Se esiste un genere cinematografico ultra codificato, quello è proprio lo Slasher, anche quest’anno qui alla Bara sono previsti compleanni Slasher molto importanti, cinquantennali di lusso ma è bello vedere che dal Canada, nazione che in passato di Slasher di gran livello ne ha regalati molti, proprio nel 2024 un titolo Slasher sia riuscito a far parlare tanto, semplicemente cambiano il punto di vista, ed ora, un pezzo a tema direttamente dal mio canadese preferito!
Avete già sentito parlare di “In a Violent Nature”, di sicuro perché pensate, è stato pubblicizzato come l’horror che fa vomitare e svenire le persone in sala. Rivoluzione copernicana! Mai un Horror è stato pubblicizzato in questo modo nella storia del cinema! Scherzi a parte, si tratta anche un po’ di una questione di trascorsi, il film di Chris Nash è stato presentato al Sundance Film Festival a Gennaio del corrente anno, dopo un uscita nelle sale americana datata Maggio, ha fatto capolino su Shudder tipo due giorni fa quindi subito per direttissima qui sulla Bara!
Avete letto bene, il festival tra le montagne dello Utah fondato da Roberto Fordrossa, quindi bello eh? Ma il più fighettino dei festival fighettini, capite che la storia sul pubblico che vomita e si sente male adesso abbraccia tutto un altro punto di vista? Ecco, siamo finalmente in argomento, il punto di vista è tutto, anche se io ve lo dico, malgrado il fatto che Chris Nash abbia tirato in ballo Terence Malick per il suo film, “In a Violent Nature” contiene una serie di ammazzamenti notevoli e poi uno in particolare, che nel momento in cui vi scrivo, è senza ombra di dubbio la morte violenta più tosta del 2024, quindi capite che con il film di oggi, per le mani abbiamo un titolo che merita attenzione.
La storia di “In a Violent Nature” la conoscete, perché l’avete già vista, perché è quella del genere Slasher, quindi una storia che prosegue più o meno da Psycho, dei ragazzotti nella loro gita nel bosco Canadese, evocano qualcosa di maligno che è fatto a forma di un grosso bambinone ultra violento, si chiama Johnny, ma potrebbe tranquillamente chiamarsi anche Jason, visto che l’oggetto MacGuffin che lo scatena è un ciondolo materno, poca roba, potrebbe essere qualunque altra scusa, perché tanto il gioco è vedere Johnny a passo lento, procurarsi un’ascia e una maschera e trasformare i campeggiatori in polpette, fine della storia, almeno fino agli ultimi quindici minuti di film, ma su quelli ci arriveremo a breve.
Istruzioni per l’uso: Chris Nash ha strizzato i centesimi, il suo film è costato su per giù, due mele o poco più, spendendo quasi tutto in trucchi prostetici rigorosamente vecchia scuola, i novantaquattro minuti del film si sviluppano calma calma, ritmo lento, con la classica struttura del film da Festival, qualcuno ha etichettato il lavoro di Nash come l’Elephant del genere Slasher, il paragone con Gus van Sant ci sta tutto, ma ricordate cosa dicevamo qualche giorno fa? L’inquadratura numero uno, quella tipica del titolo da film Festival è quella che qui alla Bara chiamiamo NUCam (copyright La Bara Volante) e “In a Violent Nature” è interamente puntato sulla nuca di Johnny.
Ci sono tante etichette possibili per “In a Violent Nature” da una parte potremmo dire che è il “Venerdì 13” dei cinefili con la puzzetta sotto il naso che un film con Giasone nostro, non lo guarderebbero nemmeno con gli occhi di un altro, se mi concedete la facile ironia, questo qui più che Jason è JA24son.
L’altra etichetta semplice è che “In a Violent Nature” altro non è che la versione con attori in carne ed ossa di “Friday the 13th: the game”, considerando che per tutto il tempo non facciamo altro che seguire la giornata tipo di Jason, quello che fa durante un qualunque episodio della saga nei momenti in cui non è inquadrato.
Il che porta tutto in territori innovativi, avete presente la gag per cui Giasone nostro, camminando a passo lento e costante, fosse SEMPRE in grado di raggiungere (e di conseguenza trucidare) adolescenti che correvano con lo scatto del figlio del vento? Chris Nash risolve per sempre alla radice questa vecchia battuta, dimostrando con il suo film e con la massima semplicità che non serve correre se parti per tempo e hai costanza e motivazioni, quelle che a Johnny non mancano.
Lati positivi? Tanti, ad esempio “In a Violent Nature” è un film che riesce a risultare anche molto curato e ben diretto, pur trattando materia che è Slasher al 100%, ad esempio Nash ad un certo punto, per mostrare l’oggetto motivazionale di Johnny, usa la stessa inquadratura, la mano del mostro che si avvicina, prima normale e dopo insanguinata, in una sorta di mezzo ellisse narrativo che va detto, risulta decisamente più raffinato di quello che ti aspetteresti dal tuo Slasher con energumeno che trucida ragazzini.
Lati negativi? Non sono così campate per aria le critiche mossa a “In a Violent Nature” di essere come dire… Noiosino? Mi è concesso? Un fuoco da campo (con inquadratura ricercata a girare) per raccontare l’origine di Johnny, lui che si procura maschera e ascia e che ammazza male la sua vittima intenta ad ascoltare musica con le cuffiette arancioni del vecchio Walkman della Sony, in un film dove comunque spuntano gli smartphone per i selfie, bello eh? Però trentacinque minuti per raccontare tutto questo, beh, capirete da voi che il film è da Sundance (non al caramello).
Jason, anzi pardon JA24son, che vede due ragazze al lago, si immerge, e le ammazza sì, ma inquadrate da loooontanissimo, come se il punto di vista di noi spettatori fosse quello di qualcuno che non sa nuotare, quindi costretto a seguire la scena a bordo lago. Cinque minuti fermi, immobili, ad attendere. Bello? Sì, fighettino? Anche, con il dubbio che sia tutto un po’ un esercizio di stile, considerando che buona parte degli Horromaniaci, specialmente davanti ad un titolo atteso come questo, non sono certo disposti a fare tutti i sofismi in cui di norma invece, il vostro amichevole Cassidy di quartiere si tuffa, a molto pubblico basta vedere i morti… beh ci sono anche quelli!
“In a Violent Nature” procede a colpi di inquadrature da cinque minuti alla volta, sassata in testa? Cinque minuti di passeggiata. Resurrezione alla Michael Myers? Cinque minuti di inquadratura perpendicolare sul nostro JA24son che si rialza. Un tizio viene ammazzato male e poi fatto a pezzi dal nostro mostruoso bambino e fatto a pezzi usando macchinari industriali per il taglio dei tronchi? Cinque minuti di macchina da presa fissa come se fosse un corso sulla sicurezza. Anzi no, un corso sulla sicurezza al contrario. Se tutte queste morti sono dirette in maniera beh, stile Film Festival, una in particolare è in grado di far impallidire la macelleria di Art il clown, visto che il nostro Johnny detto JA24son qui firma un omicidio con il fiocco. Questa la capirete quando avrete visto il film.
Ora, io avrei quasi detto tutto su questo tanto attesa film, ci sarebbe ancora una questione da trattare, vorrei poterlo fare in maniera pulita, ma visto che dovrò andare un po’ nel dettaglio, diciamo che per quanto tenterò di restare sul vago, da qui in poi: SPOILER!
In un film di novantaquattro minuti di durata, che si impegna a portare avanti una trama che avete già visto come minimo beh, tredici volte, “In a Violent Nature” non fa altro che cambiare il punto di vista, un POV (Point-Of-View), anzi un NUCam-view sul solido ultimo giorno della settimana che cade tra Giovedì 12 e Sabato 14, almeno fino agli ultimi quindici minuti, ho letto che qualche recensore, li ha anche indicati come quelli in cui il giochino messo su da Chris Nash si arrotola su se stesso diventando noioso, ah sì?
Seguitemi, un film che si intitola “In a Violent Nature”, dove il regista intervistato tira dentro Terence Malick, in cui è chiaro che JA24son sia perfettamente in linea con l’ambiente (e l’ambientazione canadese) mentre i ragazzi siano invasori da macellare, il suo messaggio di fondo, può essere davvero così criptico? Eddì su, fate i bravi. Detto questo, il cambio di punto di vista degli ultimi quindici minuti, non fa altro che ricordarci la forza del genere Slasher, nel suo mettersi a seguire la “Final Girl” (anche lei, tradizione del genere), Nash non solo sottolinea due volte con il pennarello il titolo del suo film, ma ricorda cosa vuol dire NON vedere l’assassino.
Sarà per via dei trascorsi di Jason, inteso come l’originale, ma la buona samaritana del finale, che non fa altro che guidare e parlare, parlare e guidare, risultando un personaggio quasi benevolo, per tutto il tempo, facendomi pensare alla signora Pamela Voorhees, mi ha tenuto in tensione per la durata di tutta la scena, ero sicuro che sarebbe arrivato un colpo di scena, quindi anche l’allungare i tempi in “In a Violent Nature”, crea tensione, certo sul tutto cala un’aurea di trovata quasi meta narrativa, ma d’altra parte, stiamo parlando di JA24son, no? Fine della parte con vaghi SPOILER!
A volte capita che qualcuno dia per morto un genere, io ritengo che sia impossibile uccidere un genere cinematografico, al massimo può perdere di popolarità, ma morire? Non credo. Lo Slasher di sicuro è vivo e vegeto, come molti dei suoi assassini trova sempre un nuovo modo per restare in circolazione, anche trasformando Jason in JA24son, oppure cambiando il punto di vista.
Creato con orrore 💀 da contentI Marketing