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Impetigore (2020): dall’Indonesia con orrore

Indonesia, terra di santi, poeti e calci in bocca, il più
delle volte menati da Iko Uwais. Ma anche un Paese che cinematograficamente
parlando è piuttosto vispo, ho avuto l’occasione di visitarlo, stando comodamente
seduto sul divano di casa, mia grazie all’ultima edizione del Far East Film
Festival.

A causa di un certo virus in circolazione – potreste
averne sentito parlare, qualche telegiornale lo ha citato -, la ventiduesima
edizione si è svolta online, anche se a causa degli orari non sono riuscito a
seguire proprio tutto. Quindi mi sono gettato ovviamente su questo horror e su un
altro titolo che arriverà a breve su questa Bare, salvo scoprire che entrambi i
film erano diretti dallo stesso regista: Joko Anwar (storia vera).
Partiamo dal suo titolo, che siccome sono molto scemo, mi
fa pensare a due cose: una canzone napoletana (oje core impetigore, si’ stata
‘o primmo ammore) ma allo stesso tempo una gran trovata, anche se avere le
quattro lettere della parola “gore” nel titolo è sicuramente un caso, visto che
da quanto ho avuto modo di verificare, “Impetigore” in Indonesiano significa “La
ragazza dell’inferno”, che comunque bisogna ammetterlo, resta un titolo niente
male.
Ormai la conoscete a memoria, anche perché lo ripeto
sempre, i primi cinque minuti di un film ne determinano tutto l’andamento,
“Impetigore” comincia al casello dove lavora la protagonista Maya, durante il
turno di notte viene perseguitata da un losco figuro, non uno di quelli che si
lamenta che la sbarra non si è alzata, al suo passaggio per via del Telepass
difettoso però, più che altro il tipo di lamentela Indonesiana, quella che si
esprime con il machete.

Quando la sbarra al casello non si apre, ma tu hai un machete e nessuna paura di utilizzarlo.

Se ho capito qualcosa dell’Indonesia guardando i loro
film (molto poco in effetti), è sicuramente il dettaglio che nessuno da quelle
parti esca di casa senza un bel machete affilato, infatti Joko Anwar che di
horror in carriera ne ha diretti molti (anche se questo è il suo primo che ho
l’occasione di vedere), si trova subito a suo agio, con una bella scena di
apertura grondante sangue.

Dopo il pessimo incontro notturno, Maya scopre che l’uomo
voleva affettarla per via della sua famiglia, questo spinge la donna ad
indagare sul suo passato, fino alla decisione di tornare nel villaggio da cui
proviene la sua famiglia, più che altro perché pare che ad aspettarla, ci sia
anche un’eredità, una di quelle piuttosto cospicue per altro. Problema: i
locali non sono proprio quelli che ti accolgono a braccia aperte e ti mettono
una corona di fiori attorno al collo, mettiamola così.
Sarà che mi sono approcciato al film nell’unico modo
possibile per me, ovvero da occidentale, ma ho trovato notevole l’abilità di Joko
Anwar di giocare con i generi. “Impetigore” diventa molto presto uno di quegli
Horror da svolta sbagliata, in cui i protagonisti si ritrovano in balia di
“Redneck” – che non ho idea di come si dica in Indonesiano -, buzzurri locali
sul genere «Lo Fai ragaFFo che Fomigli proprio ad un porco?» sul genere Non aprire quella porta, insomma niente
per cui stare sereni.

Manca solo qualcuno impegnato a suonare il banjo.

Maya e l’amica che l’accompagna nell’impresa, una ragazza
di nome Dini, riescono nella prima metà del film a fare tutte le scelte più
sbagliate possibili, come da cliché del genere, ma Anwar è bravissimo a non
fare quello che farebbe qualunque altro regista occidentale, ovvero lasciarsi
incantare dalla flora locale inquadrando solo quella, invece ci porta per mano
lungo una discesa all’inferno bella angosciante, non solo le ragazze dovranno
schivare attenzioni non richieste (Gulp!), ma pian piano il film abbandona il
filone “protagonisti che sbagliano strada e finiscono nella cacca-pupù” per
abbracciare la storia di fantasmi, però intinta nel folklore locale, immaginate
quanto sanguinoso possa essere, in un posto dove possedere un machete affilato è un diritto
imprescindibile.

“Impetigore” si gioca alla grande stregoneria,
maledizioni e sacrifici umani senza scadere mai in facili “Jump scare”, i
famigerati “Salti paura” che ormai hanno scocciato per l’abuso che ne viene
fatto in tanti horror provenienti da questa parte di gnocco minerale che
ruota attorno al sole. Anwar è molto bravo a giocare con le aspettative del
pubblico, ci sono delle scene in cui, per impostazione e scelta dei tempi,
diventa proprio inevitabile per lo spettatore iniziare a preparare gli addominali
per il salto sulla sedia che sta per fare, invece? Invece niente, perché Anwar
utilizza molto bene i tempi tenendo il pubblico sulla corda, senza bisogno di
trucchetti di poco conto.

“Potete capovolgere lo schermo e leggere il post della Bara al contrario? Mi sta andando il sangue alla testa”

Forse l’unico errore che mi sento di imputare ad
“Impetigore” è la concessione allo “spiegone” che arriva nel pre finale, un
errore da poco se vogliamo, perché senza quel passaggio alcuni momenti della
trama sarebbero risultati incomprensibili, però è inevitabile che con il
momento espositivo arrivi anche un leggero calo di ritmo, ma tra un sacrificio
umano e l’altro ci vuole anche del tempo per riprendere fiato.

Bisogna dire che “Impetigore” risulta salomonicamente
diviso (immagino a colpi di machete) in due parti, la prima strizza l’occhio
all’horror occidentale la seconda invece, molto più dedicata al folklore
locale. La mia scarsa esperienza con i film dell’orrore Indonesiani, non mi
aiuta a capire se il vostro classico film di paura proveniente da laggiù, sia
più simile alla prima oppure alla seconda parte di “Impetigore”, ma in generale il film
funziona anche grazie all’epilogo, dove il sangue non manca, ma quello bisogna
dirlo, scorre abbondante per tutto il film. Il risultato è un film che mette
parecchia carne al fuoco, ma la cui forza è quella di essere più della semplice
somma di tutti gli elementi che lo compongono.

Vieni in Indonesia dicevano, vedrai ci divertiremo un sacco!

Insomma, sono contento di aver visto questo film, mi ha
fatto venire voglia di esplorare cinematograficamente un Paese, che conoscevo
più che altro per i suoi notevoli film d’azione, anche quelli a ben guardarli piuttosto truculenti. Infatti non mi ha
stupito scoprire che questo horror ha incassato parecchio in patria, da noi i
film campioni d’incassi sono le commedie con Checco Zalone, in Indonesia gli
horror con i sacrifici umani e le persone passate a filo di machete, almeno
tutti quelli in cui Iko Uwais non mena di botte qualcuno… che posticino
incredibile l’Indonesia!

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