Alla fine
senza una rubrica lunga dedicata ad un uno dei miei registi preferiti non
riesco proprio a stare, ci ho messo un po’ a cominciare, ma oggi si parte,
dopo aver reso omaggio al Maestro John Carpenter, in una rubrica che avete
molto apprezzato (e vi ringrazio di cuore!), è il momento dell’altro che inizia
per “C”, caposaldo assoluto della mia passione cinematografica, David
Cronenberg, benvenuti quindi a… Il mio secondo Canadese preferito!
Pochi autori hanno
saputo rendere le proprie ossessioni materia da cinema come ha fatto David
Cronenberg nella sua lunga carriera, figlio di un editorialista di Baltimora e
di una musicista canadese, fin da giovanissimo Cronenberg ha avuto due grosse
manie: i motori e le mutazioni del corpo. Si avvicina al cinema dopo anni
passati ad affinare il suo talento di scrittore con racconti fantascientifici, “Stereo” (1969) e “Crimes of the Future”
(1970), sono i suoi prima lavori, simili per molti versi, scritti, diretti,
fotografati e montanti dall’allora 27enne Cronenberg, mediometraggi girati in
35mm a tema fantascientifico, senza dialoghi e con un’unica voce narrante, ma è
nel 1975 che il nostro Davide Birra fa il salto esordendo con il primo
lungometraggio “Il demone sotto la pelle”, una horror in cui sono già
germogliano i temi del mio secondo Canadese preferito.
film arriva a Cronenberg in sogno, una coppia in un letto, un ragazzo e una
ragazza, ma prima che iniziate a fregarvi le manine ve lo dico subito: no, non
è uno di QUEI sogni, perché in un attimo dalla bocca della ragazza esce un
ragno ed ora, io non so se in Canada abbiano l’equivalente della peperonata,
ma Cronenberg quella sera deve aver fatto il pieno prima di mettersi a letto.
Continuiamo la tradizione del titoli di testa? Ma si dai! |
Per motivi
squisitamente di assenza di pecunia, Cronenberg sostituisce i ragni con gli
orridi vermoni che vedremo nel film finito, perché animare tutte le otto
zampette con gli effetti speciali costa e il buon David di soldi non ne ha,
tanto che per un po’ corre il rischio di vendere la sua sceneggiatura al solito
Roger Corman che già aveva nasato il potenziale da B-Movie della trama, anche perché
i primi titoli di lavorazione della pellicola lasciavano pochi dubbi in tal
senso, “Orgy of the Blood Parasite”, ma anche “The Parasite Murders” come uscì
per la prima volta in (poche) sale cinematografiche canadesi per, poi, prendere
il suo titolo definitivo anche se più generico “Shivers”, anche se quello
con cui è uscito negli Stati Uniti è da tenere a mente, “They came from within”
lasciatemi l’icona aperta che poi ci torno.
La freccia serve a sottolineare il concetto. |
Ma qui è
proprio il Canada a metterci la foglia d’acero lo zampino, sotto forma
di finanziamento per i giovani artisti, un pugno di dollari (canadesi), 179.000
per l’esattezza che a Cronenberg sono più che sufficienti per girare il suo
esordio, nel giro di un mese, montaggio compreso. Sfiga! Nessuno deve aver
letto il copione prima, perché a film terminato Cronenberg con la sua pellicola
scatena una cagnara mai finita, il giornalista Robert Fulford dalla pagine
della rivista Saturday Night, decise di toccarla piano con un articolo sul film
intitolato: “You should know how bad this movie is, you paid for it”, una cosa
del tipo: “Dovreste sapere quanto fa schifo, visto che lo avete pagato”. Mica
male come recensione.
controversi del film diventano oggetto di una seduta del parlamento canadese
(storia vera) che alla fine dà il via libera alla distribuzione in pochissime
sale, il film si becca recensioni contrastanti, ma fa discutere, lo stesso
Cronenberg nei contenuti speciali del DVD racconta di quella volta nel 1980 in
cui il suo film venne presentato in Germania e uno spettatore incazzato saltò su
tuonando che era tutto un plagio di “Alien”, salvo poi calmarsi quando lo
stesso Cronenberg gli spiegò che il suo film era stato girato nel 1975, ben
quattro anni prima del capolavoro di Ridley Scott (storia vera).
David impegnato a dirigere e a pulire il pavimento, questa si che è efficienza. |
Ed è chiaro
ancora oggi il perché di tutte queste reazioni, “Il demone sotto la pelle”
risponde perfettamente all’idea che Cronenberg ha del cinema, secondo lui l’arte
deve far riflettere ed essere sovversiva, prendendo le distanze dai film
mainstream che magari regalano qualche spavento, ma mantengono lo status quo.
ambientata in un palazzo lussuoso ed iper tecnologico noto come Arca di Noè,
una serie di appartamenti da sogno che vi costano come l’ultimo traghetto per
la Sardegna ad agosto, la pace di questo super palazzo per ricconi è interrotta
da un fatto di sangue, il Dr. Emil Hobbes (Fred Doederlin) uccide la studentessa
tredicenne e probabilmente sua amante Annabelle Brown (Cathy Graham con calze
al ginocchio per giustificare la giovane età) per poi tagliarsi la gola.
Si pensa ad un
incidente scabroso, ma isolato, in realtà, il Dottore stava cercando di
controllare un esperimento scappato di mano, un parassita inserito all’interno
della ragazza, con l’intento di replicare alcune funzioni del corpo, con il
piccolissimo effetto collaterale di trasformare il portatore del parassita in
una bestia guidata dagli istinti e senza inibizioni, tutti i tipi di istinti,
specialmente sessuali, infatti, il parassita ha proliferato tra gli abitanti del
complesso residenziale, complice l’abbondante darci dentro della paziente zero,
da qui in poi, i casini e i vermoni inizieranno ad abbondare.
Ecco, qui è quando le cose iniziano ad andare veramente di cacca. |
Parlando di
High-Rise, recente adattamento cinematografico del romanzo “Il condominio” di James
G. Ballard, mi ero già trovato a citare David Cronenberg e il suo “Shivers”,
uscito nello stesso anno del libro, l’influenza di Ballard sul mio secondo
Canadese preferito è chiara, anzi, diventerà palese nel 1996 quando Cronenberg
dirigerà “Crash” tratto proprio dall’omonimo romanzo dello scrittore e questo
serve a ribadire un concetto che mi sentirete esprimere spesso parlando del
cinema di Cronenberg: la continuità tematica.
trattandosi del suo esordio, l’allora 32enne Davide Birra aveva già chiari in
testa tutti i temi chiave del suo cinema, è la soffocante continuità con cui
continuerà ad esporli e sviscerarli nei suoi film, è sempre stato un suo tratto
distintivo, una ricerca ossessiva, anzi da ossessivo, sempre con quel suo
occhio distaccato da anatomopatologo, per cui gli voglio tanto bene, perché tra
pazzoidi ci si capisce al volo.
“Scusate gente, oggi ho avuto davvero una brutta giornata”. |
Il Dr. Emil
Hobbes è il classico “Mad Doctor” della tradizione dei film horror, una figura
ricorrente nelle prime pellicole di Cronenberg perché, ricordatevi, un
ossessivo non molla un’idea finché non è arrivato a sviscerarla in profondità mettetevi
in questo ordine di idee quando si parla di Cronenberg ed occhio ai nomi,
Hobbes non è stato certo scelto a caso, proprio dal filosofo Thomas Hobbes, David
prende in prestito il concetto sulla natura egoistica e competitiva dell’uomo,
mentre da Ballard, quelle che per lo scrittore sono le principali ossessioni
dell’uomo moderno: sesso e paranoia.
Classico esempio di metodo Montessori in azione. |
Il tutto
condito dal lavoro di sua maestà George A. Romero, l’influenza del capolavoro “La
notte dei morti viventi” (1968) è ben visibile qui e in tutti i primi film di
Cronenberg, quelli più smaccatamente Body Horror, le persone infettate dal
parassita vermone diventano una sorta di zombie, non mossi dall’istinto
primario della fame, ma quello altrettanto fondamentale per il sesso ed è
forte anche una certa vena anarchica e sovversiva che arriva da Ballard e da
Romero, ben visibile specialmente nel finale del film.
Brivido! Terrore! Raccapriccio! La notte dei Canadesi viventi! |
Ma la vera
forza di “Shivers” sta nella sua messa in scena, grezza quanto volete, vero, ma
in cui è già visibile il talento del giovane autore che, malgrado il budget
risibile e un cast variegato (si va dai totali esordienti alla leggendaria Barbara
Steele, un applauso sarebbe gradito), riesce a non far mai scadere la trama nel
trash o involontariamente comico, ma mantiene la tensione bella alta, grazie ad un’arte che affinerà di film in film,
il colpo segreto del malessere UA-TAAA!!
responsabili dell’infezione, riescono ad essere allo stesso tempo fallici
(nella forma) ed escrementizi nell’aspetto, anche quel loro caratteristico modo
di venir espulsi dal corpo, in scene come quella con protagonista Nicholas
Tudor (Allan Kolman) che letteralmente ne partorisce uno, oppure il processo
inverso, sì sto parlando della celebre scena della vasca da bagno, in cui la
Betts interpretata da Barbara Steele a sua volta fa la conoscenza dei carnosi
mostrini, nove anni prima della scena della vasca di “Nightmare dal profondo
della notte” (1984) di Wes Craven.
Voglio restare tutto il giorno in una vasca, con il vermone che mi coccola la testa. |
Di loro, i vermazzi
sono una vera schifezza, l’idea stessa di questi cosi maledetti, clandestini
pulsanti all’interno del corpo, sono una trovata che sa subito di malattia, di
infezione, se il film ha cambiato titolo tante volte e quello italiano è
figlio dell’abitudine anni ’70 di inventarci titoli lunghissimi, per una volta,
a mio avviso, è anche azzeccato, l’idea di un “Demone sotto la pelle” è
centrata, fa pensare subito alla malattia, viene voglia di correre a lavarsi la
mani, a farsi una TAC, se non proprio a farsi ricoverare in day hospital,
insomma, mi smuove le budella che poi è proprio quello che voleva ottenere
Cronenberg con il film.
vermazzi sono quelli di Dimensione Terrore (l’omaggio di Fred Dekker a Cronenberg nel film era appena appena percettibile,
due righe proprio), ma privati di ogni possibile rischio di umorismo,
specialmente perché Cronenberg è bravissimo a rendere spaventoso anche un
elemento ricorrente nel genere Horror, ma solitamente inserito per alleviare la
tensione e portare gli adolescenti in sala: il sesso.
Se fosse un film romantico qui la gente sarebbe in lacrime. Sfiga! E’ un horror! |
In questa
invasione zombie di origine scientifica, il sesso perde la sua componente
affettiva e piacevole, diventando il mezzo per cui l’infezione si propaga, un
HIV ante litteram in grado di generare solo malessere anche nello spettatore,
durante la sua fuga il protagonista Roger St. Luc (Paul Hampton, anche
se per certe facce che fa sembra Graham Chapman dei Monty Python) assiste a
scene erotiche di tutti i tipi, ma prive della loro componente erotica, a ben
pensarci sembra la fuga di Wendy Torrance tra i corridoi dell’Overlook hotel di
“Shinning” di Stanley Kubrick, solo con più incesti e meno gente in costume da
cane.
“Ciao, Danny. Vieni a giocare con noi? Per sempre… per sempre… per sempre” (Cit.) |
“Il demone
sotto la pelle”, complice anche il titolo italiano, come dicevo così chiudo anche l’icona lasciata aperta lassù, è un film Matrioska
tutto “Dal di dentro”, il parassita all’interno del corpo fa perdere ogni
inibizione al portatore infettandolo, allo stesso modo, l’arca di Noè perde la
sicurezza che solo il denaro può dare diventando un girone infernale pronto a
sua volta a spargere la sua infezione al mondo esterno e a ben pensarci è
anche il primo atto dell’infezione sparsa in giro per il cinema da David
Cronenberg, il portatore sano della sua idea di cinema con cui invadere la
settima arte e sapete qual è il bello? E’ solo il primo film della sua filmografia!
giorni, sempre qui, l’invasione continua a diffondersi…