Se mi infilo le mani in tasca, trovo sempre briciole, monetine e avanzi di titoli che nella mia ossessione di grafomane, mi dispiace lasciare andare, un’ottima occasione per radunarli in un Triello, tre film caldi caldi appena usciti, uno buono, uno brutto e l’altro discreto, ma vi avviso, ho pasticciato con le categorie, cominciamo!
IL BRUTTO – Ash – Cenere mortale (2025)
Direttamente su Prime Video arriva l’esordio con un lungometraggio del musicista e produttore Flying Lotus, uno che si era già bagnato il becco con il cinema Horror dirigendo un segmento di V/H/S/ 99. Qui il nostro si conferma poliedrico, visto che si ritaglia anche un piccolo ruolo da attore nel minuscolo cast del film oltre a co-produrre insieme al buon vecchio Neil Blomkamp, un film lampo, con la durata standard di 90 minuti che mescola un sacco di psichedelia, se non altro nella fotografia al neon.
La trama è minimale, un pretesto, Riya (quella meraviglia di Eiza González) si risveglia in una stazione spaziale dislocata su un pianeta dove piove la cenere mortale del (sotto)titolo italiano, questo costringe i personaggi in una mono-ambientazione, con personaggi senza memoria, tutti, ad esclusione dell’astronauta Brion (Aaron Paul alla ricerca di un senso alla sua carriera), il fatto che tutti i loro colleghi siano morti, ammazzati malamente, non fa che portare il film in quella zona che mi piace tanto: spazi ristretti, sospetto serpeggiante, insomma qualCOSA che mi piace sempre molto vedere nei film.
Dettagli che rendono l’inizio almeno sopportabile: Eiza González è fantastica, fatta, finita e calzata per il ruolo della “Final girl”, inoltre sfoggia una tutina molto aderente e in un paio di scene riempie il tempo facendo la doccia, insomma, avete capito che per motivi extra-cinematografici, per me è del tutto promossa, peccato che il film sia due in uno, non ben amalgamato tra le parti, l’inizio è parlato, riflessivo e in teoria basato sulla tensione, poi arriva la classica scena alla Prometheus che ormai è uno standard dei film con creature (quando la vedrete non la potrete mancare), da quel momento in poi Flying Lotus decide che per concluderla, bisogna gettarla in caciara.
Complici le luci al neon ballerine, possiamo finalmente giocarci creature mostruose realizzate con effetti speciali prostetici vecchia maniera (mimetizzati dal buio) per una roba che vorrebbe essere in odore di Punto di non ritorno, ma è chiaro il riferimento, anche io che non ci ho mai giocato, so che il modello siano le luci ballerine di “Dead space”. In contrasto con l’inizio diventa tutto una divertente caciara, però in generale l’operazione sa molto di videoclip allungato, che si dimentica delle regole interne, anche della famosa cenere del titolo, che prima blocca i protagonisti al suo interno, poi nel finale, può essere affrontata in libertà, vabbè liberi tutti! Ma d’altra parte se in un film puoi contare su Iko Uwais, solo perché ad un certo punto il suo personaggio, per mezzo secondo, deve tirare un pugno, vuol dire che della coerenza e della logica, ti importa veramente poco o nulla.
LO STRAMBO – Freaky Tales (2025)
Anna Boden e Ryan Fleck tornano ai filmetti dallo spirito indie che firmavano prima di essere masticati e sputati dalla bestia Marvel, quello che tirano fuori è una cosina in odore di “Southland Tales” (2006), un antologico a basso costo ambientato nella Oakland dell’anno 1987, un angolo di California dove si tifava per i Golden State Warrior fin da prima che diventassero fighi e vincenti grazie all’era di Coach Steve Kerr e di Steph Curry in campo a fare canestro da ogni distanza possibile ed immaginabile, ma anche non immaginabile.
Quattro mini storie, legate insieme dalla notte folle di Sleepy Floyd, l’unico altro eroe dei Warriors prima del già citato Curry, che in Gara 4 delle finali di Conference del 1987, posseduto, mandò a referto 51 storici punti contro i campioni in carica, i ben più blasonati Los Angeles Lakers. Si inizia con “Strength in Numbers: The Gilman Strikes Back” che per altro strizza proprio l’occhio al motto della squadra, per portare in scena un altro elemento molto gustoso di questo film, la sua notevole colonna sonora.
Una banda di Punk finisce a picchiare – com’è giusto che sia – dei Nazi il tutto nella zona delle operazioni di un concerto dei Black Flag, mentre il secondo segmento “Don’t Fight the Feeling” passa dal Punk al Rap, portando in scena una “battle” tra due aspiranti cantanti Rap, non perdetevi il loro video musicale sui titoli di coda, tutto da ridere.
L’episodio più gustoso è “Born to Mack”, che vede l’ex criminale Pedro Pascal, affrontare il suo passato, con tutta la dolenza che “Papi Pedro” riesce a recitare sempre così bene, ma con molte più citazioni cinematografiche in più, tutte garantite del gestore del videonoleggio impersonato da Tom Hanks pronto a snocciolare tutti i titoli dei vostri film anno ’80 del cuore, se poi ci mettete anche un rimando musicale alla colonna sonora di Hardware, il gioco è fatto.
“The Legend of Sleepy Floyd” ci racconta il secondo tempo della grande notte di Eric Augustus “Sleepy” Floyd, qui impersonato da Jay Ellis, molti hanno scomodato Kill Bill, il paragone comodo, io direi che somiglia più ad una roba a metà tra la blaxploitation e Scanners. Insomma se siete alla ricerca di una cosina matta, che normalmente avremmo trovato nella sezione Freakshow del ToHorror, ma con più attori famosi, eccovi servito un titolo per voi.
IL POLITICO (si fa per dire) – G20 (2025)
Altro giro, altra porche… Ehm, altro titolo di Prime Video, che mi permette di fare una riflessione: esistono i presidenti americani quelli nominati e votati e poi esistono i presidenti americani immaginari, quelli che gli Yankee creano per i loro film.
Di solito hanno trascorsi militari senza farli pesare, sembrano tendenzialmente Democratici senza dichiararlo apertamente (non vuoi mica perderti il pubblico Repubblicano no?), sono stati impersonati negli anni da Harrison Ford, Bill Pullman o Morgan Freeman, perché abbiamo avuto più presidenti americani di colore nel fantastico mondo del cinema che nella realtà e sicuramente, più presidenti donna, infatti in “G20” il ruolo tocca a Viola Davies, una delle ventuno persone nella storia a far parte del ristretto club degli EGOT (vincitori di almeno uno di tutti i premi più importanti, Emmy, Grammy, Oscar e Tony Awards), che qui può concedersi quello che stanno facendo tutti, spacciarsi anche per eroina d’azione.
Nella prima scena la vediamo fare arti marziali o meglio, con uno stacco brutto di montaggio vediamo la sua controfigura, poi un attimo dopo la presidentessa deve gestire una crisi TOTALE, sua figlia esperta di computer è talmente brava con i PC da aver sistemato la rete della Casa Bianca provocando zero danni, ma una presunta perdita di leadership per la donna. A questo punto sarebbe stato meglio avere una figlia eroinomane o che so, aver annunciato il lutto per la morte del Papa stando in piedi accanto ad un figurante vestito da coniglio pasqual… Ooops! Vabbè andiamo avanti.
L’idiotissima trama porta tutti nel Wakanda (credo) e introduce dei terroristi che vogliono far confessare in diretta tv ai potenti del mondo tutte le loro malefatte, per boh, vincere una discussione carica d’odio su Facebook, una cosa del genere, ma tanto il cattivo di turno lo interpreta Antony Starr quindi i fan di The Boys saranno felici.
Il film di Patricia Riggen segue tutti i precetti, anche quello di far dirigere ad una donna un film con una donna protagonista, dove ogni personaggio dice a Viola Davis «Urca quanto sei alta, non ti servono i tacchi per ribadire la tua autorevolezza» che vorrei fosse una strizza d’occhio carpenteriana, anzi, non voglio pensare a nulla, se non ad un dettaglio, se gli americani fanno film con presidenti molto ma molto diversi da quelli che poi eleggono, possiamo dire che anche noi un po’ siamo coinvolti.
Visto che qui la presidente del consiglio italiana Elena Romano è interpretata da una Sabrina Impacciatore che prima deve mettersi a disposizione alla gag dei tacchi (e vabbè!), ma poi in compenso, può lanciarsi in scene d’azione sgommando alla guida in mezzo agli spari, insomma il film è una cafonata che per lo meno, procede veloce con un ritmo decente, a differenza di molta altra roba da streaming della stessa tipologia, ma vale solo per l’espressione d’estati di Sabrina Impacciatore dopo il capitombolo dell’auto, voterei molto volentieri la sua Elena Romano anche subito, anche perché l’attuale presidente del consiglio dei ministri di sicuro io non l’ho votata: Che la sinistra riparta da Sabrina Impacciatore!
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