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La Casa 2 – Evil Dead 2 (1987): regola aurea dei seguiti, uguale al primo ma più… Groovy!

Cinque attori, una sola location, un budget (3 milioni di ex presidenti spirati ritratti su fogli verdi) con cui oggi paghi sì e no il catering per la prima settimana di riprese. In 84 minuti di durata, trovate idee, soluzioni registiche e contenuti geniali da riempire 94 film. Uno dei migliori sequel della storia del Cinema, ma facciamo anche uno dei migliori film e basta. Classido? Potete scommetterci la vostra motosega preferita!

Dopo l’incredibile successo del primo film, era inevitabile che i produttori mettessero gli occhi su Sam Raimi, autore di quel miracolo girato in casa (anzi in una casa) con gli amici, il sequel era inevitabile. Anche se i produttori erano un po’ preoccupati di conoscere Sam Raimi, sulla base del primo capitolo, temevano di trovarsi di fronte una specie di vichingo metallaro con collane fatte di orecchie umane, la loro sorpresa fu scoprire che Sam era un tipo normale, con delle buone maniere da bravo ragazzo di campagna. Mi piace pensare che Raimi sia andato al colloquio guidando la Oldsmobile Delta 88 del 1973 color beige, “The Classic” che ovviamente anche in questo film fa la sua bella presenza.

Il cameo di The Classic? CHECK!

Quello che si dice sempre è che “Evil Dead 2” sia un remake del primo film, il che è giusto fino ad un certo punto, avendo perso i diritti di sfruttamento sul primo capitolo, ma comunque intenzionato a portare avanti la storia, Sam Raimi risolve il problema molto velocemente. L’antico libro Sumero prende il nome di Necronomicon Ex-Mortis, scritto con il sangue e rilegato in pelle umana, diventa la prima di tante icone cinematografiche sfornate da questo film.

Per quanto riguarda la storia al sesto minuto di “La Casa 2” Raimi ha già riassunto quanto è successo nel primo capitolo, rigirando tutte le scene, al settimo minuto, stiamo già assistendo all’ultima scena del film precedente, con Ash posseduto dal Male, fino all’arrivo di quattro sprovveduti (Due Redneck, la figlia del ricercatore che ha trovato il libro e il suo fidanzato), Bruce Campbell resta in scena da solo, mentre Sam Raimi sfrutta ogni possibile variazioni del concetto di “Protagonista da solo contro le forze del male”.

Bruce si prende la corona è diventa… The King!

Penso sia una legge non scritta, quasi qualcosa di fisiologico: un sequel deve essere sempre uguale al primo capitolo, solo più grosso, più caciarone. E’ una cosa da cui non si scappa: il pubblico vuole la stessa cosa, vuole ritrovare quelle sensazioni. Vi faccio un esempio scemo: se andate in un’ottima pizzeria e quando tornate vi servono il risotto con l’ossobuco, può essere il miglior risotto con l’ossobuco della vostra vita, ma la maggior parte delle persone uscirebbe scontenta perché voleva la pizza. Spero di aver reso l’idea.

Tantissimi registi, messi di fronte a questa semplice regola, sono andati sotto con perdite, pochi hanno saputo sfruttarla, uno sicuramente è James Cameron, con il secondo capitolo di Terminator, l’altro Sam Raimi con questo film.

Sequel peggiori del primo capitolo? Rido di voi!!

Sopravvissuto all’inferno del primo film, Ash si trasforma in “Evil Dead 2” l’idolo delle folle, l’eroe smargiasso, inetto e pure un po’ codardo che tutti amiamo, come Cameron che capisce che il centro del suo primo film era il T-800 e lo rende protagonista nel sequel, Raimi ha la stessa intuizione, la produzione gli impone sangue verde per non rischiare che il film si becchi un “Vietato ai minori”? Bene, allora lui preme a tavoletta il pedale del grottesco, di quell’umorismo che nel primo film era presente, ma in perfetto equilibrio con l’orrore e la paura, sfornando un film perfetto che non stanca mai, in equilibrio tra l’orrore e lo splatter e le trovate geniali e demenziali del terzo.

Un trucco semplicissimo, ma resta una delle mie scene preferite di tutto il film…

Fino all’arrivo nello chalet degli altri quattro ospiti della casa, ovvero fino al momento in cui le dinamiche di gruppo del primo film prendono di nuovo forma, Bruce Campbell è da solo in scena. Ovviamente non è possibile, perché sul set di un film girano sempre un sacco di persone tra tecnici ed addetti ai lavori, ma guardatevi la scena in cui Ash/Bruce scappa e Sam Raimi lo insegue, anche nelle intercapedini delle pareti, con la sua Shakeycam (soprannominata così dal regista in contrapposizione alla Steadycam), sembrano due bambini che giocano e si inseguono, ogni volta che rivedo il film mi piace immaginare che sia andata davvero così: i due amici arrivati sul set del film “milionario” di nuovo a mettere in scena i loro trucchi e a divertirsi.

Ho visto registi muovere la camera appena appena peggio, che dite?

La paura che il primo film sapeva mettere addosso allo spettatore, perde qualcosa della sua efficacia, in favore di effetti volutamente esagerati, proprio per intrattenere il pubblico, basta guardare il make-up dei posseduti, il collo allungabile di Henrietta (Ted Raimi, fratello del regista, affogato per tutto il tempo dentro l’ingombrante costume), o il demone-mangia capelli, sono tutti messi lì per provocare la risata mista a disgusto. Anche se la mia preferita rimane il cadavere decapitato di Linda, che si mette a ballare, se chiedete a me, quando John Landis ha avuto bisogno di un coreografo per gli zombie del video “Thriller” di Michael Jackson, ha chiesto all’amico Sam Raimi se poteva avere Linda sul set.

Linda, la coreografa preferita dei non-morti.

La parte centrale, per quanto mi riguarda, è perfetta, sul serio, perfetta. Raimi si inventa tutte le declinazioni possibili di “Uomo VS Casa posseduta”, torturando il suo amico e protagonista Bruce Campbell costringendolo a fare le cose più folli, lo cosparge di sangue, lo fa litigare con una sedia a dondolo cigolante, lo rende protagonista della versione Horror del video di Got my mind set on you di George Harrison, quello in cui gli oggetti (e gli animali impagliati) iniziavano a cantare il pezzo dell’Ex Beatles… Per altro quella canzone è del 1987 e nessuno mi toglie dalla testa che l’ispirazione arrivi proprio dal film di Raimi. In ogni caso, se mai mi trovassi in una stanza con una testa di cervo impagliata sul muro, sono sicuro che passerei il tempo a fissarla con sguardo di odio…

Quando ti affetti una mano da solo, anche il cervo impagliato ride di te.

Bruce Campbell è protagonista di un “One man show” clamoroso, Sam Raimi lo trasforma in una versione umana di Willy il Coyote, ricreando sullo schermo le situazioni tipiche della commedia Splastick, quella delle prima gag dei Fratelli Marx o dei Three Stooges, di cui Raimi si è sempre detto grande appassionato. Ovviamente mi riferisco al celebre scontro tra Ash e Federica la mano nemica, il suo arto posseduto dai demoni, porta in scena il più grottesco e comico degli scontri, in una scena che è stata imitata in centinaia di altri film.

Il premio “Scena più imitata delle commedie Horror” va a….

Tra dita negli occhi, piatti rotti in testa e tentativi di strangolamento, Bruce Campbell sotto i nostri occhi diventa l’icona in equilibrio tra Horror e commedia che conosciamo anche oggi, si prende la corona di “The King” che ancora nessuno ha saputo contestargli. Non c’è nulla di quello che Ash fa in questo film, che non alimenti il suo mito, Sam Raimi lo sa e gioca con lo spettatore, ad esempio, quando Ash porta la testa di Linda nel capanno, capisci subito che è il momento della motosega, ma quando la cerca sul ripiano degli attrezzi, trova solo una spazio vuoto e una sagoma a forma di motosega, in una trovata che urla fortissimo “Cartone animato” salvo poi doversi guardare dall’aggressione del resto del corpo della sua (ormai ex) fidanzata armata proprio della celebre arma.

Ma, siccome la regola del sequel è “Uguale ma di più”, Raimi ci mette più sangue (lanciato sulla lampadina, in una scena che abbiamo rivisto in altri 87 Horror), l’apice assoluto è la scena dell’amputazione della mano, che sembra quasi il sacrificio necessario che Ash deve fare per diventare l’icona che tutti conosciamo, non è un caso se il montaggio serrato di Raimi, trasformi il controattacco di Ash in una vera celebrazione, assistiamo alla vestizione dell’eroe (proprio come succedeva al T-800 in Terminator 2), lo vediamo indossare la motosega al posto della mano e armarsi del mitico Remington a doppia canna anche se per la battuta sul “Boomstick” dovremmo aspettare il prossimo capitolo. Non so voi, ma io ogni volta che guardo quella scena (e non sono state propriamente poche le volte in cui l’ho fatto) esattamente come fa Ash la concludo dicendo… Groovy!

…GROOVY!

Parlo spesso di creare iconografia al Cinema, ecco, Sam Raimi in “Evil Dead 2” ha saputo crearne a quintali! Il film è talmente diventato un culto (giustamente!) che non esiste un singolo dettaglio che non sia divenuto mitico, un esempio?

Quando Ash viene morso alla mano dalla testa di Linda, ringhia la frase “Work shed”, che per altro ha dovuto ridoppiare in post-produzione per colpa del pessimo audio sul set. Quando nel 1996 Bruce Campbell fece un cameo in “Fuga da Los Angeles” di John Carpenter, la prima cosa che Kurt Russell/Jena Plissken nel film gli dice è proprio “Say ‘work shed’”.

I due amiconi non perdono quel gusto di ridere e scherzare già sfoggiato nel primo film. Quando Ash intrappola la pestifera mano amputata in un secchio rovesciato e ci mette sopra un pesante libro per fermarla, sceglie Farewell To Arms (Addio Alle Armi), il gioco di parole tra “Arms” che sta per armi, ma anche per “Arti” è una delle tante scemerie geniali che è possibile trovare in questo film.

50% Splastick, 50% Splatter, 100% MITO!

Il ritmo è indiavolato, ci si perde nel modo di muovere la camera di Sam Raimi che popola il film di trovate e trucchetti che chi vuole fare il Cinema, dovrebbe imparare a memoria. Uno dei miei preferiti è la scena dello specchio, quando l’immagine riflessa di Ash letteralmente balza fuori per strangolarlo, un trucco piuttosto semplice che risulta efficacissimo anche dopo 1257 visioni, che riassume proprio il modo di fare Cinema di Sam Raimi. Quel suo essere geniale nella scelta delle soluzioni visive e sempre spericolato nel muovere la sua telecamera, motivo per cui Raimi è sempre stato tra i miei registi preferiti di sempre e anche uno dei più imitati: Peter Jackson ha basato la sua carriera sull’emulazione del Cinema di Raimi, per anni ho pensato che Jackson fosse il sesto fratello Raimi.

É proprio il caso di dirlo, effetti speciali fatti…. In casa.

Il coinvolgimento di Raimi sul set lo vede impegnato su più fronti: è il primo cavaliere che rende onore ad Ash nel finale (il vecchio Sam è il re del cameo, penso sia il regista che ha fatto più comparsate al mondo, sarebbe bello riassumerle tutte una volta…), ma anche che so, la motosega di Ash non spara abbastanza fumo? Poco importa, passatemi un pacchetto di sigarette che ci penso io (storia vera).

Il finale è assolutamente brillante: Raimi porta in scena un mostro Lovecraftiano che sbianca una ciocca di capelli di Ash quando entra in scena (come succedeva alla protagonista di Poltergeist) e l’ultima scena per quanto mi riguarda è geniale, perché ricorda moltissimo i finali drammatici degli episodi di “Ai confini della realtà” o dei fumetti horror della EC Comics e poi, ovviamente, lascia il campo libero per il terzo film!

Il finale perfetto per un racconto Horror (anche se Ash la pensa diversamente).

“Evil Dead 2” è un film straordinario, che resta un’esperienza visiva coinvolgente “Ogni porca volta che me lo vado a rivedere” (cit.). Ci sono quei film che uno riguarda ed è un po’ come mettere su uno dei tuoi dischi preferiti, ecco, per me questo film è così, dicono che la casa è dove sta il cuore, vero, oppure dove sta un Remington a doppia canna, una motosega rossa, un pugnale di osso e un libro rilegato in pelle umana e scritto con il sangue. Passano gli anni ma i miei agenti immobiliari preferiti si chiamano sempre Sam Raimi e Bruce Campbell!

Non perdetevi la locandina d’epoca di IPMP.

Sepolto in precedenza venerdì 23 ottobre 2015

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