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Invincible – Stagione 1 (2021): i super eroi sono sempre veri quando sono disegnati

Ero sicuro che “Invincible”, il fumetto di Robert Kirkman, mi
sarebbe piaciuto ma per anni non ho mai cominciato a leggerlo, perché il numero
di volumi da recuperare era piuttosto alto e poi gente, i fumetti sono roba che
costa.

Bisogna anche dire che oggi come oggi i “Super” al cinema e
sul piccolo schermo tirano, potremmo dire che sono la tipologia di storie per
cui verranno ricordati questi primi anni ’10, infatti stia assistendo ad una
corsa agli armamenti, tutte le grandi piattaforme di streaming stanno facendo a
gara per accaparrarsi la loro grande serie piena di super tutine. Netflix ha
messo le mani su Jupiter’s Legacy
mentre Prime Video risponde puntando tanto su un cartone animato si, però
tratto da “Invincible”.

Dopo tre puntate della serie curata per il piccolo schermo
da Jeff Allen, ho messo in pausa la visione gettandomi finalmente sul fumetto,
non perché la serie fosse brutta, affatto anzi la consiglio a tutti. Ma trattandosi
di un adattamento tutto sommato molto fedele, ho preferito fare la conoscenza
di Mark Grayson e i personaggi che popolano il suo mondo, attraverso le pagine
del fumetto in cui è nato.

Giallo, azzurro e nero, accostamento ardito ma funzionale.

“Invincible” è un fumetto estremamente derivativo, ogni
personaggio somiglia volutamente a qualche altro super eroe più famoso,
dimostrazione che Roberto Kirkuomo i fumetti li conosce bene e “Invincible”, oltre ad essere il suo punto di vista sui super eroi, resta anche una discreta
dichiarazione d’amore per il genere.

Era da parecchio che non mi capitava di andare così sotto
con una lettura, complice qualche rara ora libera, mi sono divorato le prime
trecento pagine del fumetto in un giorno (storia vera). Al momento sono molto
avanti con la lettura e ovviamente ho visto tutta la prima stagione, ma devo
dire che la febbre per questo fumetto non mi è ancora scesa del tutto, infatti sto
procedendo con la lettura a passo spedito.

La storia è quella di Mark Grayson un po’ Peter Parker un
po’ Robin (fin dal cognome il riferimento è chiaro), sfigatissimo adolescente
figlio di beh, il più grande super eroe del mondo, il leggendario e imbattibile
Omni-Man, che potete tranquillamente immaginare come un Superman con i baffi,
perché proprio di quello si tratta. Voi direte, beh padre e figlio super eroi,
come Gli Incredibili, dove sta la
novità? Ora ci arriviamo.

Superman baffuto, sempre piaciuto (la sua Kryptonite è il rasoio)

Come agli Uomini-Pareggio,
i super poteri per Mark si manifestano durante la pubertà, con un sacco nella
monnezza lanciato dalla sua super forza dall’altra parte dell’oceano Atlantico.
Da qui comincia la nuova vita del ragazzo, per lui si apriranno le porte del
mondo dei super eroi, tra allenamenti di volo con il padre e costumi costruiti
da sarti esperti in super tutine, che però proseguono di pari passo con il nome di
battaglia da scegliere, qualcosa in grado di ispirare gli altri. La serie tv mette
particolare enfasi sul nome Invincible, rendendolo una gag ricorrente, infatti all’inizio di ogni puntata, un dialogo viene troncato a metà per lasciare spazio al titolo
della serie scritto a caratteri cubitali.

Tutto facile direte voi, un’altra serie di super eroi questa
volta a cartoni animati, invece non è proprio così, ma per spiegare come mai
questo cartone animato funziona, facciamo un passo indietro al fumetto di
Roberto Kirkuomo.

“In volo fino alla fumetteria più vicina, su su e via!”

La storia di “Invincible” come detto è assolutamente
derivativa, i Guardiani del Globo hanno qualcosa della Justice League e
qualcosa dei Vendicatori, nel corso del fumetto si possono trovare demoni emuli di Hellboy oppure di Etrigan per restare
dalle parti della Distinta Concorrenza. Ma “Invincible” non è solo un
“Elseworld”, una storia alternativa con una versione baffuta di Superman, più
che altro è un modo di approcciarsi alle storie di super eroi in modo moderno nel linguaggio, restano comunque fedeli al classico. Robert Kirkman con
questo fumetto non voleva firmare un’opera revisionista nei confronti della
figura del super eroe (“Invincible” non è Watchmen
e non ambisce nemmeno ad esserlo), ma è la prova che si può dire qualcosa di
nuovo, anche con personaggi e dinamiche vecchie di sessanta o settant’anni.

“Cassidy. Segnato lo terrò d’occhio quel tipo losco”

Bisogna anche dire che in “Invincible” non manca un po’ di
sangue, nei fumetti di super eroi le botte sono spesso edulcorate, eroi e super
cattivi si menano parecchio ma non si vede quasi mai sangue o lividi, per
capire che uno scontro è stato davvero cruento, al massimo si vede qualche
costume ridotto a brandelli. Roberto Kirkuomo da questo punto di vista ha
capito che per rendere moderno il linguaggio, era necessario ovviare a questo
problema logico, quindi per certi versi le botte in “Invincible”, somigliano
più a quelle dei fumetti giapponesi, dove qualche mascella viene slogata,
qualche arto mozzato e il sangue non manca, anche se il reparto vendite di
Prime Video da questo punto di vista ha pensato bene di calcare la mano, non dico
a livello “Splatter” ma quasi.

Si, quelle che vedete volare sono proprio delle budella.

L’altro elefante nella stanza da affrontare parlando di
questa serie è sicuramente il successo di The Boys, un fumetto che a mio avviso è stato quasi completamente travisato nel
suo passaggio sul piccolo schermo,
però il pubblico ha dimostrato di gradire questa versione grondante sangue dei
super eroi quindi l’emoglobina già presente nel fumetto di Kirkman è stata centuplicata nella serie, vuoi anche perché nei cartoni animati vedere gli
sbudellamenti fa pensare subito, non dico a Ken il guerriero ma quasi.

Quindi nel suo passaggio al piccolo schermo la storia di
Kirman resta quasi la stessa, “Invincible” è un adattamento piuttosto fedele
del fumetto (malgrado qualche evento che accade prima o dopo, ma niente di
trascendentale) a cui sono state aggiunte secchiate di sangue e un paio di
personaggi di contorno, che devono qualcosa al concetto di inclusività che è
comunque un fattore di cui tener conto nel 2021. Ecco perché il miglior amico
di Mark nella serie diventa omosessuale e la sua ragazza di colore, ma posso
dirlo? Sono cambiamenti che migliorano anche la monotonia dei personaggi di
contorno.

Ad esempio lei nel fumetto è bionda con gli occhi azzurri. Cambia qualcosa? Nulla.

So che la qualità dell’animazione ha fatto storcere più di
un naso, senza stare a scomodare l’animazione giapponese avanti di mille anni, oggi come oggi anche in occidente i
mezzi non mancano e la scelta di dare ad “Invincible” un aspetto da cartone
animato del pomeriggio degli anni ’90 è voluta, qualcosa a metà tra la seria animata di
Spider-Man o una puntata di “Insuperabili X-Men”, come si chiamava da noi in
uno strambo Paese a forma di scarpa, non credo sia sciatteria ma una precisa
scelta stilistica. I primi sette numeri del fumetto sono stati disegnati da Cory
Walker, un artista che ha impostato al meglio tutti i personaggi di “Invincible” ma con un
tratto non molto di mio gradimento, molto meglio quello di Ryan Ottley
subentrato ai disegni dal n. 8 in poi.

Forse un tipo di animazione volutamente retrò, era il modo scelto da Prime Video per rendere omaggio alla grafica di un
fumetto che fa della rielaborazione del classico la sua forza, infatti se
guardare i primi episodi fa uno strano effetto, ci si abitua piuttosto
velocemente e devo dire, che l’animazione rende omogeno il mondo dei
protagonisti e fa anche risaltare meglio il sangue, un po’ come se il Wolverine
di “Insuperabili X-Men”, di colpo cominciasse a sbudellare i cattivi con i suoi
artigli, sarebbe uno shock no? Proprio come in “Invincible”, quando alla fine
della prima puntata succede, quella cosa lì (se avete visto o letto avete
capito), che risulta essere un colpo di scena davvero potente.

No, questa non è “quella cosa lì”, sono solo la versione locale dei cattivi di Spidey.

Tutto sommato la prima stagione di “Invincible” con i suoi
otto episodi, copre bene i primi due volumi del fumetto, spingendosi un po’ più
avanti con l’arco narrativo del personaggio di Robot, che macchina (ah-ah) per
parecchi episodi, solo per poi finire anche lui a fare da spettatori allo
scontro finale, che è il momento emotivamente più forte della prima stagione e
della prima parte del fumetto.

Già perché “Invincible” non solo ci ricorda che i palazzi,
le auto e le città che fanno da sfondo allo scontro tra i “Super”, non sono solo
set di cartone come per gli Spaghetti Western girati a Cinecittà di un tempo,
tutti quanti sappiamo cosa deriva da grandi poteri, Robert Kirkman non ha di
certo reinventato l’acqua calda, però ha trovato un modo efficace per
aggiornare quel discorso aggiungendo la sua capacità di caratterizzare i
personaggi, quella che comunque ha tenuto ad un ottimo livello una serie come The Walking Dead (fumetto, non quella
palla di serie tv) fino alla sua
naturale conclusione, arrivata al momento giusto malgrado qualche lungaggine
nel percorso.

La seconda generazione di eroi della Squadra Segreta dei Guardiani del Globo.

Già perché Roberto Kirkuomo è passato dall’essere l’autore
di fumetti che pare vostro zio (invece ho scoperto essere mio coetaneo)
conosciuto da quattro gatti, ad uno dei nomi più influenti in circolazione,
forse più per gli adattamenti tratti dai suoi fumetti che per le opere
originali (comunque di ottimo livello), ma resta il fatto che con “Invincible” ha saputo applicare i
temi cari al romanzo di formazione al mondo dei super eroi, un cammino dell’eroe
con una sua naturale conclusione (a cui mi sto avvicinando una pagina alla
volta), che se non altro, ci offrirà materiale interessante anche per le
prossime due stagioni della serie televisiva, già confermate da Prime Video.

Proprio perché Kirkman si è creato la sua “factory” (tanto Andy
Warhol era appassionato anche lui di fumetti) anche sul piccolo schermo,
“Invincible” può contare su tutto il cast dei Camminamorti anche in saletta di doppiaggio, a partire proprio dal
protagonista Mark doppiato da Steven Yeun. Anche se le vere sorprese sono le
voci degli altri personaggi, mamma Grayson è doppiata da Sandra Oh, che
conferma la connotazione orientale dei membri non Vitruviti di casa Grayson,
mentre papà Omni-Man è doppiato da uno dei miei preferiti, il vocione di J. K. Simmons, sempre più invischiato
nel mondo dei fumetti.

Mahershala Ali a Michael Dorn, passando per Seth Rogen che
doppia Allen l’Alieno, i volti (o meglio le voci) note non mancano, menzione
speciale per il leggendario Mark Hamill,
nei panni del sarto dei super eroi Art Rosenbaum e del mitico Clancy Brown che presta il suo timbro al
demone investigatore Damien Darkblood. Oppure Reginald VelJohnson a cui nel fumetto è intitolato il liceo dove studia Mark (storia vera, cioè a fumetti ma vera).

“Se sei quello che credo, devi sapere quando ascoltare, quando stare zitto… e quando pregare” (cit.)

Anche se la voce che mi ha fatto cadere dalla sedia è stata
quella di Cecil Stedman, l’equivalente locale del Nick Fury dell’universo di
“Invincible” che qui parla con la voce di Walton Goggins, che deve aver morso il freno non poco per tenere a freno il suo
accento del sud.

Walton Goggins si mangia Nick Fury a colazione.

Insomma in un mercato ormai saturo di serie tv dedicate alle
super tutine, da WandaVision a The falcon and the winter soldier, per
non parlare dei tanti film in circolazione o di prossima uscita. Molto
probabilmente non avevamo bisogno di un’altra serie dedicata ad un super eroe,
però il risultato finale non solo giustifica l’esistenza della serie, ma vede
“Invincible” imporsi, mentre la guardavo immaginavo che razza di disastro
sarebbe stato un adattamento con attori, non solo perché sarebbe costato dieci
volte tanto, ma perché avrebbe stravolto tutto il tono.

Se un super eroe lo togli dalle pagine dei suoi fumetti, o
trovi il modo di rendere tutto omogeneo e credibile, ma per farlo avrai bisogno
di sforzi degni dei Marvel Studios, oppure potrai solo sbeffeggiare l’inevitabile
stupidità (legata al senso di meraviglia) di uno che combatte il male in
pigiama, un po’ come vorrebbe fare la serie tv The Boys per capirci. L’altra alternativa invece è seguire le parole di David Mazzucchelli, che sosteneva «I super eroi sono sempre veri quando sono
disegnati» e in fondo l’animazione non è altro che la continuazione del lavoro fatto
al tavolo da disegno, quindi forse non avevamo bisogno di “Invincible” in un
mercato già saturo, ma per fortuna ora abbiamo questa serie.

Se volete scusarmi, vado a finirmi di leggere il fumetto,
intanto passate a trovare Alberto sulle pagine di Omniverso, il vero esperto di “Invincible” è lui.

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