Non sono stato tenero con gli ultimi film di Kevin Smith, ma
questo non cambia il fatto che voglio un gran bene al padrino dei Nerd che ha
deciso di farmi un enorme regalo, ovvero lasciare da parte trichechi e mostriciattoli canadesi
per tornare nel caldo abbraccio del suo View Askewniverse, l’universo narrativo
che accomuna molti dei suoi film, da cui arrivano i miei amati Jay e Silent
Bob!
motivi affettivi e generazionali, ma anche per il fatto che normalmente
condivido più o meno la stessa favella di Silent Bob, riesco a diventare logorroico
solo quando parlo di cinema e di conseguenza, quando scrivo qui sopra. Ecco
perché la notizia di un reboot su Jay e Silent Bob mi ha fatto cadere… Diciamo
le braccia, via.
notizie riguardanti i film che devono ancora uscire, può portare a svarioni
clamorosi come questo, ero seriamente convinto che Hollywood avesse messo in
cantiere un reboot sui due personaggi (non ci faccio una gran figura, ma,
comunque, storia vera). Per fortuna il mio campare Valerio (grazie capo!) in quanto
massimo esperto vivente di Kevin Smith mi ha chiarito il dubbio: Kevin Smith
era pronto a far tornare in pista gli unici ed originali Jay e Silent Bob, in
missione per fermare il reboot del film su Jay e Silent Bob! Come dite?
Somiglia sinistramente alla trama di “Jay & Silent Bob… Fermate
Hollywood! (2001)? Beh, sì, infatti è lo stesso Kevin Smith a basare su questa ambiguità
tutto il suo film. Vi avviso, così stiamo tranquilli: da qui in poi SPOILER più o meno vaghi, in base al vostro
grado di affezione ai personaggi.
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In un mondo dove sono tutti Nerd, loro due dovevano tornare per forza! |
Per farlo Smith raduna i suoi amici, tutti e intendo
proprio TUTTI, anche chi pensavamo – causa litigate furiose – non avremmo mai
più visto rivolgere la parola di nuovo a Smith, figuriamoci lavorare in un suo
film (ogni riferimento a fatti, cose, persone o Ben Affleck è puramente voluto),
per fare il punto della situazione sulla mania dei reboot a tutti i costi, ma
anche sui personaggi del suo View Askewniverse. Ve lo dico, perché questo
elemento è un fattore importante nel film, “Jay and Silent Bob Reboot” metterà
a durissima prova la vostra conoscenza dei film del View Askewniverse.
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Così tante citazioni, che anche Chris Hemsworth è stato trasformato nell’ologramma della principessa Leila. |
Tutti i film di Smith vengono citati (e spesso apertamente
sfottuti, come accade a “Cop Out” e Yoga Hosers), ma quelli legati all’universo
principale di personaggi del vecchio Kev rappresenta la base di appoggio di un
film che è di conseguenza totalmente autoreferenziale. I due “Clerks”, “Generazione
X” (1995), “In cerca di Amy” (1997), “Dogma” (1999) e ovviamente “Jay &
Silent Bob Strike Back” (2001) se vi manca anche solo uno di questo film,
sappiate che molti passaggi potrebbero risultarvi oscuri e alcuni colpi di
scena non vi colpiranno con la dovuta potenza, ma se li avete visti tutti, godetevi
questa scemenza (nel senso più positivo del termine) adorabile, fatta da un
Kevin Smith con il cuore in mano. Ok, questa mi è uscita male considerati i
recenti problemi cardiaci del regista, posso rifarla? La rifaccio. Kevin “Cuore
di papà” Smith fa il punto della situazione con i suoi personaggi e ci regala
un film scemo e a tratti malinconico che sembra dedicato a tutti gli ex
ragazzi ormai grandicelli, cresciuti negli anni ’90.
nella prima scena ricompare Dante (Brian O’Halloran) e in un attimo ripartono
le note di “Goodbye Horses”, il pezzo che Jonathan Demme ha reso sinistro e
spaventoso nel 1991, ma che ha smesso di esserlo nel 2006 grazie proprio a Smith
e Jason Mewes (qui assoluto protagonista).
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Si, è colpa tua Jay se ora quando guardo “Il silenzio degli Innocenti” mi viene da ridere! |
Per uscire impuniti dalla solita accusa di coltivazione e
spaccio, Jay e Silent Bob ricevono l’aiuto legale dell’avvocato Justin Long
che in cambio con un trucco per conto della Saban (sì, proprio quella dei Power Ranger) si prende i diritti legati
sull’utilizzo dei nomi Jay & Silent Bob, in quanto parte del fumetto “Bluntman
& Chronic”, lo stesso già portato al cinema nel 2001. Ecco perché i due
fattoni devono partire per Hollywood (quella in California, non quella in
Florida) di nuovo, però prima è necessario capire che cavolo è un reboot.
(occhiolino-occhiolino) Jason Lee che ha il compito di spiegare ai protagonisti
la differenza tra “remake” e “reboot” che nella definizione di Kevin Smith è
più o meno questa: Una versione nuova della stessa vecchia storia, diversa
quel tanto che basta per spillare altri soldi al pubblico e popolata con più
personaggi giovani e rappresentanti di minoranze etniche. In questo Il risveglio della Forza viene usato
come esempio negativo, chissà perché?
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Credo che lo faccia anche Martin Scorsese. |
Le gag non mancano e sono tutte piuttosto spassose, Silent Bob che “scrive” sul suo smartphone, oppure lo scontro frontale con i difetti di pronuncia di un’addetta dell’aereoporto che parla uno strambo accento del sud (del New Jersey). Il film bisogna dire che ha un ritmo piuttosto buono nel primo e nel terzo atto e Kevin Smith, che non manca certo di (auto)ironia, è il primo a prendersi per i fondelli, un po’ per il suo nuovo regime alimentare («Fly low fat ass! Fly!») sia per i suoi film non proprio irresistibili, ma anche per il fatto di interpretare la parte dell’eccentrico Kevin Smith, regista del reboot di Jay & Silent Bob con due nuovi attori dentro le super tutine, la bionda Melissa Benoist e un’altra
faccia nota che non vi rivelerò, ma vi lascio comunque non un indizio.
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“Benvenuti nel fantastico mondo del reboot!” |
Mettiamola così, “Jay and Silent Bob Reboot” se paragonato
al suo più somigliante cugino “Jay & Silent Bob… Fermate Hollywood!”
sembra quasi “Clerks” (1994), ovviamente senza poter nemmeno allacciare le
scarpe al capolavoro in bianco e nero di Smith. Però le dosi abbondanti di
cuore rendono il “Reboot” un film tutto sommato sincero (anche se l’assenza della
scimmia si fa sentire!) perché di fatto, dopo aver definito quelle che per Smith
sono le regole di ogni reboot, il regista ironicamente le applica tutte e
nella sua storia affianca un gruppo di ragazzine ai vecchi
protagonisti. Sempre la solita “truffa” del reboot, insomma, ma almeno qui viene venduta al pubblico con tutta l’ironia del caso.
di nome Jihad, perché quando distribuivano l’umorismo politicamente corretto,
per fortuna Kevin Smith era in fumetteria) è capitanata dalla solita Harley
Quinn Smith, figlia del regista alla quale non manca un certo talento per la
commedia, qui nei panni di Millennium “Milly” Faulken (ogni
riferimento è puramente voluto) la cui identità è piuttosto facile da intuire,
anzi, mi sono seriamente stupido per l’occasione persa da Smith per citare, un film in particolare, immagino che si
sia dovuto trattenere parecchio per non farlo.
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Nel film si chiama Millennium, nella realtà Harley Quinn. Smith tende a mescolare realtà e finzione anche fuori dai suoi film. |
Il livello di citazioni agli altri film di Smith (ma non
solo Chris Jericho si gioca anche un Can you dig it?) è parecchio alta, per un film che sembra una chiamata alle
armi per tutto il “popolo” dei fanatici di Smith c’è parecchio da divertirsi,
anche se il mitico Jason “Earl” Lee resta in scena davvero troppo poco e ad
un certo punto bisogna digerire un interludio tanto fuori luogo quanto gradito,
la “Re-Born identity” di Matt Damon è un intermezzo spassoso che ricorda a
tutti che avevamo già un Loki, ben prima di Tom Hiddleston e chi era ragazzino negli anni ’90 lo sa bene!
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Ma che ne sanno i 2000! (dopo questa, il prossimo passo è andare a fissare i cantieri) |
Diventa davvero difficile trattenere l’entusiasmo davanti ad
un film in cui, mi rendo conto, sono immerso dentro con tutte le scarpe, però
Smith riesce a dare una direzione a tutti i suoi personaggi, è facilissimo
immedesimarsi con Jay che si trova di colpo a dover gestire le responsabilità
dell’età adulta, quando per lui gli anni ’90 erano tipo mercoledì scorso, anzi lui in particolare tutte le adorabili cazzate che si facevano con gli amici da
ragazzi, non ha mai smesso di farle ed è proprio per questo che “Reboot” è un
film che più di “Strike Back” (2001) fa leva sulla malinconia come tutti i reboot
sfornati da Hollywood. Per fortuna, Smith stempera con dosi evidenti (e spesso
fuori scala) di “scemeria” e caramello che risulterebbero stucchevoli se Smith
non fosse così spudoratamente sincero, alla fine lui è sempre quello di “Jersey
Girl” (2004) che sarà anche uno dei suoi film più bistrattati, però era diretto
come il cuore in mano. Dopo questa giuro che la smetto di usare metafore sul
cuore Kev, prometto!
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[…] (didascalia curata da Silent Bob) |
Il barometro di quanto siete infognati con questo film e
con l’View Askewniverse in generale è sicuramente la scena con Ben Affleck, se
siete normali spettatori sarà solo un momento in cui Bat-fleck scherza sul suo
recente passato (e sì, anche sul nome della mamma di Bruce Wayne) e sostituisce Silent Bob nel suo classico ruolo
di colui che fa il monologo emotivo che fa svoltare i personaggi. Per tutti gli
altri, invece, è il finale positivo di due amici (Smith e Affleck) che dopo aver
litigato in malo modo, sono tornati a fare la pace, sono cresciuti e per certi
versi Amy alla fine l’hanno trovata per davvero. Quindi, vi avviso: Smith qui vi
farà esaltare con tante citazioni alla “cultura Nerd”, vi farà ridere con molte
trovate decisamente sceme, ma questa volta punta anche ai vostri dotti
lacrimali, poi ditemi che non siete stati avvisati!
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Uno che non mi sarei mai più aspettato di trovare in un film di Kevin Smith. |
Tre momenti per cui questo film mi ha lasciato con il
sorrisone ebete sul volto, anche se è una commedia scemissima e totalmente autoreferenziale? Kevin Smith (e Silent Bob) che rifanno la celebre scena dello
specchio di “Duck Soup” (1933) dei Fratelli Marx. Uno dei più bei pezzi di sempre dei Pearl Jam sui titoli di coda è quel cameo, ormai inatteso e per questo ancora più gradito che, per altro, chiude anche un cerchio niente male.
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Una scena veramente cretina (una delle tante), che però mi ha fatto ridere un sacco (storia vera) |
Insomma sì, alla fine un reboot su Jay & Silent Bob lo
hanno fatto per davvero, per altro con tutte le regole e i quantitativi di
malinconia sempre presenti in qualunque altro reboot, però per una volta non
risulta affatto così “reboottante” come al solito. Ormai ci ho messo una pietra
sopra, so che Kevin Smith continuerà a cazzeggiare nel suo View Askewniverse, firmando
film che finiranno per guardarsi l’ombelico sempre più spesso, però ogni tanto fa
anche piacere tornare a cazzeggiare con i vecchi amici davanti al Quick Stop
Groceries.