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Il Triello (2025): The girl with the needle, Emilia Pérez e Babygirl

I don’t like the Oscars but the Oscars like me. Forse è andata meglio a Marylin Manson a cui ho mezzo scippato la citazione, sta di fatto che io me ne frego dei premi cinematografici e punto dritto ai film, oggi ne abbiamo sul menù del Triello per voi, altrettanti in zona premi, per quello che vale eh? cominciamo!

IL BUONO – The girl with the needle (2025)

Di base una storia vera, per altro tremenda, “The girl with the needle” parla della condizione della donna in Danimarca all’inizio del ‘900. Siete già scappati? Dovreste, perché per come il regista Magnus von Horn mette giù la storia, non ci verrà risparmiato niente, un film di una durezza difficile da calcolare, ma chiarissima da percepire.

Karoline (Vic Carmen Sonne, prova incredibile la sua) lavora in una fabbrica senza poter nemmeno incassare l’assegno come vedova di guerra, visto che il marito è tecnicamente scomparso al fronte, non morto. A tutto questo aggiungete la sua storia con il padrone della fabbrica, da cui ha un figlio che viene presto disconosciuto (dopo vistose influenze della ben poco democratica suocera), fino al momento in cui il marito di Karoline non torna a casa, sfigurato dopo la guerra. Pesante? Tranquilli, dopo peggiora.

Forse non è il tipo di film che trattiamo di solito alla Bara, ma è tosto più di certi Horror.

La fotografia di Michał Dymek fa un lavoro stupendo nel ritrarre un’umanità lercia, composta da personaggi che non sono buoni o malvagi, ma solo realistici, ognuno di loro fa cose anche orribili per sopravvivere cercando di non scivolare nella mostruosità che comunque, ha il suo bel ruolo nella storia, perché questi personaggi immaginari finiranno per incrociare il loro cammino con una vera pagina di cronaca nera che farà fare una svolta alla storia, in territori anche difficili da etichettare, non sono horror, anche se di fatto sono carichi di orrore, a tratti sembra che Magnus von Horn abbia diretto un film gotico, sicuramente non facile da digerire, o anche solo da vendere, è incredibile come l’Accademy lo abbia preso anche solo in considerazione per la categoria miglior film straniero, specialmente considerando i titoli che stanno spingendo quest’anno, a questo proposito…

IL BRUTTO – Emilia Pérez (2025)

Ma che cavolo è questa roba? No sul serio, facciamo finta che tutte le polemiche sul film non siano mai esistete, facciamo anche finta che le tante nomination al film non abbiano comunque generato un inevitabile rumore, sul serio, cos’è ‘sta roba?

“Emilia Pérez” è la cosa peggiore capitata al Messico dalla seconda elezione di Trump, un film didascalico, strapieno di cliché su tutti i fronti, infarcito di “temi importanti” un tanto al chilo, dalla transizione di genere della protagonista, alla condizione dei personaggi, al narcotraffico, mancava soltanto la maledizione di Montezuma e poi sembrava quasi di guardare un film pensato da Jacques Audiard incollando insieme tutti i peggiori clichè sul Messico, volete un esempio? La prima scena del film, quello che determina tutto l’andamento, si apre con una banda di Mariachi, no sul serio, ma di cosa stiamo parlando?

Perfette, solo solo avessero avuto anche un film decente attorno a loro.

Non ho davvero nulla da obbiettare sul cast, l’unica parte di “Emilia Pérez” che funziona, ma vogliamo parlare delle canzoni? Sì perché tutto questo Jacques Audiard ha pensato bene di raccontarlo sottoforma di musical, un’infilata di brani che non sembrano nemmeno canzoni, sembra che indicando punti a caso del copione abbiano detto: «Questo dialogo lo facciamo cantando» che è la negazione stessa del musical, poi non fanno vincere i premi agli Horror per dare priorità a film così eh? Vabbè!

L’IMBARAZZANTE – Babygirl (2025)

Non avrei mai pensato di trovare un film più stupido dei vari “50 sfumature di marrone” eppure eccolo qui, il tanto blasonato thriller erotico di Halina Reijn, senza il thriller e ben poco erotico, che parte da una premessa che oserei dire rivoluzionaria: anche una donna in affari, a capo di una grande industria, nel suo intimo potrebbe aver voglia di alleviare la tensione del suo ruolo con beh, un gioco di ruolo. Lo fanno gli uomini, quindi perché non le donne? Fino a qui tutto giusto.

I legali mi impediscono di scrivere didascalie ironiche sulla signora Nicoletta Ragazzino, per via dei nostri trascorsi ben noti anche alla stampa scandalistica.

Nicole Kidman ormai ha imboccato la via del ruolo torbido, ci può stare, qui la vediamo consumare con il marito Antonio Banderas, ma poi dover concludere e raggiungere l’orgasmo da sola con mezzi propri, perché ora che molti uomini hanno capito che devono essere più attenti, presenti, coinvolti nella vita della coppia e in genarle meno buzzurri, poi abbiano ancora difficoltà con le basi (l’orgasmo femminile), quindi una donna può sentirsi più legittimata a tradirli, nello specifico con un sottoposto con cui la nostra protagonista mette su un gioco di ruolo che si espone a non pochi momenti involontariamente comici: volete la trascrizione del ridoppiaggio del film fatto dalla Wing-woman e dal sottoscritto? Scrivete alla distribuzione, fateci aggiungere come contenuto extra nella versione Home video di prossima uscita di “Babygirl”, risate garantite. Dovrei aggiungere altro? Forse, ma il film è talmente scemo (ma serissimo nel suo prendersi tantissimo sul serio) che non ho nemmeno voglia di perderci altro tempo, a costo di risultare pedante, poi non fanno vincere gli Horror eh?

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