Ci credete ai film maledetti? Per quarant’anni hanno cercato di convincerci che L’esorcista di William Friedkin facesse parte di questa categoria di film, ma consideratemi pure tra le fila degli scettici, sono convinto che le sfighe capitino e che le cattive scelte non facciano che preparare il terreno.
Un po’ quello che è accaduto quando il produttore James G. Robinson, già al lavoro su L’esorcista III con la sua Morgan Creek, si è grattato la pera partorendo l’idea: «Ci sono! Un prequel dell’esorcista è quello che ci vuole per fare i soldoni!». A chi affidarlo però un film di questo tipo? Ci sarebbe voluto qualcuno abbastanza autoriale (e autorevole) da reggere il confronto ma anche con abbastanza esperienza, la scelta ricadde su una leggenda come John Frankenheimer, che poi è il nome che viene spesso fuori, sempre a breve distanza da Billy Friedkin.
Frankenheimer reduce dal massacro di L’isola perduta, si era appena rimesso a lucido la carriera con lo splendido “Ronin” (1998) seguito a ruota da “Trappola criminale” (2000), il leggendario regista però non fece in tempo ad affrontare la nuova sfida perché morì nel luglio del 2002, lasciando il mondo privo di uno dei più grandi Maestri della storia del cinema.
Se era difficile trovare un nome all’altezza prima, figuriamoci ora con l’ombra di Frankenheimer sul progetto. Il nome scelto dalla Morgan Creek fu quello di un’altra leggenda, uno degli sceneggiatori e registi più importanti della New Hollywood ovvero Paul Schrader, responsabile di grandi film come “Hardcore” (1979), “American Gigolò” (1980), quella bomba di “Il bacio della pantera” (1982) e autore della sceneggiatura di beh, robetta, “Taxi Driver” (1976). Al netto del risultato – o forse dovrei dire risultati – finale, questo film sembra fin troppo un’operazione commerciale, ma con Schrader in cabina di regia il progetto non era ancora degenerato ed in effetti le intuizioni di qualità non mancano. Questo film sarà pure un “Padre Merrin Begins” ma Schrader e il responsabile del casting azzeccano almeno una scelta, ovvero affidare il ruolo del giovane prete a Stellan Skarsgård, l’attore che per i nostri amici Yankee sarà per sempre “Lo Svedese” ad Hollywood (ha messo al mondo due figli per portare avanti la tradizione), idealmente per fargli interpretare il ruolo che fu di Max von Sydow, a ben guardare nemmeno una brutta pensata.
La sceneggiatura iniziale, firmata dallo stesso James G. Robinson prevedeva il primo incontro tra il Diavolo e il giovane (ex) Padre Merrin, un uomo che ha perso la fede dopo gli orrori a cui ha assistito durante la seconda guerra mondiale. Dopo essersi unito ad un gruppo di archeologi, a Turkana, località del Kenya nell’Africa orientale, verrà riportato alla luce un tempio bizantino sepolto, che sarà teatro dello scontro tra Merrin e LO DIMONIO!
La produzione del film fila via (abbastanza) liscia, Paul Schrader è una vecchia lenza e sa come gestire un set ma dopo il primo montaggio, il suo film non piace a James G. Robinson e alla produzione pagante della Morgan Creek, troppo piatto, pochi spaventi, nessuna testa che ruota e nemmeno un vomito verde, signor Schrader grazie di tutto può andare, quella è la porta (storia vera).
Ricapitoliamo: William Friedkin, John Boorman, William Blatty, John Frankenheimer (per mezza giornata), Paul Schrader (per l’altra mezza). Chi è così matto da pensare di poter arrivare dopo tutti questi grandi nomi tenendo botta nel confronto diretto, ma anche portando tutte quelle trovate horror che la Morgan Creek desidera? Un vecchio amico di questa Bara, fate un applauso a Renny “Esplodo le cose” Harlin!
Scelta matta? Abbastanza. Cosa ha in comune il regista di 58 minuti per morire, Spy e Corsari con le atmosfere di un film come L’esorcista? Ad una prima occhiata pochino – la storia avrebbe confermato, pochissimo – ma non parliamo nemmeno di uno a digiuno di Horror, Nightmare 4 – Il non risveglio è ancora uno dei miei preferiti con protagonista il vecchio Freddy.
Quell’adorabile pazzo di Renny, applica la cura Harlin al film riscritto da Alexi Hawley su soggetto di William Wisher Jr. e Caleb Carr, modificando il montaggio, girando ex novo un sacco di scene, forte di un budget moltiplicato da parte della produzione. Il risultato finale uscì nelle sale nel 2004 con il titolo di ”Exorcist: The Beginning”, da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa, “L’esorcista – La genesi”, una porcheria di rara bruttezza. Sono anni che mi chiedo chi glielo abbia fatto fare a Renny Harlin di buttarsi in un’impresa suicida come questa, forse essere (quasi) stato il regista di Alien3 gli ha insegnato a non lasciare mai indietro un lavoro? Chi lo sa, sta di fatto che il risultato è una fetecchia che raccoglie risate al botteghino, ed è qui che Paul Schrader torna prepotentemente di moda nella nostra storia.
Nel tentativo disperato di mascherare la disfatta (e rientrare dei soldi spesi), la Morgan Creek è tornata con il cappello in mano da Schrader, lasciandogli carta bianca totale sul montaggio della sua versione del film intitolato “Dominion – prequel to the Exorcist”, un film che da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa è ancora inedito (campa Pazuzu cavallo!), ma che negli Stati Uniti ha fatto un breve giro in sala nel 2005, prima di venire inserito del doppio DVD del film, in modo da mettere in chiaro la fesseria fatta con il confronto diretto tra le due versioni, che poi è il modo in cui ho scelto di giocarmela, perché al netto di entrambi i risultati, la storia produttiva di questo doppio film è più gustosa dei film stessi.
La massima la conosciamo tutti, il set potrà anche essere caotico, ma è in sala di montaggio dove i film nascono e prendono una forma per davvero, provate a guardarvi a distanza di poco “L’esorcista – La genesi” e “Dominion”, altro che Snyder’s cut! Ho deciso di rispettare l’ordine di arrivo, iniziamo con Paul Schrader.
Dominion: Prequel to the Exorcist (2005)
Paul Schrader mette subito in chiaro che questo film è tutto basato sul dramma umano di Padre Merrin, quindi inizia il suo film in un villaggio dei Paesi Bassi occupato dai Nazisti, in cui il giovane prete di provincia Padre Merrin (Stellan Skarsgård) viene costretto da uno stronzo di ufficiale delle SS a scegliere tra dieci dei suoi fedeli da trucidare sul posto, l’alternativa? La morte dell’intero villaggio, colpevole secondo lo schifoso Nazista di aver ucciso uno dei soldati del Reich. In una scena drammatica, che in maniera molto intelligente Schrader interrompe, per poi riprenderla e completarla solo alla fine, nel momento emotivo più alto del film, Padre Merrin perde la fede (la frase del Nazista «Oggi qui Dio non c’è prete» diventa il suo tormento) e la ritroverà solo in Kenya anni dopo, a supporto di un gruppo di archeologi.
Mentre il tempio bizantino viene riportato alla luce, un uomo viene colto da un attacco di epilessia, una donna del villaggio mette al mondo un bimbo nato morto e a tutti questi eventi nefasti, aggiungeteci anche qualche scelta infelice di Schrader, ad esempio quando Padre Merrin dovrà scacciare dal sito archeologico alcune iene realizzate in pessima grafica computerizzata. Per fortuna i brutti animali si vedono poco per ritornare solo in alcuni momenti onirici, come uno in particolare piuttosto bizzarro, anche nella messa in scena
Merrin sogna una donna ferita a morte, un orologio da muro che svolazza, un mimo bendato e conciato come Daredevil con il costume nero, in un momento abbastanza lisergico dove non manca nemmeno il volto di Pazuzu, quello che Friedkin aveva abilmente centellinato nella versione del 1973, per poi abusarne nella versione estesa del 2000. Insomma malgrado qualche segno di squilibro, “Dominion – prequel to the Exorcist” procede per la sua strada.
Un elemento chiave per il confronto tra le due pellicole è la protagonista femminile, che in qualche modo tenta l’ex uomo di chiesa, diventando anche il barometro morale delle sue scelte. Schrader sceglie di far interpretare l’archeologa Rachel Lesno all’attrice Clara Bellar, capelli scuri, bellezza educata che non risulta fuori posto nemmeno in uno sperduto villaggio del Kenya. Tra i due personaggi, sono i mancati baci a dirci a che punto del suo riavvicinamento verso la Fede si trova Merrin, inoltre Rachel ha una certa logica all’interno della storia, a Schrader basta inquadrare il tatuaggio sull’avambraccio della donna per creare subito un legame con il trauma bellico di Merrin. Come dire tantissimo, senza utilizzare parole ma solo il linguaggio cinematografico.
Il tempio ritrovato di Schrader non si sviluppa verso l’alto dei cieli come tutti le chiese, ma pare costruito per contenere qualcosa, con statue dell’arcangelo Michele a difesa di una cripta sotterranea dove l’elemento più spaventoso è una statua dello DIMONIO.
Non può mancare un esorcismo in questo “Prequel to the Exorcist”, si tratta del giovane Cheche (Billy Crawford), ragazzo ritenuto maledetto da tutto il villaggio, che prima farà fuori con la sua demoniaca influenza il giovane Padre Francis (Gabriel Mann), costringendo così Merrin a tornare ad affidarsi alla sua Fede, proprio mentre gli abitanti del villaggio circondano il tempio, tenuti sotto controllo da un personaggio stronzissimo (sia per atteggiamento, sia per come è stato caratterizzato) ovvero il Sergente Maggiore dell’esercito Inglese (interpretato da Ralph Brown), una macchietta che è un altro scivolone della storia.
Lo scontro con il demonio nel finale è come dire? Garbato, l’apparizione è sinistra ma il tipo di possessione che ti aspetteresti da un film firmato da Paul Schrader, che in generale risulta forse un po’ troppo lungo e con qualche problema di ritmo nella parte centrale. L’elemento maligno sempre presente nelle versioni di Friedkin, Boorman e Blatty, qui spesso latita, però l’arco narrativo di Padre Merrin ha una sua logica e un suo senso, non so se un film di questo tipo nel 2004, sarebbe potuto piacere al grande pubblico, credo che avrebbe fatto sbadigliare più di una persona, ma narrativamente ha senso che Stellan Skarsgård un giorno diventerà il (finto) vecchio Max von Sydow. Ma siccome i film si fanno per l’arte certo, ma soprattutto per il vile denaro, la Morgan Creek nel 2004 ha pensato di puntare alla giugulare del grande pubblico, che in quel periodo era assuefatto ai J-Horror e che da un titolo legato alla saga dell’esorcista, si aspetta come minimo il vomito verde, quindi senza altri indugi sguinzagliamo… Renny Harlin!
L’esorcista – La genesi (2004)
Quel pazzo di Renny a cui voglio e vorrò sempre un bene dell’anima anche quando fa queste cazzate, chiamato ad alzare l’asticella della caciara non si tira indietro, apre il suo film con il massacro di alcuni Templari, perché i Templari ci stanno sempre, sono come il peperoncino. Questi cavalieri morti ammazzati e crocefissi su croci rovesciate fin dove l’occhio può vedere sono la scena d’apertura di Harlin, la domanda che dovrebbe strapparci un brivido è la seguente: «Se sono tutti morti, chi li ha crocefissi?», ma personalmente sono troppo impegnato a rabbrividire davanti alla tanta e pessima CGI da non avere tempo per questo tipo di quesiti.
Il flashback con il Nazista durante la “Seconda”? Non manca nemmeno qui, solo che Harlin lo utilizza come il già citato peperoncino sì, ma nella cucina calabrese quindi a manciate piene, ogni volta che ha un minuto di stanca della trama (e non mancano) lui BAM! Ci butta la scena con il tormento di Padre Merrin, infatti la frase «Oggi qui Dio non c’è prete» viene ripetuta un numero esagerato di volte.
Anche qui ritroviamo Merrin in Kenya, solo che il personaggio sembra sistemato alla meno peggio per somigliare ai classici protagonisti sbruffoni dei film di Renny Harlin, quindi un minuto prima lo vediamo al bar a spaccarsi di alcool, un attimo dopo sembra un Indiana Jones a cui manca solo la frusta e il cappello. Anche qui abbondano gli strani eventi che ruotano attorno agli scavi, solo che un attacco epilettico nella visione di Harlin (spalleggiato dalla Morgan Creek) deve prevedere per forza un litro e mezzo si bava alla bocca e se una donna partorisce un bimbo nato morto, il corpicino deve essere mostrato ricoperto di vermi. Oh Robinson! Sei tu che hai dato carta bianca a Harlin, non fare lo schifiltoso.
Il branco di iene in orripilante CGI? Ci sono anche qui ma Renny come da suo stile, ovviamente ne abusa, non potendo per esigenze di trama far esplodere nulla come da sua abitudine, ci dà dentro con ogni trovata possibile, quindi tocca subirsi questi inguardabili animali realizzati in modo imbarazzante, impegnati a sbranare un bambino ma volete sapere dove si nota di più l’intervento a gamba tesa di Harlin? Nella scelta della protagonista femminile.
Nella sua versione ci troviamo di fronte al più classico caso di L.S.F. (La Scienziata Figa copyright La Bara Volante auth. Min. Rich.) di nome Sarah interpretata dalla biondissima e popputa Izabella Scorupco, a cui basta dare un’occhiata per considerarla immediatamente come qualcuna precipitata da un altro film, da un’altra epoca, a cui Renny Harlin ovviamente fa girare una scena in cui prima fa la doccia (nemmeno fosse Edwige Fenech in una delle nostrane commedie scollacciate) per poi girare al buio, candela in mano e asciugamano addosso, perché la scena di paura è più divertente quando è birbante, diavolo di un Renny!
L’ufficiale Inglese stronzo non manca nemmeno qui, solo che Harlin trova il modo di farlo sembrare ancora più una macchietta, quando decide di farlo combattere con gli abitanti del villaggio, che nella sua versione del film non possono stare certo con le mani in mano, quindi quello che viene fuori è una versione piccola e brutta di “Zulu” (1964), talmente pretestuosa da preferire quasi il momento dell’esorcismo, ho detto quasi e aggiungo: attenti a quello che si desidera.
La chiesa bizantina nella versione Harlin è un sepolcro oscuro con croci (cristiane) rovesciate, i rimasticamenti del film sono così palesi che il Male chiaramente pre-cristiano della versione di Schrader, qui si perde in un calderone di trovate pseudo religiose gettate dentro senza un minimo di ricerca storica, nemmeno mostrare due uomini intenti a prendere a martellate ritmicamente un’incudine (strizzando così l’occhio al prologo del film di Billy Friedkin) serve a qualcosa, perché il finale del film di Harlin è un minestrone che fa venire voglia di coprirsi entrambi gli occhi con le mani, ma non per la paura, più che altro per l’imbarazzo da Facciapalmo.
Il posseduto di turno per Harlin non può essere un ragazzo ma deve per forza essere un bambino del villaggio, ma nel finale la tentazione di dare ancora spazio a Izabella Scorupco (salute!) è troppo forte, quindi LO DIMONIO prende possesso del corpo della bionda, per una versione da Drive-In dello scontro con Regan MacNeil. Infatti il già anacronistico personaggio di Sarah, di colpo diventa una “cosplayer” di Linda Blair che mostra la scollatura al prete, dice le parolacce, cerca di cavalcarselo, mentre Padre Merrin in tutta risposta utilizza l’abito talare come se fosse l’armatura d’oro per un cavaliere dello zodiaco, quindi basta un colpo di Kung-Fu Cattolico della sua stola da prete, per sparare l’indemoniata contro la parete della grotta con un volo di dodici metri, per poi invocare il potere della Fede, sollevando uno scudo come se Padre Merrin fosse diventato di colpo Obi-Wan Kenobi, che alcuni spesso confondono con Padre Pio, tra cui forse lo stesso Renny Harlin.
L’apoteosi finale? Per farsi aiutare durante l’esorcismo, Padre Merrin mette in mano al bimbo Keniota una Bibbia, dicendogli di leggere insieme a lui le frasi per aumentare il suo super potere della Fede. Ovviamente il bambino nato e cresciuto in Kenya non ha nessun problema a leggere e pronunciare frasi da una Bibbia scritta in Inglese, come se fosse cresciuto nel South Side di Chicago, direi bene ma non benissimo Renny.
Insomma se Sparta Schrader piange, Atene Harlin non ride e tra le due versioni per esclusione, diventa molto semplice capire quale sia la migliore, forse l’unico a salvarsi resta il lavoro come direttore della fotografia di Vittorio Storaro (migliore in campo), questo senza togliere nulla alla stima totale che ho per Renny Harlin, grande regista che ha svolto alla perfezione un compito ingrato, perché lo abbia fatto è un mistero, non della Fede ma di Hollywood. Prossima fermata, capolinea di questa rubrica a tema esorcista, sempre che non mi venga voglia di aggiungere qualche capitolo, non escludo nulla.
Sepolto in precedenza giovedì 4 novembre 2021
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