Prima ancora di leggere una sola riga di romanzo, di qualunque romanzo scritto da Tolkien, il mio incontro con “Il Signore degli Anelli” fu proprio questa pellicola: il film di animazione di Ralph Bakshi targato 1978.
Ora, nella mia piccolezza, ricordo di aver visto parte di questo film, o forse tutto non so, ma ne ricordo bene solo una scena, vista in uno dei rari passaggi televisivi del film, per anni ho conservato il ricordo: c’era una battaglia, un esercito di mostri verdastri che assaltavano un castello usando scale e lanciando frecce, mi ricordo solo musica bitonale, effetti sonori e i colori… Oh mamma mia i colori!
Mi ricordo tutto molto verde acido, cieli rossi, acidi pure loro, la parola chiave è acido, come una visione da LSD. Poi semplicemente il film non l’ho mai più rivisto, ho salvato nel mio cervello quella visione lisergica e la nozione che prima di Peter Jackson, qualcuno aveva provato a portare al cinema il romanzo di Tolkien.
Questo fino all’altro giorno, quando, in un ancora più raro passaggio televisivo, mi sono concesso il bis di questo film, questa volta dall’inizio.
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Un contributo video preso dalla mia infanzia |
Forte di letture Tolkeniane e di numerose visioni dei film di Pietro Di Giacomo, guardare questo film resta comunque un’esperienza notevole. No sul serio, so che i Tolkeniani duri e puri odiano questa versione, ne capisco anche i motivi, perché dopo due ore, arrivare alla fine e sentire la voce narrante (che raramente fa capolino durante la pellicola) avvisarti che questa è la fine della prima parte delle avventure di Frodo e compagni, non è proprio il massimo, specialmente perché la seconda parte… Non è mai stata fatta, non al cinema almeno. Vedete i bordi che si oscurano, la dissolvenza? Vuol dire che sta partendo un Flashback, allacciatevi le cinture di sicurezza!
Nel 1969, la United Artist acquista i diritti per l’adattamento del libro per un pugno di monete, la cosa importante per la major è riassumere tutto il romanzo in un solo film, perché nel 1969, la gente non si faceva fregare, pagando due biglietti per vedere un film diviso a metà…. Oggi è la normalità, anzi, a volte lo dividono anche in tre parti!
Un uomo si fa avanti gridando: “Il filmone ve lo faccio io!” Il suo nome è John Boorman, sì, quello di Un tranquillo week end di paura e quella cosina da niente che si chiama “Duello nel Pacifico”. Boorman ha la sua idea del film, butta giù una sceneggiatura molto personale e farcita di sesso e violenza come piace al regista. Ora, ai Tolkeniani è venuto un colpo, quando hanno visto le modifiche fatte da Peter Jackson nel suo film, specialmente per quanto riguarda il personaggio di Saruman, ecco, provate ad immaginare cosa avrebbero fatto se avessero visto cosa aveva in testa Boorman:
Frodo che per guardare nello specchio di Galadriel, prima deve fare sesso con l’Elfa. Gimli che minaccia la tredicenne Arwen per costringerla a curare Frodo a Gran Burrone. La Compagnia di amiconi dell’Anello che chiude il nano Gimli in un sacco e lo riempie di botte, per fargli ricordare la parola magica per aprire le porte delle miniera di Moria, alla faccia di “Dite Amici ed entrare”!
Boh, insomma, la UA quando ha letto questa cosa, ha licenziato Boorman che tanto era già stato pagato (e nemmeno poco) e il nostro John riciclò alcune delle sue idee per il suo successivo filmone Excalibur. Anche se Artù che mette Lancilotto in un sacco e lo gonfia di botte avrei voluto vederlo.
La palla al balzo la coglie Ralph Bakshi, Guru dell’animazione, teorico del rotoscope, tira dentro tutti i suoi collaboratori, che lavorano spalla a spalla con gli animatori della serie televisiva animata, tratta da “Lo Hobbit”. Bakshi riesce ad ottenere dalla major che il film uscirà con il titolo “Il Signore degli Anelli – Parte 1”, poiché la sua sceneggiatura, copre i primi due libri “La Compagnia dell’Anello” e “Le Due Torri” terminando proprio con la battaglia del Fosso di Helm. Ovviamente la UA fece quello che fanno sempre le major cinematografiche: dicono di sì all’autore di turno e poi fanno quel cacchio che gli pare.
Il film uscì senza accenni alla divisione in parti per paura che nessuno spettatore sarebbe andato a vedere un film incompleto… Lo so, leggere ora questi scrupoli da parte di una casa produttrice fa almeno sorridere.
Il film di Ralph Bakshi lo ricordavo psichedelico, in realtà è ancora più psichedelico di quanto ricordassi. Si apre con sagome nere su sfondo rosso e la voce off che ci aggiorna sui vari passaggi di mano dell’Unico anello, per poi passare ad un’animazione più classica e piuttosto accurata (malgrado l’età delle pellicola, i disegni hanno tenuto molto bene alla prova del tempo).
Dove Bakshi ci mette del suo è nell’animazione dei cattivi, utilizzando la tecnica del Rotoscope: il regista sovrappone ai disegni animati, una serie di attori vestiti e truccati da Goblin e da Cavalieri Neri. I personaggi risultano quasi tridimensionali, così facendo, la differenza tra le creature di Sauron e i buoni, disegnati in animazione classica risulta netta, l’effetto è straniante, ma non così disarmonico come potrebbe sembrare e considerando che si tratta di un esperimento bello e buono, a mio avviso il risultato finale raggiunge l’obbiettivo prefissato.
Se le creature di Sauron devono essere il Male, animarli in quel modo serve a rendere bene sullo schermo la loro natura maligna, differenziandoli dai buoni, infatti guardandoli capisci immediatamente le loro origini malvage… A mio avviso è una grande idea!
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«Non siamo cattivi è che ci disegnano così» |
La prima parte del film è molto aderente al romanzo, poi per motivi di tempo, sorvola su alcuni passaggi e va avanti veloce, specialmente sulle parti relative a “Le Due Torri” e se non avete letto il secondo libro (o visti il film di Pietro di Giacomo), seguire l’intreccio è un po’ complicato, anche se ogni tanto, fa capolino la voce off a cercare di chiarire i passaggi più oscuri.
In generale il ritmo è abbastanza buono, Bakshi si è ispirato ai disegni allegati ai romanzi, quindi approvati da Tolkien e non è male il fatto che i personaggi perdano un po’ quell’aurea di carineria che Disney ha sempre imposto nell’animazione: ad esempio Sam, è brutto e storto, con dei denti pazzeschi, però fa simpatia lo stesso.
Le coronarie dei Tolkeniani, vengono messe a dura prova dalle fattezze di Aragorn che in questa versione sembra… Beh, un Nativo Americano.
Dopo un momento di straniamento iniziale, ho trovato l’idea una figata, se ci pensate Strider/Granpasso è una specie di guida Indiana attraverso la terra di mezzo, peccato solo per il gonnellino che indossa, davvero inguardabile!
Questo adattamento, poi, non fa un passo indietro che sia uno, ogni colpo di spada lascia una cicatrice e spesso sparge litri di sangue (anche in favore di telecamera), i cattivi sono mostruosi, le azioni violente. Di edulcorato non c’è davvero nulla.
In ogni caso, se non fosse stato per questa versione del film, col cavoletto che avremmo avuto quella di Peter Jackson! Guardando il film è palese l’influenza di questa pellicola sul lavoro del regista Neozelandese, tanto che le scene madri selezionate, sono praticamente le stesse, in certi momenti, l’adattamento dei dialoghi è quasi identico, anche certe scelte visive (i decori sulla porta delle Miniera di Moria ad esempio, o il design di Gollum, modificato rispetto a come viene descrizione del libro) vengono proprio da questa pellicola, vedere per credere!
L’andazzo della pellicola è più orientata all’azione che ai dialoghi, infatti una grossa fetta del film la fanno le musiche di Leonard Rosenman (uno che non fa proprio dell’epica la sua forza, io lo ricordo solo per aver ammosciato le musiche di Robocop nel secondo capitolo della serie) che pur senza brillare troppo per originalità, fanno il loro dovere (basta dire che Bakshi avrebbe voluto far curare le musiche ai Led Zeppelin, allora sì che l’esperienza psichedelica sarebbe stata completa!).
La battaglia al fosso di Helm è esattamente come la ricordavo: creature verdastre che attaccano la rocca forte, cieli rossi, pochissimi dialoghi e solo musica. Non dico che mi abbia fatto lo stesso effetto di quella prima visione durante l’infanzia, però sono comunque rimasto incantato a gustarmi l’ottima messa in scena di pagine che hanno avuto una grande influenza su molte generazioni di lettori.
Bakshi fa proprio parte di quei lettori (sono sicuro che c’erano tanti Hobbit e anche qualche Gandalf nel fango di Woodstock), quindi è riuscito a sottolineare la tradizione psichedelico/hippy delle pagine di Tolkien. Non è un film perfetto, ma è un film che dovrebbero vedere tutti, i fan de “Il Signore degli Anelli” per ovvi motivi e tutti gli altri per assistere a come non tutte le ciambelle vengano sempre fuori col buco, ma sono comunque gustose da mangiare se chi le ha impastate ci ha buttato dentro due o tre funghetti colorati. Ora scusate, ma vado ad ascoltarmi The Piper At The Gates Of Dawn… Venite piccoli Hobbit, venite.