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Il Triello (2025): Black bag, The Accountant 2 e Drop

Se mi infilo le mani in tasca, trovo sempre briciole, monetine e avanzi di titoli che nella mia ossessione di grafomane, mi dispiace lasciare andare, un’ottima occasione per radunarli in un Triello, tre film caldi caldi appena usciti, uno buono, uno brutto e l’altro discreto, ma vi avviso, ho pasticciato con le categorie, cominciamo!

L’HITCHCOCKIANO (di facciata) – Black Bag (2025)

Prima o poi ad ogni regista gli scappa di fare un po’ l’hitchcockiano, questa volta è toccato al prolifico Steven Soderbergh, che porta avanti il suo connubio artistico con lo sceneggiatore David Koepp, alla loro terza collaborazione dopo Kimi (2012) e il recente Presence, a questo aggiungiamo un tocco alla 007, visto che si tratta di una Spy Story con nel cast, un ironico e largamente sottoutilizzato Pierce Brosnan giusto a mettere in chiaro il modello di riferimento.

Anzi, ad essere precisi “Black Bag” è una storia di spie da camera, visto che inizia con un ricercato piano sequenza, che serve a ricordarci che Soderbergh è prima di tutto un tecnico molto interessato alla forma, per poi passare ad una lunga, lunghissima, infinita chiacchierata con commensali al tavolo a parlare letteralmente del più e nel meno, ad esempio anche dei primi appuntamenti disastrosi passati a giocare ai videogiochi, una mossa che zio Hitch in “Nodo alla gola” ha reso un classico del cinema, i dialoghi che sembrano andare a zonzo a caso, una trovata che purtroppo in tanti ancora oggi cercano di imitare senza riuscirci, come fanno Soderbergh e Koepp qui.

«Hanno chiamato quelli di Ipress, Harry Plamer vuole indietro i suoi occhiali»

Tra una pietanza e l’altra, si consuma un interrogatorio che dovrebbe svelare la talpa, colei o colui che ha trafugato l’oggetto MacGuffin di turno, un software ultra segreto dell’MI6 chiamato Severus, come Piton. Il membro (ah-ah) della British intelligence, George Woodhouse (Michael Fassbender) deve beccare in fragranza di reato uno tra Clarissa (Marisa Abela), specialista delle immagini satellitari, l’agente Freddie (Tom Burke), l’ultimo arrivato James (Regé-Jean Page), la psichiatra Zoe (Naomie Harris) e sua moglie Kathryn (Cate Blanchett), anche lei membro dell’intelligence.

Una trama sulla carta appassionante perde di vitalità e interesse con il passare dei minuti, tutto risulta ultra patinato e senza il minimo pathos, ok che il tema della verità, sempre un po’ fumosa e poco manifesta sta a cuore a Soddy-Boy, almeno tanto quanto la sua ossessione per cambiare genere ad ogni nuovo film, ma il risultato è un titolo per completisti della sua filmografia, al massimo di quella di Blanchett e Fassbender, una volta qui c’erano le giovanotte e i giovanotti di “Sesso, bugie e videotape”, qui sembra cambiata solo la brillantezza del soggetto, l’età dei protagonisti e vabbè, la tecnologia coinvolta.

Da un certo punto di vista è apprezzabile la tecnica di Soddy-Boy (il piano sequenza ad esempio, davvero ben fatto) così come la volontà di far sposare due generi diversi, per parlare beh, di matrimonio, pensate un po’. Chiaro che al regista di “Intrigo a Berlino” (2006) interessi puntare al classico, qui la spia di turno non è lo spacca montagne al servizio di Sua Maestà a cui state pensando, ma uno che può cogliere un dettaglio da un riflesso, risultato? Metà di voi si faranno due maroni monumentali con questo film, qualcuno lo apprezzerà, basta solo capire fino a che punto vi sentite in vena di operazioni indie-fighettine così, ma d’altra parte, con Soddy-Boy alla regia, il rischio è sempre altissimo.

IL DIMENTICABILE – The Accountant 2

L’altro giorno stavamo registrando una nuova puntata del Podcast, la sentirete a stretto giro, parlando di un film di Gavin O’Connor ci siamo messi a riflettere sul fatto se il suo titolo più famoso fosse “Warrior” (2011) oppure il primo “The Accountant” (2016), considerando l’annuncio del seguito verrebbe da pensare al secondo come film più famoso, oppure semplicemente O’Connor ormai è il regista a servizio di Ben Affleck e via così.

Sta di fatto che io sono sicuro di averlo visto “The Accountant” ma col cavoletto che mi ricordo qualcosa! Zero, vuoto totale! Ho provato a riguardarmene un pezzetto in streaming prima di andare in sala, e mi sono ricordato perché lo avevo dimenticato, anche di scriverne, da queste promesse posso dirvi che il seguito, risulta ancora più anonimo, un film che si dimentica guardandolo di cui è meglio che io scriva qualcosa ora prima che svanisca completamente.

«Non me somiglia per niente!»

La trama di “The Accountant 2” non è certo questo arzigogolo incomprensibile, il problema è che risulta tutto così sciatto che i neuroni scappano alla ricerca di qualcosa di più interessante, tipo un buco nel bracciolo nella poltroncina del cinema. Qui ritroviamo il nostro contabile la cui sindrome di savant qui è rappresentata come dei super poteri, sarà per quello che hanno scelto di avere Ben Affleck (Batman) e Jon Bernthal (Punisher) che senza troppa sorpresa, interpreta il fratello del protagonista.

Cosa vi devo dire, quando vedo una sindrome venduta come un super potere, mi viene da pensare a cosa direbbero i genitori dei bambini che davvero ne soffrono davanti ad un film moscio e modesto come “The Accountant 2”, che ha un enorme problema, come uno di quegli horror dei primi anni ’00, salta e glissa ogni volta che deve arrivare una scena violenta e perde tempo su passaggi inutili, vi prego, non fatemi mai più pensare ai due fratelli che fanno “rissa” (che ovviamente non si vede) in un bar per cowboy, sul serio, non parliamone MAI più.

Quando ti ricordi in tutta fretta di essere anche un film d’azione.

Il problema di “The Accountant 2” oltre al suo essere un costoso esercizio di svogliatezza da parte di tutti i coinvolti, è proprio questo, vi porto un esempio concreto, i due protagonisti – non proprio degli stinchi di santo – devono fare la pelle ad un criminale di strada presentato come il peggior bastardo del mondo, il mondo sarebbe un posto migliore senza uno così. Cosa fanno Batman e il Punitore quando lo portano nella stanza d’albergo? Lo sciolgono nell’acido? Lo fanno a pezzi con la motosega? No, stacco, lo chiudono nel bagagliaio dell’auto, vivo.

Nel finale poi Gavin O’Connor si ricorda che questo è un film d’azione, per questo ci infila la lunga sequenza con i protagonisti con l’antiproiettile e i fucili spianati che dovrebbe giustificare l’appartenenza al genere “Action” di un film che si dimentica guardandolo, tanto già lo so che quando uscirà “The Accountant 3”, sarò qui a rileggere queste righe senza memoria di aver visto sia il primo che il secondo film.

IL PALINSESTO DI ITALIA 1 (Ringrazia) – Drop accetta o rifiuta (2025)

Esiste un intero filone di film che prevedono persone comuni, coinvolte in macchinazioni di palazzo, protagoniste e protagonisti per cui è facile provare coinvolgimento, che vengono usate come pedine in giochi di potere più grandi di loro. State pensando al cinema di Alfred Hitchcock? Posso sempre contare sul vostro buongusto.

Questa volta a cimentarsi con questa tipologia di film ci prova Christopher Landon, regista dei due Auguri per la tua morte e dello spassoso Freaky, uno capace di giocare con i generi, che per lo meno mette su un thriller non tecnofobico, qui il cellulare ha un ruolo chiave, così come i messaggi airdrop ricevuti in continuazione dalla protagonista. Landon poi ci risparmia di dover guardare per 95 minuti uno schermo, quello lo fanno già fin troppi “cinefili” (o presunti tali) durante la visione dei film, il regista, si inventa una soluzione visiva diversa ogni volta, come le sovra impressioni giganti dei messaggi dell’assassino che tiene in ostaggio il figlio della protagonista, la bionda Violet (Meghann Fahy), vedova single con passato traumatico di marito violento e figliolo al carico, che ha anche un nome ufficiale e più follower di voi, visto che è un famoso tiktoker britannico, ma comunque la Wing-woman lo ha etichettato Chicken Little, quindi caro mio, puoi avere tutti i followers che vuoi, ma dai nomignoli della Wing-woman non scappa nessuno.

Jacob Robinson felice di avere ricevuto un nomignolo dalla Wing-woman.

Violent rompe la minchia a tutti, campionessa del mondo di petulanza, si organizza un’uscita serale con uno che è ad un passo dalla santità, il personaggio di Henry (Brandon Sklenar) può essere giustificato solo da questo, perché non dice una parola fuori posto, è super comprensivo, così tanto da risultare quasi una parodia, nel finale di sicuro, dopo che succede quella cosa di cui non vi parlerò per non rovinarvi la visione, la sua principale preoccupazione è consegnare le chiavi dell’auto, ma se Violet lo avesse chiesto, probabilmente le avrebbe dato anche un rene.

Quando, minacciata a mezzo airdrop, la protagonista riceve complicate indicazioni su come uccidere Henry, per evitare che qualcuno faccia lo stesso con Chicken Little a casa, inizia la parte davvero complicata per noi spettatori, Violet è tanto bella quanto difficile da sopportare, il suo costante arrampicarsi sugli specchi poi, non fa che aumentare la Santità di Henry, che si gioca anche un monologo che verrà presto copiato da tutti quelli che vogliono broccolare su Tinder o altre app d’incontri.

Santo subito! Santo subito! Santo subito!

“Drop” è un film che scricchiola sul ghiaccio sottile di una credibilità sempre più labile, Landon si gioca il film “da camera” interamente ambientato in un ristorante, per lo meno in un modo che ti fa venire voglia di continuare a guardare, non dico proprio il livello di ipnosi che raggiungono i film di M. Night Shyamalan, ma per lo meno abbastanza da guadagnarsi un posto fisso nel palinsesto di Italia 1 per i prossimi cinque o sei anni, almeno fino al finale, dove sembra che il film voglia dirci: ok, ho tenuto abbastanza botta, da qui in poi posso sbarcare!

Inseguimenti in auto, effetti di depressurizzazione nemmeno fossimo su un aereo di linea in volo, per non parlare del monologo del cattivaccio, non mi capacito che dopo Gli Incredibili gli sceneggiatori ancora abusino di questa trovata.

Nell’immagine, i motivi per cui il protagonista maschile non fugge dall’appuntamento al buio alla prima stranezza.

insomma, in questo post pieno di aspiranti zio Hitch, per le meno abbiamo trovato un titolo che troveremo su Italia 1 fisso, oltre che continuare la mia eterna lotta con Soddy-Boy, anche per oggi ho fatto il mio dovere.

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