Il calendario del 2019 non è stato molto buono con il mio
strampalato piano di commentare un film della saga di Venerdì 13, ogni venerdì 13. Per fortuna dicembre ci regala
un colpo di coda, quindi date il bentornato a Jason Voorhees!
Il capitolo precedente Venerdì 13 parte VIII – Incubo aManhattan è un investimento a perdere, non avendo portato a casa abbastanza
fogli verdi con sopra facce di presidenti uccisi da Jason defunti, la Paramount
Pictures pensa di mettere in vendita i diritti di sfruttamento del personaggio
al miglior acquirente. A cogliere al volo l’offerta è la New Line Cinema, che
ora è un nome abbastanza grosso dopo il successo di “Il signore degli anelli”
(2001), ma per tutti gli anni ’80 è stata la casa di produzione specializzata
in film Horror, in particolare quelli legati alla saga di “Nightmare”.
da parecchio, per la precisione dal 1988, quando il grande incontro – ma forse
sarebbe meglio parlare di scontro – tra i due è saltato per mancati diritti di
sfruttamento su entrambi i personaggi, ecco perché alla fine il massimo per quell’anno
è stato un Bernie (Lomax) VS Jason.
sul post più della presunta sfortuna legata al giorno 13 del mese, quando si
presenta di venerdì sul calendario. Perché la New Line pare voler fare le cose
in grande per Jason Voorhees, e infatti convince Sean S. Cunningham a tornare a produrre e supervisionare il nuovo
film della sua creatura più famosa. Una scelta che però fa un po’ a pugni con
la decisione di affidare la regia ad Adam Marcus, allora venticinquenne appena
uscito dalla scuola di cinema e con un’enorme passione per la saga di Venerdì
13. Insomma un fan con idee bellicose armato di più cuore
(occhiolino-occhiolino) che vera esperienza, questo spiega perché sia finito a
dirigere roba per la TV prima e poi nel limbo delle produzioni per famiglie
Disney, che comunque partendo da Jason Voorhees resta è un bel salto. Scegliete
voi in che direzione, in alto oppure in basso.
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Chissà se si è presentato così al suo colloquio con la Disney. |
La prima bozza di sceneggiatura di Adam Marcus prevede che
il fratello di Giasone nostro, Elias Voorhees disseppellendo e divorando il
cuore del fratello defunto, portasse avanti la tradizione di famiglia, una menata che Cunningham boccia subito, anche se l’idea del cuore (rivelatore) di Giasone
resta beh, nel cuore di Adam.
di dirigerne uno, vorrebbe riunire il meglio del meglio, gli piacerebbe avere
Tony “Candyman” Todd” per il ruolo del cacciatore di taglie Creighton Duke, ma
tutto quello che riesce ad ottenere è una chiacchierata con Sam Raimi,
lasciatemi l’icona aperta, che più avanti tornerà a trovarci anche lui.
solo sul mascherato protagonista, la New Line cambia titolo, ecco perché
questo è il primo film della saga che non si intitola “Venerdì 13 – Parte IX – Vattelapesca
Ch Ch Ch Ha Ha Ha” oppure qualche altra diavoleria del genere, ma prende il
titolo di “Jason Goes to Hell: The Final Friday”. Perché si, questo sarà l’ultimo
capitolo della saga, davvero questa volta, non come l’ultima volta! (Spoiler: non lo sarà).
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Un ultimo Venerdì 13 e poi tutti a casa a dormire eh? Ultimo e basta! |
Grazie al lavoro dettagliato di Lucius e alla memoria sopraffina di Evit,
posso anche dirvi quando ho visto per la prima volta “Jason va all’Inferno”,
era esattamente il 21 luglio del 1998, ore 23.00, un martedì ovviamente, perché
faceva parte della seconda serata di Italia 1, nel programma “Notte Horror”
(sempre sia lodato!). A distanza di tutti questi anni, due cose ricordo di
quella visione: la prima e l’ultima scena del film. Nel mezzo il buio e
parecchie inquadrature sul grosso cuore nero e deforme di Giasone. Rivedendolo
per questa rubrica ho anche capito perché, restano le parti migliori di un film
che ci prova, lancia il cuore oltre l’ostacolo, ma resta la prova di un
appassionato con più cuore che talento. Cercherò di smetterla con ‘sta storia
del cuore da qui a fine post, ma non garantisco nulla.
a me per un momento. Come ha fatto Jason, sciolto dall’acido nel film precedente, a ritornare vivo (oddio vivo), arzillo e
tutto sommato abbastanza intero all’inizio di questo film? Nessuno lo sa. Pare
che esista un fumetto che fa da anello di congiunzione tra i due film, ma non
sono riuscito a trovarne traccia, anche perché i fumetti su “Friday the 13th” sono un dedalo degno dei diritti di sfruttamento dei personaggi al cinema.
Quindi mettiamola così: Jason è vivo, lotta con noi, e le sue idee (di
sbudellamento) non moriranno mai.
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Se lui è vivo, gli altri a Sabato 14 non ci arriveranno. |
Se quel martedì notte di ormai (gulp!) ventuno anni fa, sono
rimasto incollato alla tv è stato per le grazie di Julie Michaels l’inizio
micidiale del film. Una bella figliola entra in un capanno vicino a Crystal
Lake, la corrente salta e bisogna sistemare lampadine e fusibili, in quelle che
si presentano come una serie di scene canoniche da film horror, un’antologia di
momenti in cui ti aspetti che spunti fuori l’assassino a trucidare la bella
Julie Michaels, ed invece Adam Marcus gioca un po’ con le nostre attese,
spostando sempre un po’ più in avanti il momento fatidico.
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Julie Michaels illumina questo film (ah-ah!) |
Un inizio frizzantino, reso ancora più gustoso dal nudo
della Michaels che giustamente, voi la doccia la fate vestiti? Nemmeno lei. In
una saga basata su scene di nudo e sangue senza tirar via la mano, il passaggio
alla New Line Cinema sembra almeno aver riportato Friday the 13th Jason
alle origini. Infatti la scena continua con Julie Michaels che con solamente l’asciugamano addosso corre veloce come Usain Bolt, per fuggire dal passo lento e costante
di Giasone, sempre interpretato dal mitico Kane Hodder, per la terza volta (di
quattro) dietro la maschera da Hockey.
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Quando una donna con l’asciugamano, incontra un uomo con il machete. Beh lo sapete come continua no? |
Quante volte avete già visto questa scena? In tutti i film
precedenti di “Venerdì 13” lo so, ma questa volta è un barbatrucco, Julie Michaels è un agente
dell’FBI specializzata credo in docce e corsa a perdifiato, che svolte la
funzione di esca, infatti Jason seguendo l’antico adagio per cui una certa cosa
tira più di un carro di buoi, finisce nella trappola smitragliato dai colpi di
fucile di una squadra speciale armata fino ai denti.
a Giasone tirano dietro di tutto, anche una sorta di bomba che BADABOOM! Lo
squarta in un milione di pezzi, nemmeno fosse il Millennium Falcon della Lego.
Ma tutta l’attenzione di Adam Marcus va sul cuore nero (e ancora pulsante) di
Giasone, che condotto al vicino obitorio diventa oggetto di studio da
parte del patologo locale.
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Il cuore matto, matto da legare Dum-Dum-Dum-Dum / Che crede ancora che tu pensi a me Dum-Dum-Dum-Dum. |
Le forze del male annidate nei ventricoli di Giasone hanno
la meglio, il medico colto da raptus cannibale divora il cuore (senza contorno
di fave e bicchiere di Chianti) e diventa il nuovo corpo ospite dello spirito di Jason, che
in un attimo porta la conta dei morti a quattro: Patologo, vice patologo e due
soldati messi fuori a piantonare l’obitorio.
di pezzi Jason Voorhees non sarebbe servito a fermarlo, è il cacciatore di
taglie Creighton Duke (Steven Williams) che qui dovrebbe un po’ essere il Quint della situazione, ed in effetti
con il suo cappello da cowboy e il suo pastrano nero, ne avrebbe tutte le intenzioni,
se non fosse che nel film non fa una beata mazza di niente. Dichiara di avere
la soluzione definitiva al problema, si fa pagare un sacco di soldi per la
consulenza, e poi non muove più un dito lasciando che a risolvere il casino
siano altri. In pratica è uno dei miei colleghi di lavoro.
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“Non farò una beata mazza di niente, però mi pagherete dei bei soldoni per farlo” |
“Jason Goes to Hell: The Final Friday” ha il pregio di
riportare il sangue nelle morti del film, e bisogna anche dire che le vittime
di Jason sono tante, si va tranquilli oltre la ventina. Ammetto candidamente di
aver perso il conto perché tutta la parte centrale del film è piuttosto noiosa,
ma questo non cambia il fatto che “Jason va all’Inferno” è il capitolo con più
morti ammazzati in assoluto, anche se le voci sono discordanti, qualcuno
sostiene la tesi del pareggio con il capitolo successivo – dove ogni omicidio è
mostrato con dovizia di dettagli, cosa che non accade qui – perché con la novità
introdotta, capire chi ha ucciso chi, diventa spesso un problema.
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Metafore sessuali velatissime, quasi suggerite. |
Si perché l’idea nuova di Adam Marcus, dona un nuovo
potere a Jason, quello di passare il suo “spirito” di corpo in corpo, e se all’inizio il nostro
Giasone sceglie solo i tipi più corpulenti (prendendosi anche il tempo per rasare
i baffi allo sceriffo prima di scippargli il corpo, l’aspetto è importante per
uno che è sempre andato in giro con una maschera da Hockey oppure con un sacco in testa), con il passare dei
minuti Jason si fa andare bene un po’ tutti, classico caso di Ndo cojo cojo! In
pratica “Jason va all’Inferno” sta alla saga di “Venerdì 13” come Halloween III a quella di Michael Myers. Un film di Jason quasi senza Jason.
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So che non sembra, ma questo è Jason… |
Ora, io vorrei dirvi che questo nuovo super potere di Jason
è un salto in avanti nella sua iconografia, ma confrontiamo i pareri, quello mio di
(gulp) ventuno anni fa, che della parte centrale del film non ricorda niente, e
quello del me stesso attuale, vecchio bilioso cinico inacidito dalla vita, che
davanti ad un Jason interpretato da chiunque (tranne che da Kane Hodder), non
può che non pensare ad un espediente per risparmiare sul trucco, cambiando di
volta in volta l’assassino.
un indirizzo nuovo, e la sua faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro
(quasi-cit.), il film invece che trarne vantaggio ci perde, e qui secondo me è tutto un
problema attribuibile alla mancanza di esperienza come regista di Adam Marcus.
Si perché sulla carta il potenziale era quello di un mostro che cambia corpo e
identità, che potrebbe essere chiunque, non dico proprio come La Cosa di John Carpenter però almeno
come… Ehi! Ma questo film è uguale a The Hidden!
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…ma anche questo è Jason, anche se lo sembra ancora meno! |
Il film di Jack Sholder iniziava con una prima scena divertente e caciarona, in cui l’assassino
veniva ucciso. Ma poi proseguiva con un mostrino che passando di corpo in
corpo, faceva cambiare identità ogni volta all’implacabile assassino. Marcus?
Ok lo abbiamo capito che ti piacciono gli horror e ami citarli, ma non ti
sembra di esagerare?
proprio su questo, le citazioni e le strizzate d’occhio agli altri film. Ma siccome vi ero debitore di un’icona lasciata aperta, la chiudiamo subito, cosa
si sono detti Marcus e Sam Raimi al telefono? Non si sa, ma resta il fatto che
senza l’approvazione di Tom Sullivan, curatore degli effetti speciali di Evil Dead e Evil Dead 2, Sam ha spedito uno degli oggetti di scena dei suoi film a
Marcus, per poterlo utilizzare sul set. Ecco perché quando i personaggi si
infilano nello scantinato di casa di Voorhees trovano… Il Necronomicon!
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In questi casi si dice: Groovy! |
Adam Marcus ha continuato nelle sue interviste a barricarsi dietro il presunto
entusiasmo di Sam Raimi all’idea, ma Tom Sullivan non ha preso il prestito a sua
insaputa benissimo. Resta il fatto che l’enorme confusione sui diritti di
sfruttamento di “Evil Dead” ha permesso anche questo. Nella serie tv Ash vs Evil
Dead, lo stesso Raimi ha dovuto andarci con i piedi di piombo per cercare di
rimettere insieme i pezzi, queto spiega perché la mano “robotica” di Ash è
stata modificata nel telefilm, perché la MGM si tiene molto, ma molto stretti i diritti di
sfruttamento di ogni dettaglio di L’armata delle tenebre (storia vera).
Voorhees è un “Deadite”, una delle creature possedute e demoniache di “Evil
Dead”, ma siccome non può urlarlo ai quattro venti nel suo film, poiché la New
Line Cinema non detiene gli spezzettati diritti di sfruttamento sulla saga
creata da Sam Raimi, può solo suggerirlo agli spettatori in questo modo.
Infatti il pugnale che risolve la situazione mantenendo fede al titolo del film, anche senza
poter essere chiamato con il suo nome, di fatto è il pugnale Kandariano ben noto ad Ash.
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Jason fa l’imitazione del cuore luminoso di E.T. |
L’unica altra spiegazione è che Adam Marcus, con il suo
incontenibile entusiasmo da appassionato, abbia trovato il modo di accedere a
qualche magazzino pieno di oggetti di scena di vecchi film horror (questo,
oppure è uno scassinatore provetto). Sta di fatto che nel film oltre al Necronomicon
e ad una sorta di sostituto del pugnale Kandariano, compare anche una cassa di
una spedizione in Antartide con sopra il nome di Julia Carpenter, che è la
stessa di Creepshow, dove era stata
inserita come omaggio al Carpenter preferito della Bara Volante, nell’episodio
intitolato “The Crate”.
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Doppia citazione con salto mortale all’indietro. |
A ben guardare il delirio citazionista di Marcus non si
ferma agli oggetti di scena, ma anche ai nomi dei personaggi, infatti Billy Bush
interpreta lo sceriffo Landis, mentre
Steven Culp un personaggio di nome Robert Campbell, metà tra Bruce Campbell
(per restare in tema “Evil Dead”) e Robert Englund. Perché se un pazzo
incurante dei diritti di sfruttamento come Adam Marcus, non si è fatto nessun
problema ad infilare a forza il Necronomicon nella storia, secondo voi poteva
perdere l’occasione per non sfruttare anche il personaggio simbolo della New
Line Cinema?
la scena finale, una stupidata divertentissima che non aggiunge nulla ma resta
memorabile. La maschera da Hockey di Jason abbandonata nella sabbia, viene
afferrata e trascinata all’inferno dal braccio artigliato di… Freddy Kruger!
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Siete sull’ascensore per l’inferno, in discesa! (Cit.) |
Il braccio, è stato “interpretato” da Kane Hodder, che in
questo film vedendosi sfilato il ruolo di Jason da chiunque, si è tolto lo
sfizio di poter inserire nel curriculum, oltre a quattro interpretazioni dietro la maschera da
Hockey di Voorhees, anche un ruolo come braccio destro (letteralmente) di Freddy Kruger, non è roba da tutti!
niente, visto che il cinema ci ha abituato a super eroi provenienti da diversi film, che combattono uno accanto
all’altro, ma nel 1998 quella scena era l’equivalente di Nick Fury che arruola
Iron Man nella sua “Iniziativa Vendicatori”, roba che però sarebbe arrivata solo
nel 2008.
di provare a battere strade nuove per una saga quasi infinita, ma si perde in
un bicchiere d’acqua. Incredibile che un film con tutte queste citazioni e
questo numero di morti, con un inizio ed un finale così sfiziosi, risulti comunque una
roba da tracciato piatto, tanto per sfruttare per l’ultima volta il tema del
cuore di Giasone. Ma essendo costato così poco, al netto di quindici
milioni di fogli verdi con sopra altrettanti volti di ex presidenti mancati portati a casa,
magari non proprio i sogni di gloria in cui sperava Adam Marcus, ma per la New Line Cinema,
tutto sommato un affare.
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Cosa ci volete fare, ammazzare mette sempre fame. |
Si perché l’idea di Adam Marcus era un capitolo successivo
con Jason, Freddy e Ash Williams a cercare di tenerli a bada (storia vera). Insomma il sogno
bagnato di qualunque fan del cinema horror cresciuto a cavallo tra gli anni ’80
e ’90, un sogno che non si è mai realizzato, ma che è servito a preparare il
tavolo per lo scontro tra i due mostri (sacri), che arriverà su questa Bara tra
qualche venerdì 13, tenete d’occhio il calendario, fino a quel momento, buon venerdì
13 a tutti!
pietà, fate finta che i link siano degli adolescenti e voi Jason Voorhees.