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Il silenzio dei prosciutti (1994): me lo farai sapere quando quei prosciutti smetteranno di gridare, vero?

Sapete che giorno è il 16 gennaio? Beh è il 16 gennaio, ok. Però voi sapete cosa succedeva il 16 gennaio di qualche anno fa? Dovreste se leggete abitualmente questa Bara, nel caso, ci arriviamo. Quest’anno per il 16 gennaio avrei voluto giocarmi la matta, ma il destino (e quelle caccole di Blogger) hanno voluto diversamente, poco male, eccoci!

Non ho un parere preciso riguardo ad Ezio Greggio, sono degli anni ’80 quindi come tutti, sono stato tirato su a repliche di “Drive-In” non mi pento di nulla, anzi! Mai seguito “Striscia la notizia” quindi non saprei dirvi, so che a volte mi ci ritrovo nell’umorismo non-sense del comico di origini piemontesi, di sicuro ho una predilezione per il suo “Il silenzio dei prosciutti”, esordio alla regia di Greggio.

Non è Spok, ma non viene nemmeno da Mork da dal Piemonte (forse su un uovo)

E che esordio! Il volpino aveva capito bene che per il pubblico italiano una parodia di Psycho sarebbe stata apprezzata come uno schiaffo in faccia dato a mano aperta, ma dalla sua aveva due grandi alleati, un tale Silvio, di cui preferirei non dire altro, danaroso e tra le altre cose, proprietario dell’allora Finivest, quindi datore di lavoro di Greggio, che in linea di massima qualcosa gli doveva, visti i continui riscontri di pubblico garantiti dai programmi del comico. L’altro amicone di Ezio è anche amico di questa Bara, stiamo parlando ovviamente del Maestro Mel Brooks, che non solo ha incoraggiato la vecchia idea di Greggio di realizzare una parodia su Psycho ma lo ha anche indirizzato verso Hollywood.

Il budget del film è un mistero, ma un po’ tutto “Il silenzio dei prosciutti” resta un titolo in grado di sollevare grandi domande (la prima delle quali: perché?), sta di fatto che Greggio ci credeva, tanto da metterci dei soldini con la sua casa di produzione, la Thirtieth Century Wolf, che non so voi, a me fa già ridere dal nome, figuriamoci dal logo con lupo tossicchiante. L’altra porzione del misterioso ma non striminzito budget è arrivata beh, dal solito Silvio proprietario anche della Penta Film, motivo per cui “Il silenzio dei prosciutti” ha potuto godere di una campagna promozionale qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa che lèvati, ma lèvati proprio, disegnandosi così un bersaglio bello grosso in pieno petto, lo stesso su cui avrebbe giocato a tiro a segno la critica nostrana di allora, che non aveva bisogno di essere schierata per trovarci dei difetti in questo film eh? Questo va detto.

Freddure che mi fanno ridere, tossire e abbaiare allo stesso tempo.

Ve lo dico fuori dai denti, la grande tradizione della parodia americana dei film si basa su due grandi Maestri che in realtà sono quattro, da una parte abbiamo Mel Brooks e dall’altra il trio ZAZ, Zucker-Abrahams-Zucker. Se escludiamo un paio di “Scary Movie” usciti nei primi anni duemila con di mezzo lo zampino di un terzo degli ZAZ, è negli anni ’90 che questa tradizione, questo gigantesco drago ha mosso la coda per l’ultima volta. Ad ovest dei film dei citati Maestri pensate a titoli come “Fatal Instinct” o “Palle in canna”, due film del 1993 che non hanno potuto contare sulla visibilità dell’esordio alla regia di Greggio, che nelle gag più riuscite, lo battono come un tappeto usando una mano sola, ma che però non hanno l’arma segreta di “The Silence of the Hams”, ovvero la costanza di martellare il pubblico con una gag ogni tre secondi, come se da quel ritmo dipendesse la sua vita.

Billy Zane è un cicciotosto (cit.)

Parliamoci chiaro, sono trovate che vanno dal geniale al veramente idiota senza soluzione di continuità, ma allo stesso modo pescano da tutto l’armamentario possibile immaginabile della comicità. Abbiamo rimandi ad altri film, giochi di parole, trovate non sense visive, facce note che contribuiscono ad abbattere la quarta parete, un fuoco di fila non mi è chiaro se frutto di una mente comunque vulcanica o di un film coltivato negli anni, costruito e modificato in corsa, proprio per questo così tanto carico di trovate. Poi sì, alcune come le battute sulle tasse imposte da Bill Clinton sono figlie del loro tempo quindi invecchiate male, altre invece, sono semplicemente idiote, come ad esempio Pavarotti a pezzi dopo l’ultima tournée. A dirla tutta ci sono molte altre gag assolutamente fesse, che però a me fanno molto ridere lo stesso, come le freddure della voce narrante (lo stesso Greggio che si doppia da solo, aumentando l’effetto comico nel confronto diretto con i doppiatori professionisti) che passa il tempo a snocciolare menate come il manicomio mancino, ehm volevo dire sinistro, anche se l’elenco qui è davvero infinito.

“The Silence of the Hams” è un film bruttino ma con il cuore dal lato giusto, non ha molti fan ma si è costruito il suo status di (s)cult nel corso dei trent’anni dalla sua uscita, io sono uno di quei folli che vuole bene a questo film, quindi ho una sola soluzione, aggiungere questo titolo alla lista dei Bruttissimi di Rete Cassidy!

Mi sembra giusto ricordare che gli intenti di questa non-rubrica sono sempre gli stessi: parlare di quei film che sono ciambelle riuscite senza il buco, ma con carattere da vendere, capaci di fare a loro modo la storia, non una celebrazione del brutto fine a se stessa, ma un modo per ricordarci che il lungo braccio della legge può arrivare ovunque.

“Il silenzio dei prosciutti” è nato come parodia di “Psycho”, fin dalla prima scena della doccia omaggiata due volte nel corso del film, ma nessuna delle due pareggia con l’unica volta che lo ha fatto Mel Brooks, però, qui ci sta tutta la differenza tra un entusiasta come Greggio e un Maestro come Mad Mel), ma si è alimentato (ah-ah!) grazie al successo de Il silenzio degli innocenti. Qualcuno tra i produttori o probabilmente lo stesso Greggio, deve aver pensato che era necessario dare in pasto al pubblico (ah-ah!) un titolo più recente da sgranocchiare rispetto ad un classico di zio Hitch, il trionfo di critica e pubblico del film di Demme si prestava alla perfezione, ed ironicamente Greggio ha sfornato un titolo in odore di parodia, più vicino anche a quello del romanzo originale di Thomas Harris, con i prosciutti al posto degli agnelli.

«Nessuno ha mai fatto quella faccia vedendomi senza vestiti», «Loro non avevano chiuso la zip troppo velocemente»

Già i produttori, si perché oltre ai finanziatori già citati, il giro delle amicizie che contano di Greggio è incredibile, avere alle spalle un genio come Mel Brooks aiuta certo, ma il film è co-prodotto anche da Julie Corman, moglie di Roger (grazie di tutto Maestro!) e questo ha garantito un’altra notevole infilata di facce note presenti nel film, oltre alla tecnica Corman per girare i film in contemporanea su più set per risparmiare, uno dei motivi per cui il budget misterioso del film gli ha comunque permesso di essere distribuito ovunque nel mondo, facendo soldi in sala quasi esclusivamente in Italia grazie all’ottima distribuzione, ma difendendosi bene sugli altri mercati, prima di scomparire nel nulla, infatti ancora oggi in home video è un oggetto del mistero.

Eppure “Il silenzio dei prosciutti” mescola in maniera riuscita due classici a cui voglio molto bene, un amorevole sfottò per entrambi che risulta riuscito. Charlene Tilton nei panni di Jane White fa bene il verso alle bionde hitchcockiane in fuga con il malloppo verso lugubri hotel, mentre Billy Zane ancora con il ciuffo, è una perfetta Jodie Foster, anzi Jo Dee Fostar, e ditemi quello che volete, la felpa con il nome mentre si allena è la prima delle infinite idiozie di questo film che ogni volta, mi fanno scoppiare a ridere. Sono scemo lo so, o forse ho solo un umorismo in linea con quello di Greggio.

Benvenuti nell’FB…AAAAAAAAIIIIIIIIIIIIII!

Il numero di trovate è davvero un fuoco di fila, ci sono menate visive spassosissime, come la sovraimpressione Los Angeles, mentre Greggio ci mostra delle gondole, oppure lo spioncino della porta del manicomio, il bus da prendere, proprio fuori, l’elenco del film è infinito, infatti se per caso mentre stai guardando il film ti scappa uno starnuto, nel tempo di sentirti dire “Salute!” ti sei perso tre gag e una faccia nota, ribadisco, di un livello che va dal geniale alla freddura, che aggiunge un tocco di ginger… Non ora Ginger!

Come sempre quando si tratta di una parodia, il rischio è trasformare il post in un mero elenco di citazioni, ma per me è innegabile che molte delle idiozie sfornate da Greggio siano diventate gag che cito a profusione e che tornano in mente anche guardando altri film, ad esempio dal 1994 non posso più sentire nessuno pronunciare FBI senza pensare al poveretto che si fa seriamente male per enfatizzare la pronuncia americana della lettera “i”. Allo stesso modo le facce note nel film si sprecano, il maître di sala dello spaventoso manicomio è Viggo il carpatico, mentre Bubba Smith noto per il suo ruolo in “Scuola di polizia” è l’attore perfetto per la parte di Olaf, svedese, ma in realtà metà russo e metà finlandese e via così, senza sosta, fino ai titoli di coda.

Tra gli attori di peso (ah-ah!) si nota lo zampino di Mel Brooks perché nei panni del facente funzione di Hannibal Lecter, ovvero il Dr. Animal Cannibal Pizza, troviamo uno dei feticci del Maestro, il grande (ah-ah!) Dom DeLuise che gigioneggia felice per tutto il tempo. Ezio Greggio invece, millantando – a sua detta – una somiglianza con Anthony Perkins si ritaglia il ruolo del pazzo da catturare, Antonio Motel. Una stellina su TripAdvisor.

«Mi sono mangiato anche Anthony Hopkins, con un piatto di fave, del buon Chianti e due spaghetti aglio e olio»

Uno dei miei personaggi preferiti è il Ranger, anche perché ogni volta che compare in scena il mitico John Astin, parte un doppio schioccare di dita che ci ricorda i suoi trascorsi con gli Addams, e visto che in questo film i nomi originali vengono tradotti per assurdo meglio che altrove, anche la trovata del piede, al posto della mano ha un senso, visto che in originale l’aiutante a cinque dita degli Addams si chiama “Thing”, mentre nella versione da parodia “Smelly Thing” o in italiano “Piede puzzolente“. Ogni secondo di questo film Greggio ci lancia addosso una trovata, se riuscite a tenere il passo, buona corsa!

Schiocco di dita, schiocco di dita.

Il quantitativo di idiozie è altissimo, ma anche l’amore per il materiale che Ezio Greggio si diverte a sbeffeggiare, in una trovata alla Joe Dante (nome che NON cito a caso) che recuperava Kevin McCarthy per farlo tornare in un suo celebre ruolo, qui Greggio affida il ruolo del detective a Martin Balsam, azzerando i gradi di separazione con il suo identico ruolo in Psycho e poi gli chiede di esibirsi nella parodia della sua caduta dalle scale («… non di nuovo!»), tutta roba che sta a pagina uno della buona parodia, ma realizzata con una voglia di esagerare e far ridere che comunque, trovo da trent’anni encomiabile.

Devo sbrigarmi, questo post sta per finire!

“Il silenzio dei prosciutti” è un film da Guinness dei primati, sul serio, su questo non sto scherzando (forse), parliamo del film che ha collezionato tra le sue fila il più alto numero di apparizioni di registi tutti insieme, oltre a Dom DeLuise, per portare in scena la freddura dei prezzi degli alberghi, che sono una coltellata, Greggio ha potuto contare sul suo amico Mel Brooks, doppiamente omaggiato, visto che il vecchio socio del Maestro, lo sceneggiatore Rudy De Luca, qui compare nei panni di un personaggio di nome Malicious Mel.

La conta dei registi qui riciclati attori per Greggio mette in chiaro l’amore per il cinema Horror del volpino piemontese, ditemi quello che volete, sarà pur vero che guardando “Il silenzio dei prosciutti” viene da pensare che Greggio avesse foto compromettenti di tutta la parata di nomi noti che compaiono nel suo film, oppure semplicemente possiamo applaudire uno che ha avuto la fortuna di vedere tutti i pianeti allinearsi davanti ai suoi occhi e ha colto al volo quell’occasione (che lui stesso sperava non fosse unica, come il poster di “Jurassic Pork” nel finale mette in chiaro) per fare cosa? Per omaggiare due classici della paura, due titoli che hanno contribuito a portare al grande pubblico il genere horror. Non so voi, ma io la riconosco la passione quando la vedo. Riconosco anche le battute cretine, ma questo è un altro discorso.

Così muoiono i sogni di gloria Hollywoodiani di Greggio.

Se sei diviso tra horror e commedia, non puoi non voler il “Re del Cameo”, il regista che fa recitare nei suoi film gli altri registi, mi riferisco ovviamente al mio amico John Landis, qui nei panni dell’avvocato della First Lady.

Il mio amico John Landis, sempre un piacere averlo ospite su questa Bara!

Ma il record di registi-attori per Greggio si completa in una delle scene iniziati, dove insieme troviamo Joe Dante, ucciso sul selciato da un misterioso zoppo interpretato da… John Carpenter! Questo spiega perché avevo inizialmente scelto proprio il 16 gennaio per portare questo film sulla Bara. Come sapete ho trattato giusto un paio di film Carpenteriani in vita mia, inizio a fare fatica a trovarne altri in occasione del suo compleanno ma questo non mi impedirà MAI di farlo, perché ogni giorno passato a parlare di John Carpenter è un giorno ben speso, anche quando è il suo non-compleanno! Quindi ecco qui, ho finalmente coperto anche la sua apparizione come attore nel film di Ezio Greggio, molti credevano che non sarei stato così pazzo da farlo invece, visto? Pensate che sia pazzo!? Io! Giammai!

«Dimmelo Joe! Perché Cassidy continua a cercare modi per farci tornare sulla Bara?!»

La domanda è lecita (rispondere è cortesia), perché Dante e Carpenter sono qui? Nel corso degli anni ho visto gente disperarsi e stracciarsi le vesti, specialmente per il secondo “colpevole” secondo loro di essersi macchiato dell’ignominia di recitare in un film di un comico italiano. Bah, sarà, però i gradi di separazione tra Joe Dante e il compianto Corman sono meno dei canonici sei e molto noti, quindi perché sia a bordo del film è facile da capire, Carpenter invece? Nessuno gli fa mai le domande giuste quando lo intervistano, ma ve lo dico io il perché: un bel centone per dire una battuta e fare tre passi zoppicanti, su un set ad un tiro di schioppo da casa sua, oltre alla possibilità di farsi due risate dietro le quinte con Dante e tutti gli altri è sinonimo di giornata ben spesa per il Maestro, alla faccia dei suoi fan(atici) con molta più puzza sotto il naso di lui. Questo sasso erano anni che aspettavo di togliermelo dalla scarpa.

Erano anche anni che volevo scrivere qualcosa su questo (s)cult, il compleanno del film e il non-compleanno del Maestro Carpenter erano l’occasione perfetta per farlo, auguri ad entrambi! Il mio lavoro per oggi qui è terminato… Hasta la baby vista. No, Hasta la, vabbè ora scusatemi, vado a farmi una doccia, puzzo come Kevin Costner dopo che ha ballato coi lupi.

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  1. Ho un vago ricordo di averlo visto ai tempi, dopo aver adorato Il silenzio degli innocenti, ma non ricordo anche se mi aveva divertito o meno…
    Sarei curioso di recuperarlo oggi, se lo trovo da qualche parte. Potrei considerarlo una schifezza gigantesca, oppure una genialata, chissà? 🙂

    • Nel caso riuscissi a recuperarlo, fammi sapere, perché sono trent’anni che penso che sia a tratti geniale e a tratti davvero l’idiota, quindi un parere esterno fresco potrebbe aiutare 😉 Cheers

  2. Lo amo e non me ne vergono. Ho ancora lo zaino delle superiori su cui ho fatto scrivere da un’amica graffitara “Iggy-poo”. D’altronde, un gridolino di felicità non si nega a nessuno. Potrei andare avanti per ore a ripetere a memoria i dialoghi di questa rara idiozia e ogni volta che lo passano in TV lo rivedo ridendo come una cretina.

    • Siamo in due, anche se non avevo la dedica sullo zaino, in ogni caso cinque altissimo e… Iggy-poo! 😉 Cheers

  3. Be’, in fin dei conti Carpenter c’è pure qui, per cui direi che alla fine siamo riusciti a mettere insieme i due compleanni ????????????????

    • Ogni giorno passato a parlare di John Carpenter è un giorno ben speso 😉 Cheers!

  4. Forse non sarà un capolavoro della comicità, no, ma rimane comunque il lavoro più riuscito di Greggio e con una parata di nomi di tutto rispetto: non a caso, è anche l’unico che tengo in doppia copia -doppiata e originale- su hard disk ???? Peccato che, anziché essere un punto di partenza per altre parodie in terra yankee (cosa che, nel tempo, gli avrebbe permesso di limare almeno un po’ i difetti di quest’opera prima), alla fine sia rimasto un unicum. Credo però che il noto e NON compianto coproduttore nonché (scarso) barzellettiere difficilmente le avrebbe permesso di tentare sul serio di far carriera in USA…

    • Sul barzellettiere sorvolo in quanto pilota di Bara, sul resto mi trovi d’accordo, lo chiamano Scult, ci sta, ma ci tenevo a scriverne almeno per il compleanno del film, visto che per il compleanno di Carpenter ho avuto degli intoppi 😉 Cheers

  5. La verita’?
    Mi fa un po’ strano trovare qui questo titolo.
    Ma essendo cresciuto anch’io a pane e Drive – In, comprendo benissimo.
    Gli siamo debitori di un bel mucchio di risate, a Ezio.
    Poi nel periodo post Drive – In, qualcuno può’ dire che ha trovato il suo modo di far ridere, altri che si e’ fossilizzato sempre sulle stesse cose.
    Ma se sei di quella generazione non puoi non volergli bene.
    I piu’ speravano che non venisse fuori una TAVANATA PAZZESCA, come direbbe lui.
    Purtroppo, ahime’…lo e’ stata.
    Intendiamoci, non mi ha deluso. In fin dei conti non e’ che avessi chissa’ che aspettative.
    Ma non mi ha mai convinto fino in fondo, ecco tutto.
    Resta comunque il suo miglior lavoro.
    Pensa gli altri, direbbero i detrattori.
    Beh, di sicuro ha fatto ben di peggio. Ed e’ comunque meglio di tante “vanzinate” che gia’ ammorbavano le sale nostrane.
    Fu il suo primo tentativo di diventare un po’ il Mel Brooks/ZAZ/Leslie Nielsen de no’ artri. E di provare a entrare nel giro che contava davvero, forte delle amicizie su cui poteva contare.
    E non poteva fare altro che scegliere la parodia.
    Del resto, lui e D’Angelo si erano gia’ cimentati, col genere.
    Ve le ricordate le prese in giro dei film piu’ famosi?
    Li’ per li’ mi ricordo quelle di Terminator, Rocky IV, Casablanca e Rain Man.
    Il risultato e’ un po’ (parecchio) altalenante:
    Tante gag, forse persino troppe. E non sempre riuscite.
    Gioca per accumulo, come fai notare. Ma e’ molto piu’ importante rispettare i tempi e il ritmo, nella comicita’.
    Conta sempre piu’ la qualita’, della quantita’.
    Il buon Ezio e’ un grande appassionato di cinema, e si vede.
    E visto che vuole prendere spunto in materia, come esempio sceglie i migliori (uno se lo e’ fatto pure amico. Anche se alla fine ci ha guadagnato di piu’ lui).
    Ce la mette davvero tutta e di questo ne va reso merito, ma i limiti sono evidenti.
    Alcune gag ti fanno ridere di gusto (le mie preferite? Quelle su Putrid, il suo capo dalle abitudini a dir poco ributtanti, come il cognome lascia ben intendere), mentre altre hanno un umorismo che giudico indecifrabile (ma la battuta su Robostronz ha fatto ridere davvero qualcuno?).
    Nel complesso piu’ che ridere ho ridacchiato. E in certi punti persino forzatamente.
    Solo una cosa, caro Ezio: cerca di costruire meglio i finali. E non mi riferisco solo a questo.
    Conclusioni? Forse che se uno e’ a suo modo un grande in TV, non e’ detto che lo sia pure al cinema.
    Il problema e’ che se glielo dici s’incazza.
    Ma ripeto…ho visto di peggio.
    “Chicken Park”, giusto per buttare li’ un nome a caso.

    • Infatti è altamente improbabile che sulla Bara Volante si parli di Mel Brooks, John Carpenter, Joe Dante e John Landis. Io mi chiedo come mai ci abbia messo così tanto a dedicargli un post 😉 Cheers

  6. Film troppo scemo e cretino per non piacermi, non posso farci niente, ho un debole per le parodie demenziali ben fatte e questa (al netto di poche gag qua e là che semplicemente non fanno ridere) è una di quelle, fine. Se poi un film divertente è realizzato da un comico italiano e coprodotto da un barzellettiere anche lui italiano, a me importa poco o nulla. Ora vi saluto, vado al parco a fare i sollevamenti con il ramo di un albero.

    • Cosa gli vuoi dire? Scemo? Certo ma mettiamolo in confronto con tutte le parodie, più o meno riuscite e poi, i film vanno valutati per quello che sono, gli altri discorsi, non sono cinematografici e quindi non mi interessano. Cheers!

  7. Ho rivisto questo film ogni volta che lo davano in televisione, e ogni volta ho riso come un idiota dall’inizio alla fine. Non avrà la classe di altre grandi parodie, ma per solo dire scemenze non lo batte nessuno!

    • Non avrei saputo dirla meglio di così 😉 Cheers

  8. Sapere che zio John appare in questo film è l’unico motivo che mi spinge a vederlo, ma ancora la spinta è stata troppo debole per farmelo fare. Prima o poi, chissà… Se sta tra i Bruttissimi ci sarà un perché! X–D

    • Anche perché Giovanni nostro compare tre secondi, ma io te lo consiglio lo stesso 😉 Cheers

  9. Beh, io non solo ricordo di aver riso moltissimo, ma ci sono alcune gag che ancora oggi, se ci ripenso, mi fanno scompisciare! “Pavarotti a pezzi dopo l’ultima tourneè”, “Sono il detective Martin Balsam”. E poi in qualche modo (non ricordo bene causa annebbiamento alcolico) l’agente Jo Dee Foster era tra gli scherzi che mi hanno fatto alla laurea… Insomma, che ridere!

    • Non ora Ginger 😉 Scemo, controverso per via dei nomi coinvolti e in grado di far saltare la mosca al naso ai cinefili, però niente, ci tenevo al compleanno. Cheers!

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