Purtroppo, anche le cose belle finiscono, infatti mi ritrovo qui oggi a parlare dell’ULTIMO (lo dice anche il titolo) film della saga di Indiana Jones, che ricordiamo è composta da tre film, TRE! “L’Ultima crociata” è un film fantastico, no sul serio, voi non avete idea di quante volte abbia visto questo film.
Dopo lo strambo (e fighissimo) seguito/prequel Il tempio maledetto, questo terzo film recupera volutamente le atmosfere del primo: abbiamo un altro manufatto biblico da recuperare, non l’Arca dell’alleanza, ma il Sacro Graal e anche se l’umorismo è ancora più marcato, questo film ha un ritmo indemoniato e alcuni dei migliori inseguimenti della saga. Non mi sono stupito più di tanto quando ho scoperto che lo stesso Spielberg lo considera il suo capitolo preferito della trilogia, penso di averlo visto anche più volte di “Raiders” e siccome I predatori dell’arca perduta lo conosco a memoria, fate un poi voi quante volte mi sono macinato questo Classido!
Anche oggi il grande Lucius Etruscus contribuisce alla festa completando il Blogtour, cliccate come se non ci fosse un domani!
Gli Archivi di Uruk con la novelization del terzo film
Fumetti Etruschi con un eroe tutto italiano. Indiana Pipps
IPMP con le locandine italiane dell’epoca
George Lucas aveva per la testa un’idea per un terzo film su Indy ambientato in una casa stregata, Spielberg di case stregate non ne voleva più sapere, sicuramente non dopo il casino di “dirigo io no dirigi tu” che lo vide protagonista per Poltergeist (lo ha diretto Spielberg, ho le prove!), quindi voleva qualcosa di diverso, Lucas saltò su con l’idea del Sacro Graal, Spielberg accettò di buon grado, ma aggiunse un dettaglio, questa volta i Jones saranno due: padre e figlio.
La scena di apertura de “l’ultima crociata” è già mitica, vediamo un tipo con giacca di pelle e Fedora, che sembra il nostro, salvo poi scoprire che Jones, non ancora Indiana, è solo un ragazzo in forza ai locali Boy Scout. L’idea venne a Spielberg, che da giovane era proprio un lupetto, chissà perché ci avrei scommesso.
Nella bozza originale, il personaggio accreditato solo con il nome di “Fedora” (l’attore Richard Young), avrebbe dovuto essere Abner Ravenwood, il padre di Marion Ravenwood e mentore di Indy, ma Spielberg modificò tutto per rendere più credibile la lunga sequenza (ovviamente di inseguimento) che determina la nascita di molte delle caratteristiche peculiari del nostro archeologo preferito.
La sua fobia per i serpenti, il già citato Fedora e la frusta, un’intuizione di Spielberg che ho sempre trovato geniale, è quella di integrare la celebre cicatrice sul mento di Harrison Ford nella genesi del personaggio. Ford si è procurato il ricordino durante un incidente stradale nel 1964 (anche se lui dichiara sempre di essersela fatta facendo a pugni… Storia vera), nel film scopriamo che Indy si è guadagnato la cicatrice utilizzando per la prima volta la frusta. Sarà una cosa di poco conto, ma è il tipo di cura per il dettaglio che fa capire quanto ad un autore abbia a cuore il suo personaggio… E quanto sia pericolo giocare con la frusta. Don’t try this at home!
«Woa fermi tutti, quello si che è un bel cappello» |
Nella parte del giovane Indy troviamo River Phoenix (poranima…), che per la parte non si è rivisto tutti i film della saga no, ha preferito studiare i movimenti di Harrison Ford, in modo da poterli replicare nel modo più simile possibile, al netto del risultato: bella pensata biondo!
Fiume Fenice si rifiutò di interpretarlo di nuovo nella serie televisiva “The Young Indiana Jones Chronicles” (1982) proprio perché venendo dalla sit-com, era stufo di essere solo una star televisiva, purtroppo sapete com’è andata a finire la sua breve storia, ma ai tempi tutto questo io non lo sapevo e mi sono goduto comunque Sean Patrick Flanery nei panni di Indy nelle tre stagioni di “Le avventure del giovane Indiana Jones”, non tutti gli episodi erano propriamente pesche e crema, ma mi piaceva l’idea originale dell’anziano Indiana (con occhialoni da vista e benda) che ricordava i suoi esordi.
La ricerca del Sacro Grall per Indy, passa attraverso il libretto di suo padre il Prof. Henry Jones (Senior). Ora, parliamoci fuori dai denti che tanto siam grandi: Harrison Ford è uno che calamita l’attenzione quando appare sullo schermo, oltre ad Indy in carriera ha almeno altri due ruoli da storia del cinema (se mi chiedete quali vi tolgo il saluto a vita!) ed è sempre stato uno stracciamutande che levati, ma levati proprio. Come si fa a trovare uno che possa guardare dall’alto verso il basso un tipo del genere, l’unica era far venire giù l’unico bipede al mondo più figo di Ford. Chi poteva essere papà se non 007 in persona?
Posso avere delle cornamuse che intonano “Scotland the brave” qui? Come no? Ma come problemi di Budget? Almeno posso avere il tema di “giù la testa” quando fa Sean sean-sean sean? Nemmeno quello!? Azzo siamo messi così male qui sopra? Vabbè, faccio da solo! Signore, signori, il suo nome è Connery, Sean Connery!
«Alla fine sempre di questo Scozzese avete bisogno» |
La scelta di casting ammettiamolo, è geniale e anche coerente con quello su cui Steven Spielberg ha sempre scherzato, quando diceva che Indiana Jones a livello di ispirazioni e idee iniziali, è il figlio di James Bond. Per qualche minuto Spielberg ha accarezzato l’idea di chiamare Jon Pertwee (il terzo Doctor Who), oppure Gregory Peck, ma Sean Connery era la sua opzione numero uno, due e mille.
Quando Sean Connery chiama Indy “Junior”, oppure lo sbeffeggia per il suo soprannome (“Si chiamava il tuo cane “Indiana”…” , “Ho un sacco di bellissimi ricordi di quel cane!” se divento irritante con i dialoghi mandati a memoria ditemelo, ok?) è perfettamente credibile proprio in virtù di un curriculum che lo rende credibilissimo quando fa intendere di essere andato a segno con la bella Dott.ssa Elsa Schneider (Alison Doody), ma anche quando si tratta di avventura. D’altra parte, lui già combatteva la regina d’Inghilterra quando Indy doveva ancora conquistarsi la sua prima medaglia di Boy Scout.
Come mi sento quelle (rare) volte in cui sbarco a Venezia. |
Continua anche la tradizione degli animali schifosi, dopo serpenti e insetti, questa volta tocca ai ratti nelle catacombe sotto Venezia, ma “L’ultima crociata” è una serie di scene madri una via l’altra. Prendete l’inseguimento sui motoscafi nella laguna, da solo potrebbe essere uno dei momenti chiave di qualunque altro film, senza sfigurare in nessun film d’azione e va in salendo sempre di pari passo con l’ironia, durante il ehm… Salvataggio nel castello Brunwald, tutta l’anima comica del film viene fuori e i due Jones (Junior e Senior) sembrano veramente i fratelli Marx…. “Se lo mandavo ai fratelli Marx era meglio!”. No, sul serio, qualcuno mi fermi!
«Senti che bell’aria fresca figliolo? Ecco perché uso sempre il Kilt» |
Anche se la mia scena di papà Jones preferita è quella che viene dopo: “Improvvisamente mi sono ricordato il mio Carlo Magno: Lasciate che i miei eserciti siano le rocce, gli alberi e i pennuti del cielo.”
Per quanto mi riguarda, tutti i bei film dovrebbero finire così. |