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Jakob’s Wife (2021): tra moglie e marito non mettere il vampiro

Questo film ha tre grandi motivi di interesse, per
cavalleria inizierò ad elencarli partendo dalle signore: Barbara Crampton, Larry
Fessenden e i vampiri. Posso assicurarvi che mi sono convinto a vedere film per motivazioni molto meno valide di queste tre, ma andiamo con ordine.

Ve lo ricordate “You’re Next”? Nel 2011 è stato uno di
quegli horror indipendenti tanto riusciti da trovare popolarità presso il
grande pubblico. Diretto da Adam Wingard
ed interpretato tra gli altri da Ti West,
era un film che oltre a portare in scena una riuscita invasione casalinga,
radunava il meglio del cinema horror indipendente, infatti non a caso nel cast
compariva anche il padrino, quel mito vivente di Larry Fessenden.

Ecco un predicatore che potrei stare ad ascoltare.

Ma il vero colpo di “You’re Next” è stato aver riportato in
scena una leggenda come Barbara Crampton, una che mancava più o meno dal 1996, dove recitava guarda caso in un
film di Stuart Gordon. Da allora non dico proprio un ritiro ma quasi, per
fortuna dal 2011 la bellissima Barbara Crampton è tornata al cinema, spesso
recitando proprio insieme a Fessenden, che guarda caso in We Are Still Here interpretava un personaggio di nome Jacob. Non è
un caso se questa coppia di miti si sia riformata proprio per “Jakob’s Wife”,
un film fortemente voluto e ricercato dalla stessa Barbara Crampton.

Si perché dopo il suo ritorno in scena, Barbara Crampton si
è occupata sempre di più della produzione dei suoi film. Dopo essere andata giù
di testa per la sceneggiatura di “Jakob’s Wife” scritta da Kathy Charles, Mark
Steensland e dal regista Travis Stevens (quello di “La ragazza del terzo piano”
del 2019), la Crampton si è impegnata a trovare i fondi per girare il film e
dalle sue pagine social ne sta facendo una (giusta) pubblicità spietata, anche
perché “Jakob’s Wife” è una storia di vampiri per certi versi molto classica,
ma con parecchio da dire.

Casalinghe disperate vampirizzate.

Il pastore Jakob Fedder (Larry Fessenden) e sua moglie Anne
(Barbara Crampton) sono due pilastri della piccola comunità in cui vivono, lui
ogni domenica ammalia con le sue prediche dal pulpito, lei sembra la devota
moglie perfetta. Insieme hanno da un pezzo superato gli ‘anta e si avviano
verso una comoda vecchiaia insieme, in un matrimonio lungo e per quanto è dato
sapere, senza grossi scossoni.

L’unica piccola alterazione ad una routine collaudata è il
ritorno in città di Tom Low (Robert Rusler), vecchia fiamma di Anne ai tempi
del liceo, di passaggio in città per rivedere l’amica. Nulla di male,
sono una cena tra vecchi compagni di scuola, nemmeno il bacetto che ci scappa
diventa un vero pericolo per il matrimonio di Anne e Jakob, più che altro il
contenuto della misteriosa cassa su cui si ritrovano seduti la donna e il suo
(aspirante) amante potrebbe diventare un guaio. Si perché i topastri
all’interno della bara improvvisata divorano Tom mentre il bacio (sul collo)
più pericoloso, Anne lo riceve da un Maestro vampiro. Ora il film può
cominciare davvero.

Un tipo di bacio sul collo molto particolare.

Quante storia di neo vampiri abbiamo visto nel cinema
horror? Sono reduce dalla visione di “Non mi uccidere” (2021) quindi vi
rispondo io: tante. “Jakob’s Wife” segue fedelmente l’iter, ma aggiunge alle
solite difficoltà dovute a nascondere i segni sul collo e tenere a freno i
morsi della nuova peculiare sete di sangue, una metafora sulla presa di
coscienza femminile, anzi sarebbe meglio dire un METAFORONE visto che è
impossibile non notarlo e in certi momenti viene lanciato proprio in faccia
allo spettatore, ma tutto questo diventa l’occasione per assistere al “Barbara
Crampton Show”.

La sua Anne riscopre se stessa ed è l’occasione per Barbara
Crampton di scherzare sulla sua età (ma poi siamo sicuri che invecchi per
davvero? Sta in gran forma) ma anche con l’immagine sexy ereditata dai tempi di
From Beyond. Tra divani sollevati e
spostati a tempo di musica e un abbigliamento che passa dal dimesso al sempre
più aggressivo, Barbara Crampton ci regala un personaggio che superati da un
pezzo gli ‘anta, ricomincia a vivere per davvero, anche se tecnicamente,
sarebbe una non-morta, ed è anche bravissima nel rappresentarlo, guardando la
sua prova, magnetica, divertita, in grado di gestire bene il registro comico e
quello drammatico, diventa subito chiaro perché Barbara Crampton abbia
inseguito questo ruolo così a lungo.

Sul serio, ma siamo sicuri che non sia una vampira per davvero? Come fa a non invecchiare?

Già i ruoli femminili al cinema risultano spesso precotti,
figuriamoci poi se parliamo di donne avanti con l’età. Per loro sembra ci sia
disponibile solo la vecchia zia asessuata o la mamma bonaria con qualche buon
consiglio, però nella costruzione dei personaggi, “Jakob’s Wife” è un film meno
banale di quello che potrebbe sembrare, anzi il suo titolo ci offre un bell’indizio.

La storia parlerà pure della “Moglie di Jakob”,
sottolineando così il ruolo secondario di Anne rispetto al marito all’inizio
del film, ma anche Jakob ha il suo peso. Cosa succede ad un uomo di chiesa, nel
momento in cui si ritrova come moglie una vampira? Considerando i ruoli da
matto col botto che di solito toccano a Larry Fessenden (sono i capelli sparati
in aria che ti fregano Larry), verrebbe da pensare ad uno scontro tra sessi
combattuto a colpi di acqua santa e paletti, invece i due personaggi resi agli
antipodi dai cromosomi, da dinamiche di coppia ormai collaudate e obsolete, e
dai rispettivi ruoli di vampira e improvvisato ammazzavampiri, trovano un
improbabile modo per collaborare, per continuare a restare una coppia malgrado
tutto, anche il vampirismo.

Larry Van Fessenden armato di “cavicchio puntuto”.

Tra i mille talenti di Fessenden oltre alla regia, metteteci anche la sua
recitazione, se questo film resta senza ombra di dubbio lo spettacolo personale
di Barbara Crampton, il vecchio Larry è bravissimo in un ruolo più complicato
di quelli che gli toccano di solito, che lui interpreta senza mai andare sopra
le righe risultato il marito stronzo ed oppressivo, ma comunque facendo un
passo indietro rispetto alla vera protagonista quando la storia lo richiede.
Non conoscendolo verrebbe da pensare ad un caratterista che meriterebbe più
visibilità, ma recitare è solo uno dei multipli talenti del vecchio Larry.

“Jakob’s Wife” parla di come in una relazione, le dinamiche di coppia possano cambiare proprio perché per
essere funzionali, dovrebbero essere gestite da due individui in grado di
comunicare tra di loro. La nuova condizione di vampira di Anne, costringe Jakob
a fare quello che non ha mai fatto prima, ovvero ascoltare sua moglie, ed è uno
spasso vedere Barbara e Larry condividersi la cannetta serata, come se fossero
la versione “Indie” dei coniugi Underwood,
persino la scena di sesso serve a mettere in chiaro come le dinamiche tra i due
personaggi siano cambiate.

“Cosa vorresti per cena? Ti prego non dire sangue però”

So cosa state pensando: dove sta la fregatura? Ci arrivo
subito. Dove “Jakob’s Wife” ha un’altra ottima intuizione ma finisce per
sporcare un po’ il foglio, è nell’affidare il ruolo del Maestro vampiro
all’attrice Bonnie Aaron. Fino qui nulla di male, una che si sta costruendo
una carriera da mostro mascherato negli horror, il problema che alcuni suoi
dialoghi rimarcano un po’ troppo pedestremente il metaforone femminista che era
già chiarissimo senza bisogno di essere ribadito in maniera così maldestra.
Inoltre una delle caratteristiche di “Jakob’s Wife”, ovvero il suo rimbalzare
tra un registro drammatico e uno più volutamente comico, mi ha convinto, ma non
in pieno.

Ci sono momenti in cui il film di Travis Stevens, sceglie
volutamente di cavalcare la via della commedia, alcune entrate in scena
svolazzanti del Maestro, certi sguardi con occhi rossi della Crampton, chiarissimo che l’elemento comico sia stato ricercato. In un film che rende
omaggio in maniera così spiccata a tanti horror degli anni ’80 l’ho trovato
divertente e anche azzeccato, ho amato moltissimo l’idea di cercare di ricreare
l’atmosfera di film come “Ammazzavampiri” (1985), oppure vedere il Maestro
ammaliare le donne muovendo le manine come faceva Bela Lugosi, basta dire che
lo stesso aspetto del Maestro, oltre che ricordare il più classico Nosferatu di
Murnau è palesemente un omaggio ad un certo film vampiresco (tratto da King)
diretto da Tobe Hooper.

“Non facevi prima a dire le notti di Salem?”

Quello che forse non funziona alla perfezione è l’amalgama
tra i due registi, in certi momenti sembra che Travis Stevens abbia decido di
buttarla in commedia, per uscire fuori da alcuni vicoli ciechi narrativi che
raccontati in chiave drammatica, sarebbero risultati semplicemente troppo
complicati. Insomma mi è mancata un po’ di armonia nel passaggio dal dramma
alla commedia, ma è innegabile che i momenti di umorismo nero nel film non
manchino, quindi più di una sghignazzata Travis Stevens è riuscito a
strapparmela.

“Non è quello che sembra, stavamo solo facendo il bucato”

Certo, non sono ancora riuscito a capire come abbia fatto
Anne ad uscire dallo studio del dentista senza essere vista, dopo l’incidente
con il macchinario (a raggi UV) per sbiancare i suoi (nuovi) denti, ma a parte
questi difettucci grandi o piccoli, “Jakob’s Wife” per essere un film con in
testa la precisa volontà di raccontare le dinamiche e i rapporti di forza in una
vecchia coppia sposata da tempo, quando è il momento di mostrare il sangue, lo
fa davvero senza mai tirare via la mano.

Ci sono teste mozzate, esilaranti corpi resuscitati da
impalare nel cuore, gole che vengono recise con fiotti di sangue e vampiri con denti
simili a tritacarne. Insomma se è il sangue che volete in “Jakob’s Wife” non
manca, inoltre la (satirica) scena finale fa guadagnare almeno mezzo punticino
aggiuntivo alla valutazione complessiva di un film che poteva essere migliore,
ma resta indubbiamente nobilitato dai due protagonisti, entrambi bravissimi
anche se è Barbara Crampton, quella da portare in trionfo sugli scudi.

“Pensi che dovremmo parlare con un consulente di coppia?”, “Me lo sono già mangiato quello”

Insomma, per quello che mi riguarda, non mi tirerò mai
indietro davanti ad un film con dei vampiri, ribadisco sono reduce da “Non mi
uccidere”, quindi fa piacere scovare un film in grado di utilizzare un tema che
rischia di risultare inflazionato, da un punto di vista differente, e poi oh! Barbara
Crampton e Larry Fessenden sono una garanzia.

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