saranno pure tornate, ma ridendo e scherzando questo film per uscire ci ha
messo circa una vita e mezza, guarda caso lo stesso destino del precedente film
di quel pazzarello di Alex de la Iglesia, ovvero quel “Balada triste de
trompeta” che ha esaltato Tarantino presidente di giuria a Venezia, solo sulla
base dei titoli di testa (storia vera).
successo della sua satira sulla Spagna Franchista carica di Clown e
sbudellamenti, de la Iglesia avrebbe potuto fare praticamente qualunque cosa,
ma invece di farsi tentare dalla sirene del Bosco di Holly, ha deciso di
prendere il suo grosso grasso Budget, sposarsi Carlona Bang e tornare in patria
a fare un film quasi tra amici, strapieno di gente che si diverte un casino sul
set (e si vede) e per fortuna, diverte anche noi spettatori, l’unica differenza
è che “Brujas” è molto più spensierato e “solare” (virgolette obbligatorie)
senza perdere la vena vulcanica e gustosamente maligna.
tempi di quella cannonate di “Azione mutante” e “Il giorno della bestia”, il
nostro Alex non ha fatto che maturare artisticamente, restando comunque un
pazzarello che non ha mai avuto un singolo problema a riempire i suoi film di
trovate, lavorando spesso per accumulazione, Melius abundare quam deficere, che
come vi potrà tranquillamente tradurre chi ha fatto studi classici (quindi non
io) vuol dire meglio essere grassi che deficienti.
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Un altro motivo per voler bene ad Alex: La maglietta dei Fantastici Quattro. |
“Minchioni da rapina” organizza un colpo ad un Compro Oro, ora ve lo dico
subito, di rapine al cinema ne abbiamo viste tante, ma sono pronto a giurarvi
che una come questa non l’avete mai vista in vita vostra. Per trovate, gag,
tempi comici, i primi dieci minuti di questo film sono un capolavoro di Action
comedy, il montaggio è micidiale almeno quanto i dialoghi, quando ho visto
questo inizio non ci potevo credere, mi sono detto: se tutto il film è così,
questo è il mio prossimo film preferito di sempre, ecco, poi purtroppo dal
minuto undici in poi le cose vanno diversamente, ma per me, l’inizio vale da solo la visione di tutta la pellicola. Consideratevi avvisati.
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So che questa immagine è più che sufficiente per convincervi a vedere il film… |
sfigati decide di fuggire in un paese Basco chiamato Zugarramurdi, che esiste
ed è famoso proprio per una leggenda sulle streghe, leggenda che i nostri
scoprono essere ovviamente vera.
passa dall’essere una commedia Action in fuga e si trasforma in un casino
demenziale/horror, fatto di torture, sabba e ottimi dialoghi, il tutto condito
dalle facce giuste. Al comando delle streghe troviamo Carmen Maura, mentre la
strega giovane che fa sbavazzare il gruppo è ovviamente la nuova moglie del
regista, ovvero: Carolina Bang (BANG!).
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La Signora de la Iglesia… Così ora siete definitivamente convinti di voler vedere questo film. |
L’esperto di
mostri strambi Javier Botet è della partita, così come Carlos Areces e Santiago
Segura in versione Streghe trans travestite da donna nemmeno fossero la
versione demenziale di Tony Curtis e Jack Lemmon di “A qualcuno piace caldo”.
Il ritmo cala rispetto al fantasmagorico inizio, ma non le trovate esagerate di
Alex de la Iglesia e la prima ora di film va via bella liscia senza colpo
ferire…
in più del film è ovviamente…. Il METAFORONE!
tutta la pellicola de la Iglesia non fa altro che fare Satira sul maschilismo
iberico, un machismo dannoso che si lascia intimorire da un femminismo sempre
meno succube. Il tutto utilizzando l’arma della Satira e lavorando per
contrasto preme l’acceleratore sul sessismo, chi vuole capire capirà l’intento
satirico e gli altri… Che si offendano pure, chissene!
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“Quando dicevo che avrei voluto morire tra le cosce di una donna non intendevo così…”. |
bene, solo che poi ad un certo punto, tutta la vulcanica potenza di de la
Iglesia prende possesso del suo iberico corpaccione, mi sembra quasi di vederlo
che inizia a urlare “Per il Potere di METAFORONE…. La grande forza è con
meeeeeeeeeeeeeee!” e a questo punto al nostro Alex si occlude la vena e si
lancia in un finale scoppiettante farcito di mortaretti e trick & track che
serve a sottolineare la metafora di tutto il film.
de trompeta” in quanto satira sulla Spagna franchista, aveva come ultima
location del film, l’enorme croce della Valle de los Caídos, monumento
costruito proprio durante il periodo del Franchismo. In “Le streghe son
tornate” succede la stessa cosa, ora ve lo devo dire, seguono
SPOILER sul finale:
la guerra tra i sessi, le Streghe di Zugarramurdi grazie ad un sabba, evocano
un mostro gigante dalle generose forme ginoidi, avete presente il femminino
originale delle sculture africane? Sono sicuro che abbia un nome, ma non faccio
nemmeno finta di conoscerlo, insomma, l’enorme donnone gigante schiaccia e
divora gli uomini come Polifemo faceva con i marinai di Ulisse. L’idea non è
nemmeno male, solo che l’attesa per l’evocazione della creatura smorza il
ritmo e, di fatto, sembra di assistere ad un altro film, una parodia di un
Monster Movie se volete che, però, c’entra il giusto con il resto del film, che
nel frattempo ha già cambiato faccia svariate volte.
A parte la sua
predilezione per il METAFORONE con finale esplosivo, Alex de la Iglesia è un
talento cristallino, affinato con gli anni, ma senza perdere un filo di quella
adorabile follia che ci ha fatto pensare: “Ma te sei fuori come un pinolo!” la
prima volta che abbiamo visto “Azione mutante”, avercene di film strabordanti
come questo, avercene a pacchi!