Non sono un grande appassionato dello sciovinismo fine a se stesso, ma quello inglese, per lo meno al cinema, ci ha regalato grandi gioie, a partire da “Un colpo all’Italiana” (1969) giù a scendere fino al primo Kingsman – Secret Service.
Sì, perché il film di Matthew Vaughn, liberamente ispirato al fumetto di Mark Millar e Dave Gibbons alla sua uscita è stata un piccola sorpresa, niente di trascendentale, badate bene, però un film che mi ha divertito, anche perché visto che viviamo in tempi in cui il James Bond titolare, è quello più “tristone” di sempre, che non fuma (perché al cinema è vietato), non beve (perché fa brutto) e non fa sesso (perché altrimenti turba i bambini), i Kingsman con il loro sciovinismo inglese e la loro tamarraggine tutta americana si sono fatti carico di quella componente “Pop” dell’agente 007, per capirci quella più legata ai film del compianto Roger Moore.
Il secondo capitolo di Kingsman sembra un film consapevole di aver stupito, ma anche di uno che non può più contare sul fattore sorpresa, ora ci sono delle aspettative, bisogna mostrare cos’è successo a… a… Come si chiamava il protagonista? Due film e ancora non me lo ricordo, insomma all’ex buzzurro che ha scoperto la classe e le virtù dei Kingsman, che nel primo film è stato allenato da Harry Hart, ovvero Colin Firth nell’unico film che non piacerà alle signore appassionate del bell’uomo Inglese Italiano, visto che ha preso la cittadinanza del nostro strambo Paese a forma di scarpa.
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«Cassidy ma perché sei così cattivo con me?»
Come ovviare a questo problema? Applicando il suggerimento del sottotitolo del film di “South Park” (1999), ovvero: più grosso, più lungo & tutto intero! Si vede che a mia volta ho la classe di un Kingsman?
Le volte in cui mi sono ritrovato a pensare “E’ come il primo film, ma di più” durante la visione sono state, 14, 15, 28, oh insomma ho perso il conto, perché di fatto “Kingsman – Il cerchio d’oro” ripropone le stesse identiche dinamiche del primo film ed ogni volta che può alza il volume delle radio di un paio di tacche.
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«Vai ti copro!» , «Si ok, se dovesse piovere posso stare tranquillo» |
Per assurdo, la parte meno interessante è l’unica che mostra davvero le conseguenze del primo film: ricordate la scenetta birbantella con protagonista la principessa svedese che chiudeva (con non poca voglia di provocare) il primo film? Ecco, l’effetto collaterale è che ora… Ora… Come si chiama il protagonista di questo film? Interpretato dal carismaticissimo, ehm… [Cassidy corre a controllare su google] Taron Egerton! Ecco, lui, ora deve gestire ritorni a casa puntuali e ancora peggio cene con i genitori di lei che sono complicate per chiunque, figuriamoci se i suoceri sono i regnanti svedesi!
Siccome Matthew Vaughn è tutto tranne che scemo, insieme alla sua sceneggiatrice di fiducia Jane Goldman, sa bene che non può più replicare lo schema del ragazzetto di provincia che diventa un agente segreto di gran classe, ma sa anche che uno dei punti di forza del suo film precedente era proprio Colin Firth, che lontano da drammoni e film romantici sembrava quello più divertito di tutti a giocare a fare l’eroe d’azione nei panni di Harry. Quindi, bisogna trovare assolutamente il modo di farlo tornare in pista, non ditemi che è uno spoiler perché tanto la presenza di Firth è stata super strombazzata fin dal primo trailer.
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No, Colin non ha perso l’occhio radendosi se volete saperlo. |
Visto che il film stesso (e la sua locandina) vi ha già raccontati chi torna, io eviterò di raccontarvi COME torna, anche se vi annuncio che è un “Mambo Jumbo” al limite del fantascientifico che per una buona porzione di film ci lascia con un Harry intontito che vede le farfalle nemmeno fosse Roger Rabbit dopo una botta in testa.
Con un Harry per buona parte del film è a mezzo servizio, sempre nell’ottica di mettere carisma intorno a… A… Vabbè, il protagonista di cui non ricordo il nome, fanno il loro esordio anche gli Statesman! Ovvero la controparte americana dei Kingsman. Quindi, il film si diverte a mettere su una contrapposizione tra eleganti e compassati inglesi che coprono le loro attività con la sartoria, opposti ai Cowboy americani impallinati con il Capitalismo e orgogliosi della loro produzione di super alcolici. Quindi, se prima da una lato avevamo Galahad e il Merlino del mitico Mark Strong, adesso abbiamo, Tequila il pistolero di Channing Tatum e Ginger Ale, una Halle Berry che non fa niente, se non comparire lasciando al pubblico il tempo di chiedersi «ma quella è Halle Berry?» e poi sperare di avere futuro nei prossimi seguiti, perché ormai l’attrice manca da un pezzo dal giro dei film con visibilità.
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«Ci piace il vostro CV, siete assunti entrambi in prova, per ora vi mettiamo a fare le fotocopie» |
Per portare un po’ di generale carisma, Jeff Bridges nei panni di Champagne che, però, tutti, ovviamente, chiamano “Champion”, perché Goffredo Ponti è un figo e sta qui per questo, ma anche per portare a casa un assegno facile e spiegare a tutti come fare un accento del sud che sia credibile, visto che buona parte della storia è ambientata in Kentucky.
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Anche se per lui, forse White Russian come nome, sarebbe stato più adatto. |
Menzione speciale per “Mister Labbrino”, il baffetto di Narcos che dopo aver lasciato Giocotrono, ormai spunta ovunque come il prezzemolo, qui interpreta Whiskey (con le “E” mi raccomando) il cowboy armato di lazo che pare uscito da un rodeo.
Capito il trucco, no? Un’agenzia di “Men” per ogni Paese del mondo, tutti caratterizzati al limite dello stereotipo, ma dannatamente divertenti, soltanto il successo di questo film e il numero di seguiti che verranno sfornati ci dirà che vedremo mai i Kingsman giapponesi (Samuraiman? Ninjaman?) i Kingsman eschimesi (Inuitman?) i Kingsman indiani (Bollywoodman?) e quelli italiani (Scarpaman?), voi quali nuovi Kingsman vorreste vedere? Parliamone noi commenti, so per certo che Matthew Vaughn legge regolarmente la Bara Volante, quindi sarà felice di sentire il vostro parere.
Il resto? Come vi dicevo, lo stesso identico film, nel primo c’era Sofia Boutella sicaria letale con le gambe meccaniche? Qui abbiamo lo sgherro numero uno del cattivo di turno con un braccio meccanico. Il primo film si giocava un attore americano a recitare paurosamente sopra le righe regalandoci un cattivone con un piano tanto utopico che avrebbe potuto funzionare anche nella realtà? Qui uguale, via Samuel L. Jackson vestito da Spike Lee dentro Julianne Moore, narcotrafficante su scala mondiale impallinata con gli anni ’50 e con gli hamburger fatti con un tritacarnone gigante degno di Fracchia contro Dracula, per servire ottimi panini fatti con la carne degli sgherri traditori, ma senza una sola goccia di sangue, siamo PG-13 mica Inglesi.
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L’uomo dal braccio d’oro… Ma non era il cerchio? |
Seconda menzione speciale per zia Julianne Moore, ho un debole per questa poliedrica attrice, capace di passare dal dramma al blockbuster più scemo mantenendo sempre una certa classe, la sua Poppy Adams è una cattiva, ovviamente sopra le righe, però azzeccata, ho trovato gustosa la scena in cui irrompendo con un segnale pirata su tutte le tv del mondo, descrive gli effetti del suo virus, in una scena che mi ha ricordato quella analoga del Joker di Jack Nicholson nel primo “Batman” (1989)
Se tenete gli occhi bene aperti, potreste notare anche il cattivone dell’ultimo Boyka, Martyn Ford nella sprecatissima parte di una delle guardie di sicurezza del festival di Glastonbury, ok che il ragazzo non è proprio portato per le arti marziali, ma averlo nel cast e non fargli tirare nemmeno due pugni contro i Kingsman è uno spreco!
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Fai il bravo Pedro, l’ultimo grosso così che hai incontrato ti ha fatto fuori da Giocotrono. |
Ma dove “Kingsman: The Golden Circle” piazza il suo colpo migliore è quando decide di replicare nuovamente la scena migliore del primo film. Ricordate la fighissima scena di lotta Colin Firth contro tutti nella chiesa, sulle trascinanti note di “Free Bird” dei Lynyrd Skynyrd? A mani basse la scena con cui ho per sempre fatto pace con Colin Firth, ecco, qui lo schema è lo stesso, pezzi famosi su scene d’azione in cui non si vede una goccia di sangue, però Matthew Vaughn ha la decenza di riprendere da vicinissimo, mostrandoci bene l’azione e i movimenti. Quella macchina da presa così vicina agli attori ti porta dentro l’azione, in certi momenti viene voglia di spostarsi per evitare le pallottole, quindi bravo Vaughn anche per la scelta musicale.
Sì, perché se nel fumetto originale, la celebrità rapita era Mark Hamill, qui Vaughn recupera la stessa idea, ma sempre nell’ottica dello sciovinismo inglese, nella parte di se stesso troviamo Sir Elton John! Che con non poca autoironia, passa tutto il tempo del film conciato come un pappagallo ricoperto di piume (di struzzo) colorate, costretto a suonare i suoi pezzi più famosi per la cattivissima Poppy (zia Julianne Moore).
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«Cassidy chiamami un’altra volta zia è ti trasformo in un sotto filetto» |
Se hai Elton John nel cast? Vuoi non utilizzarlo? Sarebbe un vero crimine non farlo, quindi la scena di combattimento e sparatoria più grossa del film avviene sulle note di “Saturday Night’s Alright (For Fighting)” scelta anche ovvia, vero, ma trattandosi della più azzeccata canzone per uscire di casa e andare a picchiarsi per strada mi sembra anche buona e giusta!
Matthew Vaughn è bravissimo a capire quando può darci dentro con le trovate sceme, mi viene da dire in stile “South Park” e quando, invece, il tono deve farsi epico. Vi dico solo questo: in una scena Vaughn arriva addirittura a giocarsi Sir Elton John in versione (piumato) eroe dell’azione, in una scena talmente scema e divertente che penso già di amarla!
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The last action hero (beh più o meno!) |
Ma se il primo film aveva solo una scena musicale d’azione, qui bisogna fare di più, quindi le scene diventano tre! Per quanto io vada pazzo per “Words up” dei Cameo, che fa da sottofondo ad una lunga battaglia tra Kingsman, io per quella scena in particolare avrei scelto “Whip it” dei DEVO, quando la vedrete capirete il perché.
Ma dove davvero “Kingsman – Il cerchio d’oro” raggiunge il suo apice, sia nella ripetizione dello schema che dell’emotività per me è in un’altra scena che vede come assoluto protagonista Mark Strong.
Già, perché c’è anche il mitico Marco Forte in questo film, caratterista di extra lusso che mi piace sempre vedere nei film, che qui canta con la sua stessa voce, una trascinante e davvero epica versione di “Take Me Home, Country Roads” confermando la vera tendenza del 2017, ovvero utilizzare pezzi di John Denver nei film, se non ho perso il conto, siamo arrivati a quattro film, quasi materia per la rubrica Rock ‘n’ Blog ora che ci penso.
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Marco Forte impegnato a rifare la scena del coltello di Mr. Crocodile Dundee. |
Non voglio descrivervi questa scena, già il film di suo tende a ripetersi parecchio, quindi non voglio togliervi le poche soprese, vi dirò solo che Marco Forte si è guadagnato un altro paio di punti stima da parte del sottoscritto (per quello che valgono) e a fine visione per un paio di giorni non ho fatto altro che canticchiarmi “Take Me Home, Country Roads” in questa versione con cornamuse, un modo brillante di rendere Inglese anche un pezzo americano al 100%.
Insomma, se avete apprezzato il primo Kingsman, questo secondo capitolo è una conferma, lo so stiamo parlando di un film che fa dell’essere in parti uguali una parodia e un omaggio a James Bond la sua forza, tratto da un fumetto come molti dei film moderni e con uno spiccato gusto per l’idiozia diffusa, eppure se ne arrivasse un terzo domani mattina, con i Ninjaman o gli Scarpaman, difficilmente riuscirebbero ad impedirmi di vederlo. Perché sarà pur vero che i modi determinano l’uomo, ma le scene d’azione con la musica giusta lo intrattengono come si deve.
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