Una mattina Wes Craven si sveglia e mentre sta mettendo su il caffè decide di inventare i Cinecomics. Ok, non è andata proprio così, ma anche questo sarà l’argomento di oggi nel nuovo capitolo della rubrica… Craven Road!
Lasciatemi dare due numeri, tanto lo faccio sempre dovreste essere abituati alla mia stranezza: nel 1982 Wes Craven è un regista di 43 anni che ha sconvolto il mondo con un piccolo film violentissimo che ha ottenuto ancora più successo con un’altra pellicola altrettanto piccola e strapiena di cattiveria e poi ha provato ad arrotondare gli spigoli migliorando la confezione con una terza regia poco ricordata. L’uomo passato da essere un insegnante universitario ad un regista di film porno, dopo una sudata gavetta come fattorino sottopagato e montatore, ha il fuoco del cinema che arde nelle vene e una voglia di emergere che levati, ma levati proprio. Quindi, non si fa il minimo problema nemmeno ad accettare un film tratto da “Swamp Thing”.
![]() |
«Abby un giorno questa palude sarà tutta di Alan Moore, ma nel 1982 è ancora presto» |
Sempre nel 1982, Alan Moore era un ragazzo di 29 anni che si divideva tra i suoi primi lavori sulle pagine di “2000 AD” e la mezza idea di lanciare una sua serie regolare, sulle pagine di Warrior, infatti, esordiva quello che poi sarebbe diventato quel capolavoro di V for Vendetta. Non era ancora il nome più grosso della cosiddetta “British invasion” di autori arrivati dalla vecchia Albione per rivoltare come un calzino i fumetti americani, il suo primo contatto con i disegnatori con cui avrebbe collaborato sulle pagine di “Swamp Thing” (gli americani Steve Bissette e John Totleben) sarebbe avvenuto solo nel maggio del 1983, una lettera di presentazione in cui Moore faceva riferimento scherzosamente a quanto accaduto tra inglesi e americani nelle famose tredici colonie originali (storia vera).
Se pensate che io stia prendendo alla lontana questa premessa, non potrò mai farlo quanto Alan Moore! Nel 1982 James Wan aveva 5 anni, di sicuro non pensava ancora a produrre una serie televisiva su Swamp Thing. Questo è poco, ma sicuro.
![]() |
Nel 1982 James “pupazzo” Wan non sapeva nemmeno fare lo spelling della parola palude. |
Tutto questo per dire che è automatico, dalla poltrona comoda del 2020, pensare che un film tratto da “Swamp Thing” debba tenere per forza conto della rivoluzione portata da Alan Moore, sulle pagine di un fumetto che esisteva da molto prima per la precisione dal 1971, quando è stato creato da Len Wein e dalle matite del maestro Berni Wrightson. L’idea di un film arriva in tempo per rinverdire (mi sembra la scelta di parole corretta considerando il protagonista…) la popolarità di Swampy, prima dell’arrivo del nuovo talento inglese ai testi, quindi, in questo film sono assenti le tematiche con cui Moore ha reso il fumetto una pietra miliare, anche perché Wes Craven sono piuttosto sicuro, non avrà letto nemmeno mezzo numero del fumetto. Avevo abbozzato una mezza (non) rubrica sui film tratti da fumetto prima che fossero super, ecco, questo film è sicuramente un ottimo esempio.
![]() |
Ecco chi stava nella palude nel 1982, Wes Craven, immerso fino alle ginocchia! |
Craven affronta la sfida di portare un fumetto horror sul grande schermo, spingendo al massimo sul lato avventuroso della storia, infatti la trama è quasi tutta ambienta di giorno a Charleston, nel South Carolina dove il film è stato girato. Zio Wessy non ci prova nemmeno a dare un tocco oscuro al film e al suo protagonista, cosa che avrebbe aiutato parecchio, considerando il fatto che il costume di Swamp Thing è una cosa (della palude) di rara bruttezza, un tutone in gomma verdastro francamente inguardabile, alcune inquadrature sulla mani del personaggio, sembrano quei vecchi guanti in gomma che si usano per lavare i piatti avete presente? Ecco, uguale. Il tutto indossato dai quasi due metri di altezza dello stuntman con il nome più bello del mondo: Dick Durock. Cavolo con quell’allitterazione nel nome, era già lui un personaggio dei fumetti!
![]() |
I titoli di testa come da tradizione della rubrica, qui più fumettistici che mai. |
Gli elementi horror di “Swamp Thing”, Craven decide di evocarli giocando di sponda, in quella che oggi visto che abbiamo un vocabolario per questa tipologia di film, chiameremmo una storia di origini, zio Wessy aggiunge strizzate d’occhio ai classici, gli archetipi horror che balzano alla mente sono Il mostro della laguna nera di Jack Arnold e “La moglie di Frankenstein” (1935) di James Whale, ma sono giusti degli echi, perché Gill-Man era una creatura perfettamente a suo agio nel suo ambiente, mentre lo Swampy di Craven, è un coso plasticoso che compare spesso a sbuffo come se fosse dotato di poteri di teletrasporto, mentre, a ben guardare, l’unica capigliatura al limite, sono i riccioli di Adrienne Barbeau che, comunque, resta sempre una meraviglia, era appena fuggita da New York e stava per andare ad affrontare una scatola dal contenuto spaventoso, diretta da Romero, insomma era al suo meglio.
![]() |
«Quei fiori sono per me? Allora non sei cattivo come dicevano in Twin Peaks» |
Le tematiche care a Craven vengono messe momentaneamente da parte, si potrebbe giusto trovare un filo sottile, quasi un ramoscello, che lega “Il mostro della palude” ai primi film del maestro di Cleveland: il tema dello scontro tra persone di città con la natura selvaggia e i suoi ancora più selvaggi abitanti, qui viene declinato in salsa “pop” e diluito, molto diluito. Per quello che alla fine è un film d’avventura in cui Craven, però, ha voluto almeno uno dei suoi pretoriani, infatti tra i componenti della milizia che ad un certo punto utilizza un serpente come arma un po’ come in Le colline hanno gli occhi, compare David Hess, il Krug di L’ultima casa a sinistra. Se a questo aggiungiamo una riga di dialogo del protagonista Alec Holland che è una citazione a “L’enigma di Kaspar Hauser” (1974) di Werner Herzog, possiamo mettere la parola fine alle mire autoriali di Craven, almeno per questo film.
![]() |
«Questo è per quello che hai fatto a quelle due povere ragazze Krug!» |
Alec Holland è uno scienziato stravagante, idea che il pupazzo Wan ha ripreso identica per la serie tv da lui prodotta, Craven per sottolineare quanto il suo protagonista sia strambo, lo fa recitare a quel mito di Ray Wise, molti anni prima che Twin Peaks lo renda famoso (o famigerato). Holland è ad un passo da una scoperta rivoluzionaria: un ibrido tra vegetale e animale, in grado un giorno di donare proprietà super alle piante, per un pianeta che galoppa verso la sovrappopolazione, potrebbe essere la soluzione alla fame nel mondo. Ma il ricco e perfido Dr. Anton Arcane (interpretato da un diabolico Louis Jourdan, magari lo ricorderete per il suo film successivo, “Octopussy – Operazione piovra”) ha altre idee e per mettere le mani sulla formula mette a ferro e fuoco la palude dove lo scienziato vive e lavora.
![]() |
Il cattivo Arcane e la sua maschera di gomma… Uhm, dove ho già visto tutto questo? |
Un posto dimenticato da Dio e dagli uomini («Dov’è ristorante più vicino?», «A Washington») dove viene mandata a supervisionare il lavoro di Holland anche la bella Alice Cable (Adrienne Barbeau), perché un film in una palude si chiama sempre una bella donna, è come la pizza con la birra, sono quegli accoppiamenti che non possono mancare mai. Da qui in poi avete già capito come prosegue, la storia romantica viene spezzata dall’intervento degli sgherri del cattivo che danno fuoco al laboratorio di Holland gettando lo scienziato creduto morto in acqu… Solo a me ricorda tanto la trama di Darkman di Sam Raimi?
![]() |
Meglio il salto del dottor Alec Holland? … |
![]() |
…Oppure il volo del dottor Peyton Westlake? |
Vabbè, andiamo avanti, grazie alla sua invenzione Holland si trasforma in un mostro metà uomo e metà pianta che inizia a fare piazza pulita degli sgherri, risalendo la piramide gerarchica dove al suo vertice si trova Arcane a colpi di vendett… No, raga, ma questo è proprio Darkman! Andiamo su, uno degli sgherri di Arcane è interpretato da Nicholas Worth che recitava proprio in un ruolo identico anche nel film di Sam Raimi!
![]() |
Nicholas Worth a sinistra in “Darkman” e a destra qui vestito come Rolando di “Mai dire Gol”. |
In “Darkman” era lo sgherro al quale il protagonista rubava l’identità dopo averlo defenestrato, non potete dimenticarlo, era protagonista di una delle scene migliori del film, quella della maschera di gomma che ribolliva sciogliendosi e a ben guardare, anche nel film di Craven Nicholas Worth è protagonista di una trasformazione indotta dalla formula rubata da Arcane, per altro, durante una cena piena di invitati ben vestiti, dove nessuno s’indigna oppure reagisce davanti ad una mutazione servita al posto del dolce. Forse erano tutti distratti a guardare la vertiginosa scollatura di Adrienne Barbeau, chi lo sa.
![]() |
«La mia faccia è quassù» |
No, è evidente che “Il mostro della palude” abbia attratto le attenzioni di quegli appassionati di fumetti che ora sono ovunque, tanto che anche chi non ha mai letto i fumetti si professa fan, ma prima, dovevano tenere un profilo basso per evitare gli schiaffoni sul coppino da parte dei “Quarterback” più popolari a scuola di questo mondo. Sam Raimi da sempre appassionato di fumetti e con un’amichevole “faida” aperta con Wes Craven, questo film deve averlo visto di sicuro, quindi il suo Darkman (un film davvero pionieristico che ha contribuito moltissimo ad avvicinare il mondo del fumetto e quello del cinema) deve aver tenuto conto del primo passo fatto da Craven in questo terreno inesplorato che ora tutti noi conosciamo come “Cinecomics”. Un piccolo passo per il professor Craven, un grande passo per tutti quei nerd come noi.
![]() |
«Sei tu, Murphy?» ah no scusate, sbagliato film. |
Questo non cambia il fatto che “Il mostro della palude” sia proprio una cosetta girata in maniera diligente e volutamente “pop”, ma poco più, va a braccetto con l’orrido (ma nel senso sbagliato del termine) costume di Swampy, anche un’estetica folle in cui è chiaro che Craven abbia voluto provare a tradurre sul grande schermo, il linguaggio tipico dei fumetti.
Le didascalie che indicano i luoghi sono scritte con un carattere bello rotondo molto fumettistico, ma è impossibile non notare le dissolvenze che sono tante e una più assurda dell’altra, vi sembravano retrò quelle di Guerre Stellari? Beh, vuol dire che non avete mai visto “Il mostro della palude”. Ci sono dissolvenze laterali, dissolvenze che sfumano, dissolvenze a forma di esplosione, sono così tante e così di cattivo gusto in tanti momenti, che sembra che Craven abbia fatto come Homer in una delle gag più spassose di sempre dei Simpson, me lo vedo zio Wessy in sala di montaggio ad invocare la dissolvenza a stella.
Il film ha qualche calo di ritmo nel secondo atto che Craven compensa grazie… Beh, alle grazie di Adrienne Barbeau e a scene d’azione in cui Swampy salta dalle barche lanciate a tutta forma una contro l’altra nemmeno fosse un Rambo con le alghe al posto dei muscoli, un adorabile casino che nel finale ci dà dentro con l’assurdità.
![]() |
«Bambini? Se fate casino la barca… Ve la buco!» |
Swampy e Adrienne Barbeau incatenati nelle segrete della magione di Arcane riescono a liberarsi perché la creatura un tempo nota come Alec Holland si… Ehm, allunga (…non in quel senso!) come uno Spatifillo in cerca della luce solare, giusto in tempo per affrontare il cattivone che per effetto della formula dello scienziato si è trasformato, anche lui in un enorme uomo-pianta direte voi? No, in una sorta di lupo mannaro (ma perché?) però armato con una spada (perché!?!), lo scontro finale tra i due mostri con due dei peggiori costumi mai visti al cinema, lo si guarda con l’aria affascinata di quando in replica in tv becchi per caso un vecchio film di Godzilla, non importa se si vede la zip sulle tute, è un regalo lo stesso.
![]() |
«Per il potere di Grayskull!», «Stai scherzando vero?» |
Il film procede in maniera così classica che non credo di urtare la sensibilità di nessuno se vi racconto l’ultima scena che vede il mostro della palude vincitore, allontanarsi da solo nella boscaglia, colui che un tempo era un uomo ha accettato con dolore la sua nuova tragica condizione, resterà qui e continuerà la sua ricerca e la sua lotta, la bestia deve lasciare la bella, anche se la donna che lo ama invoca il suo nome mentre lui scompare in lontananza. Vi ricorda qualcosa tutto questo? Esatto, Darkman. Purtroppo, non avremo mai più la possibilità di chiederlo a zio Wessy, ma mi dispero lo stesso, perché nessuno fa mai le domande giuste a Sam Raimi? Perché dico io!? Tutti i giornalisti gli chiedono sempre del suo Spider-Man, provate a chiedergli di “Swamp Thing” una volta, così, tanto per cambiare.
![]() |
Fotosintesi clorofilliana. |
Sam Raimi nel 2002 ha portato i fumetti al cinema nel modo migliore, senza nessuna paura di negare la natura anche giocosa e colorata delle vignette, se ci è riuscito è anche un pochino grazie al lavoro di Wes Craven, quindi il cinema contemporaneo popolato di super calzamaglie qualcosina lo deve anche al maestro di Cleveland. Lungi da me cercare di vendervi “Il mostro della palude” come un titolo fondamentale, è una cosetta girata diligentemente con un pugno di dollari, però mi piace mettere i puntini sulle “i” e poi, diciamolo, non è Swampy l’icona horror con cui Wes Craven ha sconvolto e spaventato il mondo, quella arriverà su queste Bare tra sette giorni. Vi consiglio di iniziare a preparare il caffè, sarà meglio restare svegli… Ci vediamo qui la prossima settimana, su Craven Road, all’angolo con Elm Street, non mancate!