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Inseparabili (1988): la gioia di nascere figli unici

Una volta sono entrato in fissa con i miei polmoni, anzi, per essere precisi con l’interno dei miei polmoni, lo so è una cosa strana, ma è in linea con il film di oggi della rubrica… Il mio secondo Canadese preferito!

Non so bene per quale ragione, ma una decina di anni fa mi sono ritrovato a chiedermi chissà com’è fatto l’interno dei miei polmoni. Pensavo proprio al colore, alla rugosità dei miei alveoli, non ho idea del perché, ma qualunque cosa facessi ci pensavo, leggevo un libro e intanto nel fondo della mia testa pensavo ai miei polmoni al lavoro durante la respirazione e se fumassi? Di che colore sarebbero? Per fortuna, questa strambo pensiero dopo pochi giorni è sfumato da solo, se ve lo state chiedendo: sì, avevo già visto “Inseparabili” almeno una decina di volte.

“È importante la bellezza interiore. Dovrebbero fare dei concorsi di bellezza anche per l’interno dei corpi. Perché non dobbiamo avere un ideale di bellezza per l’intero corpo, sia interno che esterno?” dice Beverly ad un certo punto del film, non penso proprio che i miei polmoni potrebbero vincere dei premi e non ci tengo a scoprirlo, ma è incredibile la soffocante continuità tematica del mio secondo Canadese preferito. Soffocante, polmoni, potevo trovare anche un altro abbinamento di parole in effetti.

Dopo il successo mondiale de La Mosca, Cronenberg cambia nuovamente pelle, sarebbe fin troppo facile e perfino riduttivo dire che “Inseparabili” è il film della maturità per Davide Birra, in realtà, è molto più di così. Con questa pellicola inizia ufficialmente la seconda parte della carriera del regista, quella in cui il Canadese abbandona gli effetti da Body Horror e le tematiche fantascientifiche andando a giocare in un campo che apparentemente non dovrebbe vederlo protagonista: quello dei film drammatici. Il risultato finale è straordinario, per quanto mi riguarda “Dead Ringers” è uno dei capolavori cronenberghiani, l’ennesima prova di talento di un regista unico al mondo. Classido? Classido che cavolo! Si vive una volta sola.

Alla base troviamo il romanzo omonimo di Bari Wood e Jack Geasland, tratto da un episodio di cronaca che sembra fatto dal sarto per il nostro Davide Birra: nel 1975 a New York, i corpi dei due famosi e rispettabilissimi gemelli Marcus vengono ritrovati nel loro appartamento tra immondizia e un inspiegabile stato di degrado.

La trama è tanto stringata che persino io posso riassumerla: i gemelli Mantle, Beverly e Elliot (Jeremy Irons che vale per due!) sono due geniali ginecologi di Toronto, inventori di tecniche mediche rivoluzionarie. Insieme sono una doppia unità perfettamente funzionante, un rapporto quasi simbiotico di totale condivisione delle esperienze, Inseparabili, appunto.

Come tutte le storie migliori, lo scenario cambia quando nelle loro vite arriva l’attrice Claire Niveau (Geneviève Bujold) tanto bella e famosa quanto infelice, anche per la sua impossibilità di avere figli, per i gemelli diventa più di una paziente, ma il suo rarissimo utero triforcuto affascina il più sensibile dei due fratelli, Beverly che si lascia conquistare anche dal resto della donna, innamorandosi di lei follemente e qui cominciano i casini grossi.

Un dramma con tre attori. No, due attori! Due, siamo in ottica di risparmio.

L’ossessione per la fertilità e il parto (come in Brood), un amore intenso e melodrammatico (La Zona MortaLa Mosca), ma anche l’ossessione per il corpo, le flessioni delle mente e il sesso. Se ad una prima occhiata “Inseparabili” sembra un film totalmente diverso dai precedenti, in realtà, porta dentro di sé i segni della soffocante continuità tematica di quell’ossessivo compulsivo di Cronenberg.

Inoltre, il film è un apice forse mai più raggiunto per quanto riguarda i film con gemelli come protagonisti, pensateci, di solito questo elemento è sfruttato in maniera comica nelle commedie, oppure didascalica nei thriller, dove solitamente uno dei due è quello buono, mentre l’altro il gemello malvagio, uff! Che noia, come se uno avesse la colpa di essere nato tra fine maggio e giugno.

In questo film, invece, Cronenberg tratta i due protagonisti in modo inedito, sono due personaggi scritti alla grande, con due caratteri diversi e ben definiti, il colpo di genio assoluto di Cronenberg è stato quello di farli recitare entrambi allo stesso attore, per altro straordinario, Jeremy Irons che qui offre una delle sue migliori prove di sempre e, se devo dirla tutta, quando mi chiedono qual è il mio film preferito di Geremia Ferroso (non avete idea di quante volte mi succeda, almeno sei o sette alla settimana!) non ho dubbi: questo! Anche se il cattivo gli viene piuttosto bene.

Talmente bravo che ancora oggi sono convinto ci abbia nascosto il suo gemello segreto.

Cronenberg ha dovuto stringere i denti per portare al cinema questa storia, tutte le case di distribuzione volevano un suo film con due gemelli protagonisti, ma alla parola “Ginecologi” fuggivano urlando, nemmeno dovessero fare loro una visita. Davide Birra è inamovibile: no, i Mantle non possono essere avvocati, devono avere un rapporto ravvicinato, ma professionalmente distaccato con l’altro sesso. Peccato che, per stessa ammissione di Cronenberg, gli attori americani abbiano un’idea chiara dei ruoli che possono o non posso interpretare, soldati e killer vanno bene, ma ginecologi? Non è abbastanza macho, Jeremy Irons (inglese e forse non è un caso), invece, era per nostra fortuna di un altro avviso, famoso per tanti drammi storici in costume, voleva qualcosa di diverso per dare un’immagine più moderna di se stesso, non poteva esserci coppia più azzeccata di Davide e Geremia che, infatti torneranno a lavorare insieme, ma questa… E’ un’altra storia.

«Dimmi un po’, ti piace Puccini?» , «Quando te ne esci con queste domande sono sempre molto preoccupato»

Cronenberg non mostra il fianco nemmeno davanti alla limitazione di avere un solo attore a coprire due ruoli, spesso opta per primi piani necessari ad ovviare la mancanza di obliquità di Irons, invece l’attore inglese guadagna grazie alla tecnologia, utilizzando i primi metodi di controllo computerizzato della fotografia, ma resta il fatto che il buon Geremia ha dovuto comunque sostenere una (doppia) prova che lo rende di fatto protagonista di tutte le scene del film, alcune delle quali girate due volte, recitando prima le battute di Beverly e poi quelle di Elliot, o viceversa, tanto gli vengono tutti e due alla grande!

La prova di recitazione di Irons è favolosa, grazie ad un ottimo lavoro sul linguaggio del corpo e sull’uso della voce, nella parte iniziale del film siamo SEMPRE in grado di distinguere se quello che stiamo guardando è il cinico e spregiudicato Elliot, oppure il timido Beverly che, non a caso, dei due è quello con un nome da donna (anche se si scrive diversamente come dice lui incazzandosi non poco).

«Ti piace la cena Beverly?» , «Guarda che sei tu Beverly»

I gemelli Mantle sono un sistema autarchico che funziona alla perfezione, basato sulla totale condivisione delle esperienze (“Tu non hai avuto alcuna esperienza che non abbia avuto anch’io”), se pensate che la malattia, l’elemento virale che modifica lo status quo (come in Il demone sotto la pelle) sia assente, è soltanto perché si manifesta con forme ginoidi (come in Rabid), quella di Claire Niveau che farà saltare il banco, dividendo i due fratelli.

Significativa in tale senso è la riuscitissima scena onirica, unica incursione visibile della carne mutata celebre marchio di fabbrica di Cronenberg in questo film. L’inconscio di Beverly gli suggerisce una Claire che morde il cordone ombelicale (chi ha detto Brood?) dando il via alla separazione dei gemelli siamesi.

Da qui in poi Beverly comincia la sua personale rivoluzione, inizia ad allontanarsi sempre più dal fratello perdendosi in un tunnel di droghe, sesso, gelosia e paranoia che gli fanno perdere progressivamente il senso della realtà, trasformandolo in un “Mad doctor” che vede tutte le pazienti come mostri (anzi, in pieno delirio urlando al telefono è ancora più esplicito “…Si è sbattuto una mutante!”), come se fossero tutte varianti della mutazione uterina della sua Claire.

«Ho capito il problema. Infermiera mi passi la chiave a brugola da 16»

Il corpo ancora una volta si adegua alle flessioni della mente e anche se Bev non manifesta trasformazioni apparenti (è ancora identico a suo fratello) ha subito una mutazione interiore anche più drammatica di quella della Brundlemosca o di Max Renn, che lascerà i suoi segni anche oltre la morte.

Qui, Cronenberg con il suo tocco da anatomopatologo trova ancora una volta il modo di dare forma cinematografica a quello che normalmente non vediamo, prima era la telepatia in Scanners qui, invece, è l’interno del corpo, gli organi che per Bev dovrebbero essere oggetto di concorsi di bellezza, nella sua mente deformata richiedono una nuovo tipo di tecnologia, l’innovativo strumento ginecologico grazie al quale i gemelli Mantle hanno guadagnato credibilità e successo, si trasformando in grottesche caricature simili agli attrezzi di tortura medievale che fanno bella mostra nei titoli di testa del film.

Rispetto la tradizione dei titoli di testa, e fornisco anche un contributo visivo.

Trovo significativo che Beverly si rivolga ad un artista che è interpretato da Stephen Lack (il protagonista di Scanners) una scelta di Cronenberg che unisce idealmente i due film, al resto ci pensa proprio Davide con la regia, basta una delle sue tipiche inquadrature gelide, per trasformare i famigerati “Strumenti ginecologici per operare su donne mutanti” l’oggetto del terrore di tutto il film, quando Cronenberg li inquadra, mi viene voglia di portarmi al volo le mani sull’inguine facendo “Fiiiiiiiiuuuuuu!” a me che non ho nemmeno un utero! Figuriamoci come deve essere per le signore e signorine guardare questo film, sappiate che avete tutta la mia solidarietà per quel poco che serve.

A Cronenberg basta una delle sue inquadrature, ed è subito “colpo segreto del malessere”

Il rapporto tra i fratelli Mantle è quasi inverso, più Bev prova ad allontanarsi perdendosi nelle sue allucinazioni, più Elliot cerca di tenerlo stretto diventando anche geloso e morboso, lo vediamo nella scena in cui si porta a casa due gemelle e chiede ad una di loro di farsi chiamare, mentre fanno zumpa zumpa, con il nome del fratellino, o ancora di più, quando la sua amica Cary (la rossa Heidi von Palleske) soccorre Bev facendogli la respirazione bocca a bocca, lui la scaccia via in malo modo.

Il melodramma, che è un elemento chiave nel cinema di Cronenberg, prende il sopravvento, Elliot decide di impedire la separazione con ogni modo possibile, se separazione dei siamesi dev’essere, è qualcosa che solo loro due possono decidere, in modo consensuale, perché i fratelli Mantle devono restare sincronizzati, utilizzando anche le stesse droghe.

Mi rendo conto che “Inseparabili” è uno dei pochi film in cui penso che il titolo italiano sia anche più azzeccato di quello originale, “Dead Ringers” significa letteralmente “Sosia perfetto” e la parola “Dead” lo rende un gioco di parole molto azzeccato per questa storia, ma “Inseparabili” funziona ancora meglio, perché nell’ultima parte del film, Bev ed Elliot sono nuovamente uniti, quasi simbiotici e Jeremy Irons è davvero bravissimo a renderli indistinguibili, togliendo allo spettatore tutti i punti di riferimento che prima utilizzava per determinare chi è chi.

Carini, manca il Maggiolino e le strisce pedonali per fare Abbey road.

Vagano per casa come due zombie, muovendosi all’unisono vestiti allo stesso modo, usando le stesse droghe e piagnucolando su torte, gelati e compleanni, per me il finale di “Inseparabili” è il meraviglioso apice di questo melodramma, inoltre ha una peculiarità che lo caratterizza… Faccio prima a descrivervela, dai che ho quasi finito!

Mentre decidono volontariamente di effettuare la separazione dei siamesi, i due fratelli non si chiamano nemmeno più per nome, ma solo Chang ed Eng, come i celebri siamesi Thailandesi. Ora, se non avete visto il film smettete SUBITO di leggere, altrimenti sapete già come finisce, no? Ecco, ma siete così sicuri?

La recitazione li rende indistinguibili, i nomi, Eng e Chang non sono un indizio, ma solo una copertura, la mattina dopo uno dei due si sveglia invocando un nome in maniera ossessiva ed inquietante, “Elly Elly Elly Elly Elly”, così su due piedi io vi direi che si tratta di Beverly che invoca disperato il fratello, ma mi rendo conto ogni volta che rivedo il film che non ho la prova, Cronenberg non ci mostra la pistola fumante, potrebbe anche essere la mente di Elliot incastrata in una sinistra cantilena dopo il suo gesto.

Come riassumere l’ansia da separazione in una sola scena.

Il mistero permane e la scena suggestiva non aiuta, uno dei due Mantle esce di casa e va ad un telefono pubblico, risponde una donna, ma dalla voce è impossibile capire chi sia, è la rossa Cary? Oppure, l’attrice Claire Niveau? Se lo sapessimo avremmo un indizio su quale dei due Mantle è sopravvissuto, ma Cronenberg non ce lo dice chiaramente, io direi Bev, ma voi siete sicuri? Diavolo di un David Cronenberg! Se non ci fossi bisognerebbe inventarti. Prossima settimana, preparate cappello e Clark Nova, si va tutti nell’Interzona, viaggio di sola andata!

Sepolto in precedenza venerdì 19 maggio 2017

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