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Jason X (2002): nello spazio nessuno può sentirti sussurrare Ch Ch Ch Ah Ah Ah

Everybody’s singin’, all the bells are ringin’ out and it’s Christmas Friday the 13th all over again, yeah, again! Oh che bello poter citare Tom Petty a marzo, perché per ogni fan dell’Horror, quando un venerdì 13 si manifesta sul calendario è un po’ come Natale, e qui alla Bara le festività le passiamo insieme a Jason Voorhees!

Dopo essere andato all’inferno, il nostro Giasone ha appeso la maschera da Hockey il cappello alla New Line cinema, la casa di Freddy Kruger. Tutto, compresa l’ultima scena del film precedente, lasciava davvero intendere che l’incontro tra i due pesi massimi dell’Horror sarebbe stato imminente invece? Beh invece niente.

Si perché l’incontro tanto atteso già dal 1988, venne rimandato ancora una volta, difficile far coesistere l’assassino che uccide adolescenti nei sogni, e quello che invece preferisce trucidarli da svegli, nemmeno il produttore Sean S. Cunningham riesce a trovare la quadratura del cerchio, quindi nell’attesa, sotto con un altro Friday the 13th! Anzi, no, perché la New Line ha acquistato i diritti di sfruttamento sul personaggio, non sul nome della saga, quindi vicino al nome “Jason”, mettiamo una bella “X” che fa tanto figo, e gli antichi romani (e tanti seguiti di Rocky) ci hanno insegnato vuol dire dieci, come i film dell’assassino di Crystal Lake.

Un uomo missile si staglia verso il futuro X, IX, VIII, VII… (Giasoni su Marte)

“Jason X” ha la capacità di far storcere il naso un po’ a tutti, gli appassionati della sag(r)a lo ritengono quasi una parodia, una sorta di Alien con Jason al posto dello Xenomorfo, che poi era la base del soggetto anche dell’ottavo capitolo della saga, solo che questa volta Giasone nello spazio ci finisce davvero, in una deriva fantascientifica che va presa per quella che è, io ho avuto pochi dubbi, nel 2002 andai a vederlo al cinema con i miei amici, in una sala mezza vuota (storia vera).

La mia reazione quando sul calendario il giorno 13 cade di venerdì.

Il personaggio lo conoscevo già, i miei amici no, ma questo non ci ha impedito di divertirci, a mia parziale discolpa posso dire che avevo diciotto anni, rivedendolo oggi diciotto anni dopo (…Gulp!), il film è rimasto perfettamente identico a come lo ricordavo. Si vedono tutti i soldini spesi, la bellezza di undici milioni di fogli verdi con sopra le facce di alcuni presidenti ammazzati da Jason morti, non poco per un capitolo di questa saga, ma al netto dei risultati, comunque utilizzati male per un film con l’ambizione di apparire più costoso di quello che sembra, senza però riuscirci.

“Jason X” si prende molto sul serio, nel senso che tutti gli attori recitano (al netto delle loro capacità, diciamo non proprio esagerate) in maniera molto seria il proprio ruolo, anche quando la situazione diventa incredibilmente grottesca, quindi più che una parodia di un capitolo a caso di “Friday the 13th”, sembra una di quelle idee un po’ cretine che può venire fuori tra amici, magari dopo svariate birre e alcune di quelle sigarettine un po’ storte con un buon odore: «Oh raga! Mandiamo Jason Voorhees su una nave spaziale nello spazio profondo!». Che poi devono essere più o meno le condizioni per cui Rodriguez ha decido di dirigere “Machete Kills” (2013).

Machete Giasone Kills Again… in Space.

La regia di questo volenteroso baraccone è affidata a James Isaac che in carriera ha curato gli effetti speciali di La moscaIl pasto nudo ed eXistenZ. Notate qualcosa in comune tra tutti questi titoli? Esatto Isaac è uno degli uomini di fiducia del mio secondo Canadese preferito, David Cronenberg che viene convinto ad interpretare una piccola parte, indovinate un po’ che ruolo? Bravi il dottore! Lo dico sempre che Cronenberg se non avesse fatto il regista così bene, avrebbe avuto una lunga carriera da patologo già spianata.

Il dottor Cronenberg, massimo esperto mondiale di mutazioni (e comparsate nel ruolo di dottore)

Crystal Lake è una base sotterranea dove ridotto in catene come Sansone troviamo Giasone (il mitico Kane Hodder, per l’ultima volta sotto la maschera da Hockey), come ci sia arrivato non si sa, sappiamo solo che è stato avvelenato, pugnalato, impalato, impiccato, sbudellato, affogato e squartato («Ed è guarito?» cit.) ma niente lo ha ucciso per davvero, l’unica soluzione è spedirlo in un coma criogenico, una prigione di ghiaccio che lo conservi come l’uomo di Similaun, o Elsa di “Frozen”.

Quando il vento avvolge i monti, con il suo gelido abbraccio / L’unione forma un cuore freddo, dal quale nasce il ghiaccio (cit.)

Ad interrompere la procedura però arriva il dottor Wimmer interpretato da David Cronenberg, il suo piano è quello di utilizzare la capacità di risorgere sempre e comunque di Jason, per far fare un balzo in avanti alla scienza, quando la bella Rowan (Lexa Doig nel ruolo di L.S.F.: La scienziata figa) chiede se per questo è pronto a mettere in pericolo vite innocenti, Cronenberg sforna una faccia gaudente davvero sinistra rispondendo solo un sibilante: «Yeeeesssss». No, forse è meglio se continui a fare i film David, non ti ci vedo tanto a dare brutte notizie ai tuoi pazienti, ti manca un po’ di tatto.

Ora, qui si crea un dilemma morale, il montaggio pasticciato non permette di capire il numero esatto di militari con cui David Cronenberg si presenta sul luogo, qualcuno sostiene che siano sette, altri meno, sta di fatto che dopo averli eliminati tutti, e aver spedito il mio secondo Canadese preferito nel paradiso dei registi, “Jason X” si iscrive alla festa come il capitolo con più alto numero di morti di tutta la saga, superando anche Jason va all’inferno, anche se vorrei un’inchiesta formale che verifichi i ventotto morti stimati di questo decimo capitolo, con quel montaggio pasticcione James Isaac secondo me ciurla nel manico.

L.S.F. (Copyright La Bara Volante 2020 aut.min.rich) laureata alla scuola delle super modelle.

In balia del mostro L.S.F. scappa riuscendo con un trucco degno di Bep Bep ad intrappolare Giasone nella capsula criogenica, ma riuscendo comunque a beccarsi un colpo di machete quasi letale, i due finiscono congelati come l’ultimo ghiacciolo al fondo del Freezer, quello che ritrovi poi a Natale, quando cerchi invado di fare spazio per la roba per il cenone. I loro corpi vengono ripescati 455 anni nel futuro da una banda di astronauti che sembrano la versione a basso costo dell’equipaggio della Serenity, la nave spaziale della serie tv “Firefly”, anche se avrei potuto fare prima restando in casa Joss Whedon, citando Alien la clonazione, di cui questo film sembra la versione ancora più sfigata.

Anche se a giudicare dal cast femminile, sembra più una puntata di Buffy con Giasone come ospite speciale.

Capite da soli che il pruriginoso equipaggio, composto da piloti arrapati e studentesse sexy in gita, sono la carne da macello che Giasone passerà a filo di machete, anzi, ad uno di questi riesce addirittura a mozzare un braccio, mentre é ancora in modalità “Capitan Findus” congelato, dopo uno scossone la statua di ghiaccio di Jason cade mozzando di netto l’arto al maldestro soggetto. Non potete sopprimere un istinto vecchio di 455 anni.

Le morti sono tante e tutte piuttosto variegate, abbiamo una bionda a cui Jason congela il cranio nell’azoto liquido, per festeggiare il suo fresco scongelamento. Chi di ghiaccio ferisce di ghiaccio perisce.

Ice ice baby (du-dum-dum-dum-du)

Per non parlare del militare dall’aria tosta (una specie di Steve Austin dei poveri) che finisce ammazzato perché su quello che in Star Trek avrebbero chiamato il “ponte ologrammi”, scambia Jason per uno dei mostri virtuali a cui stava sparando, e finisce a rendere onore all’ex Wrestler cui vagamente somiglia, “Stone Cold”, freddo come una lapide.

Notevole anche la ragazzetta intenta ad amoreggiare (vestita) con il suo fidanzato che chiamato alle armi dall’allarme generale, la lascia sul più bello dicendole di finire da sola. Jason lo penetra con la lama, se volete vederci dei delicati doppi sensi sessuali, fate voi, vi lascio campo libero.

La nave spaziale Grendel (come il mostro di Beowulf, e anche qui, mi rifiuto di cercare chissà quale filosofia dietro tale scelta), si trasforma beh, in una bara volante in cui il personaggio più interessante è l’unico a non essere nemmeno tecnicamente vivo, non nel senso canonico del termine. Mi riferisco alla ginoide Kay-Em 14 (fatta a forma di Lisa Ryder) metà oggetto dell’amore del suo creatore e metà facente funzione di Data (di “Star Trek: The next generation”) o di Visione (degli Avengers) di turno.

«Non sono un androide, sono una ginoide!»

In un film strapieno di strizzare d’occhio (basta dire che la base spaziale dove i protagonisti dovrebbero trovare la salvezza, si chiama “Solaris”) la ginoide si trasforma in una versione cazzuta di se stessa, conciata in pelle e armate di pistole fa il verso alla Selene di Underworld mettendo KO Giasone… Per un po’ almeno.

Si perché se la crio tecnologia lo ha portato nel futuro, la nano tecnologia farà fare a Jason un salto di qualità, trasformandolo nella versione Terminator di se stesso. Nel 2002 io e i mie amici in sala, che ci tengo a sottolinearlo, non avevo visto uno straccio di pubblicità riguardante questo film, all’entrata in scena di Giasone in versione Uber-Jason abbiamo fatto: «Wooaaaa!» per due secondi almeno, perché poi di fatto è sempre lo stesso personaggio, solo con una sorta di look da motociclista gay che più lo guardi, più temi che da un minuto all’altro cominci a cantare: Y! M! C! Ch Ch Ch Ah Ah Ah.

It’s fun to stay at the YMCA Crystal lake.

Nel tentativo di fermare il nuovo e più avanzato (ma in realtà identico e più ambiguo) Jason, il creatore di Kay-Em 14 tenta di distrarlo con gli ologrammi, rispedendolo temporaneamente in una versione digitale del vecchio campeggio di Crystal Lake degli anni ’80. Le due disinibite campeggiatrici sortirono un certo gradimento presso il vostro affezionatissimo e i suoi amici diversamente fighi (eravamo in sala a guardare ‘sta roba, questo dice molto della nostra vita sociale), il modo in cui Jason s’intrattiene con loro due mi ha fatto ridere anche rivedendo il film per questo venerdì 13: Chiuse dentro il loro sacco a pelo, Jason ne utilizza una per ammazzare di botte l’altra, nella sua particolare versione della lotta con i cuscini.

Pazzerello di un Giasone, tu si che sai come divertirti con le donne!

Il finale segue il protocollo imposto da Alien, l’Uber-Jason viene spedito nello spazio profondo (dove nessuno potrà sentirgli fare Ch Ch Ch Ah Ah Ah) ed intercettato al volo da uno dei personaggi, che armato di tuta spaziale che occhieggia parecchio a quella di David in “2001: Odissea nello spazio” (1968) trasforma Giasone nostro in una stella cadente davanti a cui esprimere un desiderio. Non sto scherzando, succede proprio così, due piccioncini sul pianeta Terra vedono precipitare Jason e la sua maschera un po’ bruciacchiata finire tra le acque, forse addirittura di Crystal Lake.

Il decoro per acquario che tutti i fanatici di horror vorrebbero.

“Jason X” riesce a prendersi tremendamente sul serio, ma allo stesso tempo ad essere abbastanza cretino da risultare come il pianeta Terra descritto da Douglas Adams, praticamente innocuo. La paura e la tensione è totalmente bandita, ogni entrata in scena di Jason Voorhees è una festa delle mazzate per tutti quelli che non indossano una maschera da Hockey, una conferma che forse tra tutti i grandi assassini mascherati degli horror degli anni ’80, Jason è quello che come un personaggio dei cartoni animati, continua ad andare avanti inesorabile in qualunque ambiente, in qualunque situazione anche la più assurda. Evidentemente dopo un film così si poteva solamente abbracciare completamente questo lato quasi fumettistico del personaggio, e regalargli un “crossover”, un incontro di stampo fumettistico con un altro suo collega, ma questa è un’altra storia, e ne parleremo beh, sicuramente un venerdì 13, tenete d’occhio il calendario e come sempre… Buon venerdì 13 a tutti!

Vi ricordo lo speciale su Giasone del Zinefilo!

Sepolto in precedenza venerdì 13 marzo 2020

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