhio questa Bara durante il fine settimana, perché potrebbe arrivare una grossa sorpresa sempre dedicata al nostro Gualtiero. Non dite che non vi avevo avvisati!

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