Nel 1973, George A. Romero è alla ricerca di un soggetto per bissare il successo di La notte dei morti viventi, l’occasione che sembra proprio quella giusta arriva da una sceneggiatura firmata da Paul McCollough intitolata “The mad people”, la storia di un esperimento militare finito in cacca, che provoca il rilascio di un’arma biologica sperimentale nei pressi di una piccola cittadina. Ma la primissima bozza del film era molto più focalizzata sulle operazioni militari, il tentativo di insabbiamento del disastro, insomma una roba abbastanza tecnica, al limite del documentaristico.
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«Ragazzi ho solo un raffreddore, non vi sembra di stare esagerando?» |
Di ingegno e talento George A. Romero (ricordo a tutti che la “A” sta per amore, non vorrei mai che ve lo dimenticaste) ne ha sempre avuto parecchio e “The Crazies”, titolo definitivo con cui il film esce negli Stati Uniti, è davvero l’arte di arrangiarsi applicata alla produzione di film. Parole che si sentono più spesso quando si parla di questa pellicola, “minore”, nel senso di opera minore e ci può stare, ma anche grezza e anche questo, a suo modo, ci sta, perché “The Crazies” ai tempi uscì in pochissime sale e fu un discreto flop anche per il mercato home video, non è difficile capire il perché visti i suoi problemi di ritmo, ma sottovalutarlo sarebbe comunque letale, perché al suo interno “La città verrà distrutta all’alba” porta tutti i segni del cinema Romeriano destinato ad arrivare e a rivoluzionare di nuovo la settima arte.
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Intanto, portiamo avanti la tradizione dei titoli di testa nella rubrica. |
Sì, perché la trama parte in medias res, pronti via, anche perché se non hai tanti soldi da spendere non puoi certo perderti in chiacchiere, la cittadina di Evans City in Pennsylvania (Romero gioca sempre in casa con le location) è funestata da strani casi di persone che dando di matto scatenano una violenza belluina sul prossimo, senza guardare in faccia amici e parenti. Tipo quando devi andare in visita dai suoceri, giusto per darvi un’idea.
ha riscritto l’inizio al volo, per sfruttare l’occasione a lui propizia: una
vecchia casa data alle fiamme dal locale distretto dei pompieri, per essere
usata come esercitazione per lo spegnimento degli incendi, che zio George ha
avuto il permesso di poter filmare ed inserire nel film (storia vera)… Cosa vi
dicevo lassù riguardo ad aguzzare l’ingegno?
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L’unico incendio al mondo, che può vantarsi di essere stato diretto da Romero. |
“La città verrà distrutta all’alba” ha la caratteristica di essere visibilmente diviso in due trame principali: quella con protagonisti i militari impegnati a cercare di contenere il virus che porta ancora in sé le tracce del lavoro originale di McCollough, e l’altra con i civili intenti a reagire all’infezione, a scappare e in generale a salvare la pellaccia. Ma questo è, purtroppo, anche il grave difetto del film, perché rimbalzando da una trama all’altra, si crea un certo effetto “Serie tv” dove le azioni dei protagonisti sono fin troppo spezzettate per coinvolgere davvero il pubblico, il risultato finale è che di “La città verrà distrutta all’alba” ricordi sempre la situazione iniziale, come va a finire, alcune scene chiave, ma il resto rimane nebbioso, anche se (come me) avete visto il film più e più volte.
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Quasi quasi voialtri mi fate rivalutare gli zombie, almeno loro ti divorano e basta. |
Inoltre, arriva ben prima del celebre “Incubo sulla città contaminata” (1980) di Umberto Lenzi, che è un po’ il titolo che viene sempre giustamente fuori quando si parla di pellicola con infetti molesti e violenti, idealmente il papà “28 giorni dopo” (2002) di Danny Boyle, quindi Romero fa calare su tutti la sua lunghissima ombra, anche perché era giù lunghissimo lui con i suoi quasi due metri di altezza, figuriamoci la sua ombra!
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«Ci manca solo la smania di Cassidy, non abbiamo già abbastanza problemi?» |
Il maggiore Ryder (Harry Spillman) rappresenta tutta l’incompetenza dell’esercito, oltre al profondo anti-militarismo di Romero, sì, perché nell’impossibilità di contenere gli effetti letali del virus “Trixie” (che di carino ha solamente il nome), non esita a mandare ad Evans City i soldati in tuta NBC e maschere anti gas per tentare di contenere il danno fatto con ogni mezzo possibile, mentre l’ordine per far decollare un B52 con a bordo un ordigno nucleare da sganciare sulla città è già partito e il titolo italiano ci ricorda quanto tempo hanno i protagonisti per salvarsi.
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«Vuoi giocare al pompiere e l’infermiera?» |
Sì, perché i soldati in tuta e maschera anti gas diventano minacce paragonabili agli zombie di La notte dei morti viventi, sono indistinguibili tra di loro e nascondendosi dietro ad una maschera possono permettersi di sparare sui civili senza nemmeno doverci mettere la faccia, la perdita dell’identità nel cinema di Romero è un tema fondamentale e ricorrente, vedremo che tornerà spesso in molte forme, ma sempre in maniera molto chiara. Se uno zombie ti morde e ti trasforma, sei destinato a perdere la tua umanità e la tua identità, diventando solo un altro volto nella massa che si muove barcollando lentissima, qui allo stesso modo, la minaccia è senza identità, perché nascosta dietro ad una maschera anti gas e agli ordini dei superiori da eseguire senza pensare, proprio come farebbe uno zombie. D’altra parte il cinema di Romero è sempre stato politico, il perfetto punto di equilibrio tra intrattenimento e temi sociali.
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«Ciao Frank!», «Io non sono Frank», «Scusami sei vestito come Frank», «Io pensavo fossi tu Frank!» |
Non è un caso se il personaggio che sta a metà tra i “Buoni”, ovvero i civili in fuga e i “Cattivi” in tuta bianca, è Clank (Harold Wayne Jones), il migliore amico di David e Judy, un reduce del Vietnam i cui gli effetti dell’infezione si manifestano in maniera meno violenta, solo attraverso qualche scatto d’ira e un generale comportamento da pazzoide sopra le righe che, però, sembra più che altro un effetto collaterale o ancora meglio un’esasperazione del suo essere un reduce del Vietnam. Come vedete, quando c’è da fare critica al militarismo, Romero è sempre in prima linea.
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«Bisogna tener duro fino a quando passerà questa mania dei vaccini!» (Quasi-cit.) |
Romero sfrutta l’assist offerto dal virus per mandare a segno una riuscita metafora, contro il Capitalismo che ti divora e ti rende bramoso oltre misura, infatti una delle scene più forti del film è quando Artie (Richard Liberty) apparentemente tranquillo e sano, impazzisce di colpo e violenta sua figlia che verrà salvata solo dall’intervento di Clank. Sì, perché Romero qua e là non tira via la mano sulla violenza, mostrandola sempre iniqua, appena Clank affetto dal virus pare quasi divertirsi ad uccidere i soldati che come moderni Untori sterminano le persone infette (ma non solo), viene colpito a tradimento alle spalle proprio quando per il pubblico diventa più facile iniziare a patteggiare per la lui che, comunque, giova ricordarlo è un pazzo infetto armato, eh?
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«Are you my mummy?» (Cit. dedicata ai Whoviani). |
Purtroppo il ritmo, i continui stacchi da un personaggio all’altro e il budget risicatissimo per le ambizioni del regista, pesano su “La città verrà distrutta all’alba”, infatti se il finale di questo film (con tanto di canzoncina allegra del tutto e volutamente fuori contesto) vi sembra uno schiaffone in faccia che arriva del tutto inaspettato, è perché Romero aveva semplicemente terminato il budget e ha dovuto tagliar corto (storia vera) e per questo grazie al personaggio del colonnello Peckem (Lloyd Hollar) riesce a mettere su un finale ancora più cinico. Trixie ha dilagato, Evans City non è l’unica città colpita, il cordone sanitario non ha retto per la manifesta incapacità umana di collaborare e tanti saluti a chi ama i finali lieti! Quindi, vedete, il titolo italiano ha tanti difetti, ma non è proprio uno spoiler, è soltanto l’inizio.