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Late Night With the Devil (2024): in diretta tra quattro, tre, due… SEI SEI SEI!

«Gentili spettatori restate collegati per una diretta in cui cercheremo di comunicare con il diavolo, ma prima una parola dai nostri sponsor». Ecco, se dovessi riassumere l’efficacia di un’operazione tanto riuscita quanto “Late Night With the Devil” in una sola frase, prenderei in prestito questa riga di dialogo pronunciata dal protagonista, provate a rileggerla, nel suo essere così satiricamente sottile, ci troverete dentro la bontà di uno dei titoli che attendevo più quest’anno e che non ha certo tradito le aspettative, anzi.

Con la loro opera numero tre, dopo “100 Bloody Acres” (2012) e “Scare Campaign” (2016) i due fratelli australiani Cameron e Colin Cairnes – il primo dirige, il secondo si occupa del montaggio e insieme scrivono – firmato un film che fin dalla sua prima al Sitges Film Festival lo scorso anno ha attirato le attenzioni, infatti appena Shudder lo ha messo a disposizione sulla sua piattaforma (oggetto eternamente misterioso per uno strambo Paese a forma di scarpa) mi ci sono fiondato, regalandomi a mia volta una “Late Night With the Devil”, 92 minuti, durata perfetta per un film che in realtà aveva tutto per sbagliare.

«Fai vedere bene il libro ok?», «Si ma non esiste», «Non importa a Lucius interesserà proprio per questo»

Davvero nel 2024 si può dire ancora qualcosa di interessante sui film di esorcismo, per altro raccontati con la tecnica del falso documentario? Andiamo, era più facile sbagliarlo un film così che mandarlo a segno, invece Cameron e Colin Cairnes hanno sfornato un’opera che finisce dritta sparata tra i migliori titoli Horror della stagione in corso e che mette in chiaro che si possono ancora fare film piccoli, se ben scritti e basati su quello che i critici alla moda definirebbero un “High concept”, ma io preferisco definirla una buona idea, portata avanti con coerenza fino ai titoli di coda.

I fratellini Cairnes fanno sfoggio di una buona cultura cinematografica, non è la prima volta che un Horror affronta il tema del finto programma strapieno di brividi, basta ad esempio citare il famigerato (soprattutto in inghilterra) “Ghostwatch”, spaventoso film televisivo diretto da Lesley Manning per la BBC nel 1992. Ma con il loro “Late Night With the Devil” i due fratelli si divertono a dire la loro su varie tecniche e sottogeneri, partendo dalla storia di Jack Delroy (un perfetto David Dastmalchian, lasciatemi l’icona aperta su di lui più avanti ci torneremo), tutta raccontata dalla voce del narratore di questo finto documentario, che per mia somma gioia è quella di Michael Ironside, giusto per aggiungere un altro elemento di culto ad un film davvero riuscito.

David Letterman e Paul Shaffer, ma alle prese con LO DIMONIO!

4 aprile 1971, va in onda per la UBC la prima puntata di un Talk Show della notte che non avrebbe potuto avere titolo più Chicagoano di così, “Night Owls”, presentato da Jack Delroy, popolarissimo alla radio e pronto a fare il salto con il suo programma di intrattenimento notturno, identico nella formula ai vari Letterman o ancora di più Johnny Carson, che è anche il diretto concorrente del programma del nostro Jack.

Diventato popolarissimo, “L’uomo della mezzanotte” un anno dopo firma un contratto con la UBC, la sua vita va alla grande anche se gli Emmy mancano e Carson continua a batterlo negli ascolti, ma nella sua vita il nostro presentatore ha sua musa, la moglie, amatissima anche dal pubblico, Madeleine Piper (Georgina Haig) e di tutte quelle voci su un suo sospetto legame con The Grove, ufficialmente un campeggio estivo per ricconi, sotto sotto una sorta di bizzarra congrega, nessuna scalfisce minimamente la popolarità in ascesa di Delroy, almeno fino alla svolta drammatica, la malattia della moglie Madeleine, raccontata anche in diretta tv, sarà anche un apice per il programma ma è il punto più basso della vita del presentatore, che però non molla il suo Talk Show notturno malgrado tutto.

«Con noi questa sera il mago do Nascimento!»

Con gli ascolti tuttavia in picchiata, Delroy e il suo produttore la buttano sempre più in caciara nel tentativo di attirare l’attenzione, insomma entrano in modalità Barbara D’Urso ma questo non basta, ci vuole qualcosa di ancora più forte, l’occasione arriva con lo speciale di Halloween del 1977, l’episodio che ha sconvolto l’America del “Night Owls”, recuperato per intero e presentato in questo (finto) documentario intitolato appunto “Late Night With the Devil”… Sigla! No cioè, iniziamo con la diretta.

Questa non è solo la sinossi del film, ma sono anche i suoi primi cinque minuti, quelli che come sapete determinano tutto l’andamento della storia, grazie al rigoroso formato 4:3, alla fotografia volutamente sgranata e ai costumi, Cameron e Colin Cairnes mettono su un gioiellino di ricostruzione anche dal punto di vista visivo, riportandosi non solo nella tv americana dell’anno 1977, ma sfruttando al meglio il formato della “Mockumentary” e il famigerato “Found Footage”, amato e odiato, che qui si presta perfettamente alla trama.

Vi ero debitore di un’icona lasciata aperta su David Dastmalchian, iniziamo proprio da lui, vita da mediano cinematografico se ne esiste una, lo avete visto recitare ovunque, a volte nei panni dell’infame spesso del buono da tappezzeria, dopo “Late Night With the Devil” sarà difficile continuare a pensare a lui solo come ad un ottimo caratterista, perché il suo Jack Delroy è proprio così, sornione, simpatico, con la battuta sempre pronta, la faccia che gli americani amano invitare ogni notte nei soggiorni delle loro case facendoli divertire dallo schermo, ma allo stesso tempo sospetto, determinato a raggiungere i suoi obbiettivi. Una prova perfetta per Dastmalchian che riesce ad essere il vero barometro del film, come è ovvio e sacrosanto che sia quando la tua storia tratta di un esorcismo.

Primo ruolo da assoluto protagonista e gli tocca fare i conti con il maligno.

Anche se lo speciale di Halloween del 1977 di “Night Owls”, inizia quasi in leggerezza, con il primo ospite, il prototipo del sedicente “medium” da baraccone Christou (Fayssal Bazzi) che sbaglia la prima previsione, si salva di mestiere con la seconda e in un attimo passa da potenziale spalla comica del film a vettore dell’orrore, ma non come si era prefissato lui per la sua apparizione sulla tv nazionale americana. La bontà di “Late Night With the Devil” è sotto i nostri occhi anche grazie a questi dettagli, i personaggi secondari che sembrano alleggerimenti comici, diventano parte della tragedia, quando la posta in gioco si alza, anche il co-conduttore, quello che per Jack è il suo personale Paul Shaffer, ovvero Gus McConnell (Rhys Auteri), diventa protagonista del suo momento di terrore. Questo mette in chiaro due elementi: “Late Night With the Devil” è scritto molto bene, tutti i personaggi sono davvero curati e se pensate che un finto documentario, abbia solo un po’ di macchina da presa ballerina e qualche «OH MY GOD!» per spaventare, avrete materiale per cambiare idea perché le scene horror qui non mancano.

Anche se è inutile girarci attorno, il piatto forte della serata del 31 ottobre del 1977 è l’intervista alla psicologa e saggista, la Dottoressa June Ross-Mitchell (Laura Gordon), qui per promuovere il suo nuovo libro (falso) intitolato “Conversation with the Devil”, e con lei la sua paziente numero uno, quasi una figlia, la giovane Lilly (Ingrid Torelli), unica sopravvissuta a uno scioccante suicidio rituale da parte di una setta satanica, che sosteneva di essere posseduta dal demone Alabaxis.

«Mi hanno detto di far vedere bene il libro per Lucius, eccolo»

Ed è qui che “Late Night With the Devil” dimostra davvero di essere un film con la testa ben avvitata sulle spalle, i fratelli Cameron e Colin Cairnes hanno davvero fatto i compiti, perché è dal 1973 che le possedute sono ragazzine carine, tutte gentili e a modino e per altro, vestite di azzurro, che finiscono per lievitare mentre dice parolacce e manda tutti a fancu’ (cit.) è parte del canone no? Lo ha creato William Friedkin e da allora NESSUNO è mai riuscito ad uscire davvero dall’ombra di Hurricane Billy, nemmeno i Cairnes che però sono abbastanza intelligenti da non avere la minima intenzione di provarci, la loro scena di esorcismo è allo stesso tempo amorevole parodia e riuscito omaggio, perché in un finto documentario, pieno di finti presentatori e finte biografie letterarie, la portata principale deve giocare le stesse carte: quello che stiamo vedendo è vero oppure un cinico trucco messo su da Jack Delroy per risollevare le sorti del suo programma?

La scena di suo è riuscitissima perché Ingrid Torelli nei panni di Lilly è davvero perfetta, entra in scena guardando SEMPRE in camera, anche quando il presentatore le dice che non è obbligata a farlo (ma lei continua, fateci caso contando il numero di volte in cui lo fa), dopodiché quando si lancia nel campionario da posseduta è una perfetta Regan MacNeil con i trascorsi personali di Linda Blair, quindi in questa operazione di cortocircuito tra realtà e finzione, assolutamente impeccabile. Con una buona dose di umorismo nero e un sapiente dosaggio di tutti gli elementi, i fratellini Cairnes hanno trovato il modo di approcciarsi a materiale tanto trito, trovando una via nuova ma allo stesso tempo classica, non solo per raccontare gli esorcismi, ma anche la tecnica del “Found Footage” che sembrava un po’ stagnare nei vari Paranormal Activity e via dicendo. Ma per non passare eccessivamente per il “Fanboy” di turno, un paragrafo sui difetti lo volete? Sarà brevissimo perché sono davvero solo io che cerco il pelo nel diabolico uovo.

Cosa vi dicevo? Ma non sentitevi osservati eh? Tranquilli.

Raccontare la “realtà” in bianco e nero è una mossa quasi alla Carpenter che mi conquista sempre, i due fratellini qui scelgono di rinunciare al colore per le sequenze ambientate durante gli stacchi pubblicitari, forse sarebbe stato più logico girare anche quelle a colori, come se si trattasse di materiale inedito, mai andato in onda e raccolto nel (finto) documentario dal titolo “Late Night With the Devil” che stiamo guardando. Mi rendo conto che è un difetto da poco, è il piccolo prezzo da pagare per poter portare avanti la narrazione senza utilizzare degli odiosi “Jump cut” anche se oggi, con i video sui Social siamo più abituati a vederli. L’ultimo difetto del tutto secondario arriva poco prima dei titoli di coda, il finale del film è il migliore possibile (almeno per il Carpenteriano che state leggendo) ma io almeno un’altra riga di dialogo conclusiva a Michael Ironside l’avrei fatta leggere, fosse solo per mantenere l’illusione da documentario, anche se più penso a quel finale (che non vi rivelerò, gustatevelo!) e più realizzo che abbiano fatto bene a non aggiungere altro, quindi fine del paragrafo da cagaminchia, il film è talmente riuscito che altri difetti proprio non ne ha.

«Sai chi ti saluta tantissimo? ‘Sto Pazuzu!»

Il film dei fratelli Cairnes funziona su vari livelli perché si auto impone delle regole, la tecnica del finto documentario pianta diversi paletti nel terreno, che il film poi non prova mai a schivare per rendersi la vita più facile, anzi li sfrutta alla perfezione, anche grazie al personaggio dello scettico, prestigiatore sì, ma anche smascheratore di truffe ovvero Carlmicheal Hunt (Ian Bliss), uno pensato per risultare sgradevole e anche sospetto al pubblico (parla apertamente dei suoi amici i coniugi Warren, portandosi dietro tutti i sospetti sul loro “lavoro”), ma è anche il personaggio che mette in dubbio tutto quello che vede, grazie a lui il corto circuito tra realtà e finzione messo sui dai due fratellini è sempre al centro della storia, anche se senza fare rivelazioni sul finale, ho trovato incredibilmente satirica l’ultima scena in cui compare Ian Bliss nel film, la conclusione ideale per l’arco narrativo di un personaggio che fa costantemente da contro altare.

Sarà per l’atmosfera da piccolo schermo, ma “Late Night With the Devil” ha nel suo DNA anche qualcosa di Ai confini della realtà, di cui sembra omaggio e al tempo stesso, una lunga puntata di 92 minuti, con il finale che mette in chiaro questo elemento, ma in generale il film ha nella sua manica un ulteriore altro asso, ovvero quello di dimostrare con i fatti di aver davvero capito la lezione di William Friedkin e credetemi, non è certo affare da poco.

«Siamo sicuri non sia meglio fare una telefonata a Max von Sydow vero? In questo momento è alle prese con alcune cavallette»

Di che parlava L’esorcista? Di un esorcismo ok, ma quello che molti credono del film di Hurricane Billy e che invece è chiaro fin dal tiolo, è che la protagonista sia Linda Blair. No, lei è un mezzo per arrivare all’obiettivo perché il Diavolo sarà anche l’essenza del maligno, ma utilizza sempre la verità per raggiungere i suoi scopi, per questo parla attraverso la voce dei bambini come fa anche qui, non vengono forse definiti la bocca della verità? Il diavolo è un grosso illusionista, che con trucchi vistosi (uso improprio dei crocefissi e altre trovate molto grafiche) cerca di distrarsi e farci abbassare la guardia, non è un caso se qui la parola “Abracadabra” torni spesso e sempre per bocca di Lilly, perché i fratelli Cairnes, astutissimi, hanno capito che il vero protagonista del film di Hurricane Billy era padre Karras e lo dimostrano con i fatti anche qui, bravi, anzi, doppiamente bravi, perché “Late Night With the Devil” nella sua semplicità si gioca alla grande una seconda chiave di lettura davvero riuscita, oltre ad un grosso omaggio a “Deliria” di Soavi, di cui non vi dirò nulla, scopritelo ed esaltatevi anche voi.

Spogliato di tutto, questo finto documentario è la cronaca, anche un po’ algida perché implacabile, sul mondo dei media, disposti a tutti pur di continuare a restare rilevanti. Per caso tutto questo vi ricorda qualcosa? Ecco, quindi posso dirlo senza paura di essere smentito, se volete vedervi un film che ha davvero capito la lezione di Friedkin, non è nei pessimi seguiti ufficiali legati alla saga de L’esorcista che dovete andarlo a cercare, ma qui con “Late Night With the Devil”, che sarà pure ambientato negli anni ’70 ma risulta fresco e moderno, un film veramente riuscito, intelligente e soprattutto frutto di uno studio approfondito del genere Horror e dei filoni che da anni lo hanno alimentato. A mani basse uno dei film migliori tra quelli che ho visto nel 2024, anche uno di quelli che mi è piaciuto di più quindi per oggi, gentili spettatrici e spettatori del Bara Volante Show questo è tutto, grazie per essere stati con noi!

[Applausi registrati e odore di zolfo]

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