Il numero due nel titolo del nuovo Inside Out è significativo, per una volta non serve solo a collocare il film come seguito del celebre titolo della Pixar del 2015, ma idealmente ci ricorda che l’ultima fatica di Kelsey Mann, subentrato alla regia al posto di Pete Docter ora produttore esecutivo con incarichi più alti alla Pixar, ha il compito di riportare le persone in sala e di invertire la rotta per la celebre casa di produzione.
Prima missione? Compiuta e anche alla grandissima, negli Stati Uniti durante il primo fine settimana (l’unico che conta) il nuovo film della Pixar è andato fortissimo, qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa? Uguale, conferma dell’amore del pubblico per le emozioni a bordo della plancia di comando create nel 2015 ma anche ennesima conferma che la malinconia domina, in questo caso dentro e fuori al film, anche se il risultato non era così scontato, non tutti i titoli figli del 2015 sono andati bene durante il loro ritorno in sala nel 2024.
Lo ammetto candidamente, Inside Out non è uno di quei titoli che vado puntualmente a rivedermi, mi piace ma non esageratamente, va detto però che Kelsey Mann ha saputo vincere la sua sfida, al netto di un seguito che ovviamente non può più giocarcela sul terreno della novità. Dopo aver introdotto le emozioni al comando nella testa di Riley, alla guida un po’ come Hiroshi Shiba alla guida di Jeeg Robot, l’unica strada percorribile era sfornare un seguito che tenesse conto del primo capitolo infatti qui, Riley ha appena compiuto tredici anni, alle soglie della rivoluzione dell’adolescenza ha nuovi interessi a tempo pieno, come l’Hockey, oltre a nuove dinamiche da affrontare.
Se devi farti accettare da un nuovo gruppo di potenziali amici, è automatico che arriveranno ad occupare la plancia di comando alla Star Trek tutta una nuova serie di emozioni di stampo molto pre-puberale (ma non solo) che avranno spazio nel film in base alla popolarità della “voce” originale scelta. Questo spiega perché la prezzemolina Maya Hawke e la sua Ansia tenga banco, a seguire Invidia con la voce di Ayo Edebiri e per concludere i due più caratteristici, Imbarazzo (Paul Walter Hauser) ed Ennui che utilizza l’ancento “franzoso” di Adèle Exarchopoulos e spero non vi sfuggano due dettagli: tre su quattro di queste nuove voci e relative emozioni arrivano da serie popolari sul piccolo schermo, l’ultima è un’attrice cinematografica, da noi? Ribaltiamo la mossa!
Visto che pare non si possa parlare d’animazione senza il “Miglior doppiaggio del mondo”, le uniche voci che ho riconosciuto in italiano sono quella di Pilar Fogliati per Ansia, anche lei abbastanza in rampa di lancio, mentre abbiamo anche una che è l’equivalente quasi nostrano di Maya Hawke ovvero la figlia d’arte Deva Cassel, che presta il suo accento ad Ennui, ma veniamo al secondo elemento che non vi dovrebbe sfuggire… Che cazzo è l’Ennui?!?
Mi fa impazzire quando appioppano nomi alla moda a robe che già tutti conoscono, l’Ennui non è solo la noia, ma quella noia che porta stanchezza, con un filo di rassegnazione per cui tanto, non vale la pena fare nulla. Insomma una sensazione adolescenziale al 100% (o degli statali) che io personalmente, ho sempre chiamato Scazzo, però si sa, io sono un tipo un po’ pane e salame e gomiti sul tavolo, quindi ho scoperto che si chiama Ennui, poi dicono che guardare i film non ti insegna niente tzè!
Siccome viviamo in un mondo dove il pubblico guarda i coloooooriiiii (cit.) la Pixar si adatta di conseguenza, Ansia è piena di energia ed è arancione, lo Scazz… Ehm, Ennui è viola Bara Volante mentre il mio preferito per rappresentazione, ovvero Imbarazzo, è un ragazzone dalla faccia rosa acceso, ma nascosta nel cappuccio della felpa. Per nostra fortuna “Inside Out 2” ha un ritmo davvero notevole, non solo dura solo 96 minuti, una vera rarità per i film contemporanei, ma spesso procede di corsa, gestendo tutte le sue dinamiche piuttosto bene.
Non sono c’è tutta la vita di Riley che sta subendo dei cambiamenti e ha anche una grande partita di Hockey da dover affrontare, prima di tutto emotivamente, ma al suo interno si combatte una lotta per il potere in cui Gioia si vede progressivamente scalzata dagli ultimi arrivati, con Ansia in prima linea perché ehi, Maya Hawke no? Quindi non può avere poco spazio.
“Inside Out 2” riesce ad essere un seguito all’altezza del primo amatissimo capitolo, se la gioca tutta di ritmo piuttosto che di novità che per ovvie ragioni, non può più avere perché la sinossi del soggetto, resta sempre la stessa. La differenza rispetto agli ultimi Pixar e che l’azienda, come Gioia, si è ritrovata al centro di cambiamenti interni non da poco, se non altro il successo al botteghino arriva ad interrompere una striscia negativa che tra film dirottati verso lo streaming e altri poveri di idee, ha oscurato un po’ la stella della Pixar.
Detto questo, non credo che “Inside Out 2” sarà una rivoluzione nelle classifiche dei vostri Pixar preferiti, divertitevi a scoprire dove sono stati infilati Frank Oz e Flea dei Red Hot Chili Peppers tra le voci originali e sappiate che dovrete attendere per una sola scena dopo i titoli di coda, di più non mi sento di aggiungere, se non che anche questo film è in linea con l’onda che sta trascinando sotto tutta la nostra società.
L’eterno scontro tra la quotidianità da affrontare, in teoria con il piglio di chi ha consapevolezza di quello che sta facendo, contro la sempre confortevole coperta calda della malinconia, che per sua stessa natura riporta al passato. Ma se la protagonista del tuo film ha tredici anni e quel film è “Inside Out 2” (quindi pensato per una platea molto giovane), tutto questo non fa che alimentare il “bambineggiare” di un pubblico che non è quello a cui punta la Pixar, ma si comporta e tratta le opere dell’immaginario allo stesso modo. Penso che ci sia già troppo attaccamento a qualunque cosa in grado di generare malinconia, decisamente “Inside Out 2” non è il titolo giusto per cambiare la direzione, infatti non a caso, ha fatto un sacco di soldi al botteghino. L’Ennui a me non ha niente da insegnare, anzi, secondo me l’Ennui ad avere un po’ di Cassidy.
Anche perché l’altro sentimento dominante nella nostra società è proprio l’ansia, che sia un vero problema oppure una posa (quanti depressi avevamo mentre BoJack Horseman era una serie popolare?) quindi il tema come dire è caldo anche per i più grandicelli e “Inside Out 2” riesce ancora ad essere un titolo per piccini e loro accompagnatori, insomma per ora la Pixar rilancia la palla nel campo avversario, la prova del secondo capitolo è superata, anche se ora dovrà scrollarsi di dosso l’etichetta dei “Primi cento numeri di Dylan Dog” quelli che erano i migliori, insomma, sempre di malinconia finiamo a parlare.
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