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La notte del giudizio per sempre (2021): vi ho purgati ancora

Forever Purge, I want to be forever Purge.

Io me li immagino negli uffici della Blumhouse Productions,
in collaborazione con quegli scoppiati della Platinum Dunes, tutti con gli occhi rossi, abbracciati a cantarsi un classico degli Alphaville,
davanti all’incredibile realtà rappresentata dagli incassi di una saga che si
chiama “La purga”, che non solo è quella che ha anticipato il nostro (brutto)
presente, meglio di altri film, ma oltre ad aver generato una serie televisiva, continua a pompare soldi nelle casse delle due case di produzione.

Lo so cosa state pensando? Ma non era tutto finito con il terzo capitolo? Quello dove la
presidentessa bionda uscita da Lost
aveva dichiarato illegale la notte del giudizio della purga, quelle 12 ore in
cui tutte le regole erano sospese e si poteva uccidere il prossimo tuo, per poi
tornare a rigare dritto un anno intero? In effetti sembrava proprio tutto
finito, visto che la saga si era giocata anche la carta di un capitolo prequel,
con le origini di questa simpatica tradizione inaugurata dai padri
fondatori.

Nuovi padri fondatori, proprio come i precedenti ma da oggi con più lanciafiamme.

Invece negli uffici (adiacenti? Boh) della Blumhouse e della
Platinum Dunes come Rambo: non è
finito niente! Niente! Non è un interruttore che si spegne! Infatti è stato
scomodato ancora una volta il padre fondatore di questa saga, quel James
DeMonaco che secondo me si sarebbe anche un po’ rotto i “cabasisi” di purgare
gente come fosse Francesco Totti (così faccio vedere che una cosa di calcio la
so anche io), ma tra Giasone Blum e Michael Bay, col cavoletto che ti lasciamo
fare altro! Vai a purgare tutti James e torna a sera!

DeMonaco cosa fa? La scelta semplice? Ambientare un’altra
storia durante una delle “purghe” precedenti? Anche perché sarebbe stato
abbastanza logico, in una sola notte senza regole, ci saranno tante storie da
raccontare no? No, perché DeMonaco decide di tirarla a cucchiaio (e poi la smetto
con il Pupone giuro, anche perché le mie conoscenze calcistiche sono
terminate), tirando su una supercazzola inutilmente complicata degna del
maledetto GIEI GIEI Abrams.

“Chi vi aspettavate? Il coniglietto Pasquale?”

Perché fare un seguito dove ti devi sbattere a creare un
contesto, mostrando cosa è successo alla galassia dopo la sconfitta
dell’Impero, esplorando nuove dinamiche, quando puoi riciclare quelle vecchie,
cambiando nome all’Impero e chiamandolo Nuovo Ordine, per poi firmare un remake non autorizzato? Tanto il
pubblico vuole sempre la stessa storia, quindi GIEI GIEI DeMonaco ci dice che
si, la presidentessa bionda uscita da “Lost” ha dichiarato illegale la notte del
giudizio purgato, ma alle persone ammettiamolo, piaceva.

“Non hai mai visto Fievel sbarca in america? Secondo te poteva non esserci la fregatura!?”

Quindi basta un piccolo partito all’opposizione, capace di cavalcare il
consenso popolare, facendo surf sull’indignazione espressa sui socia-cosi e
sulla valanga di populismo imperante, diventando sempre più potenti fino a
vincere le elezioni, immagino guidati da un tale di nome Taddeo Bambini o
qualcosa del genere, risultato? Il precedente governo ha tolto la notte del
giudizio e i Nuovi Padri Fondatori l’hanno ristabilita. Capito DeMonaco? È
stato anche più furbo, aggiungendo solo “Nuovi” davanti, d’altra parte non si è
ma visto un partito tornare a riproporre i soliti quattro vecchi concetti di
odio togliendo che so, la parola “Nord” dal loro nome…

… Improvvisamente questo post è diventato “troppo politico”, come si usa dire in uno strambo Paese a forma di scarpa.

Cowboy from U.S.A. hell (cit.)

Che poi per altro è anche un po’ l’accusa che è stata mossa
a “The Forever Purge” negli Stati Uniti, qui da noi “La notte del giudizio per
sempre” che a me ricordo l’urlo di Homer Simpson quando invocava il “break” di
primavera in eterno. Di colpo il pubblico ha capito che questo film è una
metafora della rabbia nell’aria di questi anni, una metafora imbroccata un po’
per caso e mai cavalcata come si deve. Provate ad immaginare se in questo film
avessero avuto gli “huevos” di portare in scena una notte del giudizio con
razzisti bianchi da una parte, che approfittano dello sfogo per menarsi con gli
attivisti di Black Lives Matter? D’altra parte un certo ex presidente Yankee,
ha basato la sua campagna per la ricandidatura, sugli ascolti televisivi della
NBA (con finali spostate causa pandemia mondiale, ma quello shhhh non si dice),
a sua detta minori perché LeBron James e tutti gli altri “diversamente bianchi” s’inginocchiavano durante l’inno nazionale (storia vera, purtroppo).

Invece niente, la saga di “The Purge” continua a puntare
tutto su tizi vestiti strani che esprimono la loro rabbia. Sul serio, vi
sembra qualcosa che potrebbe succedere per davv… Ehm, ok pensiamo solo al film
dai.

Una scena del film. Perché questa è una scena del film, veeeeero?

I due protagonisti Adela (Ana de la Reguera) e Juan (Tenoch
Huerta) scappano dal Messico e finiscono per motivi geografici in Texas, lei
sogna un’America migliore mentre lui è felice di essere vivo e di lavorare tra
i cowboy locali, che danno a questo film un tocco alla Yellowstone non destinato a durare.

Quando la notte del giudizio mena il suo colpo più duro, il
film diventa una sorta di vaccari bianchi e razzisti, contro i messicani, con l’aggiunta
dei nativi americani arrivati a dare man forte, insomma il caro archetipo dei
cowboy contro gli indiani che da sempre ci chiede da che parte schierarci.

Avete un attore che vi sta antipatico a pelle? Per me Josh Lucas (storia vera), quindi date un aumento al responsabile del casting.

DeMonaco dopo aver svolto il suo sporco compito alla GIEI
GIEI, per lo meno non ha sulle (s)palle il peso di doverlo anche dirigere il
film, infatti la regia è stata affidata ad uno specialista delle serie tv al suo
esordio cinematografico come Everardo Gout, tutto contento di potersi mettere
in mostra dopo anni passati a dirigere puntate di Banshee, The Terror e Luke Cage.

Colpi gobbi di sceneggiatura a parte, sorprende che al
quinto capitolo, questa saga non sia già scivolata nell’inferno del
Direct-To-Video, ma sia ancora qui a garantire la solita qualità
medio-bassa-media dei capitoli precedenti, il problema resta sempre più o meno
lo stesso, l’azione non manca ma procede a strappi. In una notte dove sei
braccato, i personaggi hanno il tempo di fermarsi a blaterare, insomma hanno
tutto il tempo che Jena Plissken non ha mai avuto. Ma senza scomodare il Maestro Carpenter in persona, un peccato che questa
serie si limiti ad essere “troppo politica” solo per qualche minuto e non sia riuscita ad essere puramente di genere per il resto del tempo.

Un’indecisione che
non altera la formula, alla Blumhouse e alla Platinum Dunes sta benissimo così,
quindi… DeMonaco! Sotto con altra purga, se fai il bravo, questa volta ti
restituiamo Frank Grillo, che nel frattempo è riuscito per davvero a diventare
un eroe dell’azione.

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