Ci sono previsioni talmente facili che persino uno come me, incapace di azzeccarne mezza, avrebbe potuto imbroccare senza troppi problemi, il ritorno dopo ventun’anni dal primo capitolo e cinque dopo l’ultima sua – sanguinosa ma non nel senso migliore del termine – apparizione, erano un mezzo disastro annunciato per il Creeper.
I trascorsi li conoscete, il popolo di “Infernet” ha deciso che una giuria e un giudice non erano abbastanza, quindi nel 2017 ha pensato bene di giudicare Victor Salva nell’unico modo in cui questi fresconi conoscono, una campagna d’odio e il relativo boicottaggio di un terzo capitolo che sarebbe stato scarso, anche senza questo peso aggiuntivo sul collo.
Con un colpo di spugna la Screen Media Films ha messo le mani sui diritti della saga, pronti a rilanciare con un “Reboot”(ante) film diretto da Timo Vuorensola, celebre per “Iron Sky” (2012) e “Iron Sky: The Coming Race” (2019). La trama scritta a quattro mani da Jake Seal e Sean-Michael Argo, uno che ha il cognome da foca e l’altro da cane, andiamo bene! Un filmetto che scomodando il grande Douglas Adams definirei: praticamente innocuo.
Si inizia già scopiazzando a mani basse, il prologo di “Jeepers Creepers – Reborn” è la scena iniziale di Jeepers Creepers, in cui come pubblico dobbiamo dedurre dagli abiti e dall’auto guidata dalle vittime del Creeper, essere ambientato negli anni ’70. Differenze rispetto all’inizio del film diretto da Victor Salva nel 2011? I dialoghi sono più piatti e al posto di Justin Long troviamo la mitica Dee Wallace (giù il cappello!), unico momento di gioia in un film che non ha molto da dare.
Forse l’unico guizzo di Timo Vuorensola sta nello staccare da Dee Wallace inseguita dal mostro negli anni ’70, al cellulare di uno dei due protagonisti, Chase (Imran Adams) impegnato a guardare su YouTube un video sul mistero del Creeper, mentre la sua ragazza Laine (Sydney Craven. Immagino che ai genitori piaciucchiasse Scream) guida in direzione dell’Horror Hound, il Lucca Comics dei fanatici dell’Horror, sperso nella campagna della Louisiana o giù da quelle parti.
Non pago di aver scippato l’inizio a Salva, il regista fa fare una sosta ai due ragazzi in un negozietto di roba strana (come in La casa dei 1000 corpi), qui i due incontrano una fattucchiera o che so io, che percepisce quello che il pubblico ha già capito da un’ora, Laine è incinta, perché se in un film una donna vomita di primo mattino, sappiamo tutti cosa vuol dire no?
Per solleticare ancora un po’ i fan dell’Horror, prima Laine si esibisce in una sfilata di costumi da cosplayer per il suo ragazzo (momento allunga brodo se ne esiste uno), mentre finalmente ci ricordiamo che sarebbe ora di farlo rinascete ‘sto Creeper, come lo fa: da un buco nel terreno esce una versione “Gollum” del mostro, che divorando (fuori scena) l’amico Gay di Laine comincia a riprendere la forma del Creeper che conosciamo, anche se è un Creeper 2.0 perché il film si gioca la TROVATONA!
Si, esiste una leggenda metropolitana su questa creatura che si nutre ogni 23 anni, ci hanno fatto su anche dei film, non uno, non due, ma ben tre, ma quelli, erano solo film, qui è tutto vero. Capito no? Come passare con lo strofinaccio sul lavoro di Victor Salva, visto che TROVATONA tanto brillante?
Come prosegue il film? Con una lunga porzione ambientata all’Horror Hound, che più che una convention per appassionati di Horror sembra un covo di potenziali serial killer, basta dire che hanno anche il gabbiotto dove puoi allenarti a lanciare gli Shuriken originali del Creeper! Woooa incredibile! Anche perché se avete visto più di due film in vita vostra saprete che prima dei titoli di coda i protagonisti saranno costretti ad utilizzarli. Anche se la scena migliore, la più inspiegabile di tutti è quella dove il Creeper che fa irruzione all’Horror Hound facendo esplodere cose a caso (!) e camminando con le fiamme alle spalle come un eroe d’azione, uno di quelli che non guarda le esplosioni (!!), che per altro restano inascoltate, mezza convention salta immotivatamente in aria e nessuno pare accorgersene (!!!).
L’evento principale dell’Horror Hound è la lotteria, chi vince potrà passare una notte a casa Barret, che è dove viveva il Creeper, un postaccio abbandonato e fatiscente, ma con il telefono collegato e perfettamente funzionante (chi paga la bolletta? Boh!) comodo per chiamare la polizia che arriverà due minuti dopo che tutto sarà finito. No sul serio, ma non era meglio lasciarlo in mano al creatore del personaggio questo rilancio?
Per motivi che non ci vengono spiegati, se non letteralmente tre minuti prima dei titoli di coda in una riga di dialogo (coperta dalle sirene della polizia), il Creeper vuole mettere le mani sul pupo di Laine che ha le visioni di non è ben chiaro cosa, un culto creato attorno al Creeper? Della gente che balla in vestaglia nera? Non si sa, credo che il piano fosse mettere una carrozzina sulla locandina e spacciarsela come se questo film fosse “Rosemary’s Baby” (1968), forse una forma di umorismo nell’associare i trascorsi controversi di Victor Salva a quelli di Roman Polański? Ma che ne so, vi giuro, un tedio unico questo rilancio.
In questa sua nuova versione, il Creeper è stato realizzato con effetti speciali molto plasticosi (persino il cappello sembra di plastica, anche perché lo è), ma i problemi più gravi per me sono essenzialmente due, in questa versione del personaggio viene a mancare la sua ehm, passione per i maschietti come vittime predilette, quindi utilizzando una tipica espressione della Louisiana, vale il più classico dei ‘ndo cojo cojo.
Altro problema? La scelta del regista. Timo Vuorensola si è fatto un nome con “Iron Sky”, un’idea tutta matta realizzata con due spicci e tanta CGI, di fatto l’esatto opposto di quello che rendeva Jeepers Creepers un film che fieramente portava avanti la tradizione dei film di mostri realizzati alla vecchia maniera. Balza agli occhi e fa male alle pupille vedere i ragazzi-carne-da-cannone muoversi sullo sfondo del cimitero antistante casa Barret, realizzato con uno sfondo posticcio che può andare bene per il cielo spaziale di “Iron Sky”, ma qui sembra solo un trucchetto per girare tutti davanti allo schermo verde. Un po’ come passare dai Graboidi analogici a quelli digitali, però peggio.
Il piano di mettere il nuovo Creeper in mano ad un regista dall’approccio digitale, totalmente in contrasto con quello vecchia scuola di Salva avrebbe anche senso, ma il risultato è frettoloso, se questo fosse il mio primo “Jeepers Creepers”, del personaggio non ci avrei capito molto, perché della sua iconografia viene dato tutto per scontato (il camion, gli Shuriken, il suo affamato risveglio dopo 23 anni) senza approfondire niente, senza modificare nulla, quasi senza nemmeno parlarne, con un finale che definirlo tirato via sarebbe poco, alla faccia della creatura impossibile da uccidere che abbiamo visto nei tre film precedenti.
Insomma, “Jeepers Creepers – Reborn” non ha nulla per attirare nuovo pubblico visto che è un film realizzato a tirar via e con la fretta nel cuore, ma in compenso ha tutto per far storcere il naso ai vecchi appassionati, che già non sono mai stati tanti, ancora meno dopo i trascorsi di Salva, quindi un film così non serve davvero a nessuno. A questo punto ci rivediamo tra 23 anni, senza fretta eh? Chiamo io.
Sepolto in precedenza mercoledì 26 ottobre 2022
Creato con orrore 💀 da contentI Marketing