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Knock Knock (2015): pink inferno

Ve lo ricordate “Detroit Rock City”? Era un filmetto con Edward “John Connor” Furlong, che parlava di un gruppo di ragazzi che fuggivano on the road per andare ad un concerto dei Kiss. Una roba semplice semplice, godibile nella misura del vostro coinvolgimento con la truccata band Newyorkese. Cosa c’entra con il nuovo film di Eli Roth? Poco, o forse tanto… Ma che ne so! Ancora mi state ad ascoltare?

C’era una battuta in “Detroit Rock City” che ho sempre trovato piuttosto divertente, i ragazzi in auto vedono a bordo strada una biondina che fa auto-stop e ponderano se fermarsi per darle un passaggio. Il più morigerato del gruppo se ne esce con: “Ci sono un sacco di film dell’orrore che cominciano in questo modo”, il più arrapato della banda risponde: “Anche un sacco di film porno!”. Ecco, mentre guardavo “Knock Knock” mi è tornata in mente quella scena, forse perché ad un certo punto il protagonista, interpretato da Keanu Reeves, rimasto solo a casa si ascolta proprio il vinile di “Detroit Rock City”… Vuoi vedere che alla fine è un omaggio voluto da Eli Roth?

Un’altra cosa su cui mi è caduto l’occhio è stato un nome nei titoli di testa, quello di Sondra Locke, che compare tra i produttori della pellicola. Non credo siano necessarie presentazioni, Sondra Locke è la bionda con cui Clint Eastwood ha girato praticamente tutti i suoi primi film da regista, “Il texano dagli occhi di ghiaccio”, “L’uomo nel mirino”, il maltrattato “Bronco Billy”, ma anche “Fai come ti pare” e soprattutto era la vendicativa protagonista di “Coraggio… fatti ammazzare”. La Locke per il suo esordio come produttrice ha scelto il film di Roth, che è di fatto un remake della pellicola del 1977 in cui la stessa Locke recitava, ovvero “Death Game” (non so se sia mai uscito in Italia…), dove interpretava uno dei due ruoli che nella versione di Roth sono ricoperti da Lorenza Izzo (secondo film in fila con Roth dopo “The Green Inferno”) e Ana De Armas.


Ho fatto i compiti, sono mica uno che scrive caSSate così tanto per dire.

Evan Webber (Keanu Reeves con la barba lunga e la panza) è un bravo padre di famiglia, con una bella moglie artista di origini spagnole, fa l’architetto, ha un passato da DJ, vive in una bella villetta, ha un cane alla moda (un Bulldog francese di nome Monkey con delle orecchie paraboliche) e, per non farsi mancare nulla, ha anche una Volvo blu. Anzi, ne ha due.

La sua famiglia lo lascia solo a casa nel week end, lui ne approfitta per lavorare, ascoltarsi i Kiss, fumarsi un po’ d’erba (che non manca mai nei film di Roth) e provare a non pensare al fatto che con due bambini per casa, non c’è mai il tempo per fare sesso con la propria mogliettina, che lo manda in bianco nella prima scena del film, cosa che dovrebbe giustificare tutte le scelte sceme del personaggio. Proprio come diceva la battuta del film “Detroit Rock City”, durante un acquazzone clamoroso, alla sua porta fanno Knock-Knock i Genesis, che non è un pessimo gruppo con Phil Collins o un ottimo gruppo con Peter Gabriel, ma è la guardabile Lorenza Izzo, insieme alla bionda spagnoleggiante (pure lei!) Bel (Ana De Armas… In linea di massima guardabile pure lei).

Come perdersi tutti i lettori uomini con una sola immagine.
Le due ragazze sono due gattine bagnate (traducendo letteralmente dall’Inglese) dicono di essere assistenti di volo, si sono perse sulla via di una festa, sono carine, accondiscendenti e poco vestite, sono anche due clichè, non a caso sembra di assistere alla stessa scena iniziale di The Human Centipede, ma anche di un porno… You gotta lose your mind in Detroit, Rock City!

«Buonasera, siamo di Equitalia»

Da un soggetto del genere, affidato alle mani di quel pazzarello di Eli Roth, sarebbe lecito aspettarti una prima parte con le ragazze che giocano al gatto con (l’arrapato) topo con il protagonista e un secondo tempo fatto di torture, sangue, trippe, budella e l’immancabile pene mozzato che nei film di questo tipo non manca mai, invece, “Knock Knock” spiazza quasi completamente.

Si tratta di uno di quei film che chiede allo spettatore di schierarsi, di pensare a cosa farebbe lui nelle stesse condizioni, il primo scoglio da superare è proprio il fatto che il protagonista, solo a casa di notte, apra la porta e accolga in casa le due sexy sconosciute, qui il pubblico si dividerà tra una metà (per comodità diciamo le donne) che penseranno “Che cretino!” e un’altra metà (diciamo gli uomini. Sempre per comodità) che diranno “Dajè Keanu! Dajè quando ti ricapitano due così!”. Personalmente malgrado l’alto tasso di “guardabilità” delle due protagoniste, il film poteva finire dopo 10 minuti, con Evan a fumarsi il suo trombone ascoltando i Kiss… A casa mia non ho nemmeno il campanello, figuriamoci!

Evan fa l’ottimo padrone di casa, con la scusa di “Vi metto i vestiti in asciugatrice” le ragazze restano in accappatoio e qui siamo proprio in piena zona “Ci sono un sacco di film porno che iniziano così”. Utilizzando Uber, il trio allerta e pieno di brio, si ritrova a gestire un’attesa forzata di 45 minuti, mostrati sullo schermo da Roth quasi in tempo reale… Per altro questo film riuscirà anche ad inimicarsi i Taxisti di tutto il mondo, spero che Eli abbia l’autista privato, se non vuole essere rapito e torturato, hey Eli! Ti ho appena dato il soggetto del tuo prossimo film!

«Ci sono due cose che mi piacciono tanto nella vita. La seconda è leggere»

In quei 45 minuti Genesis e Bel si giocano tutti i mezzucci per far capitolare Evan, in questa porzione di film, il pubblico sarà impegnato a ricoprire i ruoli di Angioletto o di Diavoletto sulle spalle di Keanu Reeves, che si vede che vorrebbe, ma si vede anche che (prova) a trattenersi. Ma siccome l’uomo è uomo (e ragiona con il cervello ausiliario Bis, quello nei pantaloni) l’inevitabile accade, per altro con il minimo sindacale di poppe-culo delle protagoniste esposto, ok che Lorenza Izzo è fidanzata con Eli Roth, ma anche da questo punto di vista il film non va oltre le righe come ci si aspetterebbe dal regista di “Hostel”, vuoi vedere che a fare la vita da fidanzatino mi sta mettendo la testa a posto?

Il resto del film procede come da programma: assistiamo alla classica scena “Protagonista che si libera delle due vipere” ed inevitabile ritorno delle due pazzoidi, che la mattina dopo si comportano come due pazze isteriche e non hanno nessuna intenzione di abbandonare la casa, ah per altro… Caro Evan siamo minorenni (TA-DA-DA-DAAAAA).

Dal secondo tempo di “Knock Knock” era lecito aspettarsi torture di vario tipo, che ci sono, ma tutte molto blande, di fatto il film è più orientato a devastare la vita e la reputazione del protagonista e la tensione (chiamiamola così) ruota tutto intorno alla domanda: Evan riuscirà a sistemare tutti i danni prima del ritorno della sua famiglia?

«Qui è dove quelle due ti cavalcheranno come un muflone in amore» , «Uhmm vengo anche pagato per fare questo film?»

Il mio dubbio di “The Green Inferno” riguarda la posizione politica di Roth, che pare scegliere sistematicamente le vittime dei suoi film come a voler criticare i Liberal del suo Paese, del resto anche il personaggio di Keanu Reeves qui, è un ex DJ con moglie artista spagnola, magari conosciuta nel classico viaggio in Europa zaino in spalla (dormendo negli Ostelli), imborghesito con il tempo, non credo nemmeno che ci siano veri intenti politici o di critica sociale nei film di Roth, resta il fatto che ero appena arrivato a definirlo il cantore di un Cinema che dice agli Americani: “Compatriotti! Restate a casina vostra, se non volete essere infettati dal virus della morte, lontani da casa e circondati da qualche strambo Non-Americano dai modi bruschi…”. E lui se ne esce con questo strambo “Home invasion” che sembra dire agli Yankee che nemmeno a casa loro sono più al sicuro.

Resta, comunque, il messaggio piuttosto conservatore di fondo, “Knock Knock” è un monito a tutti quei maschietti con la brutta abitudine di tradire la propria moglie/fidanzata/compagna, in questo senso, però, il film è davvero un film dell’orrore, d’altra parte è il compito degli Horror quello di ricordarci la fragilità dei nostri corpicini, l’importanza di non sbagliare strada finendo nella mani di qualche pazzoide, o in questo caso, quando si possa perdere tutto quello che si è costruito in una vita, per una sola notte.

Mio cuggino una volta e’ stato co’ una che poi gli ha scritto sullo specchio benvenuto nell’aids (mio cuggino mio cuggino)

Quello che ho trovato poco riuscito, a parte qualche dialogo piuttosto forzato, è la quasi totale passività del protagonista, che nemmeno quando realizza di essere profondissimamente nella merda, non prova mai qualche serio tentativo per fuggire o liberarsi e quando lo fa, risulta tragicomico (come la scena della pistola, che vabbè…). Per il resto le due ragazze, passano dall’essere due clichè da film erotico, a comportarsi come due ragazzine con troppi zuccheri nel sangue, da Roth era lecito attendersi torture da far sudare freddo, in realtà il massimo del terrorismo espresso dalle due ragazze è rappresentato da vandalismo casalingo… Bah!

Come tutti sappiamo Keanu Reeves non è propriamente il campione del mondo dell’espressività, penso che il ragazzo si prenderà più colpe del necessario per via di questo film, devo dire che all’inizio quando gioca con i figli, risulta impacciato, ma impacciato come potrebbe essere un padre che insegue giocosamente i figli per casa, non è detto che dobbiate essere Denzel Washington quando fate gli scemi con i pargoli. Nel finale è chiamato al classico “Momento bravo” in cui con una sola tirata, deve cacciare fuori tutta la rabbia e la frustrazione del suo personaggio e tiene botta, tra un “Fuck” e l’altro, anche se vederlo legato alla sedia mi ha ricordato una scena quasi identica di John Wick.

Lorenza Izzo e Ana De Armas, fanno il loro dovere, viene chiesto loro di andare tantissimo sopra le righe e le due rispondono: “Presente”, se il film non piacerà (e rischia moltissimo di non piacere) anche loro saranno sul banco degli imputati… Ma verranno dichiarate: “Non colpevoli” da metà del pubblico (sempre maschile, sempre per comodità).

«No! Tutto ma Povia in cuffia no! E’ disumano!»

“Knock Knock” è un buffo esperimento, un home invasion che cerca di ribaltare i ruoli tra aggressore e aggredita, il problema è che Roth è fin troppo morigerato, almeno da quanto ci si aspetta da lui, ma non è abbastanza talentuoso da portare in scena un dramma da interni, in cui si patteggia per una parte o per l’altra, le ragazze sono stronze e odiose, il protagonista, invece, è un mollusco che il più delle volte fa scelte idiote e, in buona sostanza, la sua sfiga se l’è pure cercata. Forse io sbaglio a cercare di capire le critiche sociali nei film di Roth, come penso sarebbe sbagliato prendere questo film come esempio di lotta tra i sessi, siamo proprio fuori strada, alla fine è anche fin troppo morigerato per paragonarlo alle commedia scollacciate italiane da cui Roth avrebbe potuto ispirarsi.

Resta uno di quei film che si guarda per vedere dove vuole andare a parare, le due protagoniste aggiungono il guacamole necessario, dettando il tono da barzelletta sconcia che forse è il vero retrogusto della storia, diciamo che va preso così: alla leggera come quando il vostro collega di lavoro vi racconta l’ultima che ha sentito al bar, che è divertente e scema in parti uguali e dopo qualche minuto l’hai già dimenticata.

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