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Il principe cerca figlio (2021): no Landis, no Party

Sicuramente non sarà andata così, ma purtroppo la mia
immaginazione non mi concede tregua, riesco solo a pensare ad Eddie Murphy
seduto in un cinema a guardare Black Panther urlando: «Si. Può. Fare!» anche se nello specifico dovrei dire:
«Si. Può. Rifare!».

Si perché da anni Murphy alla Stallone, minaccia seguiti dei
suoi film più famosi, nella speranza di tornare ai fasti degli anni ’80 che lo
hanno visto altro che re di Zamunda, proprio imperatore. La differenza è che zio Sly è un
autore, bene o male porta avanti la sua visione in tutti i film in cui recita,
Murphy invece dopo averci distratto sventolandoci davanti al naso un “Beverly
Hills Cop IV”, ha deciso di colpirci a tradimento sul coppino, con uno
schiaffone dato a mano aperta chiamato “Il principe cerca figlio”, seguito
dell’ormai classico Il principe cerca moglie.

Qualcuno aspettava davvero questo seguito? Cioè intendo dire
oltre ad Eddie Murphy? Voi conoscete qualcuno che si sia esaltato all’idea di
una seconda avventura per il principe di Zamunda? Personalmente tutti i pareri
che ho avuto modo di sentire erano più o meno del tipo: non sarà bello come il
primo ma lo guarderò lo stesso. Proprio per questo e per la mia stramaledetta
immaginazione galoppante, non riesco a non pensare ad Eddie Murphy seduto sul
divano di casa in piena Pandemia globale, con i cinema di tutto il mondo chiusi
urlando: «Si. Può. Rifare!».

Eddie all’uscita del cinema, dopo aver visto Black Panther, carico di idee bellicose.

Ci siamo adattati – ma non ancora davvero rassegnati – all’idea di guardare le nuove uscite in streaming sulle varie piattaforme, il
2020 ci ha preso a schiaffi e il 2021 sta continuando il pestaggio, un
allineamento di pianeti (e sfiga) perfetto per portare “Il principe cerca
figlio” su Prime Video. Un film che se fosse uscito in sala, non sarebbe durato
una settimana, ricoperto dai quintali di cacca di elefante da cui è stato
universalmente accolto fin dalle prime recensioni, ma vuoi mettere averlo
comodo a portata di click su Prime Video? Non sarà bello come il primo ma lo
guarderò lo stesso sento ripetere. Sono afflitto da più vocine nella testa del solito oggi.

Mi dispiace dare ragione a chi etichetta i film prima di
vederli, che sarebbe stato un passo falso era chiaro lontano un chilometro,
bisognava solo capire quanto sarebbe stato grande lo sbaglio e posso dirvelo, è
gigantesco, un cratere fumante, un incidente in galleria, un astronauta a cui
scappa di vomitare. Alcune immagini (di dubbio gusto) per darvi l’idea a che
razza di tragedia ci troviamo davanti.

Ci sono due chiavi di lettura possibili per affrontare “Il
principe cerca figlio”, la prima sarebbe quella del gioco alcolico, durante i 110 minuti del film, bevete uno shot di Vodka ogni volta che vi
ritroverete a dire «ma è uguale!» oppure «Ma è quello del primo film!» oppure ancora, ogni volta che un elemento del film originale di John Landis è stato ripreso e riciclato IDENTICO qui. Vi assicuro
che ben prima di arrivare a 110 minuti, sarete sdraiati a terra ‘mbriachi a
cantare canzoni tipiche di Zamunda, il che sarebbe anche l’unico modo possibile
per rendere gradevole questo disastroso seguito.

Ma è uguale! (sotto con la Vodka)

Avete presente quando Landis con la macchina da presa
scavalcava le montagne del logo della Paramount Pictures per portarci a
Zamunda, un villone da pappone in mezzo al niente? Il seguito inizia allo
stesso modo (shot di Vodka!), da qui in poi sembra la rimpatriata con i vecchi
compagni delle elementari trent’anni dopo e in quanto tale, deprimente. Il
livello di paraculaggine di questo film è orientato su “sfacciato”, nessuno è
stato risparmiato, nemmeno l’elefantino Babar che qui torna, anche lui
invecchiato e in CGI, perché nel frattempo il mondo del cinema è cambiato.
Volete dirmi che sentivate il bisogno di sapere come sta l’elefantino che
gironzolava per i cortili reali del primo film? No, ma tanto Eddie Murphy, non
ci risparmierà nulla, se rimpatriata triste deve essere che lo sia fino in
fondo, fino alle drammatiche conseguenze.

Gli sceneggiatori sono gli stessi del primo film (Vodka!), solo con
evidenti segni di senilità o peggio, con nessuna volontà di portare Il principe cerca moglie nel 2021, anche se con tutta la sua CGI brutta, Black Panther risultava essere un seguito migliore del film di Landis, perché
almeno quel film ha scatenato l’orgoglio delle sorelle e dei fratelli neri
laggiù negli Stati Uniti. Questo seguito? Vale meno di un “La bottega del
barbiere” qualunque, ed è inutile citare quel film, oppure inserire nei dialoghi battutine
meta cinematografiche sui seguiti che arrivano trent’anni in ritardo, ormai il
disastro l’avete fatto.

Secondo un breve calcolo, loro dovrebbero avere 106 anni a testa.

Il principe Akeem Joffer (Eddie Murphy) è invecchiato con il
suo titolo addosso come Carlo d’Inghilterra, Zamunda è ancora governata dal
morente re Joffy Joffer (un grande James Earl Jones che acchiappa l’assegno e
scappa il più velocemente possibile), ma la nazione è minacciata dai bellicosi
vicini, comandati dal guerrafondaio generale Izzi interpretato da Nicolas
Cage
Wesley Snipes, che in una prova alla Cage resta comunque il migliore
di tutto il film.

Wesley resta il migliore, anche se in questa foto nessuno lo sta guardando.

Izzi è il fratello della mancata sposa di Akeem, non potete
mancarla perché da trent’anni ancora saltella e abbaia come un cane, proprio
come l’abbiamo lasciata nel primo film. Se non ci sarà un matrimonio di corte a
sancire la pace, allora sarà la guerra tra le due nazioni ed Akeem è a rischio, storicamente
ricordato come un mollaccione, perché ha avuto tre bellissime figlie, ma nessun
maschio.

Il film procede con l’avanti veloce facendo tornare in scena tutti i
personaggi, dal fidato Semmi (Arsenio Hall, il porta borse di Murphy)
alla regina Lisa (Shari Headley) e per essere un film tanto desiderato da
Murphy, proprio lui risulta quello invecchiato peggio di tutto il cast, sul
serio Eddie, vuoi tornare nei panni di Axel Foley con quella panza che hai
messo su? Auguri!

Panxel Foley

Al funerale (da vivo) di re Joffy Joffer, il film si gioca
la comparsata di Morgan Freeman nei panni di Morgan Freeman – niente rapinatore
Samuel L. Jackson, quindi tocca all’altro grande attore di colore. Denzel non
ne ha nemmeno voluto sentir parlare di ‘sta roba secondo me – ma soprattutto si
gioca l’idea brillante: durante la sua trasferta in America di trent’anni
prima, Akeem ha avuto un figlio maschio che potrebbe ereditare il trono,
sposare la figlia di Izzi e risolvere la situazione. Time Out Cassidy!

Spero almeno che tu ti sia fatto pagare bene caro Morgan.

Ma perché semplicemente Akeem, diventato re di Zamunda dopo
la morte del padre, non cambia le regole di corte concedendo ad una donna di
diventare regina (come finirà a fare prima dei titoli di coda)? Perché questo
seguito non esisterebbe? Sarebbe stato davvero un male? Fine del Time Out.

Sarebbe bastato dire che Semmi aveva mantenuto il segreto
per tutti questi anni, invece si è preferito far fare l’annuncio allo sciamano
di corte (Arsenio Hall truccato), che armato di tablet mostra l’identikit del
principe tipo foto segnaletica. Ma come è possibile che sia nato? Facile, ci
giochiamo la carta della “retro-continuity” e poi spendiamo un po’ di soldi per
ringiovanire Hall e Murphy utilizzando il de-aging. Lo so, sono tante parole in
inglese brutte da leggere, ma mai quanto la trovata che si sono inventati per
giustificare la nascita di Lavelle Junson (Jermaine Fowler).

Arsenio Hall truccato da sciaZZzzZZ ehm scusate, talmente una noia che sbadiglio solo a guardare le immagini.

Durante il suo viaggio americano, Akeem è stato drogato ed
ehm, cavalcato da Mary Junson (Leslie Jones) ed ecco fatto, il bastardo di
corte nato nel Queens. Se ve lo state chiedendo, Leslie Jones è una comica del
Saturday Night Live che porta avanti due tradizioni, quella dei comici del SNL
trasferiti sul grande schermo che non fanno ridere nemmeno per sbaglio, ma
soprattutto delle comiche del SNL trasferite sul grande schermo in seguiti non
richiesti, infatti recitava anche nel Ghostbusters
che tutti ricorderanno solo per le polemiche in rete. Non è che i comici del SNL portano un po’ sfiga?

Lo so è molto da digerire, figlie toste (tra cui una
interpretata dalla brava KiKi Layne che dovrebbe cambiare agente
immediatamente e scegliere film migliori), Murphy ringiovanito in digitale e violentato a sua insaputa,
ma voglio provare a distrarvi parlando del titolo del film: “Coming 2 America”
non si può guardare, nemmeno ci trovassimo davanti ad un “2 Fast 2 Furious” (2003), ma
soprattutto il suo adattamento Italiano, quando Akeem torna nel Queens per
cercare Lavelle ormai è stato incoronato, quindi al massimo sarebbe “il re
cerca figlio”, ma mi rendo conto che è davvero l’ultimo dei problemi di un film
che cerca di cavalcare ogni minimo dettaglio del film precedente (vodka!),
riproponendolo identico.

Mossette e mossettine per un gran spreco di KiKi Layne.

Ecco perché Akeem gira per il Queens in abiti regali, ma per
scendere dall’auto per parlare con il figlio, si cambia al volo come Arturo
Brachetti, indossando cappellino e giacca con le toppe come nel 1988 (si, é il momento della vodka). Ma se
vuoi convincere qualcuno che sei il re di Zamunda, non sarebbe meglio
presentarsi vestito da re? Poco importa, il figlio gli crede sulla parola senza
fiatare lo stesso, perché gli effetti della senilità sui due sceneggiatori si
vedono, si vedono anche troppo.

“Io sono tuo padre”, “Vestito così come posso non crederti immediatamente”

A questo punto “Il re principe cerca figlio” non è
più un seguito, ma è un remake a campi invertiti del film di Landis, questa
volta tocca al principe Lavelle fare la parte di “Un americano a Roma
Zamunda” con tanto di “Buongiornissimo” lanciato agli animali della savana, che
non possono rispondergli mandandolo a ‘fanculo, quella è una gioia che mi sono
riservato io come spettatore, più che altro commentato la qualità generale di
questo film (storia vera).

Una volta dal Queens arrivavano le regine, ora questi due.

Mi dite perché dovrei patteggiare per un cafonazzo del
Queens che conosco da due minuti e per la sua mamma, ancora più sopra le righe
di lui? Come spettatore che mi frega di fare il tifo per due “American Idiot”
che giunti in Africa fanno i guappi di cartone a corte? Il bello di Il principe cerca moglie era il suo
essere una favoletta, che aveva come protagonista un trucido tutto sommato
candido, che fuori dalla bambagia in cui era cresciuto, cercava una donna che
lo amasse mentre si scontrava con un mondo che non era il suo. Era un film
basato su battute sessiste, stereotipi sull’Africa e che giocava con
l’iconografia del Queens in puro stile anni ’80, funzionava perché Eddie
Murphy stava sulla cresta di un’onda altissima e a gestire il tutto, avevano
chiamato il cantore della comicità chiassosa Yankee, l’uomo che ha incarnato lo
spirito degli anni ’80 meglio di tutti, ovvero John Landis.

Riproporre le stesse identiche gag trent’anni dopo è triste
come la già citata cena tra ex compagni delle elementari, riportare in scena
tutti i personaggi (e quanto dico tutti intendo anche le rapper gemelle a cui tutti i
DJ toccavan le mammelle, ma anche i Sexual Chocolate) fa sembrare il film la
fiera del precotto, quando poi deve creare nuove gag, “Il principe cerca
figlio” preferisce affidarsi agli sponsor paganti.

Ora temo che il prossimo film di Murphy sarà “Randy Watson 2 – la vendetta dei Sexual Chocolate”

Anche il film di Landis aveva evidentemente ricevuto dei bei
soldi da una nota catena di Fast Food, ma aveva mimetizzato meglio la
pubblicità inventandosi il ristorante McDowell dove finiva a spazzare il
pavimento Akeem. In questo seguito che sembra un remake a campi invertiti,
tutti gli abitanti di Zamunda vestono tute con un puma come logo (in bella
vista), si interrompe il ritmo delle scarse gag per farsi un sorso di una nota
bibita gassata e la prova di coraggio con il leone (in CGI e che per di più
scoreggia… non chiedetemi di commentare vi prego), viene superata grazie ad una
scatoletta di cibo per gatti, mostrata in primo piano con tanto di protagonista
che entusiasta urla la marca, insomma ci sono modi più eleganti di smarchettare,
ma in questo film nemmeno quello avete saputo fare con grazia.

Mi ha colpito il dettaglio nei titoli di coda, sopravvissuto
a John Legend che canta in falsetto “Sheeeeee you Queen to beeeeeeee” (ma
perché questo accanimento terapeutico sulla malinconia? Perché!?), tra i
ringraziamenti del film compare il nome di Rick Baker, ma ovviamente nemmeno
una citazione a John Landis, anche perché lui e Murphy sul set di Il principe cerca moglie, finirono per
prendersi per il collo (letteralmente) e da allora sono come Red e Toby,
nemiciamici. Ma più che altro nemici.

“Re Murphy ordina, facciamo tutto il film come se Landis fosse qui”

Trovo tutto questo grottesco, si perché Murphy dopo aver
schiavizzato il regista Craig Brewer, che lo aveva già diretto nel più riuscito
“Dolemite is my name” (2019), che purtroppo non ho avuto il tempo di
commentare, qui viene costretto a fare il John Landis dei poveri. Vi giuro che
quando ho visto Akeem fare lo sguardo in camera, quello che è uno dei marchi di
fabbrica dei personaggi dei film di Landis, mi sono cadute parti del corpo di
cui dispongo in doppia coppia, e per inciso no, non si tratta delle braccia.

Trovo imbarazzante il modo in cui Murphy abbia palesemente
chiesto al suo regista di cercare di imitare lo stile di Landis, d’altra parte
non avrebbe inserito un discendente dei famigerati fratelli Duke, se non fosse stato un modo per
tentare di appropriarsi della proprietà artistica (se non proprio
intellettuale) di John Landis.

Di colpo è già il 24 dicembre.

Un regista con cui per altro Muphy è in rottura prolungata da
anni e di cui con “Il principe cerca figlio”, al massimo è riuscito solamente a
portare in scena il lato peggiore del cinema di John Landis, mi sanguina il
cuore a scriverlo, mi costa molta fatica, ma questo seguito è identico in tutto
e per tutto al seguito (CHE NON ESISTE!) di un classico di Landis, avrebbero potuto intitolarlo “Il principe cerca
moglie 2000”, sarebbe stato comunque un titolo più logico di quello con cui è
uscito, quindi esattamente come quel seguito lì, quello che NON ESISTE,
trattiamo questo “Il principe cerca figlio” allo stesso modo, ignoriamolo e non
parliamone mai più.

Ma ad Ovest delle trovate cretine, dell’operazione
malinconia messa su dall’ego di Murphy, il vero problema di “Il principe cerca
figlio” sono le svolte a caso di una trama che cambia in funzione della
prossima scena, se ora due personaggi si odiano (come Semmi e lo zio di Lavelle),
in quella successiva, senza alcuna spiegazione, saranno amici del cuore se è
necessario a giustificare l’ennesima insulsa gag, insomma un disastro su tutta
la linea.

L’ultima questione prima di chiudere e lasciare che i miei
neuroni cancellino per sempre dalla mia memoria il ricordo di questo film, è
anche la migliore delle recensioni possibili alla pellicola: ad un certo punto,
in maniera del tutto estemporanee, tra gli invitati a corte compare Dikembe
Mutombo Mpolondo Mukamba Jean-Jacques Wamutombo, anche noto semplicemente come Dikembe
Mutombo perché sulla maglia quando giocava nell’NBA, tutta quella spatafiata
che si ritrova per cognome non ci stava stampata. La vita di Dikembe Mutombo è
stata più interessante di questo film, avrei potuto scrivere di lui oggi invece
che perdere tempo con questo inutile seguito, sappiate solo che il buon Mutombo
(218 di altezza, da casello a casello) era celebre per una specialità, dopo
aver rispedito al mittente il tiro avversario, bloccando il tentativo con una stoppata, faceva dondolare il ditone a tergicristallo davanti
al naso degli avversari come a dire “non a casa mia mia”. Rivederlo qui ad
esibirsi nel celebre gesto, è anche il migliore commento possibile al film, no, no, no.

“Mira el dito” (cit.)
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