Questa vita pandemica da zona rossa ha tra i pochi
vantaggi, il tempo extra per recuperare le vecchie serie rimaste sulla lista del
“da vedere” da troppo, troppo tempo. Dopo l’abbuffata di Deadwood
ero ancora bello carico, quindi sono passato dal Western classico a quello
moderno, ma sempre con Timothy Olyphant come protagonista, passato dall’essere
sceriffo a Marshall, ma sempre con il cappello giusto. In ogni caso prima di iniziare, un
po’ di musica!
In realtà in quanto Bara (Volante) ho barato, io avevo
già provato a guardare “Justified” di cui ero riuscito a vedere solo l’episodio
pilota (1×01 – Fire in the hole), andando giù di testa per questo inizio
incredibile, ma purtroppo non sono riuscito a proseguire, ma devo dire che la
seconda volta è stata quella buona, la serie creata da Graham Yost ispirata ai
romanzi scritti da Elmore Leonard non solo crea dipendenza, ma mi ha esaltato.
“Justified” è andata in onda per il canale FX (nato per
essere una sorta di HBO ma in chiaro) dal 2010 al 2015, sei stagioni per 78
episodi non tutti spettacolari, ma con un livello di qualità, dialoghi ed
interpretazioni davvero notevole, l’impronta dello scrittore Elmore Leonard è
chiarissima e il nostro Leonardo non è certo da sottovalutare.
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A destra, un cowboy stiloso uscito dritto dalla penna di quella a sinistra, che è ancora più stiloso. |
Suo il soggetto del classico “Quel Treno per Yuma” (1957), Leonard è un autore che è stato saccheggiato dal cinema, cos’hanno in comune i film “Get
Shorty” (1995), “Jackie Brown” (1997) e “Out of Sight” (1998)? Sono tutti
tratti da lavori di Leonard, uno scrittore che per i suoi dialoghi ha fatto sua
la massima: «If it sounds like writing, I rewrite it». Quando mi deciderò di
iniziare a leggerlo sarà comunque troppo tardi, anche più in ritardo di quanto
ci abbia messo a recuperare questa gran serie.
Il problema di “Justified” forse è di essere stata
etichettata come il solito poliziesco, ma con un personaggio principale dal cappello più
vistoso. I protagonisti sono tutti attori incredibili – uno in particolare, ma
ci arriveremo – che hanno la “colpa” di non essere famosissimi presso il grande
pubblico, inoltre la natura stessa della serie, un Noir pesantemente
influenzato dal Western, può respingere una fetta di pubblico, oppure risultare
una calamità per uno come me. Ero sicuro che sarei andato giù di testa per
questa serie, come puntualmente è avvenuto.
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“Hai il diritto di andare giù di capoccia per questa serie” |
La storia è quella dello sceriffo federale Raylan Givens
(Timothy Olyphant), stivali, jeans, giacca e cravatta su camicia sportiva ma
soprattutto, cappello a tesa larga anche sotto il sole di Miami. Raylan Givens
è fuori luogo, fuori tempo, un pistolero del vecchio West nella soleggiata
Miami e in tal senso, è identico all’attore che gli presta la sua notevole
faccia da schiaffi. Timoteo Olifante come Napoleone Wilson è nato fuori dal suo tempo, una generazione prima e ora parleremmo
di lui come di una leggenda dei film Western, non a caso in carriera è alla
costante ricerca di tutti i ruoli da pistolero, anche di sponda.
Raylan Givens concede al grosso spacciatore locale, il
più classico degli ultimatum da sceriffo del West, lascia la città e non
tornare mai più, come se la Miami del 2010 fosse Tombstone (per altro la locandina del film, che il capo di Raylan ha dietro alla sua scrivania) anche se il duello avviene ad un tavolo di ristorante, solo
che ad uscirne vivo è il velocissimo Raylan che quando spara, lo fa per
uccidere. Ennesima accusa di abuso di violenza per lo sceriffo, che viene
derubricata a legittima difesa quindi giustificata, così abbiamo anche spiegato
il titolo della serie.
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“Questa Miami non è grande abbastanza per tutti e due e tutte quelle altre cose da Western, che ti aspetti di sentirmi dire mentre lasci la mia città” |
Ma la punizione per Givens arriva in ogni caso, un
trasferimento dall’assolata Miami alla piccola contea mineraria di Harlan, nel
Kentucky. Un posto dove il suo cappello appare meno fuori luogo e che Raylan
conosce bene, perché ci è cresciuto anche se piuttosto che tornare a casa, il
nostro forse avrebbe preferito una sospensione senza paga. Già perché la contea
di Harlan è il cuore pulsante di quell’America fatta di minatori, mandriani e
suprematisti bianchi che hanno rappresentato (e ancora rappresentano), la
solida base degli elettori del penultimo inquilino della Casa Bianca, quello
color arancione, dovresti ricordarlo per quei due o tre disastri che ha
combinato.
La contea di Harlan di questa serie è quella porzione di
Stati Uniti lontanissima dalle grandi città che si affacciano sui due oceani,
ed è qui che Raylan Givens ritrova vecchie fiamme del liceo e il suo miglior
amico (con amici così…), Boyd Crowder interpretato dai capelli dritti e dai
dentoni da squalo di Walton Goggins,
semplicemente il miglior attore mai uscito dal piccolo schermo e approdato al
cinema, qui probabilmente al suo meglio assoluto.
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Non se la prenda Maestro, il mio era un complimento. |
Raylan Givens e Boyd Crowder sono due personaggi
incredibili, ognuno potrebbe essere il protagonista di una propria serie
personale e nel loro scontro, i due attori si rubano la scena uno con l’altro.
Si perché i due sono cresciuti insieme, lavorando nelle miniere da giovanissimi
e salvandosi ripetutamente la pelle a vicenda in quell’inferno, che ti lascia
mani, faccia e polmoni neri. Cosa è successo là sotto non lo sapremo mai e non
serve, perché questi due nemici-amici hanno un “bromance” tipica dei film
Western, un’amicizia virile che sfocia in uno scontro altrettanti virile,
perché il padre di Raylan Givens era un famigerato criminale e per reazione suo
figlio è diventato un uomo di legge, mentre Boyd Crowder è rimasto ad Harlan
diventando il re senza corona della contea, brutto, sporco e neonazista è
l’esatto opposto di Givens, anche se i due sono cresciuti con i piedi ben
piantati nella stessa terra, le classiche due facce di una stessa medaglia.
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“Stessa medaglia sentilo, con te non dividerei nemmeno una banconota da tre dollari” |
Raylan Givens, Boyd Crowder e tutti gli altri sono nati
come detto dalla penna di Elmore Leonard, il racconto “Fire in the hole” fa da
base al pilota della serie ed è anche la frase urlata da Crowder, impegnato a
far esplodere una Chiesa a colpi di bazooka, gestita da un predicatore che
secondo i gusti Nazisti del personaggio, ha la colpa di essere un po’ troppo
giamaicano (quindi di colore) per lui. Capite che con due personaggi del
genere, la serie viene fuori da sola anche perché le indagini dello sceriffo Givens,
finiranno per intrecciare più volte i percorsi (criminali) del suo amico
d’infanzia.
Ma se Raylan Givens è un personaggio in lotta con il suo
passato, che lo avrà pure formato, ma lo tiene intrappolato nel ruolo dello
sceriffo tosto e solitario, allo stesso modo Boyd Crowder nel corso di sei
stagioni affronta il suo tormento e la sua evoluzione, da suprematista bianco a
predicatore che ha scoperto la religione in cella (e la utilizza per allargare la sua
base di influenza), un personaggio losco, ma affascinante tanto quando il
protagonista, se Raylan Givens fa il ganzo con il suo stile da Cowboy, Boyd
Crowder non è da meno, ho già provato a fare mia la sua massima di vita: «ABC.
Always Be Cool».
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Lezioni di vita, Maestro anche di stile. |
Se Timoteo Olifante è un predatore nel suo elemento
naturale, Walton Goggins è libero di “Goggingiare” a tutta forza offrendo una
prova maiuscola. Per certi versi Boyd Crowder è una continuazione diretta del
suo Shane Vendrell di The Shield, un
personaggio ancora più spietato ma capace di amare e proteggere le persone a
cui vuole bene, malgrado abbia ben chiaro il suo ruolo, senza rovinare la
visione a nessuno sappiate che la sua «I’m an outlaw», non solo si dimentica,
ma è l’apice del talento di un attore che meriterebbe solo lodi, invece è
ancora noto solo a pochi fedelissimi.
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“Ho preso in piena faccia Marvin!” (cit.) |
Capite che quando il “cattivo” è un personaggio per cui è
impossibile patteggiare, ma è così facile capirlo, e per certi versi ammirare
la testardaggine che muove le sue azioni, metà della serie è già fatta e ha già
vinto tutto, Raylan Givens e Boyd Crowder, sono due dei migliori personaggi mai
visti sul piccolo schermo, fatti dal sarto per i due grandi attori che li
interpretano.
A differenza di The Shield (anche lei, una serie targata FX), “Justified” per sei stagioni
alterna un po’ la qualità, non tutti gli episodi o le stagioni sono allo stesso
livello, ma è solo per cercare il pelo nell’uovo, perché questi personaggi vi
resteranno nel cuore, mentre in testa avrete solo la fighissima “Long Hard
Times to Come” dei Gangstagrass, perché la sigla è parte integrante
dell’esperienza di una serie tv e questa è un gioiellino che vi ritroverete a
cantare, o anche solo a far agitare la testa a ritmo per 78 puntate, garantito
al limone.
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“Forse sarebbe meglio dire, garantito al piombo” |
Anche perché proprio in queste 78 puntate troverete di
tutto, risse da bar, sparatorie e assedi come quello fighissimo che conclude la
seconda stagione, ma soprattutto dialoghi scritti e recitati alla grande e
personaggi moderni nella loro caratterizzazione, ma con un’anima da vecchi
pistoleri del West. Lo sapevo che questa serie sarebbe diventata subito una
delle mie preferite, si trattava solo di avere il tempo necessario per guardarla,
ed ora posso solo caldamente consigliarla a tutti.
Su vi piacciono atmosfere noir andrete giù di testa per
questa serie come ho fatto io, il suo essere così spudoratamente Western
potrebbe spaventare qualcuno, anche se invece è proprio il motivo per cui tutti
dovrebbero vederla, per mettere in chiaro che gli stilemi del Western, sono
validi sempre e possono migliorare ogni racconto, provate a fare un giro nella
contea di Harlan, non la lascerete più garantito, ma non dimenticatevi il
cappello.