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La notte dei Demoni (1988): una festa da paura!

Per molti l’estate è il momento della spiaggia e della tintarella, ma per le creaturine della notte come voi e me che hanno lo stesso amore per l’abbronzatura che potrebbero avere i vampiri, estate vuol dire solo una cosa: Notte Horror!

Come Steph Curry dopo una tripla faccio la conta, con questo sono uno, due, tre anni di fila di partecipazione a questo fichissima iniziativa a blog congiunti che quest’anno ho addirittura l’onore di poter inaugurare. Seguendo l’antica tradizione del primo gruppo che sale sul palco di un festival, è necessario alzare il volume e fare un gran casino per scaldare i motori, non si poteva iniziare meglio perché alle ore 21.00 la Bolla, dalle pagine del suo Bollalmanacco di cinema ci ha già parlato di quel gran filmone di Re-Animator, quindi vi invito ad andare subito a leggere il suo post!

Fatto? Cacchio se leggete in fretta! Bene, a me tocca continuare questa festa in seconda serata, permettetemi di citare il mitico Zio Tibia e dare il via alla mia personale versione del FestivalBARA (volante), per il terzo anno di fila, ben tornati a Notte Horror creaturine della notte!

Non ho avuto troppi dubbi nel momento di scegliere un titolo per questa iniziativa, “La notte dei Demoni” è un cult che qui da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa è ricordato solo nei cuoricini di qualche appassionato, ma per quanto mi riguarda è fatto dal sarto per questa iniziativa. Già, perché, come vedremo, di suo non è niente di particolarmente originale, il regista Kevin S. Tenney ci aveva già regalato il gustoso “Spiritika” (1986) che, a ben guardarlo, è anche meno rozzo di “Night of the Demons”, però questo titolo di culto mescola alla grande tutti gli elementi che lo compongono e grazie ad un look in pieno stile anni ’80 e una certa dose di follia è un titolo assolutamente meritevole di rappresentare il decennio dei jeans a vita alta e delle pettinature cotonate, poi quest’anno compie i suoi primi trent’anni, quindi quale occasione migliore di Notte Horror per fargli gli auguri di compleanno?

Era una notte (dei demoni) buia e tempestosa. (Quasi-cit.)

Il film inizia subito forte con i titoli di testa animati e le musiche di Dennis Michael Tenney, fratello del regista, che ci regala un inizio con chitarre rock e sintetizzatori che più anni ’80 di così non si può e per metterci in scia al Maestro Giovanni Carpentiere, la storia è ambientata la notte del 31 Ottobre, anche se nel doppiaggio italiano del film viene chiamato semplicemente carnevale, dimostrazione che un tempo Halloween per noi era solo una festa che si vedeva nei film dell’orrore.

A proposito di doppiaggio fatto alla vecchia maniera, un bilioso anziano etichetta come “Giovinastri” una banda di ragazzi impegnati a sfotterlo, tra questi il più caratteristico è sicuramente Stooge, un corpulento ragazzone con un Mullet che urla anni ’80 (ma anche vendetta!) nel suo caratteristico costume di Halloween carnevale, un naso da maiale di gomma. Uno potrà pure vestirsi come gli pare per andare ad una festa, no?

«Ehi frena Porky Pig! Dove hai preso la patente dal salumiere!?»

Non c’è festa più ambita di quella organizzata da Angela (Amelia Kinkade), esperta di esoterismo e considerata quella stramba della scuola per via del look alla Morticia Addams, bah sarà, ma dopo il Mullet di Stooge a me in questo film sembrano tutti vestiti piuttosto bene, eleganza che si ottiene per shock. Alla festa ci vogliono andare proprio tutti, perché è stata organizzata a casa Hull un posto che, tenetevi forte, un tempo era abitato da una famiglia di becchini impresari di pompe funebri che nel tempo libero si dice praticassero il cannibalismo (ognuno ha i suoi hobby, fossero stati Vegani non avreste fatto quella faccia. Forse) che oltre ad ospitare una nutrita selezione di bare e alcuni forni crematori, si dice sia stato costruito sopra un fiume sotterraneo, al centro di una serie di leggende quasi tutte grondanti sangue, un posto da urlo per una festa, no?

Bel posticino niente da dire, la vista sul cimitero indiano da lassù sarà sicuramente ottima.

Ecco, provate a spiegarlo alla bella Judy Cassidy (bel cognome!) interpretata da Cathy Podewell, il suo spasimante Jay (Lance Fenton) vorrebbe portarla alla festa per il loro prima appuntamento che, poi, dai, si capisce lontano un miglio che vorrebbe sfruttare i brividi che un posticino come casa Hull può suscitare per strofinarsi con la biondina (Brividi, spaventi e horror! Aiutiamo le persone a fare sesso dal 1933! Messaggio promozionale gratuito aut. min. rich), però bisogna pure capirlo: è giovane, ha gli ormoni che fanno le sgommate e Judy è molto carina, come faccio a descrivervela? Ok, faccio così, cito le parole del pestifero fratellino minore della ragazza che spunta mascherato dal suo armadio mentre si sta cambiando: «Accipicchia che poppe sorellina, se ti crescono ancora dovrai farti aiutare per allacciati le scarpe» insomma un futuro Ungaretti questo ragazzo.

Io ad “Alice in Wonderland” preferisco gli Alice in Chains, però tu non sei niente male lo stesso.

Ma più che fare i porconi come Stooge e pensare alle grazie di Judy, dovreste concentrarvi sul suo costume, sì, perché la ragazza arriva controvoglia a casa Hull indossando un costume da Alice, ma è chiaro che grazie al regista Kevin S. Tenney la ragazza scenderà giù nella tana del bianconiglio demoniaco, trovando più orrori che meraviglia, su questo punto lasciatemi l’icona aperta che più avanti ci torniamo.

«Ehi! Ma non era previsto che volassero queste bare! Questa è falsa pubblicità!»

Se gli invitati sono piuttosto coloriti, la padrona di casa non è da meno, di Angela e del suo look da darkettona vi ho già parlato, concentriamoci per un minuto sulla sua amica Suzanne, forse l’unico nome davvero noto del cast, perché è interpretata con sprezzo del pericolo e nessun timore di mostrare centimetri di epidermide dalla mitica Linnea Quigley, celebre regina dell’urlo che forse ricorderete per la parte di Trash nel fantastico “Il ritorno dei morti viventi” (1985) di Dan O’Bannon ed ora che ci penso recitava pure in Sbirri oltre la vita (ormai non faccio una Notte Horror senza di lei), anche su di lei, icona da lasciare aperta perché la Quigley qui è particolarmente scatenata!

Linnea Quigley si fa bella per essere pronta alla Notte Horror.

Insomma, fino a qui le premesse sono abbastanza canoniche, no? Da qui in avanti lo diventano ancora di più, quando i ragazzi pensano di fare una piccola seduta spiritica, usando uno specchio per sbirciare il loro futuro, d’altra parte gli specchi hanno una lunga tradizione all’interno dei film dell’orrore, quindi perché no? Peccato che attraverso lo specchio faccia capolino un demone, realizzato con gustosissimi effetti speciali vecchia scuola, che terrorizza i ragazzi e si fa largo nel nostro mondo ed è qui che Kevin S. Tenney mena il suo colpo più duro!

Già ho detto proprio “Attraverso lo specchio” diventa quindi chiaro che il riferimento al lavoro di Lewis Carroll non si limiti al costume da Halloween di Judy (e con questo posso chiudere quell’icona lasciata lassù), ma la vera chicca secondo me è l’inquadratura sui frammenti di specchio rotto rimasti a terra, non solo perché è piuttosto ricercata, ma perché è davvero un’anticipazione del futuro dei ragazzi come aveva pronosticato Angela. Fateci caso: tutti quelli che si riflettono nello specchio in questa scena, NON arriveranno vivi alla fine del film, un dettaglio non da poco considerando che a riuscire a resistere fino all’alba saranno due personaggi non scontati… Basta! Vi ho già detto troppo, non voglio rovinarvi la visione nel caso non conosceste questo film di culto.

Beh però, magari con un po’ di colla e tanta pazienza lo sistemiamo.

Bisogna dire che “Night of the Demons” si accartoccia su sé stesso nella parte centrale, il ritmo cala drasticamente visto che la storia si concentra parecchio sui ragazzi e le loro peripezie, bisogna mettere in conto parecchi dialoghi che urtano le orecchie e una recitazione generale che definire così così sarebbe un atto di assoluta bontà, se escludiamo la Quigley che fa reparto a sé, nessuno del cast spicca particolarmente per talento, la stessa Cathy Podewell è finita per anni a recitare in “Dallas”, giusto per darvi un’idea.

Ma di riffa o di raffa, Kevin S. Tenney si gioca al meglio le sue carte e dopo aver radunato un gruppo di ragazzi in una casa, pensa bene di prendere ispirazione dai migliori, anzi proprio da La Casa, quando il male viene evocato e arriva a possedere prima Suzanne e poi Angela Kevin S. Tenney si gioca una vertiginosa steady-cam debitrice della regia di Sam Raimi che, però, risulta tremendamente efficace. Da qui in poi Tenney non prende più prigionieri, nella sua furia citazionista bisogna dire che i ragazzi una volta posseduti si trasformano in orrende creature molto, ma molto simili nell’aspetto ai demoni di beh “Dèmoni” (1985) di Lamberto Bava, ennesima dimostrazione che Tenney è sempre stato uno con i gusti cinematografici giusti!

Come direbbero i Misfits: Welcome to the party honey!

Ci sono film che invecchiano molto bene, altri non possono dire lo steso, a guardarlo oggi a trent’anni dalla sua uscita “Night of the Demons” dimostra tutti i suoi anni, eppure questo è un assoluto pregio, perché per look, musiche e follia, il film di Kevin S. Tenney incarna alla perfezione lo spirito di un decennio che ci ha regalato un sacco di horror a cui vogliamo tanto bene. In questo senso, una delle scene più memorabili è quella di Angela che posseduta da demoni improvvisa un ballo che sta a metà tra un Sabba e un videoclip degli anni ’80 sulle note di “Stigmata Martyr” dei Bauhaus, il celebre gruppo gothic rock inglese, che complice anche una porzione di testa in latino, contribuisce a dare un tocco da rituale satanico alla scena.

Questi che vanno sempre in giro vestiti di nero, gente strana…

Da questo punto in poi “Night of the Demons” non prende più prigionieri: i ragazzini vengono ammazzati uno dopo l’altro nella porzione di film più splatter in assoluto, tra lingue strappate, un braccio mozzato che ancora si muove e afferra uno dei protagonisti (ulteriore debito nei confronti di Evil Dead) e ragazzi uccisi, sorpresi a darci dentro in una bara, non volante ve lo posso assicurare.

La possessione demoniaca deforma i volti e corpi dei posseduti ed è qui che posso finalmente chiudere quell’icona su Linnea Quigley lasciata aperta lassù, oh finalmente! Sì, perché una delle scene più folli e memorabili di “Night of the Demons” prevede lo strambo utilizzo che Suzanne fa del rossetto, prima se lo spiaccica sulla faccia, poi lo fa sparire all’interno di un seno, in una di quelle scene capace di farti sputazzare i cereali mangiati a colazione. Sì, però quelli di due giorni fa.

No grazie, Linnea, come se avessi accettato ma il rosa shocking non si abbina con il mio incarnato.

La cosa curiosa è che proprio grazie al seno Linnea Quigley ha fatto colpo sul suo futuro marito (almeno fino al divorzio nel 1992) Steve Johnson. No aspettate! Che avete capito!? Johnson è un esperto di effetti speciali con un curriculum di tutto rispetto che va da The Fog a Videodrome solo per fare due nomi. In pratica, i due si sono conosciuti sul set, quando la Quigley si è presentata per farsi fare il calco del seno prostetico necessario alla scena del rossetto (storia vera), ora non so se i due hanno avuto dei figli, ma vi immaginate lo spasso se nel caso i pargoli avessero mai chiesto: «Papà come hai conosciuto la mamma?».

Il finale va in crescendo, con la povera Judy che corre di qua e di là come una Alice precipitata in un posto che ha ben poco di meraviglioso, per tentare di salvarsi e arrivare fino all’alba le tenta tutte, anche improvvisare un lanciafiamme con il tubo del gas, giusto per dirvi, avete mai visto Alice cercare di dar fuoco al Brucaliffo pur di tornare a casa? No. Questo vi fa capire il grado di gioiosa follia di cui un film come “La notte dei Demoni” è capace.

Questa Alice sta per scoprire quanto può essere profonda la tana del Bianconiglio (tutti possono citare Lewis Carroll ed io no?)

Il finale è particolarmente beffardo, quasi come la versione cinematografica di una storia horror della EC Comics, ricordate il vecchio bilioso dell’inizio? L’epilogo è tutto dedicato a lui, in una versione di dolcetto o scherzetto che pare giocare con leggende urbane dietro alla festa di Halloween, perché per gli appassionati di horror non c’è niente di meglio di un finale grondante sangue, una mela caramellata, una zucca intagliata o perché no, Notte Horror, che per vostra fortuna è solo all’inizio. Sempre se riuscirete ad arrivare vivi fino all’alba…

Bene bene bene cari piccoli zombetti miei, lo zio Cassidy Tibia questa sera vi lascia, ma non prima di ricordarvi che la settimana prossima gli incubi ricominceranno, con altri due titoli, in prima blog-putrefazione, occhio al palinsesto!

Sepolto in precedenza martedì 10 luglio 2018

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