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Il Triello – il buono, il brutto, il discreto: Eurovision Song Contest, 7500, Artemis Fowl

Visto che avete gradito il formato inventato da Quinto Moro, oggi anche io userò il
Triello per parlarvi di tre film del 2020, uno buono, uno decente ed un altro decisamente
brutto. Se volete potete leggere tutto facendo lo sguardo da Clint Eastwood.
IL BUONO

Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga (2020)
In questo strambo e disgraziato 2020, anche la musica è
stata presa a calci sui denti, tra le iniziative a cadere, anche l’annuale Eurovision
song contest, manifestazione che in uno strambo Paese a forma di scarpa non ci
caghiamo nemmeno di pezza, infatti è stato vinto dall’Italia solo una volta nel
1990, per altro con una canzone di Toto Cutugno. Per dirvi della differenza
d’impegno nella competizione, vi dico solo che nel 2006 la Finlandia mandò a
rappresentare la nazione i Lordi.
Sapete chi si è appassionato un botto all’Eurovision song
contest? Will Ferrell, voi direte, ci credo è identico al batterista dei Red
Hot Chili Peppers, no, non è per quello, ma più che altro per il fatto di avere
una moglie Svedese che gli ha fatto studiare tutta la storia del concorso,
credo a partire dalla vittoria degli ABBA nel 1974 con “Waterloo”.
Lo dico subito, per me Will Ferrell è il comico meno
divertente della storia, non lo reggo proprio, a volte credo sia il figlio
illegittimo di Chevy Chase, un altro che non mi ha quasi mai fatto ridere. Però a Ferrell concedo il beneficio del dubbio, anche perché Netflix con intelligente
mossa, ha messo a disposizione il pezzo del duo immaginario del film, i Fire
Saga attirando la mia attenzione, “Volcano Man” è talmente una scemenza che non
poteva non piacermi. La trovate qui sotto, per il vostro personale giudizio.

Malgrado tutti dicano loro che sono fratelli, Lars Erickssong
(Will Ferrell) e Sigrit Ericksdottir (Rachel McAdams… bellissima come sempre) sono un duo
musicale che sogna di imitare i loro eroi, gli ABBA del 1974, vincendo l’Eurovision,
anche se l’Islanda ha già la tua quotatissima vincitrice selezionata Katiana, interpretata dagli acuti di Demi Lovato. Ma il regolamento prevede che alle
selezioni farlocche, partecipino comunque dieci cantanti e la coppia dei Fire
Saga rientra così nel computo. Come faranno a passare la selezione? Dovrete
vedere il film perché si tratta di uno dei pochi colpi di scena della
pellicola.
Si perché [Cassidy
inspira forte
] Eurovision songs contest: fire saga [Cassidy espira forte] mette i suoi due scemotti protagonisti
arrivati dal paesino, all’interno della grande, colorata e un po’ pacchiana
competizione dell’Eurovision e poi lascia che le gag vengano fuori da sole.
Anche perché l’affiatamento tra i due protagonisti non è proprio ai massimi
livelli, Rachel McAdams tira per portare la storia in zona Rom-Com, come se
fosse il romanzo di formazione della sua Sigrit, destinata a brillare se non
fosse per quel peso morto del suo compare.

“Tu non fare danni, cerco di salvarlo io il film”

Mentre Will Ferrell interpreta il solito personaggio alla
Chevy Chase 2.0, il toncolone un po’ saccente che però intelligentemente, per
buona parte del film lascia spazio alla sua compagna e ad un Dan Stevens, che
tutto sommato sorprende. Si perché ormai Legion
si stava costruendo una carriera da esperto in ruoli da stronzo nei film, qui il suo quotatissimo Alexander
Lemtov, il cantante russo destinato alla vittoria nella competizione, entra in
scena nel ruolo del porcone laido che vuole ripassarsi Sigrit? Uhm, si forse.
Il rappresentante dell’industria musicale che come Lucignolo ti porta nel Paese
dei balocchi e poi ti lascia con una mano davanti e l’altra dietro? Mah più o
meno. Insomma un personaggio “fermaposto”, che incredibilmente funziona perché
tradisce ogni aspettativa, anzi quando il film sembra ormai terminato, viene
definito da una singola battuta davvero brillante: «No sono Russo, in Russia
non ci sono gay». Sono scoppiato a
ridere come il cretino che sono su questa (storia vera).

[Cassidy inspira
forte
] Eurovision songs contest: fire saga [Cassidy espira forte] sopperisce all’assenza della competizione a
cui si ispira, non perché sia una commedia rivoluzionaria (non lo é), ma perché trova il
modo di cogliere lo spirito dell’Eurovision. Ci sono momenti musicali riusciti
(come la canzone cantata in gruppo alla festa, con la partecipazione di volti
noti della manifestazione), ma anche canzoni che avremmo potuto trovare in gara
nell’edizione del 2020, vogliamo parlare di “Lion of love”?
Insomma, ho capito che Rachel McAdama potrebbe essere un ottimo modo per rendermi meno urticante Will Ferrell,
ma bisogna dire che anche Pierce Brosnan (per altro cantante provetto, qui
inutilizzato) nei panni del padre burbero oppure Graham Norton in quella di sé
stesso, aiutano a rendere il film una commedia scema in grano di salvarti la
serata.
IL DISCRETO
7500 (2020)
Il cinema ci ha insegnato che Chuck Norris può difenderci
dai terroristi, che può farlo Steven Seagal oppure in alternativa Liam Neeson,
ma se ultimamente Bruce Willis se la passa maluccio, tranquilli c’è… Joseph
Gordon-Levitt! Ok, questa era davvero anti climatica, vi giuro che nella mia
testa suonava (un po’) meglio.

“Ho fatto la parte del giovane Bruce Wills in Looper, conta lo stesso?”

“7500” racconta la storia di un uomo qualsiasi chiamato a
reagire in circostanze straordinarie, in pratica il cinema tanto caro a
Spielberg, però declinato alla moda del 2020, dove anche i film di serie A, devono agire (e costare) come quelli di serie Z, quindi un solo attore, una
sola location, palla lunga e pedalare.

L’esordio del tedesco Patrick Vollrath, vorrebbe essere
un po’ Sully e un po’ “Munich” (2005) senza averne i mezzi, quindi carica tutto
sulle spalle di Giuseppe Gordone-Luigi che risponde presente. Il suo capitano Tobias
Ellis si ritrova incastrato in cabina di pilotaggio durante un dirottamento,
con la fidanzata Hostess a bordo dello stesso volo, chiusa fuori dalla cabina e
alle prese come tutte le persone a bordo con i terroristi decisi a schiantarsi
su Hannover. Nemmeno Berlino, Parigi oppure Londra, Hannover, questo film è
modesto anche nelle aspirazioni terroristiche.
Patrick Vollrath non sempre riesce a tenere altissima la
tensione, ma ci riesce per buona parte della durata del film (92 minuti titoli
di coda compresi), quindi la palla è davvero sempre nelle mani di Joseph
Gordon-Levitt che deve pescare dalla borsa dei trucchi, tutti quelli di cui
dispone per raccontare l’infinita gamma di emozioni del suo personaggio, che
vanno dalla responsabilità del suo ruolo, passando per gli affetti personali,
tutti messi sotto pressione dalla situazione al limite.

“Ho scelto il giorno sbagliato per smettere di fumare” (Cit.)

Quindi se siete fan di Joseph Gordon-Levitt, questo
potrebbe essere il vostro prossimo film preferito perché il ragazzo è davvero
bravissimo, allo stesso modo, se vi piace scovare sul palinsesto di Amazon
Prime film con alte punte d’angoscia in grado di salvarvi la serata, sapete che
cosa fare.

Bisogna dire però che anche da appassionato di film
ambientati in una sola location, con il protagonista immerso nella cacca fino
al collo, questo “7500” non verrà ricordato tra i più memorabili, forse perché Patrick
Vollrath (anche autore della sceneggiatura), ha voluto puntare molto sul tono
drammatico della storia, questo spiegherebbe quel finale, che però sta bene su
un film grande come “Munich”, ma su un piccolo filmetto come questo, sembra di
guardare un bimbo che prova a correre dentro le scarpe di papà. Apprezzo il
tentativo ma non è ancora il tuo momento Patrick.
IL BRUTTO
Artemis Fowl (2020)
Qualche giorno fa con la Wing-woman abbiamo pensato bene
di recuperare una lacuna, sparandoci uno via l’altro tutti i film della saga di
Harry Potter. Una maratona dagli esiti beh, direi altalenanti che potrebbe
essere divertente trasformare in una serie di post a tema, vabbè vedremo, i
film su cui scrivere sono sempre più del tempo disponibile per farlo.

L’Irlanda è talmente bella, che ha la capacità di far diventare un bravo regista quasi chiunque.

Sta di fatto che a fine maratona, Disney+ ha messo a
disposizione sulla sua piattaforma questo film, pubblicizzato come solo Disney
sa fare (ovvero con tutti i soldi del mondo), anche se lo sanno anche i sassi
che “Artemis Fowl” avrebbe dovuto uscire in sala con ben più visibilità, ma è
stato dirottato in streaming, non per forza solo per colpa dello stramaledetto
Covid-19.

Si perché ormai, difendere l’andazzo preso dalla
filmografia di Kenneth Branagh, diventa anche complicato, se il suo “Thor”
(2011) almeno riprendeva in versione norrena i suoi trascorsi con Bill Shakespeare,
ma roba tipo Cenerentola? Evidentemente al vecchio Kenneth interessava
l’assegno che Disney poteva staccargli e poco altro, perché “Artemis Fowl” è un
Harry Potter che non ce l’ha fatta, l’ennesimo caso di quello che io di solito
chiamo Sfasciasy.

Here come the Men in Black (Cit.)

Una saga letteraria favosa, che viene portata al cinema
per replicare il successo di un’altra (“Il signore degli anelli” oppure in
questo caso, il maghetto con gli occhiali tondi), che però il più delle volte si
traduce in un primo capitolo destinato a restare orfano, ma soprattutto
scontenta tutti, chi conosce i romanzi originali e chi si avvicina alla storia
per la prima volta, attraverso il film. In pratica il riassunto di questo “Artemis Fowl”.

Un losco figuro vorrebbe mettere le mani sul solito
artefanno con il nome da pomata per le emorroidi, per farlo rapisce il padre del
protagonista (Artemis Fowl, interpretato da un quieto Colin Farell,
probabilmente sobrio), chiedendo così al figlio, una sorta di Men in Black in
scala ridotta, di procurarsi questo aggeggio in cambio della vita del padre.
Quindi tecnicamente il film avrebbe dovuto intitolarsi “Artemis Fowl Junior”,
visto che il protagonista è il figliolo, interpretato dall’odioso Ferdia Shaw, campione del mondo di pessima recitazione.

“Quando abbiamo finito con questa roba andiamo al Pub, offro io”, “Ma sono minorenne”, “Starai seduto a veder bere me”

Avete presente il protagonista in grado di essere
simpatico? Dimenticatelo. Avete presente il protagonista che risulta simpatico
perché fa il gradasso sicuro di sé? Dimenticate anche questo. L’Artemis Fowl
(Junior) di Ferdia Shaw è un cosetto inespressivo con il naso a patata, che
vorresti prendere a sberle dal minuto uno del film, fino al giorno in cui non avrà l’età per partire per il militare.

Green Hornet lo ricordavo un po’ diverso.

Quasi chiunque intorno a lui risulta più simpatico. Ho
detto quasi, perché ogni personaggio sembra libero di andare sopra le righe
come se non ci fosse stata una chiara direzione degli attori. Judi Dench nei
verdi panni del Comandante Tubero, tenta di giocarsi la carta del carisma ma è
spesso fuori fuoco, mentre Josh Gad (ormai uomo-Disney
a tempo quasi pieno) risulta anche urticante nei panni di Bombarda Sterro, il
classico personaggio che ti fa pensare: questo nel libro deve essere stato un
gran personaggio, ma qui dopo due minuti già non lo reggo più, una sorta di
“Sindrome di Jar-Jar Binks”.

La mia stessa reazione quando vedo Jar-Jar, una voglia di strapparmi via la faccia.

Sorvolo sul non-chiamatelo-maggiordomo Domovoi Leale
(Nonso Anozie), un personaggio che entra in scena come una sorta di Oddjob 2.0, ma poi si perde nel mare magnum del fastidio di questo film, da cui mi sento di
salvare solo la fatina corazzata di Lara McDonnell, che vista così sembra una che sta prendendo ripetizioni per diventare la nuova Natalie Portman, con la differenza che Natalina
Portuale arrivava da personaggi come Mathilda in “Léon” (1994), non da una che
si chiama Spinella Tappo. Che poi a ben pensarci è un nome figo, se non fosse
che mi fa pensare a De Niro che dice a Ben Stiller: «Tu spinelli Fotter?».

Ma noooo! Giusto un tiro ogni tanto, che vuoi che sia?

Per quello che mi riguarda, “Artemis Fowl” raggiunge lo
stesso punto di arrivo della saga cinematografica di “Harry Potter” ovvero
termina nella noia, con nessun interesse per gli eventi e i personaggi in
gioco, solo che ci mette un solo film a farlo. Da spettatore potrebbe essere un
vantaggio in termini di tempo impiegato, ma credo che la Disney avesse altri
piani.

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