La Dreamworks non ha intenzione di lasciare andare il suo panda dalle uova d’oro, anche se i panda non depongono le uova, tanto meno d’oro, a mani e zampe basse una delle sue creazioni più fortunate, remunerative e durature. Ma dopo tre film, una serie animata con un numero di episodi di cui ho perso il conto e un quantitativo notevole di materiale generato, Po ha ancora qualcosa da dire? Questo potrebbe essere proprio lo spunto su cui si basa il film co-diretto da Mike Mitchell e Stephanie Ma Stin.
Con i Cinque Cicloni ancora in giro ad allenarsi, Po (sempre doppiato da Jack Black in originale e da Fabio Volo qui da noi, poi ditemi se non siamo cascati male) ormai è la guida spirituale della Valle della Pace, anche se il suo Shifu (Dustin Hoffman) indice un piccolo torneo per scegliere il nuovo Guerriero Dragone, anche se Po, come un politico italiano non vuole mollare la poltrona, imborghesito come Billy Ray Valentine.
La svolta arriva con l’entrata in scena della ladra esperta, la volpe di nome Zhen (Awkwafina anche nota come prezzemolina, visto che sta ovunque), una minaccia apparentemente da poco rispetto al nuovo spaventoso nemico chiamato “La Camaleonte” (Viola Davis, esperta in cattivone ormai), questa terribile strega che vuole riportare in vita Tai Lung (Ian McShane) e gli altri nemici già sconfitti da Po e compagni, insomma un gancio con i capitoli precedenti della saga.
“Kung Fu Panda 4” ha un ritmo più che decente e si trasforma presto in un “Buddy movie” con il Guerriero Dragone che non vuole mollare il prestigio del titolo e la volpe, cresciuta rubacchiando per strada che per certi versi, è la nuova arrivata, un po’ come ai tempi del primo film era già stato Po, ma con un livello di Kung Fu decisamente più alto del suo ormai mitico “livello zero”.
Dopo quattro film e innumerevoli episodi della serie, parlare del livello dell’animazione trovo che abbia poco senso, la Dreamworks investe sempre sul suo panda quindi dal punto di vista visivo nulla da eccepire, chiaro che dopo tutti questi anni l’effetto novità sia andato, ma anche per questo “Kung Fu Panda 4” manda a segno il suo messaggio, forse un po’ più comprensibile agli adulti che accompagneranno i piccoletti al cinema.
Il film affronta il tema del cambiamento, anzi, della resistenza al cambiamento, lo stesso Po non ha inizialmente intenzione di cambiare abitudini e dinamiche che conosce, precludendosi così delle novità che invece, alla lunga potrebbero rivelarsi la scelta giusta e non solo per lui. Trovo interessante il fatto che i film per ragazzi siano in grado di parlare così bene di temi che poi molto pubblico, adulto o presunto tale, bellamente ignora preferendo uno stato costante di adolescenza.
Mentre su “Infernet” legioni di millenial si scannato perché il nuovo Corvo con i tatuaggi rovina i loro vecchi ricordi (storia vecchia, non vale nemmeno la pena di tornarci), il panda Po ci parla di crescere, di abbracciare cambiamenti all’inizio magari anche spaventosi, una spinta a rompere l’immobilismo raccontata a colpi di scene di lotta divertenti e buon ritmo, per un capitolo che inventa poco, ma tutto sommato riuscito.
Menzione speciale come al solito per Jack Black, visto che ha funzionato il trucco per Super Mario Bros anche questa volta hanno chiesto a Giacomo Nero di fare il cazzo che vuole e quello che vuole il nostro Jack, è fare video per TikTok dove balla e fa lo scemone con il suo compare dei Tenacious D, risultato? La loro cover di Baby one more time in chiave Rock che si sente sui titoli di coda del film, anche se il video (semi-ufficiale) è andato in onda sul tappeto rosso della prima del film. Ve lo dico, il video più bello che vedrete questo mese.
Unico rammarico? Nessuno è ancora stato in grado di far fare a Jack Black un film dove può sfruttare il suo talento di fare lo scemo in musica, ormai gli è rimasto solo Po e qualche piccola apparizione, ecco, questo è davvero il peccato più grosso, ma non del film, proprio della carriera di Black. Comunque meglio di Fabio Volo.
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