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L’arte della guerra di Deadpool: “Quando il nemico è unito, dividilo” oppure scatenagli addosso Deadpool!

Era un pezzo
che non mi leggevo le avventure di Deadpool, il mercenario chiacchierone di
casa Marvel, in questo speciale, la parlantina sciolta di Wade Wilson può
vantare il talento di Peter David… Pietro Davide e D-Pool: un’accoppiata
imperdibile.


Peter David è
da sempre uno dei miei sceneggiatori preferiti, fin dalla sua storica run sulle
pagine di Hulk (durata ben 12 anni), lo scrittore privo di cognome ha sempre
saputo imprimere il suo stile ai personaggi, per altro, dimostrando enorme
professionalità quando la Marvel gli chiede (e succede spesso) di far
rientrare le trame delle sue storie all’interno del mega evento di turno… In
questa storia auto-conclusiva Pietro Davide ha potuto togliersi qualche
sassolino dalla scarpa.
L’idea di base
è tanto bizzarra quanto gustosa: una rilettura del celebre e famigerato “L’Arte
della Guerra” di Sun Tzu, il trattato diviso in capitoli relativo alla
strategia militare, datato quinto o sesto secolo dopo Cristo, anzi, V o VI
secolo, in questi casi bisogna usare i numeri romani.


Il glorioso Sun Tzu PRIMA di incontrare il mercenario chiacchierone.
Non l’ho mai
letto, quindi non ci provo nemmeno a spiegarvelo, sono davvero fuori dal mio
campo di gioco, quello che posso dire è che l’influenza delle pergamene di Sun
Tzu è arrivata anche qui da noi in Occidente, Michael Douglas negli impomatati
panni di Gordon Gekko, citava Sun Tzu quasi a memoria nel celebre “Wall Street”
di Oliviero Pietra. Il mondo degli affari è quello che si è maggiormente
alimentato dalle lezioni de “L’Arte della Guerra”.


D-Pool in versione Buster Keaton: Come vinsi la guerra
L’idea di
Peter David è talmente folle e brillante da poter essere messa in scena solo
con il più matto degli (Anti) Eroi della Marvel, ovvero: Deadpool. Che prima a
suo modo mette le grinfie sulle pergamene originali di Sun Tzu e poi si
reinventa scrittore per cercare di convincere l’editore a produrre la sua
personale versione di “L’arte della guerra”… Perché non utilizzare i super eroi
Marvel, visto che sono tanto di moda.
Un libro per
sopravvivere ad un’enorme guerra, sì, ma prima ci vuole una guerra! Quindi
D-Pool semina zizzania e convince Loki ad attaccare suo fratello Thor,
utilizzano i precetti di Sun Tzu, dopodichè ad invadere la Terra, sperando
nell’intervento degli eroi di Midgard, quei tre o quattro mila che ci sono
nell’universo Marvel.


Ma quindi alla fine la storia l’ha scritta Sun Tzu, Peter David o lo stesso Deadpool? Mi gira la testa…
Peter David
dimostra ancora una volta di conoscere bene i personaggi della Marvel, essendo
Deapool l’unico eroe (si fa per dire…) della Casa delle Idee, che è consapevole
di essere un personaggio dei fumetti, David abbatte a mazzate il muro della
quarta dimensione, facendosi bonariamente beffe della sacrosanta continuity
Marvel. Una delle scene migliori è quando Deadpool si sceglie il Loki che
preferisce per la sua storia, snobbando quello bambino (creato da Matt
Franction) o quello donna (utilizzato da J.M Straczynski, detto stracchino,
nella sua run sulle pagine di “Thor”). Secondo me, Peter David ha accettato
l’incarico di scrittore solo per togliersi questa piccola soddisfazione nei
confronti della Marvel Comics.


Allora non ero l’unico a credere che Loki-Bambino fosse un idea balorda!
Per altro, se
avete amato Avengers di Joss Whedon, in un paio di momenti, ritroverete alcune battute che sono volutamente delle citazioni inserite da David,
pescando da quel film, sentire Deadpool che dice “Noi abbiamo un Hulk” è
veramente uno spasso. I disegni sono affidati a Scott Koblish, non avevo mai
letto nessun fumetto disegnato da lui, ma devo dire che il suo tratto è
perfetto per questa storia, molto abile nel riempire le pagine di dettagli, ma
anche nel dare quel giusto tocco da cartone animato, che in un storia di
Deadpool non è mai fuori luogo. Insomma, non so cosa ne avrebbe pensato Sun Tzu,
ma è sicuramente una lettura divertente.
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