Niente impedisce alla Universal Pictures di sfornare un nuovo capitolo e con la testa testarda caparbietà io porto avanti la mia rubrica intitolata… Vieni a giocare con Chucky!
Seppur costato quasi il doppio del primo capitolo, anche il secondo riesce a portarsi a casa quasi 30 milioni di ex presidenti defunti stampati su carta verde, il che è motivo più che sufficiente per la Universal Pictures per pretendere un terzo capitolo il prima possibile, subito, ora! Bisogna battere la mucca finché calda e mungere il ferro, o qualcosa del genere, ma l’importante è che si faccia adesso!
Lui è sicuramente contento di questa fama. |
Ora, io non voglio fare il Sir Biss della situazione e ssssiibilarvi nelle orecchie che alla Universal erano convinti che la pubblicità, anche negativa, è comunque pubblicità, ma sta di fatto che i produttori tirano il collo a Don Mancini per spremergli fuori una nuova sceneggiatura. Il papà di Chucky è dal 1991 che non nasconde il fatto che questo è il capitolo che gli è riuscito peggio, a corto di idee e con una scadenza brevissima ha fatto quello che ha potuto, stranamente, invece, allo storico doppiatore della bambola, il grande Brad Dourif, questo capitolo piace un sacco, tanto da essere il suo preferito. Per me in queste due affermazioni, c’è tutto quello che avete bisogno di sapere su “La bambola assassina 3”, l’ultimo capitolo della saga ad uscire nelle sale con ancora su il titolo “Child’s Play” destinato a lasciare il passo alla celebrità del suo protagonista.
Nove mesi (come un parto) dopo l’uscita di La bambola assassina 2, Chucky è di nuovo in sala, per il regista si bussa a qualche porta (anche a quella di Peter Jackson, che però rifiuta) per finire poi a casa di Jack Bender che non è quello figo di “The breakfast club” (1985), quello è John e non è nemmeno il robot di Futurama, ma è uno che arrivava da tanta regia televisiva e lì è tornato, vi ricordate tutte quelle bellissime (si fa per dire…) puntate di LOST che avete visto nella vostra vita? Ecco, QUEL Jack Bender!
E’ la storia di uno, di uno regolare, che poi l’hanno mandato a fare il militare (Cit.) |
Messo alle strette, Don Mancini s’inventa che sono passati otto anni dalla fine del capitolo precedente, Andy Barclay è cresciuto e dopo aver cambiato più case famiglia che paia di calzini è finito all’accademia militare. Questo vuol dire due cose: che malgrado sia uscito solo nove mesi dopo in sala, “La bambola assassina 3” è ambientato nel 1998 che poi è l’anno che tutti i fan di Chucky hanno dovuto attendere per poter rivedere quel bastardello pel di carota in un nuovo film, ma soprattutto che “Child’s Play 3”, si mette in scia a tutti quei film con giovani protagonisti all’accademia militare che va da roba dal tono più serio tipo “Taps – Squilli di rivolta” (1981), per passare a roba decisamente meno seria come “Quelli dell’accademia militare” (1986), in cui la parte migliore erano le locandine italiane disegnate dal Maestro Enzo Sciotti), fino a quell’adorabile puttanata che mi esaltava tanto da ragazzino, ovvero “Scuola di eroi” (1991), insomma un filone ancora abbastanza popolare nei primi anni ’90.
I want you for U.S. Chucky Army. |
Ma prima bisogna trovare un modo per far tornare Chucky, ridotto ad una sanguinante massa di plastica informe alla fine del capitolo precedente. Come fare? Don Mancini con il fiatone ripesca l’idea della scena tagliata alla fine del secondo film, nella fabbrica distrutta dopo lo scontro tra Chucky ed Andy, il bambolotto squagliato come lo squacquerone di Nonno Nanni, viene ritrovato e una goccia del sangue dell’originale Chucky finisce nel pentolone della plastica usata per sfornare le nuove bambole modello “Tipo Bello” e per una forma di Karma (o di pigrizia da parte di Don Mancini), proprio la prima bambola della nuova serie finisce a casa del presidente della “Play Pals Toy Company” (che, per altro, somiglia sinistramente al capo della OCP di Robocop) che ha appena deciso di rimettere sul mercato la bambola modello “Good Guy”, malgrado le polemiche sollevate proprio dal piccolo Andy Barclay, perché si sa che, in fondo, anche la cattiva pubblicità, è sempre pubblicità, no? Time Out Cassidy!
Non ci vuol un coltello grande, ci vuole un grande coltello (Quasi-Cit.) |
Il presidente della “Play Pals Toy Company” è la prima vittima di Chucky che poi rintraccia immediatamente Danny, utilizzando il computer meglio di tanti miei colleghi di lavoro, una scatola, della carta e qualche francobollo dopo, anche Chucky è pronto ad unirsi all’esercito!
Nessuno faccia battute sulle dimensioni del suo di coltello, ok? |
Qui Andy attira subito le attenzioni del giovane Ronald Tyler (Jeremy Sylvers), ragazzino di colore con la passione per i pupazzi “Tipo Bello” che una volta aveva anche Andy, ma tra la banda meritano una citazione il nuovo compagno di stanza del ragazzo, il quattrocchi Harold Aubrey Whitehurst (Dean Jacobson) e la tostissima Kristen De Silva (Perrey Reeves) che per il solo fatto di saper fare le flessioni è già più tosta di tutti i suoi compagni maschi, peccato che sarà anche l’unico momento del film in cui lo dimostrerà davvero.
«What you wanna do in your life?» (la risposta in musica). |
Qui Chucky decide che dovrà fare di tutto per prendere l’anima del giovane Ronald («Chucky diventerà un bel ne%&$tto!» le frasi politicamente scorrette pronunciate da un bambolotto in salopette restano l’arma in più di questa saga) e di vendicarsi una volta per tutte di Andy, quindi inizia di nuovo il solito valzer per cui Andy dà la colpa alla bambola e nessuno gli crede, con l’aggravante che Andy non è più un bambino e anche se i suoi precedenti sono noti, un’accademia militare non è il posto dove ti aspetteresti d’imbatterti in un “Tipo Bello”, eppure nessuno se ne cura e diventa presto una gara per accaparrarsi la bambola, tanto che Neidermeyer Sheldon vorrebbe spedirla alla sua nipotina, una situazione in cui Chucky ha la possibilità di vivere letteralmente di prepotenze.
Un pupazzo senza cervello. L’altro invece è il mitico Chucky. |
Capisco perché Brad Dourif consideri “Child’s Play 3” il suo capitolo preferito, qui Chucky è cattivo come la merda, la conta di quelli lasciati a terra per lui sarà un misero sette (stesso “Bodycount” del capitolo precedente), insomma lontanissimo dai massacri in doppia cifra di Jason Voorhees, ma tutti eseguiti con una bastardaggine manifesta che Brad Dourif fa trapelare alla grande dal suo doppiaggio.
«Che facciamo, gli diamo una spuntatina leggera… |
Ma il problema di “La bambola assassina 3” è proprio Jack Bender, non è un caso se poi è tornato a lavorare in televisione, perché questo episodio ha proprio un taglio di tipo televisivo vecchio stampo, il regista proprio non è capace di gestire la tensione, sfornando un lavoro veramente piatto, in cui quello che funziona lo dobbiamo più che altro alla cattiveria congenita di quel bastardello in salopette e le situazioni in cui lui riesce a cacciare i protagonisti.
… Ho cambiato idea, meglio un taglio netto e deciso!» |
Ma la mossa più bastarda sicuramente la sostituzione delle cartucce colorate, rosse e blu, per la prova di guerra simulata con pallotte di vernice, con dei proiettili veri, ma anche il lancio della granata sugli storditi ragazzi è una vera carognata. Bisogna dire anche che le pallottole a salve, colore rosso e blu, in qualche modo mi fa pensare subito al secondo capitolo di Die Hard – 58 minuti per morire, ma è nel finale che Don Mancini cala la maschera e mi offre l’occasione per chiudere quell’icona su Sheldon lasciata aperta lassù.
Dai sul serio, sembra debba spuntare John McClane da un momento all’altro. |
Nella sceneggiatura di Mancini, la sostituzione dei proiettili avrebbe dovuto essere un bagno di sangue, ma il budget non concedeva di sterminare troppi ragazzini, per questa ragione l’unico a lasciarci le penne è Sheldon, colpito al cuore da un proiettile senza che nessuno si dispiaccia davvero per la sua fine. Vi ricordate i titoli di coda di “Animal House” che illustravano il destino di tutti i personaggi? Qual era quello di Neidermeyer? Colpito a morte dai suoi compagni in Vietnam. Visto? Visto? Questo vale come citazione al film di Landis, tana per Don Mancini! Non puoi farla ad un Landissiano come me!
Sarà pure “Fuoco amico”, ma se ti chi ti cambia le pallottole è uno stronzetto in salopette? Come la mettiamo? |
Ma evidentemente a Mancini l’ambientazione bellica iniziava a stare un po’ stretta, quindi per il finale pensa bene di giocarsi la carta di un Luna Park, a pochissima distanza dall’accademia militare, roba che i giovani soldati, marciando abbastanza a lungo, potrebbero tranquillamente finire dritto nel parco divertimenti, per che so… Mangiare un po’ di zucchero filato, o cercare di vincere un orsacchiotto al tiro a segno (e allora perché stavano tutti in fissa con la bambola Tipo Bello!?!). Ora, se vi sembra una mossa frettolosa dettata dalla sciatteria generale in fase di scrittura, è perché probabilmente lo è, però pure qui a Torino abbiamo la caserma vicino al parco di divertimento, quindi le cose sono due: o questa è la città più Horror d’Italia (probabile), oppure la topografia è stata curata da Don Mancini come se stesse giocando ad una partita di “Sim City” da ubriaco (anche questa è abbastanza probabile).
Venghino signori venghino! Il finale del film è in arrivo! |
Lo scontro finale avviene, ovviamente, nella casa degli orrori, un posto sicuro, perfettamente sicuro, praticamente un mattatoio! No, sul serio, parliamo di un post dove al netto di quattro scheletri di plastica
che cicciano fuori ridacchiando con le lampadine al posto degli occhi, abbiamo i carrelli che filano sui binari portando le persone a fare il loro bel giretto, che filano tipo ai 90km/h, ma soprattutto c’è un enorme mamozzo della Morte, con falce gigante di plastica? Direte voi… No! Una lama più affilata della spada di Goemon! Chiedetelo pure a Chucky che passandoci sotto ci perde metà della faccia, guadagnandosi un look da Terminator subito e la sua caratteristica faccia ricucita da qui alla fine della saga.
Tenete la vostra bambola “Tipo bello” lontana da oggetti taglienti, se non volete che diventi il T-800 più basso del mondo. |
In un posticino così tranquillo può mancare un’enorme ventola che ruota tipo frullatore gigante, piazzata giusto sotto una montagnola di plastica a strapiombo? No, sul serio, ma chi ha progettato questa giostra era un sadico! Ed è proprio qui che si consuma l’ultimo atto del film: come da tradizione, Chucky perde la mano destra (tre film, tre volte amputata) prima di precipitare dritto dritto nel tritacarnone.
«Qualcuno mi dà una mano!? Sapete come finiamo noi fratelli negli horror no!?» |
“La bambola assassina 3” è un film scritto con la fretta, diretto in maniera piatta e televisiva che sta su solo grazie al carisma del suo protagonista che, ricordiamolo, è una bambola di plastica, quindi questo dovrebbe far riflettere sul resto del cast. Tutto sommato resta bruttino, con pochissime idee, ma divertente, o se non altro ho capito perché Brad Dourif lo considera il suo preferito.