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Il mondo dei Robot (1973): “Se il Villaggio dei Caraibi va in tilt i pirati mica si mangiano i turisti!”

Ci sono dei film che sono dei classici, poi ce ne sono altri che sono talmente tanto dei classici, da aver ispirato a loro volta altri
classici, come se fossero i classici dei classici, del classici al quadrato,
del classiconi, o usato abbastanza volte la parola classico da stordirvi? Bene,
allora posso iniziare.

Il Mondo dei Robot (in originale il ben più figo “Westworld”)
è uno di quei film con cui vai sul sicuro, se lo consigli e chi non lo ha mai
visto, gli fai un regalo. Se lo citi a qualcuno che lo conosce, partono subito
i cori di “Filmone!!!” e i cinque alti come se piovesse. Questo perché un
filmone lo è davvero, esordio come regista e sceneggiatore per Michael Crichton,
no, non è un caso di omonimia è proprio QUEL Crichton. Ah! Se per caso non si fosse già capito, questo film è un Classido!

Ora, io non sono uno di quelli che si scandalizza quando
uno scrittore tende un po’ a ripetersi, trovo che sia abbastanza normale che una
persona ami in particolare determinati soggetti o idee, quindi Crichton uno a
cui le idee buone non sono mai mancate, nel 1973 ha scritto e diretto una prima
bozza di quello che poi sarebbe stato il suo titolo più famoso (lasciatemi l’icona
aperta…), sapete che vi dico: avercene di bozze come questa!
Il Mondo dei Robot è prima di tutto un bellissimo esempio
di Weird-West, ma soprattutto è una pellicola così iconica, da far sembrare
tanti titoli arrivati dopo solo delle sbiadite copie, per quei due che non
la conoscono, vi parlo della trama così iniziamo ad entrare nel dettaglio: Toc
Toc, chi è? Cassidy, stavo cercando Dettaglio, si vieni entra…

Pistoleri, Robot… Si può chiedere di più da un film?
Il film inizia con una specie di servizio televisivo, un
giornalista del futuro con clamoroso look anni ’70 intervista dei milionari del
futuro, vestiti come vostro padre negli anni ’70, di ritorno dalla vacanza
definitiva, non sono andati a fare turismo sessuale (quasi…) sono appena
tornati da Delos e sono raggianti.
Sborsando un cospicuo numero di ex presidenti defunti
rappresentati su foglietti verdi, i viaggia-ricconi possono soggiornare in una
delle tre location di Delos, dove sono stati ricostruiti alla perfezione queste
tre epoche storiche: L’Antica Roma, il Medioevo e il Selvaggio West.

On second thought , let’s not go to Delos. ‘Tis a silly place…
Delos è una Disneyland popolata di Robot super avanzati
(umani e animali) impossibili da distinguere e dettagliatissimi, la vacanza a
Delos di fatto è un costoso gioco di ruolo dove il viaggiatore può fare
quello che vuole: può combatterli e ucciderli in duello, può comandarli come
schiavi, oppure può farci sesso assieme, divertimento garantito per tutti. Vuoi
fingerti lo sceriffo della città? Puoi farlo, preferisci sollazzarti con belle
cortigiane? Prego divertiti, vuoi uccidere le donne, violentare gli uomini e
uccidere i cavalli? Lasciami dire che hai qualche problema grave, però hai
pagato e a Delos il cliente ha sempre ragione.
Tanto, poi, notte tempo, i tecnici del parco ripuliscono il
casino, aggiustano i Robot danneggiati nel loro centro di controllo e supervisionato
tutto con le telecamere, per garantire il miglior intrattenimento del pianeta.
Le signore sembrano preferire gli amanti dell’antica Roma, il più dei
maschietti non vedono l’ora di giocare ai Cowboys dopo una vita passata a prepararsi.
Tanto nessuno si fa davvero male a Delos… A questo punto dovreste sentire riecheggiare
le parole di Ian Malcolm nella testa (“Dio ci scampi, siamo nelle mani degli
Ingegneri!”).

Nessun Yul Brynner è stato maltrattato durante la produzione di questo film.

Tutto questo ci viene spiegato quando nel parco arrivano
due aspiranti pistoleri, Peter Martin (il baffuto Richard Benjamin) e John
Blane alla sua seconda visita a Delos. La cosa curiosa è che l’attore che
interpreta Blane potrebbe essere il sosia di Christian Bale, gli somiglia
talmente tanto che facendo due calcoli, potrebbe anche essere suo padre,
infatti andiamo a controllare è scopriamo che è interpretato da James Brolin,
ovvero il papà di Josh Brolin (Non è un paese per vecchi, I Goonies), voi
direte, che centra Bale allora? Per fortuna nulla, ma ho sempre trovato curiosa
questa somiglianza.

“Ti hanno mai detto che somigli a… ” , “No baffetto, mio figlio di chiama Josh non Christian”.
All’inizio parlavo di classico al quadrato e, siccome
siete delle brave creaturine della notte, sono sicuro che avete già capito cosa
succede a questo punto della trama: i Robot si girano male, si rompono i
Robo-Maroni di questi umani svergognati, si ribellano e il parco diventa un
inferno.
Virus informatico? Dio che ci punisce per aver giocato a
fare Lui (o Lei)? Il film lo lascia volutamente tra il non detto,
in ogni caso, la razza umana non è più la categoria dominante del pianeta, il
metaforone direi che non richiede ulteriori spiegazioni.

“Hey! Quella era la mia milza! Che maniere!”.
Si scatena il Caos, le signore scappano dagli aitanti
antichi Romani stufi di fare i Toyboy, lancieri medioevali infilzano i CEO
aspiranti Re, i Pistoleri più veloci del West smettono di far finta ad essere
lenti ad estrarre e fanno tuonare i revolver. I nostro fortunati (si fa per
dire) protagonisti, si ritrovano inseguiti dal Robot più figo e cazzuto di
tutta Delos, l’implacabile “Gunslinger”, vestito di nero da capo a piedi, con
gli occhi di acciaio scintillante e interpretato dall’unico uomo al mondo con
la testa perfetta (“…Tutti gli altri hanno i capelli” CIT.), ovvero: Yul Brynner.

Quando si dice avere uno sguardo magnetico…
“Westworld” è un film dritto e diretto, che riesce ad
anticipare un quantitativo esagerato di cose fighe che sarebbero comparse al
cinema negli anni successivi, allacciatevi le cinture che parto con il fuoco di
fila di titoli.
Il pistolero vestito di nero che non smette di inseguirti
è lo Zio del Terminator di James Cameron, l’idea del parco dove l’uomo gioca a
fare Dio e crea i Dinosauri (i Dinosauri mangiano l’uomo, la donna eredita la
terra) è la prima bozza di quello che diventerà poi Jurassic Park. La visione
termica del pistolero e il trucchetto per provare a fregarla cercando di
salvarsi, è un antesignano di quanto vedremo in Predator. Se vogliamo, la
satira verso i ricchi anticipa quella di Robocop e il bizzarro telegiornale ad
inizio film ricorda quelli deliranti del film di Verhoeven, ma se proprio volessimo
esagerare, il mondo-finzione sorvegliato dalla sala di controllo anticipa il
Truman Show.
A questo aggiungiamo che è probabilmente il primo film in
cui una macchina impegnata ad inseguire un umano, ci mette la pulce nell’orecchio
riguardo alle questioni morali, questo prima del monologo finale di Blade
Runner, chiudo la tirata dicendo che in “Westworld” compare la prima scena in
CG del Cinema, utilizzata per ricostruire la sequenza dei cavalli e del canyon…
Direi che può bastare così che ne dite?

“Mi ricordi di ringraziare Michael Crichton per il bellissimo week-end”.

Michael Crichton nella sua enorme intelligenza non fa l’errore
del regista esordiente che vuole strafare, dirige tutto in maniera misurata e
con ben pochi grilli per la testa e azzecca il netto cambio di registro tra la
prima e la seconda metà del film.

Il primo tempo de “Il mondo dei Robot” è lineare e anche
un po’ prevedibile, sembra di stare guardando un episodio di una vecchia serie
tv Western, tipo “Bonanza” o “Rawhide”, in questo senso sembra quasi un lavoro
meta cinematografico. Troviamo tutti i clichè del Western, la scazzottate al
saloon, le sedie tirate in testa, il Cowboy che cade dalla balconata sul
tavolo, le bottiglie rotte, le prostitute con la gonna a sbuffo e la musica del
pianista ad un ragguardevole numero di decibel, insomma, tutto volutamente
retrò.

Se guardando questa immagine, in testa sentite un piano suonare un pezzo allegrotto, vuol dire che avete visto tanti Western nella vostra vita…
Quando scoppia il casino, i dialoghi si azzerano, la
prima cosa a colpire è l’utilizzo della musica, elettronica, ossessiva quasi a
scandire i passi dell’assassino come se il pistolero fosse il killer di uno
Slasher (d’altra parte anche Terminator ha molto in comune con gli Slasher), in
un tripudio di corridoi infiniti in cui scappare, dettagli sugli occhi del
pistolero (Ciao Sergio Leone, come va tutto bene?) in un lungo inseguimento.

A tutto questo… Aggiungete Yul Brynner, campione del
mondo della figoseria al cinema.
Sul set è volutamente vestito con lo stesso costume che
sfoggiava ne “I Magnifici sette” (e anche qui siamo dalle parti della trovata
meta cinematografica), è vestito di nero, ma soprattutto incazzato nero. Un
attore capace di ottima espressività, qui si azzera volutamente mettendo su una
faccia che dice: “Segnati le ossa, perché ora vengo lì e te le mescolo”. Non so
se un ragazzo Austriaco, futuro Mr. Olimpia abbia mai visto questo film, ma il
suo Terminator deve molto al grande Yul.

Uno sguardo che dice: “Segnati le ossa che ora te le mischio”.
“Il mondo dei Robot” è un super classico, il classico che
i vostro film classici si riguardano quando vogliono vedere un bel film, ha
alcune ingenuità e un look molto anni ’70, ma quando si parla di film avanti,
beh “Westworld” appartiene sicuramente a questa categoria. Esiste anche un
sequel, non diretto da Crichton intitolato “Futureworld” che però non ho mai
visto… Ma posso sempre rimediare, nell’attesa della serie tv ispirata a “Il
Mondo dei Robot” che esordirà a breve a Yankeelandia. Non ho idea di come sarà,
posso dire che sulla carta, hanno trovato l’unico candidato possibile a non far
sfigurare il ricordo di Yul Brinner, ovvero Ed Harris… Spero di non dovermi
ricredere, altrimenti sguinzaglierò Yul contro gli autori.
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