Non so voi, ma io quando vedo i numeretti in rosso sul calendario, quelli che indicano le feste comandate, inizio a farmi prendere dal panico, per quanto mi riguarda le feste in famiglia sono la cosa più horror che possa capitare.
Avete presente quella fossa dei gladiatori fatta di cibo e chiacchiere, ore a tavola tra parenti urlanti (“Mangiaaaaa!! Sei sciupatoooooo!”) e l’orologio che non va mai avanti, la mia idea di inferno, con tutto che mi piace mangiare e ultimamente ho pure riscoperto il Natale, verso dicembre mi sale l’ansia.
Un altro che evidentemente non ama le feste in famiglia è sicuramente Michael Dougherty, uno che purtroppo era da un pezzo che non si vedeva, già regista di quella bomba di “Trick ‘r Treat” (2008), uno dei migliori film di Halloween dai tempi di, beh… Halloween. Che citava gioiosamente “Creepshow” raccontando quattro storie connesse tra di loro da inserti a cartoni animati, se non lo avete visto sapete cosa recuperare.
Michael Dougherty è stato anche lo sceneggiatore di fiducia di Bryan Singer, ha scritto per lui “X-Men 2” e “Superman Returns” e sarà tra gli sceneggiatori del prossimo X-film in uscita “X-Men: Apocalypse”, per fortuna nel frattempo ha avuto modo di dire la sua anche sulle feste natalizie. Tre giorni prima di Natale, la famiglia del giovane Max è costretta ad affrontare un assedio da parte di creature orrende: i parenti!
La zia Linda (Allison Tolman, vista nella prima stagione di Fargo) si presenta con cane, figlio piccolo, avvinazzata Zia Dorothy e tutto il resto della compagnia a casa, la convivenza tende all’impossibile andante, mamma Sarah (Toni Collette, sempre un piacere rivederla) con la sua cucina raffinata fa un po’ a cazzotti con il parentado, specialmente con il marito della sorella, Repubblicano del peggior calibro fissato con il calibro delle sue armi.
Bullizzato dalla mascoline (appena appena) cuginette, Max volta le spalle alla sua fede nel Natale stracciando la letterina, attirando le su di sè e sulla sua famiglia le attenzioni del Krampus, che non è una roba che ti viene se vai a correre senza fare stretching, ma una versione maligna e cornuta del santo preferito dalla Coca Cola, figlio della tradizione tedesca e aiutato da un sfilza di assistenti, a loro volta figli di non vi dico cosa perché sono un signore (o almeno ci provo).
Ad aggiungere un po’ di guacamole alla faccenda, ci pensa la distribuzione italiana che prende un film natalizio, uscito in patria poco prima di Natale (pensa che fessi ‘sti yankee!) e lo fa uscire quasi a Pasqua, però piazzandoci un inutile sottotitolo (“Krampus – Natale non è sempre Natale”) che ti fa venire voglia di spaccargli l’uovo di Pasqua in testa. Per fortuna, visto a Natale, Pasqua o Ferragosto, “Krampus” resta un bel film, ma soprattutto una gradita sorpresa.
La cosa gagliarda di “Krampus” è che inizia come una commedia natalizia per tutti, fatta di parenti (serpenti) fastidiosi e situazioni in cui tutti ci possiamo riconoscere, anche quando l’elemento horror fa capolino, mostri e creature restano sempre in lontananza, per un’altra buona porzione, diventa uno strambo film di assedio in cui persone guardano fuori dalla finestra, o si aggirano tra la neve trovando segni di zoccoli ed Hummer devastati.
Sembra un po’ una scelta narrativa imposta dalla produzione per rendere il film “vendibile” nel periodo più freddo climaticamente, ma più caldo per le uscite cinematografiche (dicembre), la cosa positiva è che tutto questo fa di “Krampus” un riuscito film horror, che può essere visto e goduto anche da chi normalmente non guarda pellicole di questo genere. Dico riuscito film horror, perché nell’ultima mezz’ora, “Krampus” esplode in tutta la sua potenza, trasportando Max e la sua famiglia in un inferno dantesco, anzi, Joe Dantesco!
Il Krampus del titolo è il personaggio meno interessante del mazzo alla fine, a tener banco sono i suoi pestiferi aiutanti, uno meglio dell’altro a livello di design, per altro realizzati con un’efficace combinazione di CGI ed effetti speciali tradizionali.
Gli omini di marzapane, o omini focaccini in CGI, chiamateli come volete, portano in scena una battaglia in cucina che non raggiunge i livelli (mitici!) di quella di “Gremlins”, ma resta comunque riuscitissima e spassosa, a fare il vuoto sono le altre creature che tengono sotto assedio la famiglia.
Non voglio rivelarmi troppo, perché il design, i luoghi da cui cicciano fuori e il modo in cui vengono (in qualche caso) sconfitti, sono la vera forza di questo film, dico solo che il mio preferito è un “Jack in the box” che non si dimentica, in ogni caso chiunque abbia disegnato le bocche di queste fantastiche creature si meriterebbe un premio, perché risultano davvero spaventose: ottimo lavoro!