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Kraven – Il cacciatore (2024): pronto per il palinsesto di Italia 1 (o Italia 2)

La sensazione, che è un po’ più di un annusare l’aria par capire in che direzione tira il vento, è un po’ quella comune, l’alta marea dei prodotti tratti da fumetti – di super eroi, giusto specificarlo – sembra un po’ rientrata, siamo passati da almeno un film e una serie tv al mese, a tre o quatto titoli l’anno, in questa situazione di naturale risacca, cerca di incastrarsi il problematico progetto dell’universo della Sony, quello dedicato a Spider-Man, ma senza il titolare, visto che i diritti di sfruttamento cinematografico del personaggio sono saldamente nelle mani dell’MCU, quindi Disney.

La Sony che era partita con idee bellicose nella sua volontà di sfruttare il ricco parco di personaggi che popolano le pagine dei fumetti dell’Uomo Ragno, si è dovuta ridimensionare parecchio considerando anche i risultati modesti di roba ridotta a meme da “Infernet” come Morbius, oppure progetti nati morti come Madame Web. Fa storia è reparto a parte Venom, un personaggio così amato in grado di fare soldi anche con una serie di film qualitativamente in picchiata.

Ancora non posso davvero credere al fatto che abbiamo evitato la pallottola intitolata “Silver & Black”, il film su due delle mie comprimarie preferite del ragnetto, Silver Sable e la Gatta Nera, un progetto finito per fortuna nel limbo narrativo, quello in cui “Kraven – Il cacciatore” ha rischiato di precipitare a lungo.

La giacca da scafista, che richiama al costume del personaggio ma è anche alla moda, furbetti!

Inizialmente programmato per uscire nelle sale cinematografiche i primi di ottobre del 2023, successivamente rimandato a fine agosto 2024 e finalmente stato spedito nei cinema in questi giorni, nel dicembre più moscio da diversi anni a questa parte dal punto di vista delle uscite. Cioè, parliamoci chiaro, il titolo di punta in questo ultimo mese del 2024 prevede un cacciatore vestito da leone e beh, un altro leone, solo che “Mufasa” dopo quella porcheria de “Il re leone” in live action ve lo dico con tutta la sincerità di cui sono capace, non lo guarderei nemmeno con gli occhi di un altro.

Quanto film sull’Uomo Ragno abbiamo avuto fino ad ora? Senza contare le versioni animate o quelle storiche, almeno otto, NESSUNO di questi come avversario di turno ha avuto l’ardire di giocarsi una delle nemesi storiche del ragnetto, mi riferisco a Kraven il cacciatore, nato sulle pagine di “The Amazing Spider-Man” numero 15, uscito nell’agosto del 1964, creato dal mitologico duo composto da Stan “The Man” Lee e Steve Ditko, un cacciatore, vestito in maniera imbarazzante, tostissimo nella sua capacità di dare la caccia a qualunque forma di vita sul pianeta, però impresentabile perché la pelle di leone sulle spalle e i pantaloni aderenti leopardati, puoi dire delle grandi verità, ma conciato così è difficile prenderti sul serio caro Sergei.

Abbiamo detto Kraven, non Quicksilver, smettila di correre!

La dico fuori dai denti? Per diventare un personaggio interessante il nostro Sergei Kravinoff ha dovuto morire, sacrificato per regalare al mondo uno dei migliori cicli di storie di sempre dell’Uomo Ragno, mi riferisco ovviamente a “L’ultima caccia di Kraven”, scritta dal mai abbastanza celebrato J.M. DeMatteis nel 1990 e disegnata da Mike Zeck resta una delle storie più oscure, intense e riuscite di Spidey, come fai a rendere interessante un personaggio del genere? A difficoltà si aggiungono difficoltà, perché la palla è finita nel campo del regista J. C. Chandor.

Ho seriamente pensato ad uno scherzo, poi ho sperato in un caso di omonimia, purtroppo no, purtroppo parliamo dello stesso J. C. Chandor che fino ad ora era riuscito a distinguersi, una piccola speranza per il ritorno del cinema di genere di qualità, perché parliamo del regista del solido “All is lost” (2013) o del valido “A Most Violent Year” (2014) uscito da noi con il terribile titolo “1981: Indagine a New York” per non parlare di titoli come Triple Frontier, insomma l’idea era: «J.C. tu avresti dovuto distruggere i cinecomics mosci, non unirti a loro» (quasi-cit.)

Così sbanda la carriera del buon J.C. divenuto direttore di una gara di Cosplayer.

Un personaggio dall’aspetto imbarazzante, che arriva faticosamente al cinema quando l’orgia nota come “facciamo un film su qualunque super tutina”, sembra un po’ calata (in attesa di James Gunn e dei suoi piani per la Distinta Concorrenza almeno) e affidato ad un regista che francamente, avrei preferito continuare vedere esibirsi in altro, per di più, tutto targato Sony, non proprio garanzia di qualità. Cosa poteva andare storto? Quasi tutto o meglio, vabbè, seguiamo la moda della Bara Volante, facciamo una cosa fuori moda… Argomentiamo!

Dal 2008 in poi, i film tratti da fumetti (di super eroi, gli unici che abbiano avuto visibilità) si sono divisi in due tipologie: la via del realismo a tutti i costi, quella di rendere seria, “matura” (AH-AH!) e quindi oscura e daaaaaaark la materia, diciamo la scuola Nolan che ha fatto più danni della grandine portando al degenero di Zack Snyder, opposta alla scuola della Marvel, quella che ha creato un sistema di film fatti con lo stampino, in cui il fuoco era sui personaggi, più vicini alle loro controparti cartacee e più uniti nell’universo condiviso messo su.

Nel mezzo, un po’ raccogliendo le briciole e un po’ restando fedeli ad un vecchio modo di portare i personaggi dei fumetti al cinema, abbiamo avuto la Sony, che non potendo più disporre di nomi grossi (non è un caso se hanno fatto soldoni solo con un personaggio amatissimo come Venom) sembrano rimasti un po’ indietro all’approccio anni ’90, quello per cui il personaggio dei fumetti di turno, veniva calato nei binari già tracciati del cinema di genere, i colori del suo costume ridimensionati, resi meno sgargianti che puntavano più al grande pubblico che all’appassionato di fumetti, sto pensando ai vari Il vendicatore o a Blade, giusto per fare due titoli.

Notare il tono smorto dei colori del costume, fa rimpiangere il pigiama di Kick-Ass.

Dopo quasi vent’anni di MCU e a tutti quelli che cercano di dare ai nerd che vogliono sentirsi grandi un’altra scusa per continuare a guardare un film con l’uomo pipistrello, anche la Sony può permettersi, ad un certo punto della storia, Alessandro Nivola che grazie a della CGI di dubbia qualità, possa diventare un enorme uomo rinoceronte che per comodità chiameremo Rhino, anche se il personaggio non ha quasi nulla del corrispettivo cartaceo (e con questo, siamo a due buchi nell’acqua con il povero Aleksei), perché tutto sommato “Kraven – Il cacciatore” è così, una generica storia di vendetta, dalla sceneggiatura molto ma molto pasticciata, che cerca di sfruttare TUTTI gli elementi che può permettersi di pescare dai fumetti senza scomodare Spidey, in un calderone da storia della origini, che a ben guardarlo, sembra un generico film di vendetta, con un personaggio che invece di usare arti marziali o armi da fuoco, zompa e salta usando dei poteri animali. Il tipo di prodotto caparbiamente anni ’90 nel suo modo di continuare a portare i super eroi al cinema, che si traduce in quelli che una volta chiamavamo film di cassetta, se non proprio quei titoli da cestone del DVD tutto a 2 Euro, tutta quella robina di cui il palinsesto di Italia 1 (o al massimo Italia 2) si è abbeverata per anni.

Eppure la Sony lo sa benissimo di avere per le mani una carta perdente, non avrebbe rimandato l’uscita così tante volte altrimenti, l’ultima mossa dettata dalla disperazione? Sparare in rete i primi otto minuti di film nel tentativo disperato di convincere qualcuno ad andare in sala, posso dirlo? Per me la mossa definitiva per farmi perdere anche quel poco di interesse che avevo per questo bizzarro progetto nato morto, se volete, gli otto minuti li trovate qui sotto.

Tutto sommato, una decente scena di evasione/irruzione, con un personaggio che per qualche ragione zompetta, ma voi vi immaginate la riunione creativa? Raga abbiamo un personaggio Russo, va bene a tutti se mettiamo l’inno dell’armata rossa preso dritto da Caccia a Ottobre Rosso nel tentativo di rendere tutto epico?

Superato questo (per me) trauma, il film si riavvolge per raccontarsi di Sergei Kravinoff (Aaron Taylor-Johnson) figlio numero uno del mafioso russo Nikolai Kravinoff, impersonato da un Russell Crowe che ormai sceglie i ruoli per gigioneggiare “trollando” il pubblico che lo vorrebbe solo Gladiatore. I Kravinoff sono leggermente disfunzionali, si portano dietro il fratellastro, comico della famiglia e dal cognome che gli avrà fatto passare male, ma molto male, tutto il periodo delle scuole media, forse per questo il Dmitri Smerdyakov impersonato da Fred Hechinger fa le imitazioni, per mimetizzarsi, un po’ come beh, un camaleonte (occhiolino-occhiolino).

«Quello è un camaleonte?», «Si è anche uno splendido esemplare!» (quasi-cit.)

Durante una battuta, non di Dmitri ma di caccia, il nostro muscoloso protagonista viene ferito da Simba il leone bianco o un’altra menata del genere e salvato dalla sciamana Calypso (Ariana DeBose), che guarda caso per le mani aveva proprio una pozione magica in grado di dare a chi la beve poteri animali. Conosco un sacco di gente che la utilizzava, ma la chiamavano Ketamina, ma questo è un altro discorso!

Armato di poteri che nemmeno Animal Man potrebbe sognarsi, Kraven diventa un cacciatori di umani (ovviamente tutti cattivissimi criminali) alla moda del conte Zaroff e della sua pericolosa partita mai citata, perché qui bisogna buttare dentro proprietà intellettuali della Marvel, mica fare i fighetti! Anzi, al massimo bisogna sfruttare ogni occasione buona per far sfoggiare ad Aaron Taylor-Johnson i muscoli, quindi Aronne, via sta maglietta che qui per staccare due biglietti in più dobbiamo giocarci tutte le carte, anche quelle “ormonali” di chi va al cinema per rifarsi gli occhi sul “six pack” degli attori. Noi stiamo qua a fare la filosofia, ma tanto una fetta di pubblico nei film guarda solo manzi e gnocche.

Vendere il film dal punto di vista ormonale, lo stai facendo bene.

A complicare l’assunto, una festa in famiglia (come sempre!) al compleanno del fratellino imitatore torna l’odiato padre perseguitato da altri mafiosi russi guidati da Aleksei Sytsevich (Alessandro Nivola) facente funzione di rivale che si conquisterà anche lui dei poteri animali, il tutto mentre anche Smerdyakov cerca di ritagliarsi un futuro in un seguito che non arriverà mai, però oh! Vuoi chiuderti la porta sul naso da solo ad un “Kraven 2” con il Camaleonte come cattivo? Tutte le carte, TUTTE bisogna giocarsi qui, siamo alla canna del gas!

Qui più che la mitica “Fiori per Rhino” siamo a crisantemi per la CGI.

L’iracondo cacciatore si ritroverà a fronteggiare i suoi irrisolti paterni e due nemici animali, coadiuvato da Calypso che nel frattempo, dai Mambo Jumbo nella savana e passata alle aule dei tribunali, diventando un’avvocatessa laureata probabilmente al CEPU, visto che ignora drammaticamente il concetto di segreto professionale, e lasciatemi partire da Calypso per spiegare cosa NON bisogna fare davanti ad un film come questo.

Ve lo avevo già raccontato, ho le prove, il mio primo fumetto di (Dare)Devil di sempre, ci trovo dentro questa pazza, una sacerdotessa Voodoo molto meno vestita di una influencer su Instagram di oggi, bellissima, sexy e maligna che trasforma il diavolo di Hell’s Kitchen nel suo servo zombie, una follia che mi ha fatto innamorare di quella serie tanto che per me, Calypso sarà sempre così, irripetibile nella sua maligna follia. Ecco, nel confronto con la pettinata, addolcita e infilata nella trama con l’imbuto Ariana DeBose, come lettore di fumetti dovrei usare i miei di poteri animali (il lancio della cacca, appreso dalla SIMMIE) per demolire questo filmetto che zoppica dal punto di vista dell’adattamento e cade per terra di faccia, ammazzato dalla sua trametta caracollante che J. C. Chandor tenta disperatamente di tenere insieme.

Carina, volenterosa, ma è palese che il confronto resta impari.

Se riuscirete a fare questo esercizio di concentrazione, tarando la vostra mente su generico film tratto da fumetto, con brutta CGI del 2024 e portato in scena con lo spirito da DVD da cestone o più semplicemente, da adattamento fumettistico alla moda degli anni ’90, non troverete un bel film, ma il prossimo candidato a comparire nel palinsesto di Italia 1 (e 2) per i prossimi anni a venire. Non ha i drammatici problemi di montaggio di Morbius, non si gioca un personaggio noto e amato come Venom, ma è il tentativo, a tratti coatto ma efficace e a lunghi tratti il disperato tentativo di J. C. Chandor, di star dietro alla direttive di scuderia della Sony, dirigendo una roba che si rivolge più al pubblico generalista (e questo spiega perché Aaron Taylor-Johnson è sempre a torso nudo) che a chi ama i fumetti, niente approccio Nolan o MCU insomma, un’operazione testardamente fuori tempo. Valutate voi se può essere di vostro gradimento, al massimo un giorno, quando faranno un grande film celebrativo sul Multiverso dei personaggi Marvel/Sony, vedremo Aaron Taylor-Johnson tornare per togliersi la maglietta un altro paio di minuti, per allora sono sicuro che anche il suo Kraven avrà qualche malinconico ad apprezzarlo, dipenderà anche da quante volte lo passeranno nel frattempo su Italia 1 (o 2).

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