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Il grande e potente Oz (2013): Sam, ho l’impressione che non siamo più nel Kansas

Il 23 ottobre compie gli anni uno degli eroi della Bara, per festeggiare il compleanno di Sam Raimi la scelta è stata facile, tra i suoi film che quest’anno compiono gli anni avevo sulla mia lista un solo film, che mi permette di fare una confessione.

La Disney è riuscita a bruciarmi uno dei miei eroi cinematografici dell’adolescenza, malgrado alcuni segnali precedenti, lo strappo definitivo tra i miei gusti e Tim Burton è avvenuto in concomitanza con la sua collaborazione disneiana e quella gran porcheria di “Alice in Wonderland” (2010), su cui francamente non vorrei aggiungere altro.

Consumato lo strappo, potete immaginare la mia gioia quando la Disney, cercando di replicare gli incassi del pessimo film di Burton e del filone del favola-movie (durato poco ma capace di fare grossi danni, prima di evolversi in un mostro peggiore, i live action disneiani… Brrrr!), ha pensato “bene” di rifilarmi un’altra stilettata al cuore, ti abbiamo bruciato il mito dell’adolescenza? Bene, ora mettiamo sulla graticola uno che ha la tua stima dall’infanzia, Sam Raimi alle prese con un prequel del classico di Victor Fleming, “Il mago di Oz” del 1939.

La Disney ci ha provato, ma la costante è sempre la stessa: in Sam we trust.

Un’impresa che farebbe tremare i polsi a chiunque, considerando il peso specifico, equivalente a quello dell’oro del film di Fleming (basta dire che Lynch ci basato su tutta la sua filmografia) e badate bene, ho parlato di prequel del film del 1939 senza tirare in ballo il romanzo, perché le ginocchia di Raimi non tremavano per niente e nel 2013 mandò a segno un film, chiaramente su commissione, su questo non ci piove, ma con uno stile e una classe che Burton non poteva nemmeno sognarsi. Il ricciolone ha completato la sua trasformazione da regista ad arredatore di interni, chinandosi (nel senso Natalino Balasso del termine) di fronte alla Disney, Raimi invece ha dimostrato come un professionista può accettare un lavoro su commissione, senza perdere i suoi tratti distintivi, l’anti-Burton insomma. 

Ora, affrontiamo la scimmia volante al centro della stanza, viviamo in uno strambo Paese a forma di scarpa dove chiunque, sta sempre più a sinistra di te, quindi quando si parla di Raimi, ci sarà sempre qualche “puro” che lo considera un venduto, perché Raimi dovrà essere solo e soltanto quello dei film girati tra amici in formato 16mm. Ma parliamo di un regista che ha firmato uno dei suoi film più belli in assoluto lavorando per la Universal, che ha gettato le basi con un “cine-comics” ancora oggi imbattuto (anzi, due e mezzo per la precisione), ma parliamo dello stesso che lavorando per conto di Kev Costner, ha firmato uno dei suoi film sportivo-romantici più riusciti, quindi continuate pure a fare i duri e puri, ma per negare la professionalità e il talento di Raimi, bisogna avere le fettine di prosciutto sugli occhi, qualcosa che ha dimostrato anche successivamente lavorando su commissione all’interno di un “sistema” con ancora più limitazioni come l’MCU. 

Come immagino gli uffici della Disney/Marvel.

Il sollievo per me in sala nel 2013 è stato proprio vedere che Raimi per il suo film su commissione aveva le idee chiarissime, “Il grande e potente Oz” ha saputo domare al meglio una moda che in quel periodo andava fortissimo nel cinema americano, infatti dico sempre che esistono una manciata di film che hanno saputo sfruttare al meglio il 3D, rendendolo espressivo, un’esperienza che aggiunge valore alla trama, quei film sono Avatar, “Hugo Cabret” (2011) di Martin Scorsese, The Hole di Joe Dante e il viaggio ad Oz di Sam Raimi, film di cui comprai il blu-ray ai tempi, mai pentito dell’acquisto, anche perché è un titolo che ancora spicca, e no solo perché la Disney si è messa a sfornare… Scelgo attentamente le parole, quintali di merda in live action. Sono un vero diplomatico. 

Forse l’unico segno dell’età de “Il grande potente Oz” risulta essere una scelta di casting che nel 2013 sembrava una promozione sul campo, la nascita di un nuovo sodalizio artistico, che ora risulta una di quelle scelte per cui la Disney metterebbe su un “Live action” correttivo, solo per nascondere sotto il tappeto James Franco.

Come sono iniziati i guai legali di James Franco.

Ai tempi era uno dei migliori emergi dalla saga di Spider-Man, perfetta faccia da schiaffi e straccia mutande in linea con gli Ash Williams che furono, oggi, considerando i suoi trascorsi e il modo in cui Hollywood lo ha condotto alla cinta daziaria, Franco risulta una scelta ancora più azzeccata considerando il suo ruolo, ma ormai lo sapete come funziona (male) no? Non si divide più tra artista e arte, peccato perché Franco qui era perfetto, meglio di lui, solo l’inizio messo su da Sam Raimi, versione espansa dei famosi cinque minuti che determinano tutto l’andamento del film. 

Nel Kansas del 1905, il venditore di fumo e famigerata faccia come il culo Oscar Diggs (James Franco), si arrabatta come illusionista in un circo errante, proprio per via del suo essere un impunito straccia mutande si mette nei guai e per non essere preso a pugno dal forzuto del circo, zompa su una mongolfiera, il tutto mentre Raimi rende omaggio al classico di Victor Fleming, utilizzando un bianco e nero seppiato in rigoroso 4:3, che si trasforma nel colore con rapporto: 2,35:1 proprio come accadeva nel film del 1939. Subito dopo una delle scene ultra dinamiche, una di quelle che urla “SAM RAIMI!” a pieni polmoni, quella della tempesta che proietta la mongolfiera di Oscar dal mondo reale in bianco e nero, a quello coloratissimo, laccato, pompato di personaggi digitali e volutamente esagerati come nel film di Fleming, il regista riesce a dare valore anche agli occhialetti sul naso degli spettatori seduti in sala e al formato 3D.

Davanti a Sam Raimi il cappello ti devi levare!

Appena sbarcato ad Oz, Theodora, la “strega buona” (Mila Kunis) lo vede cadere dal cielo, si prende una cotta ma soprattutto lo scambia per l’eletto caduto dal cielo che sconfiggerà il male, vi ricorda nulla tutto questo?

Mila Kunis, la strega buona e anche bòna.

Ecco perché a detta di Sam Raimi, non mancano nemmeno altri segni distintivi del suo cinema, anche se un’automobile potrebbe sembrare fuori luogo ad Oz, il regista del Michigan giura e spergiura che come già accaduto in “Pronti a morire” (1995), la Oldsmobile Delta 88 colore beige, la mitica “The Classic” che compare in tutti i suoi film, ci sia anche qui, smontata e nascosta in uno dei carri, non è chiaro qualche, ma Raimi giura che c’è (storia vera).

GROOVY!

Ovviamente non manca nemmeno l’amico ed attore feticcio Bruce “The King” Campbell in un ruolo divertente, pensato per lui da Raimi per “maltrattarlo” ancora un po’ sul set, come sempre tra amici. Ma il regista del Michigan in questo viaggetto dal Kansas ad Oz, rende volutamente omaggio al design retrò dei personaggi, per questo la trasformazione di Mila Kunis (oltre ad essere una piccola zampata horror in un prodotto Disney recente, in pratica un Gronchi rosa), è anche un modo per omaggiare il classico di Fleming, coniugando le sue intenzioni e le esigenze di prequel del committente.

Raimi dà sempre una mano all’horror (ha i trascorsi giusti

Raimi popola il suo film di strambi personaggi a sostegno di un protagonista che è tutto tranne che un eroe, infatti deve accontentarsi di una SIMMIA volante (sapete la mia teoria sulle scimmie nei film no? Bene, andiamo avanti) doppiata in originale da Zach Braff e trova il modo di rendere tenerissima una bambola di porcellana (che parla con la voce di Joey King) rispettando la dualità dei personaggi di Oz, versioni fantastiche delle controparti conosciute dal protagonista nel mondo reale, per altro, la bambola è realizzata con una CGI che per ora, dieci anni dopo, ha tenuto botta piuttosto bene.

Immagine dedicata ad uno dei Caballeros, so che Sergio apprezzerà.

Menzione speciale per il cast femminile, oltre a Mila Kunis in un doppio ruolo, troviamo la sempre guardabile Rachel Weisz e Michelle Williams, che vive di prepotenze nel ruolo della strega buona del sud, perché questi ruoli angelicati le riescono facile. 

Non starle troppo vicino James, hai già troppi processi aperti.

Difetti? Oltre alla natura di prequel, quindi di storia dal finale segnato perché già noto, può far storcere il nasino a qualcuno Il percorso da vigliacco a Messia del protagonista, il suo arco narrativo da Oscar ad Oz risulta canonico, anche perché parliamo del prequel di un film del 1939 e a dirla tutta, di un romanzo del 1900, quindi che vi aspettate esattamente? Inoltre non è lo stesso percorso di Ash Williams? Solo che qui l’armata delle tenebre è composta da SIMMIE volanti, non so voi, ma se questo è il difetto di un film, non ho grossi problemi a vederlo e rivederlo, come ho fatto spesso in questi dieci anni. 

Altro materiale per le mie teorie da scimmiologo D.O.C.

Anche perché la vera marcia in più di “Il grande e potente Oz”, ancora più dell’omaggio al film del ’39 già pregevole, sta nel fatto che Raimi in questo soggetto ha trovato parecchi elementi di suo e lo ammetto candidamente, anche di mio interesse. 

Oscar utilizza trucchetti da illusionista, tutti a base di scienza (proprio come Ash Williams nel suo viaggetto nel medioevo) che altro non sono che quelli che si possono trovare nella valigia dei trucchi di qualunque buon regista. Il Mago di Oz era un ciarlatano dietro ad una tenda verde? Benissimo, Raimi di anti-eroi vigliacchi è esperto, ma ancora di più della settima arte, infatti trovo qualcosa di quasi romantico nel piano: voi ci attaccate? E noi vi rispondiamo usando l’arma più potente che conosciamo… 

… LA MAAAAGIA DEL CINEMAAAAA! (scusate, mi sono fatto prendere dal ruolo) 

D’altra parte, i Raimi sono sempre stati una famiglia numerosa, mamma Celia Barbara Abrams e papà Leonard Ronald Raimi hanno avuto cinque figli in totale, di cui Sam è stato il quarto. Per un periodo molto breve ha condiviso la vita con Sander Raimi, molto influente sul futuro artistico del regista di Evil Dead, perché Sander non solo si dilettava in numeri da prestigiatore, ma era un grande appassionato di scienza, un genietto da questo punto di vista, anche se questo gli è costato la vita, era ospite di un campo estivo dedicato alla scienza in Israele, quando un incidente gli ha stroncato la vita nel 1970, all’età di sedici anni. Non credo che sia possibile che Sam non abbia pensato al fratello, quello con cui ha dichiarato di aver scritto le sue prime storie, quando la Disney gli ha proposto questo copione. 

Ma sentitevi liberi di dare a Sam Raimi del venduto eh?… ‘Gnoranti! 

Non vorrei dare un tocco troppo disneiano a questo post, ma i fatti parlano chiaro, la notevole colonna sonora di “Il grande e potente Oz” è firmatela da Danny Elfman, può sembrare niente, ma i due avevano litigato malamente sul set di Spider-Man 3, per via delle pressioni da parte della Sony, un Raimi stressato finì per incrinare il rapporto con il compositore iniziato lanciando secchiate d’acqua contro Liam Neeson sul set di Darkman (storia vera). Considerando quanto sia valida la colonna sonora qui, e nel successivo Doc Strange, buon per noi che i due amici abbiano fatto pace tornando a collaborare. 

Devo dire che “Il grande e potente Oz” ha scalzato dalla mia classifica di gradimento molte altre versioni del racconto originale, considerando il film del 1939 imprendibile per peso specifico, questo è l’altro Oz-film che guardo sempre con piacere, battuto di un’incollatura solo da Nel fantastico mondo di Oz, che essendo uscito in un periodo in cui la Disney era un po’ persa, poteva permettermi tutto l’horror che a Raimi è stato negato nel 2013, altrimenti avrebbe potuto giocarsela ad armi pari, ne sono certo.

Dieci anni dopo, sono ancora convinto che Sam Raimi sia uscito dalla prova del film su commissione per la Disney a testa altissima, guardate che finaccia hanno fatto le produzioni disneiana degli ultimi dieci anni, delle prese in giro, se non proprio degli insulti all’intelligenza del pubblico, che pare gradire di essere preso per i fondelli visto che finanzia. Quindi parlando tra Bariste e Baristi con sale in zucca, sarebbe ore di cominciare a rivalutare, o per lo meno di giudicare con più attenzione il film del grande e potente Sam, io non ho mai smesso di apprezzarlo, mentre per altri auguri di buon compleanno al regista, cliccate fortissimo sui link qui: Lo Spider-Post di Vengono fuori dalle fottute pareti. Mentre Il Zinefilo ci parla dei corti di Sam Raimi.

Sepolto in precedenza lunedì 23 ottobre 2023

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