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La profezia dell’Armadillo di Zerocalcare: Zero uno di noi (solo che lui disegna meglio)

No sul serio, mi rifiuto di spiegarvi chi sia
Zerocalcare, passare pure al paragrafo successivo.

Anche
rileggendolo a distanza di tempo “La profezia dell’Armadillo” resta
coinvolgente, perché Michele Reich all’anagrafe (e secondo la questura) in
arte Zerocalcare, fa fumetti pescando dai cassettini della memoria.
L’autore romano applica alle persone che conosce le fattezze di personaggi dei cartoni
animati, dei fumetti e dei videogames, ufficialmente lo fa per difendere la
privacy delle persone, di fatto, oltre ad ottenere un effetto comico micidiale,
riesce a fare leva sui ricordi comuni ed è proprio qui che Zerocalcare
dimostra di avere una marcia in più rispetto agli altri.
I personaggi
che sceglie provengono tutti da un’iconografia nerd anni ’80 fine anni ’90,
quella con cui sono cresciuti tutti quelli che oggi hanno 30 anni, non mi è mai
capitato di non riconoscere uno di questi personaggi, probabilmente perché sono
coetaneo di Zero (nati persino lo stesso mese), quindi mi ritrovo con i piedi
immersi nello stesso Humus culturale e quando l’autore parla della sua
fase Grunge o della sua passione per i dinosauri, non mi devo impegnare per
niente per riconoscermi anche io.


Personalmente la mattina faccio proprio così, uguale identico.
Il formato de
“La profezia dell’armadillo” è molto simile a quello delle storie che
Zerocalcare pubblica anche sul suo Blog, racconti autoconclusivi a sfondo
tematico, dove una lunga trama orizzontale relativa alle vicende di Camille, si
dirama lungo tutti i racconti.
Di fatto la storia
è una specie di romanzo di formazione al contrario, in cui Zero fa i conti con
il suo rifiuto dell’età adulta e alla generale incapacità di rinunciare alle
sicurezze e alle illusioni dell’infanzia. Un’eterna lotta che spesso lascia
qualche caduto sul campo e proprio come tutte le persone che si rifugiano
spesso nell’ironia per cercare di decrittare la vita, Zerocalcare è bravissimo
ad alternare movimenti comici che vi faranno sinceramente ridere, ma anche ad accompagnarvi attraverso atmosfere malinconiche e spesso il
contrasto tra questi due sentimenti arriva nel giro di mezza vignetta, senza
risultare mai fuori luogo.


Sono sicuro che tutto questo vi ricorderà qualcosa (Armadillo escluso).

Il motivo del
successo di questo ragazzo di Rebibbia (Regna!) è facile da comprendere: oltre
ad un assoluto controllo del media fumettistico, Zero sa creare empatia, è
facilissimo riconoscere nelle sfighe della sua vita, gli stessi scazzi
quotidiani che ognuno di noi ha. Persino i personaggi che fanno da contorno
alle storia, hanno gli stessi tick dei nostri amici e parenti…. Abbiamo tutti
una Lady Cocca come mamma, non fate finta che non sia così.

A mio avviso Zerocalcare riesce con i suoi fumetti ad
essere Monicelliano e allo stesso tempo a regalarci un quadro preciso di una
nazione (e di un’intera generazione) che riesce ad identificarsi con le sue
storie, esperienza che può risultare straniante per chi di voi non è mai stato
Punk o di sinistra.
Se Zero ha un Armadillo a fargli da coscienza, noi in
qualche modo abbiamo le sue storie con cui confrontarci e ritrovarci,
motivo per cui tutti, anche chi non ha mai letto un fumetto in vita propria,
dovrebbe leggere le storia di Zerocalcare, provare per credere.
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